YANUKOVYCH A MOSCA CHIEDE A PUTIN L’INTERVENTO MILITARE IN UCRAINA
Il Presidente ucraino invita il suo collega russo ad intervenire per ristabilire il suo regime a Kyiv. I filorussi di Crimea occupano il Parlamento ed accendono le tensioni con i tatari locali
Rifugiato in Russia, provocatore di una guerra civile con l’intervento esterno che sembra essere sempre più annunciata. Nella giornata di giovedì, 27 Febbraio, l’ex-Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, ha richiesto alla Russia di garantire il ripristino dell’ordine politico sovvertito dalla rivoluzione che, il sabato precedente, ha destituito il suo regime dittatoriale.
L’invito di Yanukovych, che fonti ben accreditate danno come rifugiato a Mosca, arriva subito dopo l’occupazione in Crimea del Parlamento della Repubblica Autonoma locale da parte di attivisti filo-russi, che si stanno fronteggiando con i tartari della penisola, a loro volta favorevoli al mantenimento dell’unità nazionale ucraina.
A preoccupare è anche il riarmo dell’esercito russo, che il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha iniziato a dislocare lungo i confini con l’Ucraina, al punto da suscitare la reazione sia del Presidente ad Interim ucraino, Oleksandr Turchynov, che dei principali esponenti politici di Unione Europea, Stati Uniti d’America e NATO, che hanno invitato Mosca a rispettare l’integrità territoriale ucraina.
Nel frattempo, è stata presentata la nuova squadra di governo che dovrà riportare a galla l’economia dell’Ucraina da una situazione di profonda crisi e, come dichiarato dal Premier candidato, Arseniy Yatsenyuk, firmare l’Accordo di Associazione con l’UE.
Ecco i nomi del nuovo Governo
Il governo, composto da un misto di politici di primo e secondo piano del principale partito di opposizione Batkivshchyna, e da personaggi illustri che si sono distinti durante la battaglia contro il regime di Yanukovych, che ha provocato più di cento morti tra i manifestanti, ha ottenuto l’appoggio esterno del partito moderato UDAR di Vitaliy Klichko, che ha dichiarato di volersi candidare alle elezioni presidenziali.
Oltre al Premier Yatsenyuk, leader in pectore del Partito Social-popolare-democratico Batkivshchyna, rilevanti sono le nomine di Borys Tarasyuk -ex-Ministro degli Esteri e fervente atlantista- a Vicepremier con delega agli Affari Europei, Oleksandr Shlyapak -ex Capo dell’apparato Presidenziale dell’ex-Preidente arancione Viktor Yushchenko- a Ministro dell’Economia, di Yuri Prodan -già membro dei Governi arancioni dell’anima della Rivoluzione Arancione Yulia Tymoshenko- a ministro dell’Energia, e di Arsen Avakov -uno dei due dissidenti che ha ottenuto Asilo politico in Italia- a Ministro degli Interni.
Oltre alla parte politica, importante è anche la nomina di Dmytro Bulatov, leader della protesta Euromaidan noto per essere stato torturato, amputato di un orecchio e addirittura crocifisso dalla polizia di regime Berkut, a ministro dello Sport, e della giornalista barbaramente picchiata Tetyana Chornovol a Capo dell’Ufficio Anticorruzione.
A Capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa è stato nominato Andriy Parubyi, uno dei deputati Batkivshchyna più attivi durante la lotta partigiana contro il Regime di Yanukovych.
Matteo Cazzulani
UCRAINA: TURCHYNOV È IL NUOVO PRESIDENTE. YANUKOVYCH RICERCATO
Il Parlamento ucraino nomina il Vicecapo di Batkivshchyna come Capo di Stato ad interim, dimissiona i Ministri imposti dall’ex-Presidente ucraino, ed annulla leggi che mettono a repentaglio l’unità nazionale. Il nuovo Capo dello Stato promette impegno nel sociale, nella posizione di Kyiv in campo economico, la ripresa dei negoziati con l’Europa, e rapporti paritetici con la Russia.
