LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

“Wałęsa agente comunista”: così Kaczynski vorrebbe vendicarsi del leader di Solidarność. 

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on February 22, 2016

Pubblicate alcune delle documentazioni che proverebbero la collaborazione del primo Presidente della Polonia libera con i Servizi Segreti della Polonia filo-sovietica. La rivalità con il Capo del Partito di maggioranza nel Paese una delle motivazioni che potrebbero riscrivere la storia d’Europa



Varsavia – 183 pagine destinate a cambiare la storia della Polonia e dell’Europa, dietro le quali, oltre al giallo storico, si celano scenari ancor più inquietanti. Nella giornata di lunedì, 22 Febbraio, l’Istituto per la Memoria Nazionale polacco -IPN- ha reso noto alla stampa documentazioni dei Servizi Segreti della Polonia Popolare che proverebbero la collusione, con il regime filo-sovietico, di Lech Wałęsa: lo storico Capo del sindacato autonomo Solidarność, primo Presidente della Polonia libera, nonché guida del processo democratico che ha portato Varsavia, nel 1989, a divenire una moderna democrazia europea con un’economia di mercato.

I documenti, ritrovati in casa di Maria Kiszczak -la vedova del Generale Czesław Kiszczak: uno dei gerarchi di spicco della Polonia Popolare giudicato responsabile di eccidi e repressioni politiche- testimonierebbero che Wałęsa ha collaborato con i Servizi Segreti del regime filo-sovietico tra il 1970 e il 1976: un fatto che il leader di Solidarnosc ha negato a più riprese, pur ammettendo, tuttavia, di avere avuto contatti con la polizia di regime.

Dinnanzi alla questione, la società polacca è fortemente divisa. “Wałęsa ha chiuso con il passato sovietico e ha portato la Polonia in Europa: ciò che ha fatto negli anni Settanta, se comprovato, non cambia l’opinione, positiva, che ho di lui” dichiara Piotr, giovane architetto di orientamento politico moderato.

“Si è scoperto quello che già si sapeva: Wałęsa è un agente del regime filo-sovietico che, coerentemente, ha poi continuato a fare politica dopo la sua presidenza” sostiene, invece, Bartosz: ingegnere informatico di orientamento conservatore.

Oltre alla portata storico-sociale, il Caso Wałęsa ha una forte connotazione di carattere politico. Essa, infatti, si ascrive nel solco della rivalità tra Walesa e Jarosław Kaczyński: il Capo del Partito conservatore Diritto e Giustizia -PiS- la forza politica, di maggioranza assoluta nel Paese, alla quale appartengono il Premier, Beata Szydło, il Presidente, Andrzej Duda, e tutti i Ministri del Governo.

Del resto, tra Wałęsa e Kaczyński non è mai corso buon sangue fin dai tempi della comune militanza in Solidarność, anche se il punto di rottura definitivo tra i due si registra quando Kaczyński crea un movimento di protesta contro l’Amministrazione Presidenziale tutto interno all’area Solidarność che accusa il Capo dello Stato di avere collaborato con i servizi segreti della Polonia Popolare.

Il primo atto della guerra tra i due membri di Solidarność si consuma nel 1992, quando il Presidente Wałęsa dimissiona il Governo di Jan Olszewski, appoggiato da Kaczyński, alla vigilia della presentazione di un rapporto che, secondo l’allora ministro degli interni, Antoni Macierewicz -storico braccio destro di Kaczyński- avrebbe comprovato la connivenza tra il leader di Solidarność e il regime della Polonia Popolare.

Con la nomina a Premier di Kaczyński nel 2005, il Governo avvia la Lustrazione: procedura, che avrebbe dovuto portare alla luce i nomi delle persone che hanno collaborato con i servizi Segreti della Polonia Popolare, mirata anche a provare la presunta connivenza di Wałęsa con il regime filo-sovietico. 

