LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

Vertice Italia-Polonia: tra Renzi e Duda non scatta la scintilla

Posted in NATO, Polonia, Unione Europea by matteocazzulani on May 16, 2016

Il Premier italiano e il Presidente polacco in disaccordo su idea d’Europa, NATO, politica estera e migranti. Energia e opposizione alla Germania gli unici punti in comune tra i due leader quarantenni



Varsavia – Due leader della generazione dei quarantenni capaci di dare una scossa alla politica dei rispettivi Paesi dopo anni di stagnazione generazionale. Nonché due scout di formazione, come ha sottolineato l’inquilino di Palazzo Chigi. Queste sono state le premesse dell’incontro tra il Premier italiano, Matteo Renzi, e il Presidente polacco, Andrzej Duda, avvenuto nella giornata di lunedì, 16 Maggio, a Roma.

L’incontro -avvenuto, per la cronaca, in occasione del compleanno di Duda- ha dimostrato che, nonostante la storica amicizia che lega il popolo italiano a quello polacco, e viceversa, Italia e Polonia restano su due fronti ben distinti all’interno della Comunità Euro Atlantica.

Come riportato da Renzi, l’incontro ha riguardato uno scambio franco di vedute su tematiche in merito alle quali Roma e Varsavia non sono d’accordo: parole che lo stesso Duda ha confermato, sottolineando come Italia e Polonia non siano concordi su alcuni punti particolarmente rilevanti.

Seppur non espressamente menzionati, non è difficile enumerare i punti che vedono Italia e Polonia su due fronti contrapposti. In primis, vi è l’idea di Europa. Renzi, leader di estrazione cristiano democratica di uno dei principali partiti della famiglia del socialismo europeo, sostiene strenuamente la costrizione degli Stati Uniti d’Europa secondo il progetto elaborato da Altiero Spinelli e portato avanti da importanti europeisti, come gli ex-Presidenti della Commissione Europea Jacques Délors e Romano Prodi.

Duda, da parte sua, appartiene alla tradizione del conservatorismo europeo di Margaret Thatcher e Lech Kaczyński che sostiene la necessità di evolvere l’Unione Europea in un’Unione di Stati nella quale il peso dei Parlamenti nazionali è più forte rispetto a quello delle Istituzioni centrali “federali”. Ciononostante, come lo stesso Presidente polacco ha dichiarato, Duda non è un euroscettico, bensì, a differenza di altri membri di spicco del conservatorismo polacco, si ritiene sostenitore della solidarietà interna all’UE.

La divisione ideologica tra Renzi e Duda in merito all’idea di Europa si rispecchia nell’appartenenza dei due leader a schieramenti differenti all’interno dell’UE. Renzi, da un lato, appartiene, con Francia e Grecia, al fronte critico della politica di austerità approntata dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel. 

Duda, invece, è il maggiore promotore dell’Intermarium: alleanza informale di Paesi dell’Europa Centro Orientale costituitasi per contrastare gli interessi di Germania e Russia, che vedono nella regione una propria zona di influenza sul piano economico, energetico, quando non addirittura politico.


Oltre ai punti di carattere strettamente ideologico, a dividere Italia e Polonia sono anche NATO, politica estera europea e migranti. In merito alla NATO, Duda è sostenitore del rafforzamento della presenza militare dell’Alleanza Atlantica in Europa Centro Orientale come forma di difesa e rassicurazione in seguito all’annessione della Crimea e all’occupazione dell’Est dell’Ucraina da parte della Russia.

Renzi, invece, mantiene una posizione più cauta in merito al rafforzamento della presenza NATO in Europa Centro Orientale e, più in generale, è contrario al progetto di incremento della difesa dei Paesi Membri dell’Alleanza Atlantica che prevede l’aumento della spesa per la difesa al 2% del budget nazionale.

La freddezza di Renzi a riguardo del rafforzamento della NATO in Europa Centro Orientale è legato alla posizione dell’Italia in merito alla politica estera europea, che, secondo Roma, dovrebbe profondere un impegno maggiore nel Bacino del Mediterraneo. 

Ad avviso di Duda, invece, la politica estera europea dovrebbe analizzare con maggiore equilibrio la situazione sul fronte orientale, prendendo consapevolezza della minaccia militare che, secondo Varsavia, la Russia rappresenta per l’Europa.

Renzi, inoltre, è uno dei più accesi sostenitori della politica di distribuzione dei migranti voluta dalla Merkel per arginare l’emergenza profughi in nome della solidarietà interna ai Paesi membri dell’UE. Duda, invece, si oppone al meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti, contestando la mancanza di solidarietà tra i Paesi membri dell’UE su tematiche di carattere energetico.

Proprio sul piano dell’energia Renzi e Duda possono trovare del terreno in comune a causa, tuttavia, di contingenze e non di una posizione strategica condivisa. Italia e Polonia, infatti, sono tra gli oppositori del raddoppio del Nordstream: gasdotto progettato da Russia e Germania per incrementare la dipendenza dell’Unione Europea dalle forniture di gas russo.

Renzi è contrario al raddoppio del Nordstream, concepito per veicolare 110 miliardi di metri cubi di gas russo dalla Russia alla Germania attraverso il fondale del Mar Baltico, perché il progetto de facto decreterebbe il tramonto definitivo del Southstream, gasdotto progettato dalla Russia per veicolare in Italia 63 miliardi di metri cubi di gas.

Opponendosi al Nordstream, Renzi si è accodato al parere della Commissione Europea che, per voce del suo Vice Presidente, Maroš Ševčovič, ha ritenuto il progetto russo-tedesco lesivo degli interessi energetici dell’Unione Europea.

Duda condivide l’impostazione di Ševčovič e, assieme agli altri Paesi dell’Intermarium -Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania ed Ucraina- ritiene che il Nordstream sia un progetto politico concepito dalla Russia per dividere l’Unione Europea ed indebolirne i suoi stati membri.


Le alleanze regionali sono la soluzione per l’Europa

Un altro punto di incontro tra Renzi e Duda è l’opposizione all’egemonia della Germania in ambito europeo. Se, da un lato, Roma è fortemente critica della politica di austerità di Berlino, dall’altro Varsavia contesta gli stretti legami bilaterali che la diplomazia tedesca intrattiene con la Russia in ambito politico, militare ed energetico.

Dal colloquio tra Renzi e Duda appare chiaro come la tanto auspicata unità europea sia molto lontana dall’essere realizzata. Da un lato, le posizioni federaliste e mediterraneocentriche di Roma sono, ad oggi, difficilmente conciliabili con quelle centroeuropee e nuovoeuropee di Varsavia. 

Per questa ragione, appare sempre più probabile una prossima evoluzione dell’Unione Europea secondo la creazione di alleanze regionali che, senza compromettere la stabilità politica dell’Unione Europea, né fare naufragare il sogno europeo, sappiano tutelare gli interessi delle singole regioni che compongono l’UE.

