LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

3 Maggio 1791: il contributo ineguagliabile di Polonia e Lituania all’Europa

Posted in Paesi Baltici, Polonia by matteocazzulani on May 2, 2016

L’approvazione della prima Costituzione in Europa sul modello illuministico rappresentò l’evoluzione del Commonwealth polacco-lituano in una moderna monarchia costituzionale. La ricorrenza rappresenta una lezione per capire non solo il passato, ma anche e sopratutto il presente



Varsavia – In tanti, troppi in Italia parlano della Polonia come un Paese in preda ad una deriva autoritaria, simile a quella attuata in Ungheria da Viktor Orbán. Molti altri, sempre in Italia, ritengono la Lituania un Paese russofobo al quale dovrebbe essere tolto il diritto di parola in Europa. Tuttavia, in molti si dimenticano che Polonia e Lituania sono la patria europea del costituzionalismo moderno di ispirazione illuministica. 

Il 3 Maggio 1791, il parlamento del Commonwealth polacco-lituano approvò una nuova Costituzione basata sui principi illuministici della divisione dei poteri e del rispetto dei diritti del cittadino: gli stessi che, pochi anni prima, nel 1787, avevano influenzato la stesura della Costituzione degli Stati Uniti d’America.

La Costituzione del 3 Maggio estese alla borghesia i diritti di cittadinanza e di voto, che fino ad allora erano detenuti solamente dalla nobiltà. Inoltre, la Costituzione del 3 Maggio pose i contadini sotto il diretto controllo dello Stato, che si fece garante dell’imposizione di corvée giuste e proporzionate alle possibilità del singolo.

La Costituzione polacco-lituana del 3 Maggio recepì appieno la teoria della divisione dei poteri di Montesquieu, tanto da mutare l’ordinamento dello stato. La repubblica nobiliare, nella quale il sovrano era eletto all’unanimità da un’assemblea di nobili, divenne una moderna monarchia costituzionale, con un Parlamento bicamerale al quale spettò il potere legislativo, una Commissione del Sovrano alla quale spettò il potere esecutivo, e un corpo della magistratura a garanzia del potere giudiziario.

Nello specifico, il parlamento della Polonia-Lituania -Sejm- fu composto da una Camera Bassa e da un Senato formati da membri eletti, esponenti della nobiltà, del clero e plenipotenziari delle città. La Commissione del Sovrano, presieduta dal Re, fu composta da un Ministro della polizia, un Ministro degli interni, un Ministro degli Esteri, un Ministro del tesoro e un ministrum belli -Ministro dell’esercito. 

Oltre alla ristrutturazione dell’ordinamento dello stato, la Costituzione del 3 Maggio comportò anche l’evoluzione del Commonwealth polacco-lituano in uno Stato unitario. Infine, la Costituzione del 3 Maggio garantì la libertà di culto a tutte le confessioni presenti nel territorio della Polonia-Lituania, pur riconoscendo il cattolicesimo come confessione prevalente.

Nonostante i numerosi aspetti positivi, la Costituzione del 3 Maggio non riuscì a regolamentare la situazione della cittadinanza di religione ebraica, che all’epoca, in Polonia-Lituania, era numericamente molto consistente. Gli ebrei, prevalentemente insediati nelle aree urbane, non godettero dell’estensione dei diritti politici alla borghesia se non in casi particolari stabiliti dalle singole città.

Inoltre, la Costituzione del 3 Maggio non fu a tal punto coraggiosa da eliminare una volta per tutte il servaggio nelle campagne e, nel contempo, estendere i diritti di cittadinanza ai contadini, arrivando, così, vicino all’attuazione del suffragio universale.


Da un lato, la Costituzione del 3 Maggio rappresentò una risposta alla crisi politica interna della quale la Polonia-Lituania era affetta da tempo, e che, nel 1772, aveva portato alla prima spartizione del Commonwealth per mano dell’Impero russo, dell’Impero prussiano e di quello asburgico.

Dall’altro, la Costituzione del 3 Maggio, ispirandosi ai valori che portarono alla vittoria della Rivoluzione Americana, fu una misura varata per garantire l’integrità territoriale e l’indipendenza di uno stato ubicato tra Russia e Prussia, due monarchie assolute che condividevano il comune interesse a soddisfare precise tendenze espansionistiche sulla Polonia-Lituania.

Proprio il carattere liberale della Costituzione del 3 Maggio provocò l’opposizione dell’Impero Russo, che, sotto la guida di Caterina II, avocò a sé il diritto di controllare gli affari interni alla politica polacco-lituana. Così, l’imperatrice intervenne militarmente per annullare la riforma del Commonwealth ed instaurare in Polonia-Lituania un governo-fantoccio fedele a Pietroburgo.

Inoltre, l’intervento militare russo portò alla seconda spartizione della Polonia-Lituania, che ridusse il Commonwealth ad un lembo di terra di poche centinaia di chilometri quadrati politicamente e militarmente dipende dall’Impero Russo.

Nonostante la sopraffazione militare, lo spirito della Costituzione del 3 Maggio restò vivo tra i promotori della Rivoluzione del 1794, movimento di liberazione nazionale guidato da Tadeusz Kościuszko -eroe militare impegnato nella Rivoluzione Americana a fianco delle Colonie. Tuttavia, Kościuszko dovette capitolare, portando alla terza spartizione della Polonia-Lituania nel 1795 e alla conseguente scomparsa del Commonwealth dalle cartine geografiche dell’epoca.


Ieri le spartizioni, oggi il Nordstream

Oltre che la necessità di approvare riforme per la modernizzazione della cosa pubblica con coraggio e lungimiranza, la Costituzione del 3 Maggio apporta insegnamenti importanti di cui sia gli analisti di affari internazionali, che gli storici dovrebbero tenere conto, sopratutto in Italia.

In primis, Polonia e Lituania sono da considerare la culla della moderna civiltà democratica europea non in misura minore rispetto che la Francia, poiché gli autori della Rivoluzione Giacobina si ispiravano agli stessi valori di evoluzione sociale che portarono i costituenti polacco-lituani ad approvare la Costituzione del 3 Maggio.

In secondo luogo, la zarina Caterina II non può essere definita una “sovrana illuminata”, in quanto il suo ruolo nel reprimere la Costituzione del 3 Maggio ben dimostra la strenua opposizione che questa sovrana ha nutrito nei confronti delle idee “illuminate”.