Con la caduta del Governo Kaczyński nel 2007, anche il progetto della Lustrazione viene accantonato. Tuttavia, la recente pubblicazione del rapporto su Wałęsa ha, ora, riaperto la diatriba tra il leader di Solidarność e Kaczyński. Il tutto, a tre mesi dal ritorno al potere di Kaczyński che, pur non ricoprendo incarichi di Governo, de facto mantiene una fortissima influenza sia sull’Esecutivo che sulla Amministrazione Presidenziale: una coincidenza che ha non ha lasciato indifferenti.


Oltre al recente ritorno al Governo di Kaczyński, a destare curiosità sulla faccenda sono anche due avvenimenti che hanno visto il Governo polacco perdere prestigio sul piano internazionale.

Con il raggiungimento del compromesso per il mantenimento della Gran Bretagna nell’Unione Europea, che prevede la diminuzione dei diritti sociali goduti dagli emigrati polacchi nelle isole britanniche, Kaczyński ha dimostrato di non avere appeal sul Primo Ministro britannico, David Cameron, finora ritenuto dal PiS il migliore alleato di Varsavia in Europa Occidentale per via della comune ispirazione conservatrice.

Inoltre, la recente dichiarazione di preoccupazione in merito allo stato della democrazia in Polonia espressa del Senatore degli Stati Uniti d’America John McCain -uno dei leader del Partito Repubblicano notoriamente attento alle vicende dell’Europa Centro-Orientale- ha incrinato uno dei legami transatlantici sui quali Kaczynski contava maggiormente.

Nello specifico, McCain ha criticato le riforme di Giustizia e media approvate, di recente, dal Governo polacco: provvedimenti che sottopongono sia i Giudici della Corte Costituzionale, che i Capi di Redazione delle testate televisive e radiofoniche statali al diretto controllo del Governo.

Per via di queste casualità, in molti in Polonia vedono nell’apertura del Caso Wałęsa un’occasione, per Kaczyński, di deviare l’attenzione dei media nazionali ed internazionali dalle crescenti critiche che il Governo di Varsavia sta riscuotendo in campo internazionale.


Intanto i giovani polacchi e parte del Governo guardano a Putin 

Oltre alla questione meramente politica e personale, il Caso Wałęsa potrebbe essere anche l’inizio di una deriva nazionalista in Polonia che -il condizionale è d’obbligo- spingerebbe Varsavia dall’essere il Paese leader della promozione di democrazia e libertà in Europa Centrale ed Orientale di oggi all’allinearsi al fronte dei Paesi membri dell’Unione Europea con chiaro orientamento anti europeo e filo russo, al quale già appartengono Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Grecia e Cipro.

Infatti, la demolizione dell’immagine di Wałęsa porta giocoforza ad una rivalutazione totale del movimento di Solidarność e del percorso non violento che la Polonia ha compiuto verso l’Europa e l’Occidente, così che l’onestà intellettuale e la statura politica dei leader del processo democratico polacco, a partire dal Primo Presidente della Polonia libera, verrebbero, pericolosamente, messe in discussione.

A giovare di questo vacuum storico-culturale potrebbe essere non solo Kaczyński, ma anche la corrente di pensiero, sempre più forte sopratutto tra i giovani, di chi, in Polonia, vede nel Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, l’unico garante della stabilità e dei valori “tradizionali cristiani” nella regione dell’Eurasia.

Del resto, Putin stesso, che ha considerato la caduta dell’URSS “la più grande tragedia del secolo scorso” presenta di proposito la Russia come il Paese storicamente leader degli Stati dell’Ex-Patto di Varsavia e saldamente radicato alle tradizioni cristiane per ottenere l’appoggio alla politica internazionale di Mosca da parte di cittadini europei, perlopiù di estrema destra ed estrema sinistra -ma anche di tanti moderati, come dimostra il caso dell’Italia- delusi dall’Unione Europea e impauriti dallo spettro dell’immigrazione selvaggia.


A supportare la tesi della “putinizzazione ideologica” della Polonia collegata con il Caso Wałęsa è sia la stretta alleanza tra Kaczyński e il Premier ungherese Viktor Orbán -entrambi delusi dall’Unione Europea e fortemente contrari alla politica di accoglienza dei migranti approvata dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel- ma anche il recente varo di una coalizione tra PiS e il Movimento Kukiz’15: forza politica  di orientamento nazionalista e populista fortemente euroscettica e filorussa.