Corporatura robusta, sguardo attento e pensiero profondo da filosofo vero di credo luterano -una rarità nello scenario politico ucraino. Così si presenta il nuovo Presidente ucraino, Oleksandr Turchynov, eletto Domenica, 23 Febbraio, Capo di Stato ad interim dal Parlamento ucraino, di cui pochi giorni prima è stato eletto Speaker.
A favore della nomina del Vice-Capo del Partito social-popolare-democratico Batkivshchyna, che ha già ricoperto il Vicepremierato, il Premierato ad interim e la guida del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa, ha votato la maggioranza totale del Parlamento, che, nella medesima giornata, ha provveduto anche a dimissionare i Ministri imposti dall’ex-Presidente Yanukovych.
Nel suo discorso di insediamento, Turchynov ha promesso di mettersi subito al lavoro per garantire il pagamento delle provvidenze sociali, tra cui stipendi e pensioni, e ha posto il recupero di fiducia da parte dei mercati internazionali come priorità della sua Amministrazione.
Per quanto riguarda la politica estera, Turchynov ha dichiarato la ripresa dei negoziati con l’Unione Europea per la firma dell’Accordo di Associazione: un documento che integra l’economia ucraina nel mercato unico UE.
Il nuovo Capo dello Stato ha poi dichiarato la volontà di stabilire buoni e stretti rapporti con la Russia sulla base del principio di parità e comune rispetto.
Oltre alla nomina di Turchynov, il Parlamento ha anche votato per la nazionalizzazione della lussuosa residenza presidenziale Mezhyhirya -che sarà probabilmente destinata ad orfanotrofio- e l’abolizione di alcune delle controverse Leggi fatte approvare da Yanukovych, come quella sulla concessione alle lingue delle minoranze nazionali dello status di idiomi ufficiali dell’Ucraina.
Nella giornata di lunedì, 24 Febbraio, il Parlamento ucraino ha poi varato un mandato di arresto per lo stesso ex-Presidente Yanukovych che, dopo essere stato incolpato di crimini contro l’umanità dagli stessi parlamentari del suo Partito delle Regioni, ha cercato di fuggire in Russia: fonti lo danno ora nascosto nel Donbas, nell’est del Paese, altre addirittura in Crimea.
Reazioni positive all’insediamento e ai primi passi compiuti dall’Amministrazione Turchynov sono state pronunciate dal Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America, John Kerry, mentre il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha accusato l’opposizione di avere sovvertito l’ordine con l’uso della forza.
In tre per il Premierato
Nel frattempo, sono cominciate le procedure per la formazione di un nuovo Governo di Unità Nazionale per traghettare l’Ucraina alle prossime elezioni presidenziali anticipate. Secondo le prime indiscrezioni, la carica di Premier potrebbe essere affidata al Leader di Batkivshchyna, Arseniy Yatsenyuk, oppure al Deputato indipendente Petro Poroshenko: imprenditore della cioccolata che molto si è speso per sostenere il corso europeo del suo Paese.
Tra i possibili candidati al Premierato è emerso anche il nome di Yulia Tymoshenko, l’ex-Premier liberata da due giorni dalla detenzione politica a cui è stata costretta dall’Agosto del 2011, che, tuttavia, ha fatto sapere di non essere interessata alla guida del Governo.
Secondo indiscrezioni, la Tymoshenko, che nella giornata di Domenica, 23 Febbraio, ha incontrato gli Ambasciatori di UE ed USA in Ucraina, ed ha ricevuto sia la chiamata del Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che le felicitazioni del Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, si starebbe preparando per correre alle elezioni presidenziali.
A contenderle la candidatura come leader dello schieramento democratico ci sarebbe il Capo del Partito moderato UDAR, Vitaly Klichko.