Infine, le spartizioni che hanno seguito la proclamazione della Costituzione del 3 Maggio dimostrano come Polonia e Lituania siano sempre state vittime delle tendenze espansionistiche di Russia e Germania, sia al tempo dell’Impero Russo e della Prussia, sia con il varo del Patto Molotov-Ribbentrop tra l’Unione Sovietica e la Germania Nazista nel periodo interbellico.


Ad oggi, nonostante Varsavia e Vilna appartengano ad Unione Europea e NATO, il destino della Polonia-Lituania non sembra essere cambiato, così come dimostrano i numerosi legami economici ed energetici che la Germania e l’Europa Occidentale -Francia e Italia in primis- intrattengono con la Russia a discapito dell’Europa Centro Orientale.

Esemplare, a riguardo, è il progetto di raddoppio del Nordstream: gasdotto concepito da Russia e Germania per incrementare la dipendenza energetica dell’Europa dalle importazioni energetiche di Mosca veicolando 115 miliardi di metri cubi di gas russo sul fondale del Mar Baltico.

Oltre a mettere a serio repentaglio la sicurezza energetica dei Paesi dell’Unione Europea -e con essa la sicurezza nazionale degli Stati membri UE- il prolungamento del Nordstream bypassa Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia dallo schema delle forniture di gas russo all’Europa. 

Questo dimostra come la tanto sbandierata solidarietà europea sia, per lo meno sul piano energetico, una pura illusione.


Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Ucraina: Lettonia, Lituania ed Estonia preparano la resistenza a Putin

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on September 18, 2014

Il Ministro degli Interni lettone e quello lituano, con l’appoggio del loro collega estone, varano una Commissione deputata alla garanzia della sicurezza nazionale interna dei tre Paesi del Baltico. Le provocazioni del Presidente russo alla base del documento

Una misura per garantire la sicurezza nazionale, prima che le provocazioni del Presidente russo, Vladimir Putin, destabilizzino il “ventre molle” dell’Unione Europea. Nella giornata di martedì, 16 Settembre, Lettonia, Lituania ed Estonia hanno varato un accordo per la creazione di una Commissione per la Sicurezza Interna dei tre Paesi del Baltico.

Come riportato dal portale Delfi, l’accordo è stato già siglato dal Ministro degli Interni lettone, Rihard Kozlovskis, e dal suo collega lituano, Alfonsas Barakausas, in attesa che anche il titolare degli Interni estone, Hanno Pevkur, apporti la propria firma, dopo avere tuttavia dichiarato il suo sostegno all’iniziativa.

Nello specifico, la Commissione sarà composta da esperti e veterani in materia di sicurezza chiamati a sorvegliare la situazione interna ai tre Paesi Baltici e ad adottare misure di reazione immediata in caso di minacce e provocazioni provenienti dall’estero.

L’accordo tra i tre Paesi del Baltico è motivato dalla crescente insicurezza legata alle recenti provocazioni di carattere politico-militare che la Russia sta attuando in Lettonia, Lituania ed Estonia.

Dopo avere sostenuto apertamente le manifestazioni della minoranza russofona in territorio lettone, Mosca ha preteso l’estradizione di alcuni “disertori” lituani che hanno rifiutato di servire nell’Armata Rossa dopo il crollo dell’URSS.

Per quanto riguarda l’Estonia, le forze speciali russe hanno rapito in territorio estone l’agente dei Servizi Segreti Eston Rahvan, subito deportato in Russia, processato e condannato al carcere per presunte azioni di spionaggio nei confronti di Mosca.

Ad accrescere il timore dei Paesi Baltici è anche la rivelazione di alcuni dossier di molti esperti, come l’inglese Edward Lucas, che hanno riportato come, dopo l’aggressione militare all’Ucraina, il vero obiettivo di Putin sia quello di attaccare l’Europa.

Pur essendo membri della NATO, e parte dell’UE, Lettonia, Lituania ed Estonia sono tuttavia territori privi di barriere naturali, e, sopratutto, Stati notevolmente dipendenti dalla Russia sul piano economico ed energetico.

La Russia rompe la tregua in Crimea, i miliziani pro-russi nel Donbas,

A conferma dell’aggressività di Putin è l’intenzione di rafforzare la presenza dell’esercito russo in Crimea: regione ucraina che la Russia ha annesso militarmente lo scorso Marzo, in piena violazione degli accordi internazionali.

Come dichiarato dal Ministro della Difesa russo, Sergey Shoygu, la Russia è pronta a dislocare reparti dell’esercito aggiuntivi in Crimea.

Pronta è stata la risposta della NATO che, come riportato dall’autorevole Reuters, ha ritenuto le intenzioni della Russia destabilizzanti della regione e ulteriore prova delle reali intenzioni aggressive di Mosca.

Sul medesimo livello è la notizia della violazione della tregua con l’Ucraina nel Donbas da parte dei miliziani pro-russi, supportati politicamente e logisticamente dalla Russia.

Come riportato da numerose fonti internazionali, i miliziani pro-russi hanno attaccato l’aeroporto di Donetsk e i quartieri circostanti, nonostante il Governo ucraino abbia concesso la tregua, l’amnistia per i colpevoli di reati e lo Statuto Speciale al Donbas e alla Oblast di Luhansk.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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Putin vs. NATO: anche la Lituania nel mirino della Russia

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on September 10, 2014

La magistratura russa richiede assistenza alla Procuratura Generale di Vilna per processare i ‘disertori’ che dopo l’Indipendenza lituana non hanno prestato il servizio di leva obbligatorio nell’esercito dell’URSS. Il Dipartimento alla Difesa della Lituania invita i cittadini a non viaggiare in Paesi extra-NATO

Prima in Lettonia con le proteste della popolazione russofona -trucco già utilizzato per giustificare l’invasione militare in Georgia e Ucraina- poi in Estonia con il rapimento del funzionario dei Servizi Segreti estoni Eston Rohven, infine, anche in Lituania con la vicenda dei ‘disertori’ dell’Armata Rossa. Nella giornata di martedì, 9 Settembre, la Procuratura Generale lituana ha ricevuto la richiesta di aiuto da parte della magistratura russa per denunciare una persona accusata di avere disertato il servizio di leva nell’esercito sovietico nel 1990.

Come riportato dal portale Delfi, pronta è stata la riposta della Procuratura Generale lituana, che ha negato ogni forma di collaborazione coi russi, in quanto il fatto, avvenuto dopo la dichiarazione e il riconoscimento dell’Indipendenza della Lituania, non costituisce reato secondo il codice penale di Vilna.