Non a caso, in cambio dell’appoggio a PiS per ottenere la maggioranza necessaria a cambiare la Costituzione, Paweł Kukiz -ex-rock star passato alla politica- ha preteso, e ottenuto, la nomina di giornalisti a lui politicamente vicini, di chiaro orientamento filorusso ed antieuropeo, a Capo delle principali testate televisive e radiofoniche statali.

Se, come dichiarato dal Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, la Polonia rischia davvero una putinizzazione politica, il Caso Wałęsa, il crescente peso del Movimento di Kukiz e la sempre maggiore influenza delle frange giovanili antieuropee e filo putiniane potrebbero essere i segnali dell’involuzione democratica di un Paese-faro, per ragioni storiche e culturali, della civiltà europea.


Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Ucraina: Poroshenko dice sì a Yatsenyuk Premier in cambio di Hroysman Speaker della Rada

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on November 1, 2014

Il Presidente ucraino da il via libera alla riconferma del Capo del Governo per assicurare la Presidenza del Parlamento ad un esponente del suo Blocco. Nonostante l’endorsement ufficiale al Capo del Fronte Popolare, scoppia il caso Sadoviy.

Tante le promesse ma anche tanta la confusione che regna nella vita politica ucraina all’indomani delle Elezioni Parlamentari anticipate che hanno confermato la maggioranza al Partito del Presidente Petro Poroshenko, il Blocco Poroshenko – coalizione di Partiti centristi e moderati, come Solidarnist, UDAR e Terza Repubblica Ucraina- e a quello del Premier Arseniy Yatsenyuk, il moderato Fronte Popolare.

Come riportato venerdì, 31 Ottobre, dallo stesso Poroshenko, il Blocco del Presidente è pronto a sostenere la riconferma di Yatsenyuk alla guida del Governo in cambio dell’elezione a Speaker del Parlamento dell’attuale Vicepremier, Volodymyr Hroysman.

Hroysman, esponente del Blocco Poroshenko, è stato indicato dalla lista del Presidente come candidato Premier, ma la vittoria del Fronte Popolare nel voto proporzionale -avvenuta per un solo punto percentuale: 22% a 21%- ha permesso a Yatsenyuk di richiedere per sé la riconferma alla guida del Governo, e di rivendicare il diritto a nominare esponenti del suo Partito a Capo dei Ministeri degli Interni, della Giustizia e delle Finanze.

Con l’endorsement di Poroshenko a Yatsenyuk, Hroysman potrebbe trovare una ricompensa nella presidenza del Parlamento ucraino: una posizione per la quale in pole position è stato finora l’ex-Ministro degli Interni, Yuri Lutsenko, capolista del Blocco Poroshenko, ora possibile Capogruppo alla Rada.

“Il Blocco Poroshenko e il Fronte Popolare hanno già avviato un gruppo di lavoro per la formazione della nuova coalizione con Samopomich” ha dichiarato Hroysman, menzionando il movimento di orientamento cristiano-democratico e pro-occidentale capace, alle Elezioni, di ottenere il terzo posto con l’11% dei consensi.

Proprio la presenza di Samopomich nella maggioranza ha aperto un caso politico legato alla presunta offerta del Premierato che il Presidente Poroshenko avrebbe rivolto al leader di Samopomich, il Sindaco di Leopoli Andriy Sadoviy.

Come dichiarato dall’esponente di Samopomich, Oleh Berezyuk, sul 5 Kanal, il Presidente Poroshenko avrebbe comunque incassato il no secco di Sadoviy, che avrebbe preferito ricoprire la carica di Sindaco della sua città fino alla fine del suo mandato.

Se confermata, l’offerta di Poroshenko a Sadoviy metterebbe in discussione l’accordo che il Presidente avrebbe stretto dopo le Elezioni con Yatsenyuk per creare una coalizione filo-europea basata sull’intesa tra il Blocco Poroshenko e il Fronte Popolare.