Matteo Cazzulani
YANUKOVYCH DESTITUITO E TYMOSHENKO LIBERATA: IN UCRAINA VINCE LA DEMOCRAZIA, MA OCCORRE ANCORA PRUDENZA
Il Parlamento ucraino elegge un nuovo Speaker, destituisce il Presidente e libera dalla detenzione politica la leader dell’Opposizione, incarcerata dal 2011 dopo un caso di Giustizia Selettiva. Elezioni anticipate fissate il 25 Maggio, mentre Yanukovych cerca invano di riparare in Russia
I sanitari d’oro, un parco auto da museo, per poi passare ai documento in cui si testimoniano le violazioni dei diritti umani e gli ordini di reprimere le manifestazioni pacifiche in sostegno dell’Europa prima e della democrazia poi, fino ai mutandoni rossi di alta moda: nulla di diverso rispetto a quanto già visto presso Gheddafi, Saddam Husseyn ed altri sanguinari dittatori.
Queste sono le immagini provenienti da Mezhihyrya: la residenza privata del Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, a cui la stampa ha potuto accedere nella serata di sabato, 22 Febbraio, dopo che il Parlamento ha votato all’unanimità per la decadenza del Capo dello Stato, ed ha fissato la data di nuove elezioni presidenziali per il 25 Maggio.
Oltre alla cacciata di Yanukovych -fino alle nuove elezioni le funzioni del Presidente saranno ricoperte dal nuovo Presidente del Parlamento, Oleksandr Turchynov- il Parlamento ha approvato l’immediato rilascio di Yulia Tymoshenko: Leader dell’opposizione ucraina detenuta dal 2011 in seguito ad un processo irregolare riconosciuto da tutti gli osservatori internazionali e da un pronunciamento della Corte Europea per i Diritti Umani come politicamente motivato.
Appena liberata dalla colonia di Kharkiv, la Tymoshenko -ridotta sulla sedia a rotelle in seguito alle violenze subite in prigione e all’ernia al disco di cui è affetta, che non è stata curata dalle Autorità carcerarie- è stata trasportata a Kyiv, dove, sul Maidan, ha invitato i manifestanti a restare sulla piazza fino a quando Yanukovych non sarà del tutto destituito.
Lo stesso Yanukovych, dopo avere cercato invano di fuggire in Russia con un jet privato fermato dalle forze di polizia, che assieme ai Servizi Segreti, sono passate dalla parte della nuova maggioranza, si è rifugiato nel Donbass, la sua regione d’origine, da dove ha ritenuto illegittime le decisioni prese dal Parlamento.
Quanto accaduto sabato, 22 Febbraio, è un ottimo risultato per un popolo, quello ucraino, che dopo avere subito la repressione violenta delle forze di polizia del regime di Yanukovych, che ha provocato più di cento morti e diverse centinaia di feriti, non ha rinunciato alla protesta e, con le armi della determinazione, ha ottenuto la sua libertà.
Il fatto è stato anche una dimostrazione di come l’Unione Europea possa contare davvero tanto quando decide di prendere una posizione chiara ed attiva di politica estera: l’armistizio tra il regime di Yanukovych e l’opposizione, a cui è seguita la destituzione del Presidente ucraino e la liberazione della Tymoshenko, è stato possibile anche e sopratutto grazie all’intervento di mediazione dei Ministri degli Esteri polacco e tedesco, Radoslaw Sikorski e Frank-Walter Steinmeier, inviati a Kyiv dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera UE, Catherine Ashton, per risolvere la situazione.
L’Europa deve fare ancora molto per garantire pace e progresso
Tuttavia, la partita non è ancora chiusa. Nella giornata di Domenica, 23 Febbraio, mentre le comunità ucraine di tutto il Mondo si riuniranno per dimostrare -a Milano alla manifestazione, fissata per le ore 15 in piazza Castello, partecipa anche il PD metropolitano milanese- si chiudono le olimpiadi di Sochi: un fatto che potrebbe consentire al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, di fornire appoggio anche militare a Yanukovych per riprendere il potere.
Per reagire a questo possibile scenario, l’Europa deve attivarsi fin da subito per aprire le sue frontiere agli ucraini abbattendo il regime dei visti per un popolo che per ragioni culturali, storiche e sociali appartiene alla Grande Famiglia Europea.