Tuttavia, oltre che ad essere priva di ogni fondamento giuridico, la richiesta della magistratura russa rappresenta un potenziale precedente che potrebbe presto coinvolgere gli altri 1562 cittadini lituani che nel 1990 hanno rifiutato di servire nell’Armata Rossa.

Tra essi, secondo i dati del Ministero della Difesa lituano, 20 persone considerate ‘disertori’ dell’Armata Rossa sono state catturate e rinchiuse in carcere in Russia, mentre altre 1465 sono state costrette all’anonimato per qualche tempo.

Per questa ragione, il Dipartimento della Difesa Nazionale della Lituania ha invitato i cittadini lituani che hanno rinunciato al servizio di leva nell’URSS dopo l’ottenimento dell’Indipendenza a non recarsi in nessun modo e per nessuna ragione in Paesi che non appartengono alla NATO.

Il possibile arresto di questi cittadini lituani in Russia, o in Paesi alleati di Mosca, finirebbe per innescare un meccanismo di cui il Presidente russo, Vladimir Putin, si potrebbe facilmente avvalere non solo per richiedere l’estradizione degli altri ‘disertori’, ma anche per creare un vero e proprio casus belli con la Lituania.

Del resto, voci autorevoli in merito all’interferenza di Putin nelle questioni interne alla Lituania si sono sollevate già durante la recente crisi di Governo provocata dall’uscita dell’Azione Elettorale dei Polacchi in Lituania -AWPL- dalla coalizione che appoggia il Premier Algirdas Butkevicius -una maggioranza delle ‘larghe intese’ composta dal Partito Social Democratico Lituano, dal Partito del Lavoro e dai conservatori di Ordine e Giustizia.

La AWPL, che raccoglie i voti della minoranza polacca conservatrice, secondo il rating stilato da importanti centri studi internazionali, come l’OSW, appartiene infatti alla fascia dei Partiti sostenuti e finanziati logisticamente dal Cremlino per sostenere la politica imperialista di Putin e destabilizzare l’equilibrio interno a Paesi che si oppongono alla politica imperiale di Mosca.

La provocazione in Lituania va poi di pari passo con altri atteggiamenti simili assunti da Putin per provocare il casus belli con altri Paesi della regione del Baltico, come, lo scorso sabato 6 Settembre, il rapimento in Estonia di un agente dei Servizi Segreti estone, Eston Rahvan, subito deportato in Russia, processato e condannato alla detenzione per azioni di spionaggio.

In Lettonia, sui cui cieli da tempo l’aviazione militare russa sconfina, Putin è sospettato di avere indotto la protesta della minoranza russofona per presentare il Paese come repressivo nei confronti dei russi: una tattica che ha già portato la Russia ad invadere l’Ucraina in nome del diritto, presunto, di Mosca di tutelare la popolazione ucraina di lingua russa.

L’importanza di rafforzare la NATO prima che sia troppo tardi

A mettere in allarme sulle possibili provocazioni di Putin nel Baltico è stato il noto commentatore dell’Economist Edward Lucas che, durante un’audizione presso la Camera dei Comuni britannica, ha evidenziato come il vero scopo di Putin sia attuare la guerra all’Unione Europea e alla NATO, iniziando proprio dal provocare il ‘ventre molle’ dell’Occidente, ossia i Paesi Baltici.

Simile posizione è stata presa dal Presidente della Lituania, Dalija Grybauskaite, che, durante il vertice sulle nomine del nuovo Presidente del Consiglio Europeo e dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Difesa dell’UE, ha sottolineato come, con l’invasione all’Ucraina, Putin abbia lanciato la dichiarazione di guerra all’Europa.

“Con l’invasione dell’Ucraina, Putin ha violato il memorandum di Budapest -ha dichiarato alla CNN la nota commentatrice Anne Applebaum, facendo riferimento all’accordo con cui l’Ucraina ha rinunciato al nucleare in cambio del riconoscimento dell’inviolabilità del suo territorio da parte di Russia, Stati Uniti d’America e Gran Bretagna- ma nessuno ha pagato per questo, né l’Occidente ha voluto difendere Kyiv”.

“Mi chiedo se ora siamo pronti a difendere almeno Estonia, Lettonia e Lituania, e, se sì, quanto presto” ha continuato la Applebaum, sottolineando che senza un rafforzamento della NATO i Paesi dell’Europa Centro-Orientale si sentono sempre più insicuri dinnanzi alla politica di espansione militare della Russia di Putin.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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Caso Kohver: Putin cerca il casus belli con l’Estonia

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on September 8, 2014

Reparti dei Servizi Segreti russi rapiscono in territorio estone, e processano in un tribunale russo per direttissima, un funzionario dei servizi segreti dell’Estonia. Secondo il saggista Eduard Lucas, il Presidente russo vuole provocare la reazione di Tallinn per sentirsi autorizzato ad intervenire militarmente anche nei Paesi Baltici

Catturato in territorio straniero e subito arrestato dopo un processo-lampo celebrato a porte chiuse ad un solo giorno dalla sua cattura. Questo è quanto accaduto a Eston Kohver: funzionario dei Servizi di Sicurezza dell’Estonia che, nella giornata di sabato, 6 Settembre, è stato condannato alla detenzione in Russia per spionaggio.

Come riportato dal Wall Street Journal, Kohver è stato illegalmente prelevato dalle forze dei Servizi Segreti della Russia nei pressi di Luhamaa: città dell’Estonia, vicina alla frontiera russa, dove il funzionario stava svolgendo regolare attività di controllo anti-contrabbando.

Sempre secondo i Servizi Segreti dell’Estonia, l’operazione sarebbe stata effettuata sulla base di un vero e proprio scenario da sequestro: interruzione delle comunicazioni radio nella zona del sequestro, minacce fisiche da parte degli aggressori, uso di granate fumogene per disorientare Kohver.

Pronta è stata la reazione del Ministro degli Esteri estone, Urmas Paet, che, dopo avere dichiarato la disponibilità totale di collaborare con le Autorità russe da parte del Governo dell’Estonia, ha chiesto alla Russia chiarimenti sulla vicenda.

Da parte sua, come riportato da Russia Today –canale di propaganda del Cremlino in inglese– i servizi segreti russi hanno dichiarato che Kovher è stato arrestato nei pressi della città di Pskov, in Russia, per azioni volte allo spionaggio.

