LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

La Voce Arancione al pit stop

Posted in Editoriale by matteocazzulani on April 30, 2012

Il ponte di maggio come occasione per una pausa, non prima di avere riflettuto sull’idea di boicottare il campionato europeo di calcio per protestare contro le politiche autocratiche delle Autorità ucraine

Periodo di festa del lavoro, ma anche di ricorrenza del varo della prima costituzione di stampo illuministico della storia dell’Europa – quella della Prima Respublica polacca del 3 Maggio 1791. Data la circostanza, e considerata la necessita di recuperare energie necessarie per continuare con uguale costanza rispetto a quanto fatto finora a testimoniare ai lettori quanto accade in Ucraina e in Europa Centro-Orientale, la Voce Arancione si concede un pit stop di una settimana.

Come da nostra tradizione, non lasciamo l’opportuna comunicazione priva di un qualche contenuto di carattere politico, ma ci congediamo temporaneamente dai lettori con una riflessione sul dibattito che nelle ultime ore sta imperando nel Vecchio Continente in merito al caso di Julija Tymoshenko e alla risposta che l’UE dovrebbe dare alle politiche repressive attuate dalle Autorità di Kyiv nei confronti dell’Opposizione Democratica.

Secondo un numero crescente di autorevoli pareri, una risoluta forma di protesta nei confronti del Presidente ucraino, Viktor Janukovych, potrebbe essere il boicottaggio dei campionati europei di calcio, che l’Ucraina si appresta ad organizzare con la Polonia.

Il primo a lanciare l’idea e stato il Capo della SPD tedesca, Sigmar Gabriel, a cui si sono aggiunti anche il Cancelliere di Berlino, Angela Merkel, il Ministro degli Interni, Hans Peter Friedrich, e altre personalità del mondo politico europeo, come il segretario dell’UDC italiano Pierferdinando Casini.

In alternativa, si e costituito un fronte che ha ritenuto l’idea di boicottare la rassegna sportiva un errore tattico, e ha sostenuto non solo la necessita di moltiplicare gli sforzi per coinvolgere Kyiv nella Comunità europea proprio per contrastare la deriva autocratica dell’amministrazione Janukovych, ma ha anche auspicato azioni maggiormente risolute da parte dell’UE sul piano politico. A questo fronte appartengono il Presidente polacco, Bronislaw Komorowski, e il Parlamentare Europeo conservatore Pawel Kowal.

Dal nostro punto di vista, riteniamo maggiormente esaustiva la seconda delle due posizioni per una serie di motivi che coincidono con le ragioni per le quali La Voce Arancione si e battuta nel Dicembre 2011 in favore della firma dell’Accordo di Associazione UE-Ucraina, nonostante a Kyiv le Autorità fossero ben lontane dal rispetto degli standard democratici europei.

In primo luogo, il campionato europeo di calcio e una delle ultime conquiste in senso europeo che sono state ottenute dall’ultimo governo arancione di Julija Tymoshenko, e la sua realizzazione e utile per rafforzare nelle teste degli europei occidentali – spesso più dure di un muro – l’idea che l’Ucraina appartiene al Vecchio Continente non solo per motivi calcistici, ma sopratutto per il suo retaggio storico e culturale.

In secondo luogo, la mancata partecipazione di un numero alto di tifosi avrebbe conseguenze devastanti per l’economia del Paese. I mancati introiti previsti dalla vendita dei biglietti e dal soggiorno dei supporter, provenienti sopratutto dalla “ricca” Europa Occidentale, sono destinati a ricadere in toto sulla popolazione ucraina, e non sui suoi governanti, che con tutta probabilità sapranno trovare argomenti per mantenere, e forse anche inasprire, il loro atteggiamento autoritario.

Infine, boicottare l’Euro2012 significherebbe isolare l’Ucraina dall’Europa, e ciò, citando quanto espressamente dichiarato dalla stessa Tymoshenko durante il processo a cui e stata costretta lo scorso Agosto, finirebbe per realizzare il progetto di Janukovych. Infatti, il Presidente mira al taglio delle relazioni sia con Bruxelles che con Mosca per governare il Paese come un proprio feudo, in cui, sul modello della Bielorussia, reprimere ogni forma di dissenso, e sfruttare a proprio vantaggio tutte le risorse economiche ed energetiche.

Per questo, la decisione di non partecipare alla rassegna sportiva e un errore legato a una visione politica di corto raggio di cui l’Unione Europea e cronicamente affetta.

Al posto di un invito ad andare al mare anziché in Ucraina, meglio sarebbe che i promotori dell’iniziativa anti-Euro diventassero i primi firmatari di una proposta di ben più ampio respiro e maggiore incisività, come potrebbe essere la richiesta di sanzioni ad personam da applicare nei confronti di Janukovych e di tutte quelle personalità che si sono macchiate della responsabilità di avere incarcerato e represso con l’arma giudiziaria una decina di esponenti di spessore dell’Opposizione Democratica.

Se si e davvero europei ed europeisti, non occorre mandare in fumo un’iniziativa che, tralaltro, rinsalda l’amicizia tra due popoli europei divisi in passato da odi, massacri ed eccidi reciproci come Polonia e Ucraina. Bensì, agire per evitare che una nuova dittatura di retaggio sovietico si permetta di attuare inaccettabili violazioni dei diritti umani in un Paese di importanza fondamentale per l’indipendenza energetica di tutta l’Unione Europea, che mettono a serio repentaglio la sicurezza nazionale dei Paesi UE, l’Italia in primo luogo.

Sappiamo che spesso la soluzione che sembra più comoda in realtà nasconde un tranello che potrebbe comportare un risultato contrario a quello sperato. Per questa ragione, La Voce Arancione, pur non nutrendo particolare interesse per il calcio, seguirà i campionati europei del 2012, e in essi tiferà con tutta forza per un’Ucraina giusta, democratica, europea e indipendente, e un’UE meno autoreferenziale e maggiormente lungimirante nel campo della politica estera.