Così, l’Intermarium di Duda, nata per tutelare la sicurezza energetica e militare dell’Europa Centro Orientale, potrebbe essere da esempio per la creazione di un’alleanza di Paesi UE che si affacciano sul Mediterraneo.


Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

La Russia viola lo spazio aereo di Georgia e Finlandia dopo la Turchia

Posted in NATO by matteocazzulani on December 12, 2015

Un elicottero dell’esercito russo viola lo spazio aereo della Georgia, e contemporaneamente un altro elicottero militare di Mosca sorvola i cieli della Finlandia. Tbilisi parla di provocazione, mentre Helsinki pensa sempre più seriamente alla NATO



Varsavia – Dopo l’Ucraina sembra proprio essere il momento della Georgia, che per la felicità della Russia, non è la Turchia. Nella giornata di giovedì, 10 Dicembre, un elicottero dell’esercito russo ha violato lo spazio aereo della Georgia per una manciata di minuti, sorvolando sia il territorio georgiano che zone della Ossezia del Sud, regione georgiana controllata illegalmente dalle armate di Mosca. 

Come riportato dal portale di informazione Civil Georgia, pronta è stata la risposta del Governo georgiano, che ha condannato l’accaduto come una vera e propria provocazione. La Georgia ha anche invitato la Russia a rispettare la tregua del 2008, nella quale, dopo l’aggressione-lampo di Mosca che ha portato l’esercito della Federazione Russa ad occupare sino ad oggi le regioni georgiane di Ossezia del Sud ed Abkhazia, il Cremlino ha promesso di rispettare l’integrità territoriale di Tbilisi.

Oltre che in Georgia, sconfinamenti dell’aviazione militare russa si sono verificati anche in Finlandia. Come riportato dalla finlandese Yle, nella giornata di giovedì, 10 Dicembre, un altro elicottero dell’esercito russo ha infatti sorvolato il territorio finlandese nei pressi della località di Haapasaari, vicino al Golfo di Finlandia, per una decina di minuti, ignorando le ripetute richieste dell’aviazione militare finlandese di terminare lo sconfinamento illegale.

Le manovre della Russia nei cieli di altri Paesi avvengono a pochi giorni da un simile sconfinamento in territorio turco al confine con la Siria al quale, lo scorso 24 novembre, la Turchia ha risposto abbattendo un Su 24 dell’esercito russo.

Altri sconfinamenti, avvenuti in Finlandia, Svezia, Norvegia, Gran Bretagna, Danimarca, Polonia, Romania e Paesi Baltici, sono rimasti senza risposta, in quanto le aviazioni dei Paesi dell’Unione Europea e della NATO hanno preferito non rispondere a comportamenti che, secondo il codice militare, sono catalogabili come vere e proprie provocazioni rasenti alla dichiarazione di ostilità.

La ripresa degli sconfinamenti da parte della Russia ha lo scopo di alzare la tensione in una regione, quella del Caucaso e dell’Europa Orientale, in cui Mosca intende ripristinare la propria influenza dopo il periodo sovietico avvalendosi di una retorica fortemente nazionalista atta a mobilitare giovani russi alla guerra per il nuovo impero russo contro l’Occidente.

La Georgia è infatti non solo un Paese dell’ex-Unione Sovietica, ma anche un importante Stato di transito del gas dall’Azerbaijan verso l’Europa di cui la Commissione Europea intende avvalersi per diversificare le proprie forniture ed allentare la dipendenza energetica dalla Russia.

La Finlandia è un Paese dell’Unione Europea che ha avviato un dibattito interno per aderire alla NATO: una decisione presa all’indomani dell’annessione illegale della Crimea e dell’occupazione militare del Donbas da parte della Russia ai danni dell’Ucraina.

Gli amici di Putin fanno lobby in Europa

Nella sua opera di provocazione militare, il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, può contare non solo sulla debolezza di Georgia ed Ucraina, ma anche di preziosi alleati all’interno dell’Unione Europea, pronti ad attuare politiche inclini all’interesse della Russia, anche a discapito della solidarietà UE.

La Germania sta facendo di tutto per forzare il prolungamento del Nordstream, gasdotto progettato dalla Russia sul fondale del Mar Baltico per incrementare la dipendenza dell’UE dal gas russo e bypassare Paesi membri dell’Unione come Svezia, Finlandia, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Estonia, Lettonia e Lituania.

L’Italia, con il sostegno di Grecia, Cipro, Ungheria ed Austria, si è opposta, durante il vertice degli Ambasciatori UE di mercoledì, 9 Dicembre, al prolungamento delle sanzioni che l’Unione Europea ha applicato alla Russia in riposta all’occupazione di Crimea e Donbas.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

L’Europa Centro Orientale mette in guardia la NATO da Russia, Germania e Nordstream

Posted in NATO, Polonia by matteocazzulani on November 9, 2015

Nel Minivertice NATO di Bucarest, Polonia, Romania, Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria, Slovacchia, Repubblica Ceca ed Ungheria adottano una posizione comune per una maggiore presenza dell’Alleanza Atlantica a difesa della regione. Condannato il raddoppio del Nordstream voluto da russi e tedeschi.



Varsavia – Gli eserciti NATO devono stare laddove serve, senza remore, né ipocrisia. Nella giornata di mercoledì, 4 Novembre, a Bucarest, la capitale della Romania, i Presidenti di Polonia -Andrzej Duda- Romania -Klaus Iohannis- Lituania -Dalija Grybauskaite- Estonia -Toomas Hendryk- Lettonia -Raimonds Vejonis- Slovacchia -Andrej Kiska- Ungheria -Janos Ader- e Bulgaria -Roosen Plevneliev- e il Presidente della Camera Bassa del Parlamento della Repubblica Ceca, Jan Hamacek, hanno sostenuto, in maniera congiunta, la necessità di rafforzare le strutture difensive della NATO in Europa Centro Orientale per garantire la sicurezza di una regione fortemente preoccupata dinnanzi all’aggressività militare della Russia in Ucraina.

Durante il vertice, ribattezzato “Minivertice NATO”, e con la presenza del Vice Segretario Generale della NATO, Alexander Vershbow, i Paesi dell’Alleanza Atlantica dell’Europa Centro Orientale hanno sottolineato la necessità di ampliare la Forza di Reazione Immediata, un contingente introdotto nell’ambito dell’ultimo vertice NATO di Newport come reazione in caso di invasione russa in Europa. Inoltre, i Paesi NATO dell’Europa Centro Orientale hanno auspicato una maggiore collaborazione militare con gli Stati Uniti, ed hanno supportato l’allargamento dell’Alleanza Atlantica a Balcani, Europa Orientale e Caucaso.