Inoltre, deve essere protagonista dell’organizzazione di un gruppo di lavoro contestualizzato nell’Osce che sia in grado di gestire lo svolgimento di elezioni presidenziali anticipate davvero libere e democratiche, affinché sia lasciata ai soli ucraini la scelta di dove collocarsi nel Mondo senza condizionamenti geopolitici né ricatti energetici di alcun tipo provenienti dall’esterno.
Matteo Cazzulani
UCRAINA: RIABILITATI TYMOSHENKO E PARLAMENTO
L’Europa trova l’accordo tra l’opposizione e il Presidente, Viktor Yanukovych, per ripristinare le libertà democratiche, indire nuove elezioni presidenziali, riabilitare i prigionieri politici e formare un governo tecnico provvisorio. Fondamentale il ruolo del Ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, inviato per conto dell’Unione Europea
O la firma o la morte. Questo è stato l’invito con cui il Ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, presente a Kyiv con il suo collega tedesco Frank Walter Steinmeier per contro dell’Unione Europea, ha incoraggiato i leader dell’opposizione Ucraina ad accettare un accordo con il Presidente dell’Ucraina, Viktor Yanukovych, che proprio i due diplomatici europei hanno negoziato fino alle prime ore di venerdì, 21 Febbraio.
L’accordo prevede il ripristino delle libertà democratiche che Yanukovych ha progressivamente cancellato dalla sua salita al potere nel 2010, la riabilitazione dei prigionieri politici vittime di casi di giustizia selettiva, l’indizione di elezioni presidenziali anticipate nel Dicembre 2014 e la formazione di un Governo tecnico provvisorio per guidare il Paese in un periodo di forte crisi.
Sulla base dell’accordo, già nella serata di venerdì, 21 Febbraio, il Parlamento ucraino ha votato per il ripristino della Costituzione del 2004, che ha reso l’Ucraina nuovamente una Repubblica Parlamentare-Presidenziale, restituendo alla Rada -il Parlamento ucraino- i poteri che il Presidente aveva ad essa prelevato ed accentrato nelle sue mani.
Importarte è stata anche la votazione di un provvedimento per la liberazione di Yulia Tymoshenko: la leader dell’opposizione ucraina incarcerata dal 2011 in seguito ad un caso di giustizia selettiva organizzato da Yanukovych per eliminare la sua più temuta avversaria politica.
L’accordo tra il Presidente e l’opposizione ottenuto grazie alla mediazione di Sikorski e Steinmeier ha anche permesso il cessate il fuoco a Kyiv, che, dopo l’aggressione violenta con armi da fuoco della polizia speciale di regime Berkut, ha provocato 100 vittime e più di un migliaio di feriti sopratutto tra i manifestanti.
Secondo notizie ben informate, come testimoniato dall’invito che Sikorski ha utilizzato per convincere l’opposizione a firmare l’accordo, il Presidente Yanukovych sarebbe stato pronto ad utilizzare l’esercito ed imporre la Legge Marziale per sedare la rivolta.
Yanukovych scappa a Kharkiv
Nonostante la votazione del Parlamento, i provvedimenti per essere esecutivi necessitano della firma del Presidente, che, tuttavia, ha dichiarato di non volere adempiere a tale obbligo istituzionale e, nella serata di venerdì, 21 Febbraio, è fuggito a Kharkiv per partecipare ad un incontro con un manipolo di Deputati a lui fedeli.
La decisione del Presidente pone un interrogativo sulla reale possibilità di cambiamento, e non esclude il riprendersi delle ostilità e della repressione non appena l’attenzione dell’Opinione Pubblica sarà calata.
Matteo Cazzulani
IN UCRAINA ARRIVANO LE EUROSANZIONI MA È TARDI: YANUKOVYCH PROVOCA CENTO MORTI E MIGLIAIA DI FERITI
Il Consiglio Europeo congela i conti bancari e revoca i visti Schengen per le Autorità ucraine che non rispettano i Diritti Umani. Fuga in Europa degli oligarchi che supportano il Presidente ucraino, Viktor Yanukovych.