Matteo Cazzulani

LE FOTO DI JULIJA TYMOSHENKO E LE BOMBE DI DNIPROPETROVS’K

Posted in Ukraina by matteocazzulani on April 29, 2012

Immagini fotografiche diffuse dall’autorevole Ukrajins’ka Pravda testimoniano le percosse subite dalla Leader dell’Opposizione Democratica ucraina, ma la notizia viene posta in secondo piano dall’esplosione di quattro ordigni a Dnipropetrovs’k, che hanno provocato 30 feriti. Le teorie su un tragico evento che non solo mette a repentaglio lo svolgimento dei campionati europei di calcio, ma peggiora la già negativa immagine dell’Ucraina nel Mondo 

Le percosse subite dalla Leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko. FOTO UKRAYINSKA PRAVDA

Le prove di una drammatica situazione che mobilita la comunità internazionale cancellate da un evento di ancora maggiore gravità. Questa è stata la sorte delle foto che hanno provato l’esistenza di ematomi e ferite sul corpo di Julija Tymoshenko: Leader dell’Opposizione Democratica ucraina, ed ex-Primo Ministro, condannata a sette anni di detenzione in isolamento per avere firmato, nel Gennaio 2009, accordi energetici con la Russia ritenuti svantaggiosi per le casse dello Stato.

A realizzare le fotografie, pubblicate dall’autorevole Ukrajins’ka Pravda, è stata la Responsabile per i Diritti Umani del Parlamento ucraino, Nina Karpachova, che nella giornata di mercoledì, 25 Aprile, ha ottenuto un incontro privato con la detenuta.

Gli scatti mostrano presenza di ematomi all’altezza dello stomaco e sulle braccia, proprio come quanto dichiarato dalla Tymoshenko e dai suoi avvocati, che hanno accusato le forze di polizia di avere costretto con la forza la Leader dell’Opposizione Democratica a recarsi su un ambulanza diretta in un ospedale cittadino nella serata di venerdì, 20 Aprile.

A dare credito alle fotografie sono state le stesse Autorità ucraine, che dopo avere accusato la Tymoshenko di simulazione hanno riconosciuto l’entità delle prove. Inoltre, nella giornata di sabato, 28 Aprile, l’attestazione delle lesioni ha spinto il giudice Kostjantyn Sadovs’kyj a interrompere per un mese il processo in cui l’ex-Primo Ministro è accusata di evasione fiscale e sottrazione indebita di danaro pubblico durante la presidenza del colosso energetico JEESU, che la Leader dell’Opposizione Democratica ha guidato negli anni Novanta.

A porre la notizia in secondo piano nelle testate nazionali ed internazionali è stato lo scoppio quasi contemporaneo di 4 ordigni nella città natale della Tymoshenko, Dnipropetrovs’k, che venerdì, 27 Aprile, ha provocato 30 feriti, tra cui 10 bambini.

Nell’immediato, la città è stata presidiata da forze militari e mezzi anfibi dell’esercito, la rete telefonica è saltata, e il Presidente Viktor Janukovych ha promesso alte ricompense finanziarie a chiunque fornisce informazioni sugli autori di quello è stato definito come un atto terroristico.

Tra prove di golpe e destabilizzazione programmata

Sull’interpretazione dell’accaduto si sono distinte due linee di pensiero sostenute da pubblicisti ed esponenti politici di diverso orientamento. Alcuni hanno posto in rilievo come il presidio della città da parte dell’esercito, e l’interruzione delle comunicazioni cellulari, siano caratteristiche tipiche del Colpo di Stato, che le Autorità avrebbero attuato per giustificare future sospensioni delle libertà democratiche nel Paese.

Altri hanno illustrato la possibile presenza all’interno del Servizi Segreti di una corrente filo-russa, che avrebbe organizzato le esplosioni per destabilizzare la situazione politica interna a un Paese che Mosca ritiene essere una propria colonia.

L’unica certezza in merito è legata al fatto che lo scoppio degli ordigni – che secondo gli esperti possono essere classificati di media-bassa pericolosità se, come accaduto, fatti esplodere in spazi aperti – pone un serio punto interrogativo sullo stato della preparazione dell’Ucraina all’organizzazione del campionato europeo di calcio, che il Paese si appresta ad organizzare con la Polonia: nonostante il tragico evento sia avvenuto in una città nella quale non sarà giocata alcuna partita.

Inoltre, i fatti di Dnipropetrovs’k hanno posto in secondo piano le foto riguardanti le percosse subite dalla Tymoshenko, che oltre a confermare l’effettivo mancato rispetto dei diritti umani in Ucraina, hanno dato ancor più forza alle forti critiche che solamente negli ultimi giorni sono state indirizzate a Janukovych da parte del Cancelliere tedesco, Angela Merkel, del Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, dell’Alto Rappresentante UE per la Politica Estera e di Difesa, Catherine Ashton, del Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schultz, e delle Autorità canadesi.

Nello specifico, la Merkel ha invitato il Presidente ucraino a permettere alla Tymoshenko di ricevere cure mediche in Germania, mentre il Leader dell’opposizione tedesca, Zigmar Gabriel, ha proposto di boicottare gli europei di calcio, sulla medesima linea di quanto in Italia è stato espresso dal Segretario UDC, Pierfrancesco Casini.

A sua volta, il Presidente polacco, Bronislaw Komorowski, ha espresso il timore che i fatti di Dnipropetrovs’k siano orientati proprio contro l’organizzazione della rassegna sportiva, mentre il Ministro degli Esteri del Canada, John Berd, ha invitato Janukovych a non strumentalizzare lo scoppio degli ordigni per sospendere le libertà fondamentali.

Infine, il Presidente della Federazione Russa, Dmitrij Medvedev, ha evidenziato come l’attuazione di repressioni in un Paese come l’Ucraina sia un fattore che poneun’ombra non solo sull’Amministrazione dello Stato, ma anche sulle persone che sono chiamate a governarlo.