Con la dichiarazione del Minivertice NATO, convocato su iniziativa di Duda e Iohannis, i Paesi dell’Europa Centro Orientale hanno finalmente adottato una posizione condivisa, atta a richiedere tutele militari e politiche dinnanzi alla possibile estensione del conflitto ucraino a Paesi dell’Alleanza Atlantica. Un fatto, quello presentato dai Paesi NATO dell’Europa Centro Orientale, tutt’altro che improbabile, come le ripetute violazioni dello spazio aereo di Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Polonia e Gran Bretagna da parte dell’aviazione militare russa ampiamente dimostrano.

Oltre alla minaccia militare rappresentata dalla Russia di Putin, i Paesi dell’Europa Centro Orientale hanno anche condannato il raddoppio del gasdotto Nordstream, un’iniziativa sostenuta da Russia e Germania per raddoppiare la quantità di gas russo inviato direttamente in territorio tedesco attraverso il fondale del Mar Baltico, bypassando l’Europa Centro Orientale, dai 55 Miliardi di metri cubi di gas annui attuali.

Durante un incontro bilaterale con Iohannis atto a rafforzare i rapporti polacco-romeni, Duda ha descritto il raddoppio del Nordstream, il cui primo tratto è stato realizzato nel 2012, come un investimento economicamente inutile e politicamente dannoso. Infatti, come ha sottolineato Duda, ad oggi il Nordstream è utilizzato solo per la metà della sua capacità, e il suo raddoppio incrementerebbe la dipendenza dell’Unione Europea dal gas della Russia.

Diverso da quello di Duda è il parere del Vice Cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, che in ben tre occasioni negli ultimi giorni ha incontrato i vertici del monopolista russo statale del gas Gazprom, la longa manus del Cremlino che coordina la realizzazione del raddoppio del Nordstream.

Da parte sua, anche il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha supportato il raddoppio del Nordstream come un progetto puramente economico che rientra nell’interesse nazionale della Germania.

L’ipocrisia di Berlino tra gas di Mosca e migranti

Con la dichiarazione congiunta conseguente al Minivertice NATO, i Paesi dell’Europa Centro Orientale hanno de facto rafforzato un’alleanza per tutelare gli interessi di una regione tradizionalmente poco considerata dai principali stati membri dell’Unione Europea e storicamente stretta e contesa tra Russa e Germania.

L’alleanza dei Paesi NATO dell’Europa Centro Orientale è la realizzazione del'”Intermarium”, coalizione dei Paesi situati tra il Mar Baltico e il Mar Nero, tra la Russia e la Germania, che Duda ha dichiarato di volere realizzare come principale obiettivo della sua politica estera, seguendo l’esempio del Leader della Polonia interbellica, Jozef Pilsudski, e dell’ex-Presidente polacco, Lech Kaczynski, che proprio nell'”Intermarium” hanno visto una garanzia per la sicurezza nazionale della regione dall’interesse russo e tedesco.

Infatti, l’opposizione di Duda al Nordstream rispecchia quanto l’Intermarium sia necessario oggigiorno, dal momento in cui questo gasdotto è realizzato sulla base di un accordo bilaterale tra Russia e Germania che penalizza l’Europa Centro-Orientale, nonostante sia questa regione, che Berlino appartengano all’Unione Europea.

Dal canto suo, la Germania sostiene il Nordstream per mantenere fede alla svolta verde in politica energetica conseguente alla rinuncia al nucleare -altrimenti nota come Energiewende- per soddisfare gli interessi che tante imprese tedesche hanno con aziende russe, e per evitare che una Russia fiaccata dalle sanzioni economiche, che l’Occidente ha applicato a Mosca in seguito all’occupazione di Crimea ed Ucraina orientale, si rifaccia in Europa con l’uso delle armi.

Tuttavia, la strategia che la Germania intende assumere nei confronti della Russia di Putin mediante il sostegno al Nordstream è sia di corto respiro che contraria alla lezione della storia, che proprio nell’appeasement delle potenze occidentali nei confronti dell’imperialismo militarista di Hitler ci insegna essere una delle cause dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Inoltre, con l’accordo per il raddoppio del Nordstream la Germania dimostra di non avere affatto a cuore quel concetto di solidarietà europea che, invece, proprio il Governo tedesco ha tanto sbandierato per imporre ai Paesi dell’Europa Centro Orientale -gli stessi penalizzati dalla realizzazione del Nordstream- il meccanismo di collocazione forzata dei migranti.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Duda a Tallinn rilancia la Polonia alla guida dell’Europa Centro-Orientale

Posted in NATO, Polonia by matteocazzulani on August 25, 2015

Nel corso della sua prima visita all’estero, il Presidente polacco richiede la presenza stabile della NATO in Europa Centro-Orientale e l’inclusione di Varsavia e Stati Uniti nelle trattative di pace tra Ucraina e Russia. Plauso da parte del suo omologo estone, Toomas Henrik Illves, e del Premier dell’Estonia Toomas Roivas



Varsavia – Senza memoria non c’è presente né futuro. Questo è lo spirito che ha mosso il Presidente della Polonia, Andrzej Duda, durante la sua prima visita ufficiale dal suo insediamento, effettuata a Tallinn, la capitale dell’Estonia, nella giornata di Domenica, 23 Agosto.

Come dichiarato dallo stesso Duda, la scelta della data ha un alto valore simbolico, dal momento che il 23 Agosto è sia la Giornata del Ricordo delle vittime di stalinismo e nazismo, che l’anniversario della firma del Patto Molotov-Ribbentrop tra Unione Sovietica e Germania nazista: un accordo che ha portato alla spartizione della Polonia e degli altri Paesi dell’Europa Centro-Orientale durante la Seconda Guerra Mondiale.

Oltre che la data, ad avere valore simbolico è anche il luogo, dal momento in cui l’Estonia è, ad oggi, il Paese della NATO maggiormente esposto alle provocazioni della Russia di Putin, come dimostrato sia dalle continue violazioni dello spazio aereo e marittimo estone da parte dell’esercito di Mosca, che dall’arresto dell’Ufficiale dei Servizi di Sicurezza estoni Eston Kohver -illegalmente prelevato in Estonia e deportato in Russia da agenti dei Servizi Segreti russi.

Duda, che de facto ha reso la Polonia il Paese-guida di una coalizione di Stati NATO dell’Europa Centro-Orientale fortemente allarmati dalle provocazioni della Russia, ha ricordato che il Patto Molotov-Ribbentrop ieri e la condotta di Mosca in Crimea ed Ucraina orientale oggi sono violazioni del Diritto Internazionale.

Per questa ragione, e per evitare gli errori del passato, Duda ha fatto appello ai Paesi NATO affinché la richiesta degli Stati membri dell’Europa Centro-Orientale in merito al dislocamento permanente di reparti militari dell’Alleanza Atlantica nella regione -una richiesta “ragionevole e supportata da motivazioni valide”, come ha ritenuto il Presidente polacco- sia ascoltata e realizzata al più presto.

Infine, Duda ha anche ritenuto necessaria una modifica del formato delle trattative di pace tra Ucraina e Russia, alle quali, assieme a Germania e Francia, sarebbe opportuno prendessero parte anche Polonia, Stati Uniti e un rappresentante dell’Unione Europea.