Il caso Kovher non deve passare inosservato, in quanto esso rappresenta una significativa provocazione, dopo i voli aerei nei cieli dei Paesi Baltici e il sostegno ideologico alle proteste della popolazione russofona in Lettonia, attuata dal Presidente russo, Vladimir Putin, all’Estonia e agli altri Stati della regione.

A spiegare il perché è stato Edward Lucas, autore del profetico libro ‘La Nuova Guerra Fredda’ che, come riportato dall’autorevole Delfi, durante un’audizione presso la Camera dei Comuni britannica, ha rilevato come lo scopo di Putin sia quello di provocare frizioni atte a spostare l’impegno armato dell’esercito russo dall’Ucraina ai Paesi Baltici.

Nello specifico, Lucas ha sottolineato come, con la guerra in Ucraina, Putin abbia solo compiuto il primo atto di un’aggressione militare più vasta, tesa ad eliminare i due veri avversari del Presidente russo: la NATO e l’Unione Europea.

“È la geografia a giocare contro i Paesi Baltici: una striscia di terra priva di difese naturali, scarsamente popolata, e basso spessore strategico. Le economie di questi Paesi sono fortemente legate a quella russa sopratutto sul piano energetico, in quanto nessuno dei tre Stati della regione del Baltico è indipendente dalle importazioni di gas dalla Russia” ha dichiarato Lucas, per evidenziare il perché proprio i Paesi Baltici sono il prossimo obiettivo dell’aggressione militare di Putin in Europa.

“Estonia e Lettonia sono particolarmente sensibili all’interferenza della Russia su quella parte di popolazione russofona che a Tallinn e a Riga si ritiene ‘russa’ a tutti gli effetti. La Lituania, da parte sua, è vulnerabile in virtù delle ambizioni di Putin di creare un corridoio tra la Russia e l’enclave di Kaliningrad” ha continuato Lucas durante la sua audizione al Parlamento britannico.

USA, Francia, Italia, Polonia e Norvegia incrementano la resistenza dell’Ucraina. Anzi no

Ad avere compreso il problema della pressione di Putin sui Paesi Baltici è stato il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, che, in una visita a Tallinn precedente al vertice NATO di Newport, ha ribadito che gli USA, in accordo con l’Articolo 5 dell’Alleanza Atlantica, difenderanno Estonia, Lettonia e Lituania in caso di aggressione militare da parte della Russia.

Una lettura adeguata della situazione è stata data anche dal Primo Ministro britannico, David Cameron che, a capo di una coalizione interna all’Alleanza Atlantica formata da Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Estonia, Lettonia e Lituania, ha dato avvio ad una forza di pronta reazione NATO con base in Polonia orientata ad incrementare la capacità di difesa dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale.

Inoltre, importante è anche l’impegno sottoscritto da USA, Francia, Italia, Polonia e Norvegia, che hanno avviato la fornitura di armamenti all’Ucraina per accrescere la capacità difensiva di un Paese europeo aggredito da Putin.

Come dichiarato sul suo account Facebook dal Segretario del Partito del Presidente ucraino, Petro Poroshenko, la fornitura di armamenti rappresenta un gesto politico di contrarietà alla politica aggressiva della Russia in Europa Orientale.

Nella notte di Domenica, 7 Settembre, la notizia del sostegno militare difensivo all’Ucraina è stata smentita dai Governi di USA, Norvegia Italia.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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La Lituania vicina ad una crisi di Governo

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on August 21, 2014

Il Premier lituano, Algirdas Butkevicius, dimissiona il Ministro dell’Energia, Jaroslav Neverovic, per avere nominato la sua vice senza rispettare il regolamento. Aperto lo scontro interno alla coalizione di maggioranza tra il Partito Social Democratico Lituano -LSDP- e l’Azione Elettorale dei Polacchi in Lituania -AWPL

Uno degli assiomi fondamentali per comprendere la geopolitica dell’Europa Centro-Orientale è che l’energia è la chiave per comprendere gli scenari che avvengono oggi e che avverano domani: tuttavia, come dimostra il caso della Lituania, l’energia potrebbe avere attinenze anche con una crisi di Governo originata, almeno secondo quanto ufficialmente trapelato, per motivazioni di carattere meramente politico.

Nella giornata di mercoledì, 20 Agosto, il Presidente lituano, Dalija Grybauskaite, ha firmato le dimissioni del Ministro dell’Energia, Jaroslav Neverovic, secondo una richiesta ufficiale del Premier, Algirdas Butkevicius.

La decisione di dimissionare il Ministro dell’Energia è stata presa dal Premier in seguito alla nomina a Viceministro di Renata Cytacka: una scelta che Neverovic ha compiuto in totale disaccordo con il regolamento nazionale, senza, cioè, informare, né avere il permesso di Butkevicius.

Oltre alla scorrettezza procedurale, a motivare il dimissionamento di Neverovic è stata la contrarietà di Butkevicius alla nomina della Cytacka, ritenuta una personalità troppo politica per ricoprire un ruolo così delicato come la co-guida del Ministero dell’Energia lituano.

“Niewerowicz mi ha informato di avere ricevuto pressioni di carattere politico per nominare la Cytacka -ha dichiarato Butkevicius al portale di informazione Delfi– Dopo avere espresso la mia contrarietà, gli ho ricordato che, in caso di nomina non concordata con il Premier, il Ministro sarebbe stato dimissionato”.

Uomo salvato, mezzo salvato, dunque, tuttavia la scelta di Butkevicius, legittima sul piano procedurale, rischia di provocare un vero e proprio terremoto politico interno alla coalizione di Governo, che già poggia il suo precario equilibrio su forze politiche appartenenti sia al centro-sinistra che alla destra conservatrice.

La maggioranza è infatti una compagine estremamente variegata, formata dal Partito Social Democratico Lituano del Premier Butkevicius -LSDP- dal Partito del Lavoro -DP- dalla forza conservatrice Ordine e Giustizia -TT- e dall’Azione dei Polacchi di Lituania -AWPL: la forza politica della minoranza polacca a cui appartengono Neverovic e la Cytacka.

Secondo il parere di diversi esperti, le dimissioni di Neverovic, provocate da pressioni politiche della dirigenza AWPL per inserire nella compagine ministeriale la Cytacka -che, a differenza di Neverovic, appartiene ai quadri dirigenti del Partito- sono una scelta strategica che permette alla forza politica della minoranza polacca in Lituania di ritagliarsi una posizione di rilievo in vista delle prossime elezioni.