Secondo le prime trattative, la coalizione tra il Blocco del Presidente e il Fronte del Premier dovrebbe basarsi su un progetto di lavoro derivato dall’integrazione dei programmi delle due forze partitiche: da un lato, come promesso dal Presidente Poroshenko, l’armonizzazione delle strutture giudiziarie e fiscali del Paese agli standard dell’Unione Europea, così da permettere all’Ucraina di presentare la domanda di membership all’UE entro il 2019.

Dall’altro, come invece promesso da Yatsenyuk, la coalizione si dovrebbe impegnare ad eseguire fin da subito i punti dell’Accordo di Associazione tra l’UE e l’Ucraina, a continuare le politiche di risistemazione dei conti dello Stato già avviate, ed ad incrementare le dotazioni di bilancio per la difesa dall’aggressione militare della Russia.

La Tymoshenko tratta con il Presidente

Oltre che per Sadoviy, le dichiarazioni di Hroysman aprono un caso anche per quanto riguarda la presenza o meno di altre forze del campo democratico nella coalizione, che sia secondo il Presidente Poroshenko, che il Premier Yatsenyuk deve essere allargata.

Come dichiarato dalla portavoce dell’ex-Premier Yulia Tymoshenko, Marina Soroka, il Partito di orientamento social-popolare-democratico Batkivshchyna ha avviato consultazioni con Poroshenko per la partecipazione alla coalizione.

Yulia Tymoshenko ha dichiarato che Batkivshchyna non pretende alcun posto nel Governo, ma richiede l’inclusione dei suoi principali punti programmatici, come il rafforzamento dei contatti diplomatici con l’Occidente, un referendum per l’ingresso nella NATO.

La Tymoshenko ha poi chiesto a Poroshenko e Yatsenyuk la lustrazione di tutti i politici conniventi con il regime autoritario dell’ex-Presidente, il filorusso Viktor Yanukovych.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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Elezioni in Ucraina. Poroshenko pronto a isolare la Tymoshenko

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on October 20, 2014

Il Presidente ucraino propone un accordo di coalizione precedente al voto attorno ai principi supportati dal suo Blocco senza alcuna promessa di nomina a nessuna personalità. Il Premier accoglie l’invito, mentre l’ex-Premier incalza il Capo dello Stato su lotta alla corruzione e lustrazione

La coalizione di Governo si faccia prima delle Elezioni, anche se alla scadenza elettorale manca solo una settimana. Questo è stato l’appello agli elettori del Presidente dell’Ucraina, Petro Poroshenko, che, in occasione di un’intervista trasmessa da diversi canali del Paese, sabato, 18 Ottobre, ha dichiarato la sua intenzione di proporre ai partecipanti alle Elezioni Parlamentari di Domenica prossima una patto di coalizione.

Secondo Poroshenko, gli aderenti all’accordo di coalizione pre-urne devono accettare tutti i punti della Strategia di Riforma 2020, ossia il programma del Blocco Poroshenko: la lista che raggruppa forze partitiche di centro e moderate a supporto del Presidente.

Nello specifico, la ‘Strategia di Riforma 2020’ prevede l’armonizzazione agli standard europei del sistema giudiziario, del sistema degli investimenti, delle manovre volte allo snellimento della burocrazia e delle misure atte alla lotta alla corruzione in Ucraina.

“Nel caso venisse formata una coalizione in Parlamento non si tratterà più di quote di Partito, ma di veri e propri obblighi che ciascuna forza partitica avrà per realizzare il programma di Governo. La coalizione non sarà creata per tutelare nessuna personalità, ma per servire al bene del Paese” ha dichiarato il Presidente Poroshenko.

Le parole pronunciate da Poroshenko hanno suonato come un campanello d’allarme per il Premier, Arseniy Yatsenyuk, che con il suo Fronte Popolare, forza politica di orientamento moderato, spera di ottenere un numero sufficiente di voti per restare alla guida del Governo.