Calorosa è stata la riposta del Presidente estone, Toomas Henrik Illves, che ha sottolineato come il Patto Molotov-Ribbentrop abbia portato i Paesi dell’Europa Centro-Orientale a perdere la propria indipendenza e libertà per mano di sovietici e nazisti: sopratutto la Polonia, il Paese che, più di tutti, ha sofferto deportazioni ed eccidi di massa.

Oltre al Presidente Illves, che ha concordato con la proposta di Duda di richiedere la presenza stabile di reparti NATO in Europa Centro-Orientale, positiva è stata anche la reazione del Premier estone, Taavi Roivas, che ha ringraziato il Presidente polacco per l’aperto sostegno dato alla campagna per la liberazione di Kohver.

La propaganda e il gas di Putin già in azione

Con la sua prima visita estera, Duda ha chiaramente dimostrato che la Polonia intende ritornare ad esercitare quel ruolo-guida nell’Europa Centro-Orientale avviato da Jozef Pilsudski nel periodo interbellico e ripreso da Lech Kaczynski: Presidente scomparso nella controversa Catastrofe di Smolensk che, per reagire all’aggressione russa alla Georgia nel 2008, ha costruito una coalizione di Polonia, Ucraina, Lituania, Lettonia ed Estonia in sostegno di democrazia e libertà nello spazio ex-sovietico.

Diversamente da Kaczynski, la coalizione dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale che Duda intende creare comprende anche Romania -Paese minacciato dalla presenza russa in Transnistria- Croazia -Paese strategico per la diversificazione delle forniture di gas dell’Europa- ed Ungheria -che, tuttavia, sotto la gestione Orban ha adottato una politica spiccatamente filorussa.

La politica estera di Duda, che pone fine all’inconcludente epoca del suo predecessore Bronislaw Komorowski -caratterizzata dal disimpegno della Polonia nella promozione di democrazia e libertà in Georgia ed Ucraina in favore di uno sterile riavvicinamento alla Germania- ha tuttavia molti nemici ed avversari.

Oltre a Putin e alla propaganda russa molto attiva in Paesi tradizionalmente filorussi come Italia e Francia -in cui, senza uno straccio di prove e al limite della diffamazione, il Presidente polacco è presentato come un “pericoloso nazionalista clericale antieuropeo” dai principali media- ad ostacolare la politica estera di Duda è la Germania.

Infatti, Berlino, quasi a farsi beffa della storia legata al Patto Molotov-Ribbentrop, si oppone ad ogni rafforzamento della NATO per non irritare la Russia, con cui la Germania intrattiene stretti rapporti economici, energetici e politici.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale

@MatteoCazzulani

Caso Kohver. Putin dichiara guerra all’Occidente

Posted in NATO by matteocazzulani on August 21, 2015

La Corte Regionale russa di Pskov condanna al carcere l’ufficiale dei Servizi di Sicurezza estoni, prelevato in Estonia e deportato in Russia da agenti dei Servizi Segreti di Mosca. Dopo le violazioni dello spazio aereo e marittimo dei Paesi del Baltico, l’esercito russo ha innalzato il livello delle provocazioni nei confronti di Stati membri della NATO 



Varsavia – 15 anni di galera e una multa di 1800 euro sono i numeri che caratterizzano un atto intimidatorio, di chiaro stampo politico, che la Russia ha commesso nei confronti della Comunità Occidentale. Così, Unione Europea e NATO devono correre ai ripari per evitare un’escalation militare con Mosca sempre più probabile. 

Nella giornata di mercoledì, 19 Agosto, la Corte regionale di Pskov ha condannato al carcere l’ufficiale dei Servizi di Sicurezza estoni Eston Kohven, detenuto per un anno intero in Russia dopo essere stato rapito in Estonia, ed immediatamente deportato illegalmente in territorio russo, da parte di agenti dei Servizi Segreti di Mosca lo scorso 5 Settembre.

Secondo il verdetto della Corte russa, Kovher sarebbe colpevole di spionaggio e attraversamento illegale della frontiera con la Russia. Tuttavia, il Governo dell’Estonia ritiene che l’ufficiale dei servizi di sicurezza di Tallinn sia stato prelevato a forza in territorio estone.

Alla notizia della condanna, pronta è stata la risposta del Premier estone, Taavi Roivas, che ha definito l’accaduto una grave violazione del Diritto Internazionale nei confronti di un Paese membro dell’Unione Europea e della NATO.

In effetti, dal punto di vista procedurale e formale la condanna di Kohver, e prima ancora il suo arresto in Estonia e la sua deportazione in Russia da parte di agenti  dei Servizi Segreti russi, rappresenta non solo un’azione illegale, ma è anche e sopratutto una vera e propria dichiarazione di guerra.

Del resto, la Russia non è nuova ad atti intimidatori nei confronti di Tallinn e, più in generale, dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale e settentrionale, come dimostrano le continue violazioni da parte dell’esercito di Mosca degli spazi aerei e marittimi di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Norvegia e Gran Bretagna.

Tuttavia, con l’arresto di Kohver la Russia ha innalzato il livello delle provocazioni, quasi certamente con lo scopo di portare uno dei Paesi membri della NATO a porre le basi per il verificarsi di un casus belli che potrebbe autorizzare un intervento armato russo nel Baltico.

Dopo l’aggressione militare alla Georgia nel 2008, l’annessione armata della Crimea e l’occupazione dell’Ucraina Orientale nel 2014, la Russia ha infatti l’obiettivo di estendere la sua azione bellica nel Baltico per ristabilire la totale influenza nell’ex-URSS e nel contempo, indebolire Unione Europea e NATO.

A rafforzare l’iniziativa armata della Russia è la consapevolezza che né la NATO a trazione Obama, né l’Unione Europea guidata dal tandem Juncker-Mogherini sono pronti a difendere i propri Stati membri e, così facendo, contrastare il disegno egemonico di Mosca nello spazio ex-sovietico.

La Polonia di Duda può salvare l’Europa

Nello specifico, il progetto della Russia, così come definito da Alexander Dugin, l’ideologo di orientamento nazibolscevico del Presidente della Federazione Russia, Vladimir Putin, è quello di estendere il dominio di Mosca in Europa, considerata una propaggine geografica della Grande Russia.

Preso atto della debolezza di Unione Europea e NATO, incapaci di arginare l’avanzata della Russia con una politica risoluta e coraggiosa, l’unica soluzione perseguibile per salvare l’Occidente è la realizzazione di un’alleanza dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale situati tra il Mar Baltico e il Mar Nero.

Come dichiarato dal Presidente polacco, Andrzej Duda, questa alleanza di Paesi dell’Europa Centro-Orientale -a cui, sotto l’egida della Polonia, potrebbero fare parte Estonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Romania, Croazia e Bulgaria- ha come principale scopo l’ottenimento del posizionamento permanente di contingenti NATO in questa regione d’Europa che, ad oggi, vede minacciata la propria sicurezza per mano della Russia. 