A confermare questa tesi sono le parole dell’europarlamentare AWPL, Rolandas Paksas, che ha lasciato intendere che la decisione di Butkevicius di dimmissiomare Neverovic non passerà senza conseguenze per la maggioranza.

Nonostante le minacce dell’AWPL, la Presidente Grybauskaite ha già emesso il decreto di nomina a capo del Ministero dell’Energia per l’attuale Ministro delle Comunicazioni, il LSDP Rimantas Sinkevicius, che manterrà l’interim fino alla staffetta con il Ministro dell’Economia, Evaldas Gustas -anch’egli esponente del LSDP- a cui spetterà la guida del Dicastero fino alla scelta del nuovo Titolare.

La delicatezza dell’energia per Vilna

Una crisi di Governo in Lituania, peraltro dovuta alla successione alla guida del Ministero dell’Energia, metterebbe a serio repentaglio la realizzazione della politica energetica dell’Unione Europea in uno degli Stati che, più fortemente, dipende dalle forniture di gas della Russia.

In accordo con le direttive UE, e grazie ai fondi europei, la Lituania ha avviato la realizzazione del rigassificatore di Klaipeda: infrastruttura che consente a Vilna di importare gas liquefatto da Norvegia, Qatar, Egitto e, un domani, Stati Uniti d’America.

Oltre al rigassificatore di Klaipeda, che de facto decrementa la dipendenza energetica della Lituania dalla Russia, Vilna ha avviato anche la realizzazione di gasdotti per unificare il sistema di trasporto del gas nazionale con quello dei Paesi UE confinanti: Lettonia e Polonia.

In aggiunta a rigassificatori e gasdotti, la Lituania è in prima fila per lo sfruttamento dello shale -gas estratto a basse profondità da terreni argillosi di cui, secondo le stime EIA, il territorio lituano sarebbe ricco- anche se esistono divergenze tra la posizione apertamente favorevole del Presidente Grybauskaite e quella più cauta del Premier Butkevicius.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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Putin e Ucraina: la Lituania conferma la Grybauskaite

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on May 13, 2014

La Lady di Ferro lituana prima con il 45,9% dei voti nelle Elezioni Presidenziali lituane, davanti al candidato socialdemocratico Zigmantas Balcytis ed al laburista Paulauskas. Imperialismo russo e politica energetica i principali fattori dell’ottimo risultato del Presidente

Quando la minaccia russa è forte, a discapito di quanto cercano di spacciare la maggior parte dei media italiani, i lituani, popolo accorto che ben conosce le sofferenze delle principali dittature del pianeta -nazismo e comunismo- si affidano alla propria Lady di Ferro per la guida del Paese. Nelle Elezioni presidenziali lituane di Domenica, 11 Maggio, il Presidente uscente, l’indipendente Dalija Grybauskaite, ha ottenuto il 45,9% dei consensi: poco sotto la soglia che le avrebbe consentito di essere riconfermata alla guida del Paese già al Primo Turno.

Alle spalle della Grybauskaite si è posizionato, con il 13,8% dei voti, il candidato del Partito Social Democratico lituano -LDSP-, l’Eurodeputato Zigmantas Balcytis, mentre al terzo posto si è posizionato il rivale del Partito del Lavoro -DP- Arturas Paulauskas, con il 12,28% dei consensi.

Staccati si sono poi classificati l’indipendente Naglis Puteikis con il 9,36% dei voti, il Capo dell’Azione Elettorale dei polacchi in Lituania -AWPL- Waldemar Tomaszewski, con l’8,05% dei consensi, il Sindaco di Vilna Arturas Zuokas, con il 5,03%, e l’esponente dell’Unione dei Contadini e dei Verdi -LVZS- il Sindaco di Ignalinas Broni Rope, con il 4,24%.

Il risultato elettorale, che secondo i principali sondaggi non lascia dubbi sulla vittoria finale della Grybauskaite, è dovuta innanzitutto alla capacità del Presidente uscente di sollevare durante la campagna elettorale il problema rappresentato dall’aggressività imperiale della Russia di Putin, che, come ha dichiarato il Capo di Stato uscente, dopo l’Ucraina e la Moldova, è destinato a minacciare anche la Lituania.

Un altro importante fattore che ha garantito alla Grybauskaite un consenso alto è la politica energetica adottata dal Presidente, che in maniera forte si è prodigata non solo per la realizzazione e per il riconoscimento dello status di infrastruttura di primaria importanza per l’Unione Europea del rigassificatore di Klaipeda -su cui concorde è anche il Premier socialdemocratico Algirdas Butkevicius- ma anche per l’avvio dello sfruttamento dei giacimenti di shale nel territorio lituano, su cui il Governo di centro-sinistra ha espresso invece maggiore cautela.

La Lituania resta sempre fortemente atlantista

Infine, importante per la vittoria della Grybauskaite è stata l’assenza di un competitor in grado di insidiare la sua leadership, dal momento in cui la stessa maggioranza di centro-sinistra, che governa compatta, si è presentata con due candidati differenti.

Il secondo turno tra la Grybauskaite e Balcytis ha luogo in contemporanea con le Elezioni Europee e con le Elezioni Presidenziali ucraine.

Queste scadenze segnano le principali priorità che, come pochi altri Paesi europei realmente attaccati alla democrazia, a prescindere da chi sarà elettola Lituania continuerà a perseguire: integrazione con l’Occidente e pieno sostegno alla libertà in Ucraina.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter: @MatteoCazzulani

Crisi ucraina: l’Estonia invita l’Europa ad un ruolo da protagonista

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on April 9, 2014

Il Premier estone Taavi Roivas invita l’Unione Europea ad aver un ruolo da protagonista nella crisi ucraina con l’imposizione di sanzioni che, nel lungo periodo, convincerebbero Putin ad interrompere la sua espansione militare. La nuova coalizione di liberali e socialdemocratici attenta anche a misure che incrementano con moderazione la spesa pubblica

Il Premier più giovane d’Europa che ha vissuto da adolescente l’ingresso del suo Pese nell’Unione Europea e l’ex-Capo del Governo pronto a passare alla Commissione Europea dopo tre mandati di buongoverno. Questa è la situazione dell’Estonia: Paese del Baltico, tra i più avanzati in UE sul piano tecnologico e su quello dei servizi, che, dinnanzi alla crisi ucraina, che ha reso evidenti le velleità imperialiste e militariste della Russia di Putin -con cui l’Estonia confina direttamente- ha deciso di invitare l’Europa ad avere un ruolo più forte nella vicenda.