Matteo Cazzulani

LA CINA SI COMPRA L’EUROPA CENTRALE

Posted in Unione Europea by matteocazzulani on April 28, 2012

Pechino programma investimenti pari a 10 Miliardi di Dollari per rafforzare le infrastrutture, sostenere la politica energetica, e incentivare realizzazione di nuove tecnologie in Polonia e in altri 14 Paesi del cuore del Vecchio Continente. Il successo di Varsavia sul piano politico accanto al rischio per la tenuta economica dell’Unione Europea dinnanzi all’avanzata del colosso cinese

Il premier polacco, Donald Tusk

Dopo l’Africa e l’America Latina anche i Paesi dei cuore del Vecchio Continente sono destinati a diventare colonie dell’impero economico cinese. Nella giornata di giovedì, 26 Aprile, presso il Palazzo Reale di Varsavia, ha avuto luogo un vertice tra le Autorità della Cina e quelle della Polonia, al quale, su espresso volere del Premier polacco, Donald Tusk, sono stati invitati Capi di Stato e di Governo degli altri Paesi dell’Europa Centrale.

A rendere il summit di importanza rilevante è stato il varo di un massiccio piano di investimenti, pari a 10 Miliardi di Dollari, che Pechino si è impegnata a riversare per i prossimi anni a beneficio di 14 Paesi dell’UE. Tra essi, oltre alla Polonia, figurano Bosnia-Erzegovina, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Montenegro, Albania, Macedonia, Romania, Slovenia, ed Ungheria.

Nello specifico, il Premier cinese, Wen Jiabao, ha comunicato l’apertura di una linea di credito per la costruzione di nuove infrastrutture, lo sviluppo di energie rinnovabili, e l’ampliamento di nuove tecnologie, che interesserà i principali istituti bancari del Paese, come la Banca Nazionale dello Sviluppo della Cina, la Banca Cinese delle Importazioni e delle Esportazioni, la Banca Cinese dell’Industria e del Commercio, la Banca Cinese per la Costruzione, dal Banco di Cina, e la Banca cinese Citic.

Secondo quanto dichiarato da Wen Jiabao, e riportato dall’autorevole Gazeta Wyborcza, Pechino ha inoltre promesso un ulteriore fondo di 500 Milioni di Dollari per incentivare le industrie cinesi ad investire in Polonia, insieme con il varo di un’apposita Commissione Economica per innalzare gli scambi commerciali fino a 100 Miliardi di Dollari.

Come rilevato da diversi analisti, la mossa della Cina fa parte di uno dei capitoli previsti nel piano di espansione economica di Pechino, che ad oggi rappresenta la seconda economia del Mondo, e che secondo diverse previsioni, è destinata a scalzare gli Stati Uniti d’America dalla leadership planetaria.

Dopo avere rafforzato la loro presenza economica in Africa, Asia e Sud America, i cinesi hanno investito su energia e nuove tecnologie, e in Europa si sono già impossessati di alcuni colossi del settore, come la Volvo e la Deloitte.

Per la Polonia, la visita del Premier cinese è stato un indubbio successo, dal momento in cui sono stati confermati i principi del Trattato di Partnership Strategica che i due Paesi hanno firmato nel Dicembre del 2011, e Varsavia ha rinsaldato il proprio ruolo di porta d’Europa per la Cina.

I Diritti Umani finiscono in soffitta

Come rilevato da Le Monde, nel vertice di Varsavia la Cina ha dimostrato di volersi rapportare con l’Europa in una maniera per nulla differente rispetto alla Russia, in quanto la stipula di patti con una sola parte del Vecchio Continente ricorda, per molti aspetti, la politica del divide et impera che tradizionalmente – e in misura sensibilmente maggiore negli ultimi anni – Mosca ha attuato nei confronti dell’Unione Europea, sopratutto nel campo energetico e politico.

Infine, il giornale francese ha rimarcato come Tusk abbia mutato totalmente il suo atteggiamento nei confronti di Pechino: se nel 2008, dopo un anno dall’insediamento del suo primo Governo, forti sono stati i proclami in sostegno dell’indipendenza del Tibet, durante il vertice polacco-cinese di giovedì, 26 Aprile, a perorare la causa del Dalai Lama e del rispetto dei diritti umani da parte dell’esercito cinese sono state solo poche decine di manifestanti riunitesi di fronte al Palazzo Reale in una simbolica protesta.

Matteo Cazzulani

MAXIACCORDO ENI-ROSNEFT: L’ITALIA E’ SEMPRE PIU DIPENDENTE DALLA RUSSIA SUL PIANO ENERGETICO

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on April 27, 2012

Il colosso italiano e quello russo creano una joint-venture per lo sfruttamento dei giacimenti nel mare di Barents e nel Mar Nero ricchi di gas e greggio a condizioni di una certa rilevanza finanziata per il Cane a Sei Zampe, che sarà costretto a un ingente esborso economico e a una quota minoritaria nel progetto. il Precedente della Exxonmobile

Il Presidente russo, Vladimir Putin

Il cane a sei zampe potrà zampettare nelle lande ghiacciate dell’Oceano Artico ricche di gas e greggio, ma lo farà a caro prezzo sia economico che politico. Nella giornata di mercoledì, 25 Aprile, il colosso energetico italiano ENI e quello russo Rosneft hanno firmato un protocollo d’intesa che consente all’ente di San Donato l’accesso allo sfruttamento dei giacimenti del Mare di Barents e di alcuni siti del Mar Nero.

L’accordo, che è stato raggiunto e firmato a Mosca, alla presenza del Presidente russo, Vladimir Putin, prevede la creazione di una joint-venture tra Rosneft ed ENI che, a partire dal 2015, sarà impegnata in lavori di sfruttamento per un investimento pari a 125 miliardi di Dollari.

Oltre all’opportunità di accedere ad alcuni dei giacimenti più ricchi del pianeta, per ENI l’intesa con Rosneft significa nel breve termine costi e concessioni di quantità rilevante. Il colosso energetico italiano si è impegnato a cedere ai russi partecipazioni in importanti progetti in Africa settentrionale – dove già l’Italia ha visto drasticamente ridimensionassi il proprio ruolo n seguito alla guerra di Libia del Marzo 2011 – e a pagare le spese per la realizzazione degli studi geologici, pari a 2 miliardi di Dollari. Inoltre, nella joint-venture che si andrà a creare, ENI possederà solo il 33,3% delle azioni, mentre ai russi resterà il 66,7%.