Il disegno, già perseguito tra il 2005 e il 2010 da Lech Kaczynski -il coraggioso Presidente della Polonia scomparso nella controversa Catastrofe di Smolensk- risale alla concezione dell’Intermarium, adottata con successo dal Leader della Seconda Repubblica polacca, Jozef Pilsudski, per arrestare l’avanzata dell’Unione Sovietica in Europa nel 1920.

Oggi come allora, considerato il timore di Germania e Francia nei confronti della Russia, il ruolo-guida della Polonia in Europa Centro-Orientale, che il Presidente Duda ha chiaramente dichiarato di volere ripristinare, è la soluzione che potrebbe garantire la sicurezza dell’Europa. 

Inoltre, solo grazie alla resistenza dell’Europa Centro-Orientale la Comunità Occidentale potrebbe tutelare efficacemente Democrazia, Libertà, Diritti Umani e Libero Mercato: Valori rispettati nei Paesi dell’Unione Europea e della NATO, ma costantemente calpestati nella Russia di Putin.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Putin provoca la NATO in Estonia e Lituania

Posted in NATO, Russia by matteocazzulani on August 3, 2015

Squadroni di velivoli dell’esercito della Federazione Russa violano i cieli di Estonia e Lituania a radar spenti. Gli episodi seguono le recenti minacce balistiche di Mosca a Polonia e Romania e l’occupazione militare di una porzione del territorio della Georgia fondamentale per la sicurezza energetica dell’Unione Europea



Varsavia – Dopo la mini-invasione in Georgia, provocazioni militari di ampia scala nei cieli dei Paesi Baltici. Questa è la strategia della tensione della Russia, la cui aviazione militare, nell’ultima settimana, ha violato lo spazio aereo di Estonia e Lituania con almeno venti velivoli dell’esercito di Mosca.

Come riportato da una nota dell’aviazione militare britannica RAF, e ripreso dall’autorevole portale di informazione Defence24, dieci velivoli militari russi -quattro MiG-31, quattro SU-34 e due AN-26- hanno sorvolato il territorio estone a radar spenti nella giornata di venerdì, 31 Luglio.

Pronta è stata la reazione della RAF che, per scortare i velivoli russi al di fuori dei cieli dell’Estonia, ha inviato dei Typhoon 6 attualmente di stanza presso la base militare estone di Amari nell’ambito delle operazioni NATO di difesa e pattugliamento dei cieli dei Paesi Baltici.

Prima dell’episodio estone, nella giornata di mercoledì, 29 Luglio, dodici velivoli dell’aviazione militare russa, sempre a radar spenti, hanno violato lo spazio aereo della Lituania prima di essere intercettati, e scortati, da F-16 norvegesi.

Le recenti violazioni dello spazio aereo di Estonia e Lituania sono gli ultimi atti di una lunga serie che, dall’annessione militare della Crimea da parte della Russia nel Marzo del 2014, ha visto aerei e navi dell’esercito russo sconfinare, a più riprese, non solo nei cieli e nelle acque territoriali dei Paesi Baltici, ma anche quelli di altri membri della NATO, come Finlandia, Svezia, Norvegia, Gran Bretagna, Danimarca, Polonia e Romania.

Peraltro, per via della partecipazione al sistema di difesa anti-missilistico della NATO, proprio Polonia e Romania sono finite ufficialmente nel mirino della Russia che, come dichiarato dal Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, Yevgeniy Lukianov, ha dislocato batterie di missili Iskander in Crimea puntati direttamente su Varsavia e Bucarest.

Il posizionamento degli Iskander in Crimea segue la medesima manovra che la Russia avrebbe compiuto nell’enclave di Kaliningrad dove, secondo fonti militari, l’esercito russo avrebbe dislocato batterie di Iskander puntati sulle geograficamente vicine Varsavia e Berlino.

Accanto agli sconfinamenti in zona NATO e il posizionamento di elementi balistici puntati su Paesi dell’Unione Europea -atteggiamenti che, in chiave militare, rappresentano una palese provocazione- la Russia ha anche riavviato una consistente attività militare nello spazio ex-sovietico con l’occupazione, in Georgia, di una porzione della regione georgiana dell’Ossezia Meridionale in cui transita l’oleodotto Baku-Supsa.

Quest’infrastruttura è una delle principali arterie da cui l’olio dell’Azerbaijan viene esportato in Turchia, e successivamente in Unione Europea, senza transitare per il territorio russo: una ragione che ha portato Polonia, Lituania, Azerbaijan, Georgia a ritenere l’oleodotto Baku-Supsa il primo tratto di progetto infrastrutturale concepito per trasportare oro nero in Europa Centrale e, così, decrementare la dipendenza della regione dalle forniture della Russia.

Infine, oltre ad avere intensificato la presenza di reparti armati dell’esercito russo nelle regioni ucraine orientali del Donbas e di Luhansk, il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha avviato un pressing diplomatico presso le Cancellerie occidentali per imporre all’Ucraina la concessione di un’ampia autonomia alle regioni occupate militarmente da Mosca.

Obama contestato per essere troppo morbido con Mosca

Come riportato da TVN24, Putin, oltre al tradizionale tacito sostegno del Cancelliere tedesco, Angela Merkel, e del Capo di Stato francese, Francois Hollande, si sarebbe avvalso del supporto occasionale del Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, per spingere il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, a far votare in Parlamento modifiche costituzionali che riconoscono una formale autonomia al Donbas e alla Oblast di Luhansk.

Come dichiarato dal Rappresentante del Dipartimento di Stato USA per l’Europa, Victoria Nuland, la decisione di convincere Poroshenko ad approvare un provvedimento che, de facto, pone fine all’integrità territoriale dell’Ucraina -un punto che i Leader occidentali hanno sempre dichiarato di sostenere- non è una carta di scambio di cui Obama si sarebbe avvalso per ottenere il sostegno di Putin nell’ambito delle trattative sul nucleare con l’Iran.

Ciò nonostante, negli Stati Uniti sono sempre più le critiche provenienti da ambiti politici e militari in merito alla politica dell’Amministrazione Obama in Europa, ritenuta troppo poco incisiva per potere arrestare l’attivismo militare della Russia e, così, garantire la sicurezza dei Paesi NATO dell’Europa Centro-Orientale.

Oltre ai principali candidati alle primarie del Partito Repubblicano -come Jeb Bush, Ted Cruz, Marco Rubio, Scott Walker e Lindsey Graham- e importanti membri repubblicani del congresso -come il Presidente della Commissione Servizi Armati, John McCain- anche esponenti del Partito Democratico, a cui appartiene Obama, hanno chiesto al Presidente un maggiore impegno nei confronti di Putin.