Una posizione necessaria ma tardiva che non frena un’escalation violenta che già si è verificata. Nella giornata di giovedì, 20 Febbraio, il Consiglio Europeo ha finalmente approvato l’imposizione di sanzioni personali mirate per le Autorità ucraine che hanno violato la democrazia ed i diritti umani, e che si sono rese responsabili del massacro di più di cento persone negli ultimi due giorni e di più di mille feriti, provocate dall’aggressione armata delle forze speciali di polizia Berkut su preciso ordine del Presidente dell’Ucraina, Viktor Yanukovych.
Nello specifico, le sanzioni prevedono il congelamento dei conti bancari per le Autorità ucraine e per i loro famigliari, che hanno interessi e che studiano in Paesi dell’Unione Europea, il diniego della concessione dei visti Schengen per queste personalità, il bando di importazione di strumenti che possono essere utilizzati per reprimere il dissenso con la forza e la violenza.
Oltre alle sanzioni, il Consiglio Europeo ha anche invitato i Paesi UE a facilitare l’erogazione dei visti per i cittadini ucraini, sopratutto per arginare una crisi umanitaria alle porte dell’Unione, e per rafforzare i legami umani con un Popolo che appartiene alla grande famiglia europea per ragioni di carattere storico, culturale e sociale.
La decisione del Consiglio Europeo è stata presa mentre la rivolta si è consumata nel sangue, con scene che testimoniano una vera e propria guerra civile provocata dall’uso della forza sui manifestanti ordinato dal Presidente Yanukovych, che durante il massacro del suo popolo ha intrattenuto colloqui con la delegazione UE, composta dai Ministri degli Esteri di Polonia, Francia e Germania: Radoslaw Sikorski, Laurent Fabius, Frank-Walter Steinmeier.
Le trattative hanno portato alla convocazione urgente di una seduta del Parlamento, durante la quale, da parte dell’opposizione compatta e di alcuni esponenti del Partito delle Regioni del Presidente Yanukovych, è stato approvato il divieto per i reparti Berkut di permanere in città.
Il cessate il fuoco, che per essere effettivo necessità comunque della firma del Presidente, che non ha ancora firmato, non è stato votato dalla maggioranza dei Parlamentari del Partito delle Regioni, che sono riparati in alcuni Stati UE per mettere al sicuro i loro capitali prima dell’entrata in vigore delle tardive eurosanzioni.
Ad esempio, Rinat Akhmetov, uno dei principali sponsor di Yanukovych, noto per essere il Presidente della squadra di calcio Shakhtar Donetsk, è volato subito a Londra, dove ad attenderlo ha trovato un nutrito comitato di accoglienza di emigrati ucraini inferociti per la repressione violenta del dissenso.
Putin con Yanukovych si comporta come con Assad
Otre all’Europa, chi si muove meglio e con più coraggio è il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, che, durante una visita ufficiale in Messico, ha accusato il Presidente russo, Vladimir Putin, di inferire in Ucraina per destabilizzare la democrazia, così come fatto nei confronti della Siria.
In particolare, Obama, ripreso dal Guardian, ha sottolineato come Putin abbia dimostrato di non avere alcun rispetto per la volontà di autodeterminazione del popolo ucraino, che è sceso in piazza per la propria democrazia e per la propria libertà.
Nella mente di Obama è sicuramente la pressione economica, commerciale ed energetica -fatta di interruzione arbitraria delle forniture di gas ed embargo sui prodotti alimentari ucraini- che Putin sta da anni esercitando sull’Ucraina per destabilizzare la situazione interna al Paese ed inglobare Kyiv nell’Unione Doganale Eurasiatica.
Questo progetto di integrazione sovranazionale concepito per ricostruire un impero russo a forte matrice xenofoba e sciovinista orientato in primis alla distruzione dell’Europa e al contrasto della cultura occidentale.
Anche il Canada ha preso posizione, ed ha dichiarato, come già hanno fatto gli USA, di volere inasprire le sanzioni già imposte sugli ucraini responsabili della violazione dei Diritti Umani, come il restringimento dei visti.
Matteo Cazzulani
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