REFERENDUM DI SANGUE IN SIRIA.
Il presidente siriano, Bashar al Asad indice una consultazione per apportare mutamenti cosmetici al regime, ma reagisce all’invito di disertare le urne da parte dell’opposizione aprendo il fuoco sui civili. Le condanne dell’Occidente e il supporto della Russia alle Autorità di Damasco
Tra le urne e il fuoco dei miliari. Questa è l’atmosfera nel quale, Domenica, 26 Febbraio, si è svolto in Siria il Referendum per la riforma della Costituzione: un’iniziativa intrapresa dal Presidente, Bashar al-Asad per cercare di dare un volto democratico al regime di Damasco.
Nello specifico, il Referendum prevede l’evoluzione dello Stato da un sistema mono-partitico ad un pluripartitismo destinato a formare un governo di coalizione in un nuovo ordinamento in cui, tuttavia, il grosso del potere è mantenuto dal Presidente.
A osteggiare l’iniziativa è stata l’opposizione, che ha definito il referendum una “farsa”, e ha invitato i siriani a boicottare le urne. Un’indicazione tuttavia che non tutti hanno condiviso: in molti hanno ritenuto la partecipazione alla consultazione un’opportunità unica da sfruttare per allentare le tenaglie del governo voluto da Asad.
Di carattere opposto alle sperate aperture democratiche è stata la reazione dell’esercito, che, secondo le opposizioni, hanno aperto il fuoco nelle città periferiche di Homs, Idilib, Deir az-Zur, e Dabaa, provocando la morte di circa 100 civili.
Pronta la critica dell’Occidente, che ha contestato duramente le violenze perpetrate da Damasco. Il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, si è appellata ai businessman e ai soldati affinché non appoggino le iniziative del presidente contro i propri connazionali e, con un gesto di coraggio e di eroismo patriottico, decidano di appoggiare l’opposizione.
Concorde anche il Ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, che ha concordato sul definire una “farsa” il referendum, mentre il suo collega turco, Ahmet Davutoglu, ha illustrato come non sia ipotizzabile invitare i cittadini alle urne dopo avere aperto il fuoco su di essi.
Contrari alle critiche Russia e Cina, che appoggiano il regime di Damasco in sede ONU e, nel caso di Mosca, anche con l’appoggio militare della propria flotta. Nella giornata di giovedì, 24 Febbraio, i Ministri degli Esteri russo e cinese, Sergej Lavrov e Yang Jiechi, hanno concordato una posizione unica che l’asse Mosca-Pechino intende mantenere per guidare sotto la propria egida le trattative tra Autorità e insorti democratici.
Il regime a gestione famigliare che spara su democratici e giornalisti
Il Partito BAAS governa incontrastato in Siria dagli anni ’60, mentre dagli anni ’70 il potere è stato esercitato solamente dalla famiglia degli Assad: dapprima da Hafiz-al-Asad, poi dal figlio, Bashar.
Dopo tutti questi anni di mancata democrazia, i siriani hanno deciso di cogliere l’onda democratica della cosiddetta primavera araba per ribellarsi ad un oppressione che ha reagito con la violenza, provocando, dal 2011, circa 7 Mila vittime. Tra essi, anche giornalisti, tra cui, mercoledì, 24 Febbraio, la fotoreporter francese, Remy Ochlik, e la corrispondente del Sunday Times, Mary Colvin.
Matteo Cazzulani
GUERRA ENERGETICA: RUSSIA E CINA FUORI DALLA LIBIA DEGLI INSORTI
Mosca e Pechino escluse dalla politica energetica libica del dopo regime. Tripoli verso contratti con Francia, Italia, e Gran Bretagna
Italia e Francia sì, Russia e Cina no. Chiaro il messaggio dell’ex-Ministro dell’Energia libico, Omar Fati Ben Shatwan. Il quale, mercoledì, 7 Aprile, ha evidenziato la politica energetica che, una volta al potere, l’opposizione libica intende adottare.
Penalizzati il monopolista russo del gas, Gazprom, il colosso tataro del greggio, Tatnafta, e le compagnie cinesi, con cui Tripoli romperà i contratti in essere. Motivazione, il mancato appoggio ricevuto da Mosca e Pechino, altresì a favore del dittatore Muammar Gheddafi.
Rubinetti di nafta aperti, invece, per Parigi, Londra, e Roma, in prima fila nel sostenere gli insorti. Musica per le orecchie delle compagnie Suez-Gaz de France, British Petroleum, ed ENI, che già intravedono la possibilità di nuovi, vantaggiosi contratti.
La fine di un idillio energetico
A confermare le parole del politico, riportate dall’autorevole RBK, la stessa Gazprom, che ha rinunciato a commissioni e progetti a Tripoli. Tra essi, oltre al 48% delle concessioni C96 e C97, anche il rilevamento del 50% dell’infrastruttura Elephant dall’ENI. Stretto in Febbraio, ma rinviato a data da definirsi alla vigilia dei bombardamenti.
I rapporti tra la Libia di Gheddafi e la Russia di Vladimir Putin sono stati ottimali. Nel 2005, Tatnafta ha investito in Libia 260 Milioni di Dollari per lo sfruttamento del sito Gadamis. Nel 2006, ha ottenuto l’imprimatur per quello di Syrta.
Matteo Cazzulani
Crisi Libica: Anche USA e Gran Bretagna in azione.
Aerei britannici e navi statunitensi a supporto dell’operazione francese contro il tiranno di Tripoli.
Quando non si rischia, Obama si sveglia. E notizia dell’ora di cena – libica – l’ingresso ufficiale USA nell’azione militare contro la Libia.
Come riportato da France 24, missili cruise sarebbero stati lanciati da navi militari di Washington contro le milizie in difesa del dittatore libico, Muhamar Gheddafi.
L’iniziativa statunitense segue l’azione francese, che ha colpito alcuni obiettivi dell’esercito di Tripoli.
Concordemente con quanto promesso, gli Stati Uniti prendono parte all’attacco solo con forze marittime. Non con contingenti terrestri.
Secondo fonti del Pentagono, simile posizione sarebbe stata assunta da Gran Bretagna, impegnata in operazioni aviarie assieme alla Francia.
La quale ha promosso l’inizio delle operazioni contro Tripoli.
Coinvolta anche l’Italia, che ha messo a disposizione sette basi ai velivoli alleati.
Appoggio politico e stato concesso da Lega Araba, Quatar, Bahrein, Lituania, Olanda, Danimarca, Polonia, e Norvegia.
La guerra alla Libia e stata aperta dal Capo di Stato francese, Nicolas Sarkozy, in seguito alle continue violenze perpetrate da Gheddafi a Bengasi, nei confronti dei dissidenti.
Il Capo di Stato Transalpino ha riunito attorno a se Paesi UE e Nato, in una coalizione varata, ad hoc, per risolvere la questione di Tripoli.
L’appoggio ONU, l’opposizione del Cremlino
Il giorno precedente – venerdì, 18 Marzo, Francia, Gran Bretagna ed Usa hanno presentato una mozione di condanna del regime di Gheddafi, con la creazione di una no-fly zone.
Astenuti, solo Russia, Brasile, Cina, India e Germania.
In una conferenza stampa, il Pentagono ha confermato la partecipazione di Washington solamente in accordo alla strategia pianificata.
I primi attacchi, aero-navali, hanno l’obiettivo di annullare la difesa contraerea libica. Una delle più evolute del
Mondo arabo.
Matteo Cazzulani
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