In diverse occasioni, la principale candidata alle primarie Partito Democratico, Hillary Clinton, ha espresso turbamento dinnanzi all’atteggiamento aggressivo di Putin in Europa Centrale e Orientale.

Inoltre, sia il Segretario alla Difesa, Ash Carter, che il neo-nominato Presidente del Collegio delle Forze Armate USA, Joseph Dunford -la cui nomina è stata proposta dai democratici e sostenuta dai repubblicani- hanno descritto la Russia come la principale minaccia militare da cui gli Stati Uniti devono difendersi per garantire la propria sicurezza nazionale e quella degli alleati in Europa.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale

@MatteoCazzulani

Putin riapre le ostilità in Georgia

Posted in Georgia, NATO by matteocazzulani on July 15, 2015

L’esercito russo si espande in Ossezia del Sud, regione georgiana occupata dal 2008, per bloccare l’oleodotto Baku-Supsa. Il funzionamento di un’infrastruttura fondamentale per la diversificazione energetica dell’Unione Europea messo a serio repentaglio



Varsavia – Non in Lettonia, nemmeno in Polonia, e neanche ancora in Ucraina, come in molti temevano. Con l’inizio dell’estate, il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha avviato una nuova offensiva militare in Georgia con l’occupazione di un’ulteriore porzione dell’Ossezia del Sud, regione storicamente e culturalmente georgiana che la Russia controlla illegalmente dal 2008.

Come riportato dall’autorevole sito di informazione militare Defence24, la manovra dell’esercito russo, avvenuta nei pressi di Tsitelubani -Paese ubicato nei pressi di Gori- ha permesso alla Russia di controllare una parte dell’oleodotto Baku-Supsa, una delle infrastrutture da cui l’olio estratto dal Mar Caspio viene esportato in Europa senza transitare per il territorio russo.

Con il controllo anche solo parziale dell’oleodotto Baku-Supsa, la Russia rende impossibile la realizzazione di un corridoio energetico per l’esportazione dell’olio centro asiatico in Europa Centrale, una delle regioni dell’Unione Europea maggiormente dipendenti dalle importazioni di energia russa.

Questo progetto, supportato dal consorzio Sarmatia -sostenuto politicamente da Polonia, Ucraina, Azerbaijan, Georgia e Lituania, e compartecipato dalla compagnia energetica polacca PERN, da quella ucraina UkrTransNafta, dalla georgiana GOGC, dalla lituana Klaipedos Nafta e dal colosso azero SOCAR- prevede l’invio dell’olio azero attraverso il Baku-Supsa e il suo trasporto via nave fino al porto di Odessa. Da qui, il carburante centro asiatico sarebbe inviato al porto di Danzica una volta completato il prolungamento dell’oleodotto Odessa-Brody-Plock fino alla città polacca.

L’occupazione di una fetta di territorio in cui transita l’oleodotto Baku-Supsa ha avuto luogo a pochi mesi dalla vittoria nelle Elezioni Presidenziali polacche di Andrzej Duda, giovane candidato conservatore che, in materia di politica estera ed energetica, ha dichiarato di voler ripristinare le iniziative attuate dal suo Predecessore, Lech Kaczynski.

Dinnanzi all’assenza di iniziative da parte dell’Unione Europea atte a garantire la sicurezza energetica dei suoi Paesi membri, Lech Kaczynski ha dato un forte impulso al progetto Sarmatia per diversificare le forniture di energia dell’Europa Centro-Orientale.

L’attività militare a scopo energetico della Russia in Georgia rappresenta una continuità preoccupante con le iniziative belliche che l’esercito russo sta attuando in Ucraina, dove, in seguito all’annessione armata della Crimea, le milizie di Mosca occupano le regioni orientali ucraine e, secondo fonti afferenti all’ambito militare, avrebbero come prossimo obiettivo proprio la città di Odessa.

Inoltre, come testimoniato da diverse fonti internazionali, l’esercito russo sta attuando sistematiche provocazioni nei cieli e nelle acque territoriali di Stati membri di NATO ed Unione Europea, quali Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Finlandia, Svezia, Danimarca e Gran Bretagna.

Obama e l’Europa ancora indifferenti

A facilitare l’attività bellica della Russia è la noncuranza dell’Unione Europea, incapace di condannare fermamente l’aggressività militare di Mosca nei confronti dei Paesi membri dell’UE situati in Europa Centro-Orientale.

Oltre al silenzio dell’UE, provocato dagli stretti interessi energetici ed economici con la Russia di alcuni Stati membri spiccatamente filorussi -Germania, Grecia, Italia ed Ungheria in primis- a favorire l’attività bellica di Putin in Georgia ed Ucraina è anche la distrazione dell’Amministrazione Presidenziale degli Stati Uniti d’America del democratico Barack Obama.

Nel Dicembre 2014, Obama ha rifiutato di concedere a Georgia ed Ucraina lo status di alleato particolare della NATO, un riconoscimento, chiesto a gran voce dai membri del Congresso sia repubblicani che democratici, che avrebbe consentito una stretta collaborazione militare di Tbilisi e Kyiv con gli USA.

Come riportato dalla Reuters, d’altro canto l’Amministrazione Obama ha concesso lo status di alleato particolare della NATO alla Tunisia, l’unico Paese del Nord Africa ad avere compiuto un processo democratico dopo le cosiddette Primavere Arabe.

Senza una reale comprensione da parte di Obama del problema rappresentato dall’aggressività militare russa in Europa Centrale ed Orientale -che tuttavia è stato ben compreso dal principale candidato alle Primarie repubblicane, Jeb Bush- l’Unione Europea vede la sicurezza energetica, nazionale e militare dei suoi Stati membri essere seriamente a repentaglio.

Inoltre, senza un vero e proprio rafforzamento della NATO, con una presenza permanente di uno o più contingenti dell’Alleanza Atlantica in Europa Centro-Orientale, e senza una comune politica dell’energia che punti a diversificare le forniture di gas e olio dalla forte dipendenza da Mosca, l’Unione Europea sarà incapace di affrancarsi dall’influenza di Putin sul piano militare ed energetico.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

La Finlandia si allontana dalla NATO dopo le elezioni

Posted in Finlandia, NATO by matteocazzulani on April 20, 2015

La vittoria del Partito di Centro del multimilionario Juha Sipila raffredda le possibilità di integrazione nella NATO, sostenuta dalla Coalizione Nazionale del Premier uscente, Alex Stubb. L’economia il tema principale della consultazione elettorale

Se Atene -intesa come la Comunità Trans Atlantica- piange, Sparta -la Russia di Putin- non ride. Questo è il bilancio delle Elezioni Parlamentari in Finlandia che, nella giornata di Domenica, 19 Aprile, hanno visto trionfare il Partito di Centro. Questa forza di orientamento liberal-democratico ha ottenuto 49 seggi sui 200 messi in palio nel Parlamento monocamerale finlandese.