Come osservato dall’autorevole centro di analisi OSW, l’accordo tra ENI e Rosneft rientra nella serie di stretti contratti che il colosso russo sta stringendo con altri enti dalla cospicua rilevanza, attratti dalla promessa delle autorità russe di concedere sconti e agevolazioni economiche a quelle compagnie che accetteranno di investire in progetti ubicati nella Federazione Russa o nei giacimenti da essa controllati.

Il caso più eclatante è stata l’intesa firmata tra la Rosneft e il colosso statunitense ExxonMobile, che ha riguardato proprio lo scambio di compartecipazioni in importanti progetti di sfruttamento di giacimenti nel Mare di Barents, nel Mar Nero e anche nel Mare di Kara.

Rosneft come Gazprom

Per l’Italia l’accordo firmato con Rosneft inasprisce il legame – e la dipendenza – che unisce Roma a Mosca sul piano energetico, sul quale il colosso ENI già è noto per essere uno dei principali partner mondiali di Gazprom: l’ente che detiene il monopolio della compravendita e dell’esportazione di gas in Europa.

L’asse tra ENI e Gazprom è tanto forte al punto che a più riprese il monopolista russo si è avvalso dell’aiuto proprio delle compagnie alleate – tra cui il Cane a Sei Zampe – per affossare progetti varati dalla Commissione Europea con la finalità di diminuire la dipendenza energetica del Vecchio Continente dalle esportazioni di oro blu provenienti dalla Russia.

Matteo Cazzulani

ORBAN AFFOSSA IL NABUCCO E I PROGETTI DI INDIPENDENZA ENRGETICA DELL’EUROPA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on April 26, 2012

Il Premier ungherese decreta la fuoriuscita della compagnia statale MOL dal gasdotto progettato dalla Commissione Europea per diminuire la dipendenza dal gas della Russia. Serie le conseguenze che questa decisione potrebbe comportare alla sicurezza nazionale dell’UE

Il premier ungherese, Viktor Orban

Non è una questione di decisioni politiche, di mutamento della Costituzione, o di risistemazione del sistemazione bancario, ma l’Ungheria ha di nuovo diviso l’Europa, questa volta sul piano energetico. Nella giornata di martedì, 24 Aprile, la compagnia energetica ungherese MOL ha rigettato la programmazione di bilancio del consorzio incaricato della costruzione del Nabucco, e ha ritenuto pubblicamente il progetto irrazionale e inattuabile.

Il gasdotto dalla verdiana denominazione è stato progettato dalla Commissione Europea per veicolare nel Vecchio Continente gas di provenienza centroasiatica, evitando il transito per il territorio russo, e diminuendo la dipendenza dell’UE da Mosca. Finora, esso è stato compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, dalla romena Transgaz, dalla tedesca RWE, e, per l’appunto, dall’ungherese MOL.

Secondo quanto riportato dall’ente energetico di Budapest, perplessità in merito al progetto sarebbero state sollevate già da un anno e mezzo a causa della lievitazione continua del costo dell’infrastruttura, senza che ad esso corrispondesse un rafforzamento della portata del progetto: sempre fissa a 31 miliardi di metri cubi annui di gas.

A dare la conferma del disinteresse dell’Ungheria nei confronti del progetto della Commissione Europea sono state le dichiarazioni del Primo Ministro ungherese in persona, Viktor Orban, che, nella serata di lunedì, 23 Aprile, ha comunicato di essere a conoscenza della rinuncia della MOL alla compartecipazione nel Nabucco, e della decisione dell’ente energetico nazionale di congelare l’approvazione del bilancio del consorzio deputato alla costruzione del gasdotto.

Come rilevato dall’autorevole Gazeta Wyborcza, ad avere condizionato Orban potrebbe essere stata la precedente visita intercorsa a Budapest con il Capo del monopolista russo Gazprom, durante la quale, come comunicato ufficialmente da forti del governo, i due avrebbero discusso sull’ingresso dell’Ungheria nel progetto Southstream.

Questo gasdotto, noto anche come “Gasdotto Ortodosso”, è il rivale del Nabucco, ed è stato concepito dalla Russia per bypassare Paesi osteggiati dal Cremlino – come Ucraina, Polonia, Romania e Moldova – e aumentare la dipendenza dei Paesi occidentali del Vecchio Continente dalle forniture energetiche di Mosca.

Anche la Germania si defila dal gasdotto

La compagnia austriaca OMV – la capofila del consorzio Nabucco – ha commentato come ragionevoli i dubbi della MOL, dal momento in cui il gasdotto dalla verdiana denominazione ultimamente ha decisamente perso di smalto e forza. Con la fuoriuscita della compagnia turca BOTAS, che ha preferito sostenere la costruzione di un proprio gasdotto in comune con l’Azerbajdzhan – da cui proviene il gas che la Commissione Europea intende esportare – il Nabucco è stato ridotto a un “Nabucco Occidentale” concepito per trasportare l’oro blu in Europa non più dal Centro-Asia, ma dalla Turchia.

Inoltre, simili dubbi a quelli della MOL sono stati espressi anche dalla compagnia tedesca RWE, che notoriamente mantiene buoni rapporti con Gazprom e le compagnie russe in generale, e che ha definito sulle colonne del Wall Street Journal Deutschland la permanenza nel Nabucco come un gesto di pura misericordia.

Secondo il parere di diversi esperti, con il blocco del finanziamento, e la fuoriuscita dell’Ungheria, quello che è stato il principale progetto per l’indipendenza energetica dell’Unione Europea può seriamente essere affossato per mancanza di risorse, e la sua mancata costruzione rischia di avere serie conseguenze sulla sicurezza nazionale dei Paesi dell’UE.

Difatti, a poco potrebbe servire l’intervento che un’altra compagnia tedesca, la Biogas, ha intenzione di apportare con il proprio ingresso nel Nabucco in caso di definitiva fuoriuscita della MOL e della RWE. A presentare questa eventualità è stata la Vice-Commissaria UE all’Energia, Marlene Holtzner, che nella giornata di mercoledì, 25 Aprile, all’agenzia Focus Information ha dichiarato la possibilità di un’ancora per il mantenimento a galla del gasdotto europeo.