Nonostante in alcuni collegi il Blocco Poroshenko e il Fronte Popolare abbiano concordato candidature condivise, la lista del Presidente e la forza del Premier non hanno voluto stringere alcun patto di alleanza precedente alle Elezioni, ma si sono limitati ad una vaga promessa di collaborazione dopo il voto che ha lasciato trasparire una profonda frattura fra le due principali Cariche dello Stato.

Ciò nonostante, in un’intervista al canale ICTV, Domenica, 19 Ottobre, il Premier Yatsenyuk ha accolto con favore l’invito del Presidente, sostenendo che la coalizione deve essere varata al più presto.

Inoltre, Yatsenyuk ha ritenuto che la realizzazione dei punti dell’Accordo di Associazione UE-Ucraina debba essere la vera priorità del nuovo Governo, che deve essere composto da facce nuove ed energie fresche.

Critiche alle parole di Yatsenyuk, e anche a quelle del Presidente Poroshenko, sono invece provenute da Yulia Tymoshenko, ex-Premier e Leader del Partito di orientamento social-popolar-democratico Batkivshchyna, che ha evidenziato come non si possa attuare alcun avvicinamento all’Europa senza prima avviare una lotta alla corruzione a tutto campo.

Come riportato durante un’intervista alla televisione Inter, la Tymoshenko ha evidenziato come, per tenere fede alle speranze di cambiamento del popolo ucraino, sia necessaria anche una totale lustrazione delle personalità colluse con il sistema di potere autoritario imposto nel Paese dall’ex-Presidente Yanukovych.

“Fino a quando la corruzione sarà istituzionalizzata e ben integrata nella nostra società non avrà alcun senso parlare di integrazione europea, né di riforme che possano avvicinare l’Ucraina agli standard europei. Come ci fanno notare in molti in Occidente, la caduta di Yanukovych non ha comportato la fine della corruzione, che ha cambiato cognomi ed è tuttora presente nel Paese” ha dichiarato la Tymoshenko, che è stata la principale vittima delle persecuzioni politiche dell’ex-Presidente ucraino.

Yatsenyuk e Lyashko già si contendono il Premierato

Lo scambio di battute tra Poroshenko, Yatsenyuk e Tymoshenko lascia presagire una corsa elettorale al fotofinish, con le tre principali forze del campo democratico fortemente in concorrenza tra loro, al punto da pregiudicare una possibile collaborazione in un Governo di coalizione.

Poroshenko, il cui Blocco è dato in testa dai principali sondaggi con il 30% dei consensi, avrebbe infatti l’intenzione di isolare la Tymoshenko dal Governo mettendo in minoranza Batkivshchyna, che è data seconda con il 9% dei voti dalle ultime rilevazioni sociologiche.

Come riportato dall’autorevole Reuters, il Presidente sarebbe disposto a creare una colazione con il Fronte Popolare, dato al 7%, aperta sia alla moderata Hromadyanska Pozytsya, data anch’essa al 7%, che al Partito Radicale di Ucraina, stimato al terzo posto con l’8% dei consensi.

L’ingresso del Partito Radicale nella coalizione provocherebbe un precedente scomodo per Poroshenko, dal momento in cui il Capo dei radicali, Oleh Lyashko, ha già fatto sapere di ambire alla poltrona di Premier, a cui il Leader del Fronte Popolare Yatsenyuk non intende affatto rinunciare.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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“Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko”. Gli highlights della presentazione

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on October 14, 2014

Per chi ha partecipato da vicino e da lontano, per chi non ha potuto esserci per tutto il tempo della presentazione, e per chi non è proprio riuscito a venire, ripropongo una sintesi degli interventi del sottoscritto e degli ospiti dall’Ucraina, Yevhenia Tymoshenko e Hryhoriy Nemyria. Prossimamente, aggiungerò anche quelli degli intervenuti italiani: Patrizia Toia, Vinicio Peluffo, Carlo Borghetti

Venerdì, 3 Ottobre, a Milano, presso la Sala Gonfalone del Consiglio Regionale della Lombardia, è stato presentato “Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko”, il mio nuovo saggio-romanzo che prende spunto dal caso Tymoshenko -che ho seguito direttamente dalla sala di tribunale di Kyiv per alcuni media italiani- per parlare della situazione in Ucraina.