Come seconda forza, quasi a sorpresa, si è affermato il Partito dei Finnici, movimento nazionalista, populista ed antieuropeo che ha basato la sua campagna elettorale su un’aspra critica all’Unione Europea, riuscendo ad ottenere ben 38 seggi.

Come riportato dall’autorevole Reuters, solamente terza, anche se staccata di poco con 37 seggi, si è posizionata la Coalizione Nazionale del Premier uscente Alexander Stubb, una forza moderata e conservatrice che ha pagato il prezzo di una crisi economica sempre più forte nel Paese.

Come dichiarato dal Leader del Partito di Centro, Juha Sipila, la nuova coalizione di governo vedrà i liberal-democratici condividere la guida del Paese con i populisti del Partito dei Finni, il cui Capo, Timo Soini, ha già dichiarato di accettare la responsabilità di fare parte della maggioranza.

Secondo quanto riportato da El Pais, all’opposizione, di sicuro, si posizionerà la Coalizione Nazionale, sopratutto dopo che il Segretario del Partito SocialDemocratico, Antii Rinne, ha dichiarato di non volere utilizzare i suoi 36 seggi per dare la possibilità a Stubb di mantenere il ruolo di Premier a Capo di una Grande Coalizione simile a quella tedesca.

Nonostante il tema principale della campagna elettorale sia stato l’economia, la politica estera ha ricoperto un ruolo importante, dal momento in cui, dopo la ripresa dell’attività bellica della Russia, la sicurezza nazionale della Finlandia si trova oggi particolarmente a repentaglio.

Dopo le ripetute violazioni dello spazio aereo finlandese da parte di velivoli militari dell’aviazione russa, il Premier Stubb ha rafforzato la cooperazione militare con Svezia, Danimarca e Norvegia, ed ha ventilato l’ipotesi di integrare la Finlandia nella NATO.

L’opinione del Premier Stubb, il politico più atlantista dello scenario finlandese, è stata contrastata da Sipila, che, in linea con la tradizionale posizione di neutralità predicata dal suo Partito -che deve molto del suo programma all’ideologia neutralista dell’ex-Presidente Urho Kekkonen- si è detto contrario all’ingresso della Finlandia nella NATO.

Tuttavia, il Leader del Partito di Centro non ha chiuso totalmente la questione dell’appartenenza di Helsinki all’Alleanza Trans Atlantica, sostenendo, a poche ore dalla fine del conteggio dei voti, che un dibattito sull’ingresso della Finlandia nella NATO è comunque necessario.

Per Putin un risultato agrodolce

Con la sconfitta di Stubb, la Comunità Trans Atlantica perde uno dei Capi di Governo più atlantisti in Europa che, come riportato dal Helsinki Times, ha avuto la lungimiranza di considerare la NATO come l’unica soluzione possibile per garantire la sicurezza nazionale dei Paesi dell’Unione Europea dall’aggressività della Russia.

Tuttavia, l’apertura di Sipila alla questione dell’ingresso di Helsinki nell’Alleanza Atlantica dimostra come, nonostante le divergenze interne, la politica estera della Finlandia potrebbe non registrare cambiamenti per quanto riguarda il lento, ma inesorabile avvicinamento alla NATO.

A preoccupare, tuttavia, resta anche l’ottimo risultato del Partito dei Finni che, così come gli altri Partiti euroscettici ed antieuropei -basti pensare al Front National in Francia, allo UKIP in Gran Bretagna, alla Lega Nord e al Movimento 5 Stelle in Italia- sostiene posizioni molto vicine, se non addirittura collimanti, con la propaganda di Putin.

Matteo Cazzulani

Analista di tematiche Trans Atlantiche, Europa Centro Orientale ed energetiche

@MatteoCazzulani

Aggressione russa all’Ucraina: gli USA rafforzano la difesa NATO in Europa Centro-Orientale

Posted in NATO by matteocazzulani on March 29, 2015

Folle oceaniche accolgono i mezzi militari statunitensi in Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia e Lituania durante le esercitazioni Atlantic Resolve per rafforzare le strutture difensive dell’Alleanza Atlantica nella regione. Come sottolineato da Zbigniew Brzezinski, l’Europa Centro-Orientale è nel mirino di Putin dopo l’Ucraina e la Moldova

Migliaia di persone ad accogliere i soldati come liberatori, foto di rito, bambini sui carri armati, militari sorridenti e piazze in festa. Queste non sono solo scene accadute in Italia durante la guerra di Liberazione dal nazifascismo, ma quanto avvenuto a Bialystok, centro urbano della Polonia orientale, ed in altre città polacche, ceche, lituane, lettoni ed estoni.

Così come durante la guerra di Liberazione italiana, ad essere salutato come liberatore è stato l’esercito degli Stati Uniti d’America, in particolare il Terzo Squadrone del Secondo Reggimento Cavalieri delle forze armate statunitensi, impegnato nelle esercitazioni Atlantic Resolve per rafforzare le strutture difensive della NATO in Europa Centrale ed Orientale.

Nello specifico, l’esercito degli Stati Uniti ha effettuato una girandola di esercitazioni in Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Repubblica Ceca. Questi Paesi, come dimostrano le continue provocazioni militari da parte della Russia -ripetuta violazione dello spazio aereo, tensioni innalzate volutamente sul piano politico, dislocamento di missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad- vedono infatti oggi la loro sicurezza nazionale messa fortemente a repentaglio.

Non a caso, a motivare l’entusiasmo con cui l’Esercito USA è stato accolto a Bialystok e negli altri centri urbani attraversati dai mezzi statunitensi è la sensazione di protezione che i militari americani hanno saputo infondere con la loro presenza in Europa Centro-Orientale, al punto da diventare una vera e propria attrazione di massa per la popolazione locale.

Del resto, a parlare di vero e proprio allarme per i Paesi dell’Europa Centro-Orientale è stato Zbigniew Brzezinski, l’Adviser dell’ex-Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter che, in un’intervista all’autorevole Gazeta Prawna, ha invitato i polacchi ad armarsi per garantirsi da soli la difesa dei propri confini, senza pensare di potere contare sul sostegno dei Paesi NATO dell’Europa Occidentale.

In particolare, Brzezinski ha sottolineato come, in caso di attacco alla Polonia da parte di Putin, la NATO sarebbe impossibilitata ad attuare l’Articolo V del suo Statuto -che prevede l’intervento armato dell’Alleanza in difesa di uno Stato membro aggredito- per via del veto che alcuni Paesi europei notoriamente filorussi, come la Grecia, potrebbero porre ad ogni misura contro Mosca.

Tuttavia, Brzezinski, che ha evidenziato come, sempre in caso di aggressione militare da parte della Russia, la Polonia possa de facto contare solo sul supporto bilaterale di USA e Gran Bretagna, ha annoverato Estonia, Lettonia e Lituania tra gli obiettivi che Putin ha nel suo mirino prima di Varsavia.