Matteo Cazzulani

PICCHIATA E STRATTONATA: JULIJA TYMOSHENKO INIZIA LO SCIOPERO DELLA FAME

Posted in Ukraina by matteocazzulani on April 25, 2012

La Leader dell’Opposizione Democratica ucraina lamenta ematomi e ferite a stomaco, gambe e braccia subiti nella sua cella a parte di agenti della struttura penitenziaria, e avvia l’astensione dal cibo per protestare contro la dittatura che, a suo avviso, è stata instaurata dal Presidente Viktor Janukovych. L’UE condanna l’accaduto, la Germania chiede di accogliere l’eroina arancione a Berlino, e gli USA non escludono sanzioni a Kyiv

La Leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko. COPYRIGHT MATTEO CAZZULANI

Dal confino in Patria alla condanna politica dopo un processo senza possibilità di difesa, fino alla violenza fisica. Non c’è pace per la Leader dell’Opposizione Democratica ucraina, Julija Tymoshenko, che nella giornata di venerdì, 20 Aprile, ha riportato un ematoma allo stomaco e ferite a braccia e gambe in seguito a percosse subite nella sua cella dalle Autorità carcerarie.

A comunicare questa amara notizia è stato dapprima l’avvocato difensore, Serhij Vlasenko, che per due giorni è stato impossibilitato a incontrarsi con l’assistita ufficialmente per via di operazioni di pulizia all’interno della Colonia Penale Kachanivs’kyj di Kharkiv. Una spiegazione che non ha convinto il legale, che solo lunedì, 23 Aprile ha potuto incontrare la Tymoshenko, e constatare come il divieto di interagire con la Leader dell’Opposizione Democratica sia stato imposto dalle Autorità carcerarie per mascherare l’incidente.

Secondo Vlasenko, come poi ha confermato la stessa Tymoshenko in una lettera scritta di proprio pugno diffusa dalle principali agenzie del Paese, tra cui l’autorevole UNIAN, la Leader dell’Opposizione Democratica ha riportato i traumi denunciati quando venerdì, 20 aprile agenti del servizio carcerario l’hanno prelevata a forza – a quanto risulterebbe con metodi poco leciti – per condurla sull’ambulanza diretta all’Ospedale dei ferrovieri, dove la detenuta avrebbe dovuto essere sottoposta a cure mediche per curare l’ernia al disco di cui è affetta.

“Ci eravamo accordati con le autorità carcerarie per il mio trasporto alla clinica dei ferrovieri lunedì 23 Aprile, dopo l’incontro con l’avvocato – riporta la testimonianza scritta della Tymoshenko – ma alle 21 di venerdì, 20 Aprile, agenti del servizio d’ordine sono entrati nella cella, mi hanno gettato addosso della biancheria, e mi hanno sollevata a forza con un’inaudita forza fisica. Ho cercato di difendermi come ho potuto, ma ho ricevuto un colpo allo stomaco, mi sono state afferrate braccia e gambe, e sono stata condotta in instrada. Ho temuto che fossero arrivati gli ultimi giorni della mia vita”.

Ad aggravare l’accaduto è stata anche la notizia secondo la quale Julija Tymoshenko, proprio a partire da venerdì, 20 Aprile, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la situazione politica nel Paese, nel quale la Leader dell’Opposizione Democratica ha denunciato la presenza di un regime autoritario instaurato dal Presidente, Viktor Janukovych.

Pronte sono sopraggiunte le proteste della comunità internazionale. La Commissione Europea ha richiesto alle Autorità ucraine spiegazioni immediate e la concessione del permesso per l’avvocato della Tymoshenko di incontrare l’assistita per un periodo ben superiore rispetto alla sola ora al giorno a cui oggi è costretto.

In una lezione presso l’Università di Dnipropetrovs’k, l’Ambasciatore USA John Tefft ha dichiarato che gli Stati Uniti d’America osservano con preoccupazione l’evolversi della situazione in merito a Julija Tymoshenko, e non escludono la possibilità di imporre sanzioni all’Ucraina qualora la situazione dovesse continuare. Inoltre, presso il Parlamento Europeo, il Deputato bulgaro Andrej Kovachev si è detto profondamente scosso per le percosse subite dalla Tymoshenko, mentre al Bundestag tedesco la Parlamentare Viola Von Kramon ha invitato la Merkel a ospitare la Leader dell’Opposizione Democratica ucraina in Germania.

Le Autorità carcerarie hanno negato le accuse, e hanno escluso sia il fatto che la Tymoshenko abbia subito traumi, sia che venerdì, 20 Aprile, ella sia stata condotta a forza al di fuori della cella da personale della struttura penitenziaria. Secondo il Vicecapo della Colonia Kachanivs’kyj, Ihor Kovpashchykov, la Leader dell’Opposizione Democratica sarebbe stata afferrata per braccia e gambe solamente in quei punti delle scale in cui ha lamentato forte dolore, mentre secondo il Procuratore della Regione di Kharkiv, Hennadij Tjurin, la notizia dello sciopero della fame è priva di conferme.

I lividi della Tymoshenko confermano l’isolamento di Janukovych

Julija Tymoshenko è riconosciuta dalla Comunità internazionale come un detenuto politico, sul conto del quale le Autorità ucraine hanno organizzato un processo basato su prove false e che è culminato con una condanna a sette anni di detenzione in isolamento che de facto esclude la Leader dell’Opposizione Democratica dalle prossime competizioni elettorali.

La notizia delle percosse subite dalla Tymoshenko, sopratutto tenendo conto delle forti reazioni da parte di Europa, USA e persino della Federazione Russa – che con una nota del suo Ministero degli Esteri ha chiesto a Kyiv di rispettare i diritti della detenuta – è destinata ad approfondire la già enorme distanza tra il Presidente Janukovych e gli alti Capi di Stato e di Governo del Mondo, con inevitabili conseguenze per la già disperata situazione economica e geopolitica dell’Ucraina.