Come riportato dalla Reuters, nella giornata di martedì, 8 Aprile, il Premier estone Taavi Roivas ha dichiarato che, dinnanzi alle provocazioni attuate dai russi nelle regioni dell’Ucraina orientale -russofone ma non russofile- l’Europa ben farebbe ad approntare sanzioni economiche nei confronti di Mosca: una misura che, nel breve termine, potrebbe scuotere l’economia europea, ma alla lunga porterebbe l’UE ad indurre il Presidente russo Putin a bloccare il riarmo dell’esercito della Federazione Russa e le provocazioni di carattere militari nei confronti dei Paesi vicini.

La posizione del Premier Roivas, classe ’79, è stata ribadita durante gli ultimi mesi del suo premierato anche dall’ex-Capo del Governo, Andrius Ansip, che, senza celare l’ambizione di diventare il prossimo Commissario UE nominato dall’Estonia, ha rinunciato alla guida dell’Esecutivo, che, dopo una decisione interna al Partito delle Riforme -forza politica appartenente all’Alleanza dei Liberali e Democratici Europei- è stato affidato all’allora giovane Ministro degli Affari Sociali.

Con l’incarico a Roivas, oltre ad un ringiovanimento della compagine di governo si è verificato anche un cambio di maggioranza, dal momento in cui il giovane Premier ha scelto come partner di coalizione del Partito delle Riforme il Partito Social Democratico estone, e non più i conservatori dell’Unione Pro Patria e Res Publica: una decisione che ha portato alla fine delle politiche di austerity promosse da Ansip e ad un incremento della spesa sociale, sopratutto per bambini, disoccupati e per i redditi più bassi.

Con la probabile nomina di Ansip nella prossima Commissione Europea, il Premier Roivas avrà la possibilità di fare sentire in maniera molto forte le legittime preoccupazioni di un Paese che, dopo avere subito per anni la dominazione sovietica e prima ancora zarista, non ha esitato a comprendere che l’atteggiamento di Putin in Ucraina rappresenta un’agghiacciante continuità della politica espansionistica russa volta a ricostituire un nuovo impero che, oltre ad assoggettare Stati ex-URSS, minaccia membri UE come, per l’appunto, l’Estonia.

La NATO rafforza la presenza militare in Estonia e Lituania

Le ragioni dell’Estonia sono da tempo state ben comprese dalla NATO che, per prevenire ogni possibile espansione russa, ha rafforzato la presenza militare difensiva nei Paesi baltici con l’invio di 12 aerei militari di Ststi Uniti d’America, Danimarca e Francia nella base di Shavle in Lituania, e nella nuova centrale operativa di Amari, in Estonia.

Gli aerei NATO sono chiamati a rafforzare le operazioni di pattugliamento dello spazio aereo del Baltico che, spesso, viene infranto da voli militari russi che sconfinato nei cieli di Estonia e Lettonia.

Matteo Cazzulani

ANCHE LA LITUANIA NEL MIRINO DELLA RUSSIA

Posted in Guerra del gas, Paesi Baltici by matteocazzulani on September 17, 2013

La Federazione Russa impone sanzioni doganali su corriere ad autoveicoli lituani. La protesta del Ministro degli Esteri lituano, Linas Linkevicius, per un’iniziativa politica di Mosca contro l’integrazione in Unione Europea dei Paesi dell’Europa Orientale

Dopo la cioccolata ucraina, i vini moldavi e le provocazioni territoriali in Georgia, anche le macchine lituane. Nella giornata di martedì, 11 Settembre, la Russia ha posto un nuovo regime doganale sulle corriere lituane che prevedono serrati controlli per permettere l’ingresso di mezzi di trasporto su gomma in Federazione Russa dalla Lituania.

La misura, che ha bloccato alla frontiera diversi mezzi in attesa dell’imprimatur da parte delle Autorità russe, segue una simile iniziativa presa lo scorso 30 Agosto, quando automobili con targa lituana sono state bloccate al confine con l’enclave russa di Kaliningrad, nonostante, secondo accordi internazionali, la frontiera sia liberamente valicabile senza alcun controllo.

Pronta è stata la protesta delle Autorità lituane, con il Ministro degli Esteri, Linas Linkevicius, che, dopo avere denunciato la mancanza di spiegazioni da parte della Federazione Russa, ha richiesto l’intervento dell’Unione Europea per risolvere una questione che penalizza la Lituania.

“L’UE deve intervenire per fermare una misura punitiva nei confronti del Paese che detiene la presidenza di turno dell’Unione -ha dichiarato il Ministro Linkevicius- queste iniziative discriminatorie non sono nuove da parte della Russia verso Paesi che sono ritenuti avversari di Mosca”.

A sostegno delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri lituano sono le recenti pressioni doganali che la Russia ha esercitato nei confronti dell’Ucraina e della Moldova, di cui, rispettivamente, la Federazione Russa ha bloccato l’importazione di cioccolata e vini.

A tutto ciò, bisogna aggiungere le provocazioni territoriali a riguardo della Georgia, con la visita del Presidente russo, Vladimir Putin, nella regione georgiana dell’Abkhazia lo scorso 8 Agosto, nel giorno in cui l’esercito della Russia ha aggredito Tbilisi nel 2008.

Proprio Ucraina, Moldova e Georgia sono vicine alla firma dell’Accordo di Associazione con l’UE: documento che integra il Paese firmatario nell’Unione sul piano economico.

Per questa ragione, la Russia, che intende estendere la sua egemonia geopolitica nello spazio ex-sovietico su Paesi liberi ed indipendenti, ha deciso di lanciare un chiaro segnale al Paese che ospiterà il summit in cui i tre Paesi ex-URSS potrebbero fare il primo passo verso la piena integrazione nell’UE.

Lo shale lituano da fastidio a Mosca

Oltre alla ragione politica, a motivare le ripercussioni di Mosca è anche la decisione del Governo lituano di affidare al colosso statunitense Chevron i diritti per lo sfruttamento di gas shale in Lituania.