“La Polonia deve armarsi e contare solo sulle proprie forze. Presso la NATO vige la procedura dell’unanimità, che in caso di decisione su un intervento armato da attuare per contrastare un eventuale attacco della Russia a Varsavia verrebbe meno a causa del veto della Grecia. In tale eventualità, la Polonia può contare sul sostegno di alcuni partner europei come la Gran Bretagna, ed ovviamente su quello degli USA. Dopo l’Ucraina, Varsavia è davvero sotto minaccia, ma i Paesi Baltici, la Moldova e l’Azerbaijan rischiano molto di più” ha dichiarato Brzezinski.

Polonia e Lituania si armano

Le parole di Brzezinski, e l’entusiasmo delle folle di Bialystok e delle altre città della Polonia, sono stati ampiamente ascoltati dal Governo polacco, il cui Premier, Ewa Kopacz, ha di recente voluto l’approvazione di una mozione che autorizza il richiamo nell’esercito di ogni cittadino polacco arruolabile in caso di emergenza nazionale.

Inoltre, il Ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak -che è anche Vicepremier- sta lavorando alla formazione di strutture di difesa territoriali basate su squadre armate paramilitari addestrate per attuare la guerra difensiva in caso di invasione.

Oltre alla Polonia, che ha destinato il 2% delle uscite di bilancio alla difesa, anche la Lituania ha preso provvedimenti significativi a garanzia della propria sicurezza nazionale,  come l’appello lanciato dal Presidente lituano, Dalija Grybauskaite, affinché la leva obbligatoria sia reintrodotta al più presto in tutto il territorio lituano.

Matteo Cazzulani

Analista Politico di Tematiche Trans Atlantiche e dell’Europa Centro-Orientale

Twitter @MatteoCazzulani

La Comunità Atlantica e la NATO sotto attacco da Putin: lo dice anche il Financial Times

Posted in NATO by matteocazzulani on September 29, 2014

L’autorevole testata internazionale rileva circa 200 sconfinamenti dell’aviazione russa nello spazio aereo di Unione Europea, Stati Uniti d’America e Canada, un gesto da considerarsi come un vero e proprio affronto. Come riportato dalla Deutsche Welle, la Germania non sarebbe in grado di mantenere le promesse fatte all’Alleanza Atlantica per la difesa dell’Europa Centro-Orientale

Il Financial Times lancia l’allarme, Deutsche Welle e Spiegel rincarano la dose. Nella giornata di giovedì, 25 Settembre, la nota testata internazionale in lingua inglese ha sottolineato come siano oramai circa 300 i casi di violazione dello spazio aereo dell’Unione Europea e della NATO da parte della Russia.

Nello specifico, il Financial Times ha rilevato come la sola Lettonia sia stata coinvolta in 150 tra manovre e sconfinamenti di reparti dell’aviazione miliare russa nei cieli lettoni, mentre la Lituania ha subito 68 violazioni del proprio spazio aereo.

Interessate dalle manovre oltre confine dell’aviazione militare russa sono state anche Estonia, Finlandia e Svezia che, sempre secondo la testata internazionale di lingua inglese, hanno registrato un totale di 11 sconfinamenti di velivoli militari russi, al punto da spingere l’ex-Ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, a lanciare l’allarme lo scorso 17 Settembre.

Oltre ad essere un gesto militare interpretabile come una vera e propria provocazione, gli sconfinamenti dell’aviazione militare della Russia riportati dal Financial Times hanno anche una connotazione politica.

Lo scorso 19 Settembre, in piena campagna elettorale per il referendum sull’Indipendenza della Scozia -che il Presidente russo, Vladimir Putin, ha fortemente sostenuto- due Tu-95 dell’aviazione militare della Russia sono stati intercettati dalla Royal Air Force nei pressi dello spazio aereo della Gran Bretagna.

Sempre il 17 e il 18 Settembre, alla vigilia della visita in USA e Canada del Presidente ucraino, Petro Poroshenko, una flotta composta da tre MiG-31 e due Tu-95 russi hanno volato a stretta vicinanza dapprima nei cieli dell’Alaska, e, successivamente, vicino allo spazio aereo canadese.

Le manovre dell’aviazione militare russa riportate dal Financial Times sembrano confermare i timori espressi a più riprese in sede NATO dai Paesi dell’Europa Centro-Orientale, in merito alla volontà di Putin di spostare il conflitto armato dall’Ucraina ai Paesi del Baltico.

L’attacco a Estonia, Lettonia e Lituania -Paesi membri dell’UE e della NATO- sarebbe una dichiarazione di guerra diretta all’Europa e alla Comunità Atlantica: un progetto che, come dichiarato in diverse occasioni da esperti del calibro del giornalista britannico Edward Lucas, Putin potrebbe perseguire per ricostruire una Russia imperiale.

Per reagire alla possibile aggressione militare russa, la NATO, nel corso del recente vertice di Newport, in Galles, ha varato la Forza di Reazione Veloce: un’unità armata composta di forze aeree di vari Paesi dell’Alleanza Atlantica, con base in Polonia, impegnata a reagire nell’immediato ad una possibile invasione da parte di Putin.

La Forza di Reazione Veloce è stata varata per rassicurare i Paesi dell’Europa Centro-Orientale, che ad oggi si sentono non adeguatamente tutelati dalla NATO, ma, come riportato dalla Deutsche Welle, potrebbero non esserci le risorse finanziarie per sostenere economicamente il progetto.

Come riportato dalla testata internazionale tedesca, la Germania, che ha promesso l’invio in Polonia di 60 Eurofighter nell’ambito della Forza di Reazione Veloce, possiede in realtà solamente 42 aerei di questo tipo pronti al volare e ad essere ingaggiati in azioni militari immediate.

Secondo questa rilevazione, la Deutsche Welle ha dimostrato come il Governo tedesco potrebbe avere formulato alla NATO promesse che, nella realtà, la Germania non è in grado di mantenere.

La NATO divisa sulla difesa dell’Europa Centro-Orientale

Oltre alla Germania, non è escluso che anche altri Paesi abbiano promesso sostegno militare ai Paesi dell’Europa Centro-Orientale senza, tuttavia, potere de facto onorare tale impegno.

Tuttavia, lo scontro in merito alla Forza di Reazione Veloce sembra essere molto acceso anche all’interno della stessa NATO.

Come riportato dallo Spiegel, durante il recente Consiglio Militare di Vilna, il Generale Martin Dempsey -la più alta carica militare USA- e il Comandante Generale della NATO in Europa, Philip Breedlove, avrebbero fortemente discusso sull’argomento.

Secondo quanto riportato dalla testata tedesca, Dempsey avrebbe questionato la capacità della Forza di Reazione Veloce di reagire alle minacce in sole 48 ore.

A sua volta, Breedlove avrebbe invitato il Generale statunitense ad esprimere le sue perplessità al Segretario di Stato USA, John Kerry, e al Segretario alla Difesa, Chuck Hagel, che, dopo avere esaminato il progetto, hanno dato il loro assenso.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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