Matteo Cazzulani

IN REPUBBLICA CECA CROLLA LA MAGGIORANZA DI CENTRO-DESTRA

Posted in Repubblica Ceca by matteocazzulani on April 24, 2012

Il Primo Ministro ceco, Petr Necas, ha preso atto dell’assenza dei numeri necessari per l’approvazione delle misure di austerità previste dalla coalizione, dopo la fuoriuscita del partito centrista Affari Pubblici e una partecipata manifestazione organizzata dai sindacati. Possibili elezioni anticipate con esiti tutt’altro che certi

Il premier ceco, Petr Necas

Non ha resistito ai dissidi interni alla già instabile maggioranza, che si sono accompagnati alle partecipate proteste di piazza cavalcate dall’opposizione. Nella giornata di lunedì, 23 Aprile, il Primo Ministro ceco, Petr Necas, ha preso atto della crisi del suo governo, dopo che la formazione centrista Affari Pubblici ha abbandonato la Coalizione di centrodestra che da due anni governa il Paese.

A generare il dissidio è stata la richiesta da parte di Affari Pubblici di un rimpasto nella squadra di Governo – composta dal conservatore Partito Democratico Civico del Premier Necas e dal moderato TOP 09, guidato dal Ministro degli Esteri, Karel Schwarzenberg – che ha portato la piccola forza politica centrista a uscire dalla maggioranza con le dimissioni simboliche della Vicepresidente del Parlamento, Katerzyna Klasnova.

A nulla è servito il tentativo da parte di uno dei Leader della piccola formazione centrista, la Vicepremier, Karolina Peak, di abbandonare Affari Pubblici per creare un proprio raggruppamento parlamentare in grado di salvare la maggioranza. Ad esso, nella giornata di lunedì, 23 Aprile, hanno aderito solo 9 Deputati: troppo pochi per garantire la superiorità numerica a una coalizione a cui spetta l’approvazione di un bilancio delicato.

Proprio l’economia, parimenti alla vicina Slovacchia e ad altre democrazie europee i cui Capi di Governo stanno pagando caro per le proprie scelte in merito a consensi elettorali, è stata il tallone d’Achille della maggioranza di Necas. Nella giornata di Domenica, 22 Aprile, i sindacati hanno organizzato una partecipata manifestazione nella centrale Piazza San Venceslao contro le misure fiscali di austerità del governo, a cui hanno partecipato circa cento mila persone.

Preso atto della situazione, Necas ha escluso il varo di un governo di minoranza e, pur riconoscendo ancora validi i principi che hanno portato finora alla collaborazione tra i partner di maggioranza, ha ventilato l’ipotesi di elezioni anticipate se la situazione, come probabile, non migliorerà.

Tra coalizioni allargate e un duopolio rosso

Secondo le previsioni dei principali analisti del Paese, la consultazione elettorale potrebbe portare al governo i socialdemocratici, ma senza una decisa maggioranza che consentirebbe loro di governare in solitaria. Per questa ragione, in molti non escludono la possibilità di alleanze bipartisan tra i socialdemocratici e TOP 09, oppure addirittura di una Grosse Koalition con il Partito Democratico Civico.

Tuttavia, come riportato dall’autorevole Dnes, il Segretario dei socialisti, Bohuslav Sobotka, ha escluso ogni possibile alleanza con forze appartenenti al campo di centro-destra, il che, se le elezioni anticipate termineranno secondo i pronostici, ha reso attuabile una coalizione decisamente spostata a sinistra con l’ingresso dei comunisti.

Inoltre, a complicare il quadro politico della Repubblica Ceca è la fissazione della data delle Prime elezioni presidenziali: necessarie da quando, lo scorso Dicembre, sono state approvate delle modifiche alla Costituzione che hanno consegnato all’elettorato popolare la designazione del Capo dello Stato, finora prerogativa esclusiva del Parlamento.

In un’ottica di austerità, alcuni tra gli esponenti del campo conservatore hanno ventilato l’ipotesi di accorpare la consultazione presidenziale con quella parlamentare anticipata, ma i socialisti si sono dichiarati contrari a tale eventualità.

Matteo Cazzulani

JULIJA TYMOSHENKO DI NUOVO IN CARCERE DOPO DUE GIORNI DI RICOVERO FORZATO

Posted in Ukraina by matteocazzulani on April 23, 2012

La Leader dell’Opposizione Democratica ucraina, nel corso del fine settimana, trasferita forzatamente in una struttura medica e subito ricondotta nel carcere dove è detenuta. Secondo le Autorità avrebbe rifiutato le cure, ma i suoi avvocati hanno illustrato come l’eroina arancione non riponga alcuna fiducia in un personale medico nominato dal Presidente Viktor Janukovych

La Leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, durante il processo

Un week-end in ospedale per interrompere una detenzione duratura. Nella giornata di Domenica, 22 Aprile, la Leader dell’Opposizione Democratica ucraina, Julija Tymoshenko, è stata prelevata dall’ospedale dei ferrovieri di Kharkiv e ricondotta presso la Colonia Penale femminile Kachanivs’kyj di Kharkiv, dove è reclusa per scontare una condanna a sette anni di reclusione in isolamento.

Secondo quanto riportato dall’autorevole agenzia Interfax-Ukrajina, la Tymoshenko è stata portata su di una barella all’interno di un veicolo della polizia intorno all’una del pomeriggio, dopo che le forze dell’ordine hanno presidiato la zona per garantire la realizzazione dell’operazione.

La modalità con cui la Leader dell’Opposizione Democratica è stata prelevata ha ricordato quella del suo trasferimento dal carcere all’ospedale, avvenuta venerdì, 20 Aprile, nel cuore della serata.

Le Autorità carcerarie hanno motivato il ricovero urgente con la volontà espressa dalla Tymoshenko di ricevere le cure mediche speciali – di cui la Leader arancione ha bisogno per combattere l’ernia al disco di cui è affetta – dopo che un pool di medici tedeschi ha espresso parere favorevole circa le strutture dell’ospedale dei ferrovieri.