Come dichiarato dal Premier lituano, Algirdas Butkevicius, lo shale è necessario, assieme all’aumento dell’importazione di gas liquefatto da Norvegia, USA e Qatar, per diminuire la dipendenza dall’oro blu russo, da cui la Lituania dipende per il 99% del suo fabbisogno.

La Russia, per mantenere il controllo del mercato energetico in Europa centro-orientale, secondo ben fondate indiscrezioni ha organizzato una campagna mediatica contro lo sfruttamento dello shale, sia incentivando le compagnie energetiche ad abbandonare i progetti, sia fomentando associazioni ambientaliste.

Tuttavia, lo shale è già sfruttato regolarmente in USA, Canada e Gran Bretagna senza alcun danno per l’ambiente, come invece sostengono le associazioni ecologiste che, su iniziativa della Federazione Russa, protestano per lo sfruttamento del gas non convenzionale.

Matteo Cazzulani

ELEZIONI PARLAMENTARI IN LITUANIA: VILNA SI AVVICINA ALLA RUSSIA

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on October 15, 2012

La vittoria del partito Laburista dell’imprenditore russo Viktor Uspaskich provocherà la fine della politica europeista del Governo di centrodestra: punito per le misure di austerità adottate per battere la crisi. Probabile una coalizione pluricolore con i socialdemocratici e i conservatori di ordine e Giustizia.

Il Capo del Partito Laburista lituano, Viktor Uspaskich

I risultati non sono ancora quelli definitivi, ma un dato sembra essere certo: la Lituania volta pagina e si allontana dall’Europa. A seguito del primo turno delle Elezioni Parlamentari lituane, al primo posto, con il 24,48% dei voti, si è classificato il Partito Laburista dell’imprenditore russo Viktor Uspaskich, seguito dai Social-Democratici, con il 19,49% dei consensi.

Sconfitta l’opposizione di centrodestra che, negli ultimi quattro anni, ha cercato di arginare la crisi economica con misure di austerità e una politica fiscale di lacrime e sangue. I cristiano-democratici dell’Unione della Patria, guidati dal Premier uscente, Andrijus Kubilijus, hanno ottenuto l’11,63% dei consensi, mentre i conservatori di Ordine e Giustizia con il 7,48%.

Hanno superato lo sbarramento del 5% anche il movimento Strada del Coraggio, con il 7,62%, il Movimento dei Liberali, con il 7,48%, e l’Azione Elettorale della minoranza polacca, con il 5,58%.

La composizione definitiva del Sejmas di Vilna sarà nota dopo il secondo turno, in programma tra due settimane. Certo è tuttavia il cambio radicale che la nuova coalizione di sinistra – probabilmente allargata ai conservatori di Ordine e Giustizia – imporrà alla guida del Paese.

Agli elettori, il Partito del Lavoro ha parlato con slogan populistici orientati interamente contro la politica fiscale del precedente Governo. Invece, i socialdemocratici si sono presentati con un programma articolato che prevede solo provvedimenti correttivi alla linea di Kubilijus, come l’innalzamento delle pensioni minime a 563 Dollari al mese, e l’allontanamento dell’ingresso di Vilna nell’Euro al 2015.

A cambiare sarà sicuramente la politica estera. I Partiti della sinistra si sono dichiarati fin da subito in favore di un reset nei rapporti con la Russia, ed hanno dichiarato la volontà di aprire il settore industriale nazionale ad investimenti russi.

Quella della nuova coalizione di Governo è una posizione totalmente opposta rispetto a quella finora mantenuta dal centrodestra, che ha guardato all’Europa, ed ha ritenuto la presenza massiccia di capitali di Mosca come una minaccia per la sicurezza energetica nazionale.

Cambio netto anche nella politica energetica. la Coalizione di sinistra ha dichiarato la volontà di ritirare il ricorso presso l’Arbitrato di Stoccolma esposto dal Governo Kubilijus contro il monopolista russo, Gazprom: accusato da Vilna di condotta anticoncorrenziale nel mercato lituano.

Gazprom – società posseduta per metà dal Cremlino – ha controllato la compagnia energetica nazionale Lietuvos Dujos, responsabile della gestione dei gasdotti lituani. Nel contempo, il monopolista russo ha mantenuto l’egemonia sulle forniture di gas a Vilna, a cui ha imposto prezzi di gran lunga più alti rispetto a quelli degli altri Paesi UE – Polonia esclusa.

Per rompere il monopolio del monopolista russo, il Governo di centrodestra ha applicato il Terzo Pacchetto Energetico: legge UE che vieta a monopoli extraeuropei di controllare sia la distribuzione del gas, che la compravendita di oro blu.

Dopo avere programmato la nazionalizzazione della Lietuvos Dujos, Kubilijus ha preventivato la sua immediata reprivattizzazione ad enti registrati in Europa, ottenendo l’appoggio della Commissione Europea.

Un imprenditore filorusso già condannato alla guida del Paese

Dalle urne, esce sconfitto anche il piano di diversificazione delle fonti di energia approntato dal governo di Centrodestra. In un referendum, contemporaneo alla consultazione legislativa, il 46% dei votanti si è opposto alla costruzione di una centrale nucleare a Visaginas: progetto presentato alla cittadinanza dal Governo Kubilijus come prerogativa essenziale per garantire la sicurezza nazionale.

Resta infine un enorme punto interrogativo sulla figura del probabile prossimo Primo Ministro. Come riportato dall’autorevole Gazeta Wyborcza, il Capo dei Laburisti Uspaskich è infatti un imprenditore nato ed affermatosi in Russia, già accusato nel 2005 per malversazione finanziaria durante il suo operato alla guida del Ministero dell’Economia.

Per sfuggire alla condanna, Uspaskich si è recato a Mosca, dove ha ottenuto asilo politico fino al 2008, quando, dopo essere stato rieletto al Sejmas, è riuscito a diventare Parlamentare Europeo.

Matteo Cazzulani

Conoscere la storia d’Europa: visita al Museo delle Vittime del Genocidio di Vilna

Posted in Paesi Baltici by matteocazzulani on August 24, 2012

Ungheria, Polonia e Lituania il giorno dell’Anniversario del Patto Molotov-Ribbentrop hanno ricordato le vittime dei totalitarismi comunista e nazista. Una visita virtuale all’esposizione museale lituana.

Vilna (Lituania) – Ungheria, Polonia e Lituania: tre Paesi dell’Europa Centrale uniti nel comune ricordo delle stragi compiute dai totalitarismi del Ventesimo Secolo. Nella giornata di giovedì, 23 Agosto, e stata celebrata la Giornata Europea del Ricordo delle Vittime dei Regimi Totalitari, istituita per commemorare i milioni di morti provocati dal comunismo e dal nazismo in Europa Centrale ed Orientale durante tutto il Novecento.

La commemorazione più importante ha avuto luogo a Budapest, dove le Autorità ungheresi e polacche si sono riunite per celebrare solennemente la ricorrenza.

Come sottolineato dal Sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia polacco, Wojciech Wegrzyn, il 23 Agosto 1939, con la firma del Patto Molotov-Ribbentrop, ha avuto inizio la collaborazione tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista, che ha portato alla spartizione dell’Europa Centrale tra Mosca e Berlino, e alla realizzazione nel cuore del Vecchio Continente di eccidi e violenze che non bisogna dimenticare.

“Stalin ed Hitler credevano nell’eternità del tempo e nel permanere per sempre dei loro regimi – ha dichiarato il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban – Essi credevano che fosse possibile cancellare il ricordo del passato. Si sono sbagliati, e noi oggi non dobbiamo dimenticare quanto da essi compiuto”.

La celebrazione e avvenuta su iniziativa di Ungheria e Polonia nel Museo del Terrore di Budapest, la cui costruzione e stata fortemente voluta dal Governo Orban per dare la possibilità alle future generazioni di conoscere con i propri occhi quanto provocato in Europa Centrale dai due totalitarismi.

Il Museo si trova infatti presso la vecchia centrale operativa dei fascisti ungheresi che collaboravano coi nazisti. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’edificio – che oltre alla parte museale conserva le sale dove i dissidenti venivano torturati, detenuti, interrogati e fucilati, e divenuto la sede del Servizio di Sicurezza comunista.

Simile atmosfera di quella di Budapest la si e potuta registrare anche in Lituania. A Vilna, il Giorno del Ricordo delle Vittime dei Regimi Totalitari e stata l’occasione per issare tutte le bandiere presso gli edifici pubblici a mezz’asta, e permettere alla popolazione la visita gratuita al Museo delle Vittime dei Genocidi.

Proprio come il Museo del Terrore di Budapest, il centro museale di Vilna e situato presso la vecchia sede del KGB e dell’NKVD: le due principali emanazioni del regime sovietico responsabili, anche in Lituania, di massacri ai danni di migliaia di avversari politici.

Ad inaugurarla, il 14 Ottobre 1992, e stata un’iniziativa congiunta del Ministero lituano della Cultura e dell’Educazione e della Presidenza dell’Unione dei Prigionieri e dei Deportati Politici. Il 24 Marzo 1997, il Museo e stato riorganizzato per colerebbe del Governo della Lituania, e la sua gestione e stata affidata al Centro Ricerche sul Genocidio e sulla Resistenza lituano.

La struttura, situata presso la centrale via Gedimino, possiede tre piani, entro i quali sono dislocati più di 100 Mila reperti organizzati in un percorso espositivo ben strutturato. La prima sezione, situata sul piano terreno, raccoglie reperti legati a tre fasi della Storia della Lituania.

Si inizia con il periodo tra il il 1940 e il 1941 – quando le armate dell’Unione Sovietica con l’appoggio politico della Germania Nazista hanno occupato la Lituania ed hanno portato al progressivo annichilamento della sovranità politica e culturale dei lituani – per seguire con la Guerra Partigiana lituana tra il 1944 e il 1953 – combattuta dalla Lituania contro la dominazione sovietica, dopo tre anni di occupazione nazista, per ristabilire uno Stato indipendente – e concludere con la soppressione dell’attività bellica dei partigiani, avvenuta con l’eliminazione brutale di 20 Mila combattenti da parte delle forze armate comuniste com il sostegno militare dell’esercito russo.

La seconda sezione e dedicata alla descrizione della vita nei campi di detenzione in Lituania e nel resto dell’Unione Sovietica, dove gran parte dei partigiani lituani e stata spostata con la forza.

Proprio alle deportazioni di massa dei lituani – avvenuta tra il 1944 e il 1991 in maniera scientificamente organizzata per separare nuclei famigliari e rompere legami affettivi tra i sospettati di dissenso al regime comunista – e dedicata la seconda parte della seconda sezione, che comprende anche un’esibizione dedicata alla resistenza popolare nonviolenta all’Unione Sovietica tra il 1954 e il 1991, ed una serie di reperti inerenti all’attività del KGB a Vilna e in altre città della Lituania.

E nel piano seminterrato che si trova la parte più importante del Museo delle Vittime dei Genocidi: la Prigione del KGB. Essa e stata costruita dai sovietici nel 1940 per processare, detenere ed eliminare i dissidenti lituani. Una volta spezzata la guerra partigiana della Lituania, nel 1953, solo 23 delle 50 celle della Prigione sono state utilizzate per la detenzione e gli interrogatori dei prigionieri prima del loro invio nei Gulag in Russia, mentre il resto e stato adibito ad archivio fino all’Agosto del 1991, quando i russi sono stati costretti ad abbandonare la Lituania.

Tra le sale dell’esposizione, di particolare importanza sono i luoghi insonorizzati in cui venivano effettuate le torture, le stanze buie e umide in cui venivano rinchiusi i detenuti dopo gli interrogatori, la “sala dell’acqua” – in cui i prigionieri erano costretti a sostare su uno setto bordo per non cadere in una piscina di acqua ghiacciata – e, infine, la sala delle esecuzioni.

Quest’ultimo luogo si trova in una posizione più isolata, e mantiene l’aspetto tetro e funesto del passato. Dopo una sala in cui veniva compilato il certificato di morte del condannato, segue una stanza di poco più grande, in cui veniva eseguita l’esecuzione. A spiegare come il tutto avvenisse in maniera sistematica e ripetitiva e un filmato, proiettato su uno schermo all’interno della sezione.

Anche ebrei e sacerdoti cattolici tra le vittime dei totalitarismi comunista e nazista

Per concludere, non manca presso la prigione una stanza dedicata alle vittime ebraiche della Shoah provocate dall’occupazione nazista tra il 1941 e il 1944, ed una contenente i reperti appartenuti ai Sacerdoti cattolici impegnati con la preghiera nel sostegno della lotta partigiana: uccisi anch’essi dalla furia comunista per avere rifiutato di collaborare con il regime sovietico.

Matteo Cazzulani

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