A smentire questa versione è stato l’avvocato della Tymoshenko, Serhij Vlasenko, che in un’intervista rilasciata all’autorevole televisione TVi ha illustrato come la sua assistita non abbia dato alcun assenso a ricevere cure da parte di dottori nominati d’ufficio, e come, al contrario, ella abbia sempre espresso la volontà di essere visitata solo dal suo medico di fiducia, il Dottor Mykola Polishchuk.

“Ci hanno mostrato strutture ospedaliere adeguate, ma non ci fidiamo del personale del Ministero della Salute, che è diretta emanazione del Presidente Viktor Janukovych – ha dichiarato Vlasenko – Costui ha tutto l’interesse a eliminare la Tymoshenko dalla vita politica, per questo riteniamo che ad attuare le cure necessarie non debba essere una persona nominata dalle Autorità”.

Una modifica alla spiegazione originale del trasferimento è stata data anche dalle Autorità Carcerarie, che hanno ammesso come la Tymoshenko abbia rinunciato espressamente a ricevere cure sanitarie presso l’ospedale dei ferrovieri. Come ha aggiunto il Vice-Ministro della Salute, Rajisa Moisejenko, il ritorno in carcere è stato necessario dopo che la Leader dell’Opposizione Democratica ha rifiutato per due volte nella giornata di Domenica l’assistenza medica.

Tra le sbarre, il reparto, e il Tribunale

A dare una propria versione dell’accaduto è stato il braccio destro della Tymoshenko, il Vice-Capo del Partito Bat’kivshchyna, Oleksandr Turchynov, secondo il quale il trasferimento della Leader dell’Opposizione Democratica in ospedale nel cuore della notte è stato uno stratagemma per fabbricare una documentazione falsa atta a garantire la sua presenza in aula durante il processo.

Il giorno precedente al ricovero forzato della Tymoshenko è stato aperto il secondo procedimento giudiziario a carico della Leader dell’Opposizione Democratica, in cui costei è imputata per evasione fiscale e sottrazione di danaro statale ai tempi della presidenza del colosso energetico JEESU. Un referto medico del pool di dottori tedeschi ha certificato l’impossibilità per la Tymoshenko di presenziare in aula, ma il giudice, Kostjantyn Sadovs’kyj, ha preteso la presenza della Leader dell’Opposizione Democratica.

L’11 Ottobre 2011 Julija Tymoshenko, ex-Primo Ministro, è stata condannata a sette anni di reclusione in isolamento più tre di interdizione dalla vita politica, per avere firmato con la Russia nel Gennaio 2009 accordi energetici ritenuti sconvenienti per le casse dello Stato – ma che hanno garantito sia all’Ucraina che all’Unione Europea la ricezione del gas russo che Mosca ha precedentemente tagliato per destabilizzare la situazione politica interna a Kyiv.

La condanna è stata emanata dopo un procedimento condotto in maniera irregolare, con la Tymoshenko arrestata preventivamente già il 5 Agosto, la difesa sistematicamente privata dei suoi diritti, e prove a sostegno dell’accusa fabbricate ad hoc, alcune delle quali addirittura datate il 31 Aprile.

Il trattamento subito da Julija Tymoshenko è stato contestato da Unione Europea – tra cui a più riprese da Germania, Svezia, Francia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Polonia e Danimarca – Stati Uniti d’America, Consiglio d’Europa, ONU, NATO, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Federazione Russa, e dalle principali ONG internazionali indipendenti, come Freedom House e Amnesty International.

Matteo Cazzulani

L’ITALIA IN SECONDO PIANO ANCHE NEL SOUTHSTREAM

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on April 22, 2012

Secondo quanto dichiarato dall’Amministratore Delegato di ENI, Paolo Scaroni, il monopolista russo Gazprom, senza fornire spiegazioni, ha deciso di dare precedenza alla costruzione del tronco del gasdotto diretto ai Balcani, e di lasciare ad una seconda fase quella del ramo che porterà il gas russo direttamente nel nostro mezzogiorno

I percorsi di Nabucco e Southstream

“Gli Italiani danno una mano ai russi nella loro marcia in Europa Centrale”. Così l’autorevole Gazeta Wyborcza ha commentato la conferenza stampa dell’Amministratore Delegato dell’ENI, Paolo Scaroni, che, nella giornata di venerdì, 20 Aprile, ha comunicato alla stampa l’avvio della costruzione del Southstream.

Questo gasdotto è destinato a trasportare gas attraverso il fondale del Mar Nero dalla Russia alla Bulgaria, da dove un tronco sarà diretto a nord verso Macedonia, Serbia e Slovenia – con arrivo previsto in Pianura Padana – e un altro ramo trasporterà l’oro blu attraverso la Grecia in Italia meridionale. Il 50% delle azioni della conduttura appartengono al monopolista russo Gazprom, il 20% al colosso italiano ENI, e il 15% rispettivamente alla compagnia francese EDF e alla tedesca BASF.

Come più volte dichiarato dalle autorità russe, questa infrastruttura ha lo scopo di bypassare Paesi politicamente osteggiati dal Cremlino – come Polonia, Romania, Ucraina, Ungheria e Moldova – e, come ha riportato sempre l’autorevole Wyborcza, è destinata a rafforzare il monopolio della Russia nelle forniture di gas ai Paesi dell’Unione Europea, con inevitabili ripercussioni sia sull’indipendenza nazionale dei Paesi dell’UE, sia sulla loro sicurezza nazionale.

Nonostante la cospicua fetta di azioni possedute nel gasdotto, l’Italia non sarà avvantaggiata dalla costruzione del Southstream, per lo meno nell’immediato. Come dichiarato da Scaroni, Mosca ha deciso di procedere alla realizzazione della tratta settentrionale fino all’Austria, e solo in un secondo momento all’installazione del ramo meridionale destinato ad attraversare l’Adriatico per rifornire il nostro Paese.

“Non posso spiegare il perché di questa decisione – ha dichiarato Scaroni, come riportato da Wyborcza e dall’agenzia russa RIA Novosti – ma con Gazprom siamo giunti all’accordo che il tratto meridionale sarà costruito subito dopo il termine di quello settentrionale”.

Contro la politica energetica dell’Occidente

Una possibile spiegazione del perché Gazprom abbia privilegiato il tratto settentrionale potrebbe essere dettata da una precisa scelta politica mirata a esercitare una pressione su Italia e Grecia affinché questi due Paesi desistano dal sostenere progetti concorrenti al Southstream.

Nell’ambito del progetto varato dalla Commissione Europea per diminuire la dipendenza del Vecchio Continente dal gas russo attraverso la costruzione di un fascio di condutture per trasportare in Europa oro blu centro-asiatico senza transitare per la Russia, un ruolo importante potrebbe essere giocato dal Gasdotto Transadriatico – TAP – che è compartecipato dalla compagnia italiana Edison, e che prevede il trasporto del carburante azero dalla Turchia fino alla Puglia attraverso l’Albania.

La Grecia, invece, nonostante la tradizionale alleanza con la Russia, ha guardato con favore all’iniziativa ciprioto-israeliana mirante allo sfruttamento dei giacimenti di gas del Mediterraneo Orientale Leviathan, Tamar e Aphrodite, in cui, come riportato dall’autorevole Bloomberg, si troverebbero 30 milioni di miliardi di metri cubi di gas: tanto quanto il fabbisogno terrestre per un anno.

A rendere questo progetto di estrema attualità è l’incombente presidenza di turno dell’UE di Cipro, che Israele ha individuato come partner per il trasporto del proprio gas nel Vecchio Continente, con il coinvolgimento della Grecia. Sempre secondo la Bloomberg, qualora i dati in merito alla ricchezza dei giacimenti dell’est del Mare Nostrum fossero confermati, gli equilibri energetici nel Vecchio Continente potrebbero mutare, in quanto Israele si affermerebbe come uno dei principali esportatori di gas naturale in grado di concorrere sia al Centro-Asia che alla Russia.

Matteo Cazzulani

JULIJA TYMOSHENKO: IL SECONDO PROCESSO SARA’ A PORTE CHIUSE

Posted in Ukraina by matteocazzulani on April 21, 2012

Il giudice del Tribunale Kyjivs’kyj di Kharkiv riprese video e fotografiche durante il procedimento giudiziario a carico della Leader dell’Opposizione Democratica ucraina, che sarà obbligata presentarsi in aula nonostante le precarie condizioni di salute. Trapelata la notizia del trasferimento dell’ex-Primo Ministro dal carcere in ospedale

La leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko

I giornalisti sono ammessi, ma senza telecamere e macchine fotografiche. Nella giornata di venerdì, 20 Aprile, nel corso della seconda seduta del processo in cui la Leader dell’Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, è imputata per evasione fiscale e sottrazione indebita di danaro statale durante la presidenza del colosso energetico JEESU, il giudice, Kostjantyn Sadovs’kyj, ha respinto tutte le richieste della difesa.

Nello specifico, il magistrato ha negato la trasmissione video e la documentazione tramite fotografie del processo, motivando tale decisione con il possibile inquinamento delle deposizioni che sarebbe originato dalla possibilità per ogni testimone di prendere atto di quanto deposto da chi lo ha preceduto.

Inoltre, Sadovs’kyj ha rigettato la domanda di trasferire il processo dalla Corte Kyjivs’ka di Kharkiv al Tribunale Podils’kyj di Kyiv, a cui, secondo la difesa, spetta la giurisdizione territoriale. Infine, il giudice ha stabilito che entro la seduta successivadovrà essere redatto un verbale per accertare la condizione fisica della Tymoshenko, così da garantire la presenza dell’imputata in aula per la conduzione del procedimento.

“Non è escluso che porteremo la Tymoshenko in aula addirittura in barella – ha dichiarato uno degli esponenti della Pubblica Accusa, il Procuratore Viktorija Kalyta, in ogni caso saranno gli organismi competenti a decidere sul trattamento dell’accusata”.

La Tymoshenko trasferita in ospedale in segreto

A poche ore dalla chiusura della seduta, alle 18, la Tymoshenko è stata trasportata dalla Colonia Penale femminile Kachanivs’kyj di Kharkiv all’ospedale dei ferrovieri poco distante. Secondo quanto riportato dall’autorevole Ukrajins’ka Pravda, l’operazione ha avuto le medesime modalità di un’incursione delle forze speciali di polizia: con gli operatori del servizio sanitario trattenuti sul posto di lavoro per cause di forza maggiore fino alla fine delle operazioni di trasferimento.

A rendere possibile il trasporto della Tymoshenko in ospedale sarebbe stato il suo assenso dato in seguito al parere favorevole espresso dall’équipe di medici tedeschi che nei giorni scorsi hanno visitato le strutture mediche in cui la Leader dell’Opposizione Democratica è stata trasferita per curare l’infiammazione respiratoria e l’ernia al disco di cui è affetta.

Julija Tymoshenko è stata sottoposta a un primo arresto l’11 Ottobre 2011 per avere firmato durante la conduzione del suo ultimo governo, nel Gennaio 2009, accordi energetici ritenuti svantaggiosi per le casse statali, ma che hanno consentito all’Ucraina e all’Europa di superare il taglio delle forniture di gas che la Russia ha operato per destabilizzare il campo arancione allora al potere a Kyiv.

Fin dai primi giorni passati in carcere – la Leader dell’Opposizione Democratica è stata arrestata il 5 Agosto 2011: prima della formulazione del verdetto – la Tymoshenko ha lamentato un forte mal di schiena che dopo essere trascurato dalle Autorità Carcerarie per diversi mesi si è rivelato essere un’ernia al disco solo in seguito alla visita che un pool di medici tedeschi e canadesi ha potuto operare nel mese di Febbraio.

In molti tra gli esperti hanno evidenziato come anche il secondo processo iniziato a carico della Tymoshenko nasconda la precisa volontà politica da parte dell’Amministrazione presidenziale di Viktor Janukovych di eliminare una carismatica concorrente politica.

Matteo Cazzulani