Alla presentazione di “Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko” -edito in collaborazione con Welfare Network, con una prefazione del Presidente del Gruppo S&D al Parlamento Europeo Gianni Pittella, sono intervenuti la figlia di Yulia Tymoshenko, Yevhenia Tymoshenko, e il Vicepremier del Governo Tymoshenko, attuale Presidente della Commissione Integrazione Europea del Parlamento ucraino, Hryhoriy Nemyria.

Oltre agli ospiti dall’Ucraina, alla presentazione del mio saggio-romanzo, a cui hanno preso parte da più di cento persone -a cui va tutta la mia gratitudine- sono intervenuti anche il Vicepresidente della Commissione Energia del Parlamento Europeo, Patrizia Toia, il Parlamentare Vinicio Peluffo, e il Consigliere Regionale della Lombardia Carlo Borghetti.

Nel mio intervento, ho sottolineato come “Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko” raccolga quattro filoni principali: diritti umani violati da parte di un sistema di potere autoritario, precaria situazione geopolitica di un Paese che cerca di voltare pagina da un passato difficile, dipendenza energetica di uno Stato collocato tra Europa e Russia, questione femminile in una società particolarmente complessa.

Da parte sua, Yevhenia Tymoshenko ha evidenziato come il titolo del mio nuovo saggio-romanzo ben spieghi che, in Ucraina, l’indipendenza energetica equivale all’indipendenza politica: proprio per questa ragione, sua madre, che da Premier del Paese ha accettato condizioni onerose imposte da Mosca pur di garantire il flusso di gas russo per il mercato ucraino e per quello europeo, è stata sottoposta a un processo politico che ha certificato il regresso democratico di Kyiv durante l’era Yanukovych.

Hryhoriy Nemyria ha illustrato come “Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko” possa essere letto come la storia di una donna condannata da un sistema di potere contrario al suo attivismo energico e coraggioso. Il Politico ucraino ha poi dichiarato che questo saggio-romanzo deve interessare tutti gli italiani, in quanto i fatti narrati hanno luogo in un Paese, l’Ucraina, che è parte integrante dell’Europa per ragioni culturali, storiche, economiche ed energetiche.

Alla presentazione di “Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko” hanno preso parte, tra gli altri, anche il Presidente de LITALIAINTESTA, Paolo Briziobello, il Governatore del Distretto Italia di Filitalia International, Daniele Marconcini, il Presidente dell’Associazione Eueopea “Italia-Ucraina-Maidan” Fabio Prevedello, la Presidente dell’Associazione “Vidrodzhennya Ukrayiny” Dana Kuchmash, la Vice Console ucraina a Milano, Viktoria Zherobkina, i Consiglieri Regionali della Lombardia Laura Barzaghi e Raffaele Straniero.

Le riprese video sono state effettuate da Alberto Gabrieli, il montaggio è a cura di Eleonora Rizzi. La copertina è stata ideata e realizzata da Giuseppe Taverna.

Il libro è acquistabile on-line al seguente link – http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/ucraina-gas-e-manette-il-processo-a-yulia-tymoshenko.html#.VDp5v2IaySP

Matteo Cazzulani
Autore di “Ucraina, gas e manette: il processo a Yulia Tymoshenko”
matteo.cazzulani.uagasmanette@gmail.com

Kopacz Premier e Bienkowska Commissario UE: la Polonia dà lezioni di quote rosa

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on September 4, 2014

Il Presidente della Camera Bassa del Parlamento polacco ottiene la candidatura ufficiale alla guida del Governo da parte della Segreteria della Piattaforma Civica. Il dopo-Tusk potrebbe verso una svolta a sinistra della forza politica di maggioranza relativa di orientamento cristiano democratico

Hanna Suchocka, la prima Premier donna della Polonia, è rimasta alla guida del Governo per 15 mesi: questo è il record che il Presidente della Camera Bassa del Parlamento polacco, Ewa Kopacz, è chiamata a superare dopo avere ottenuto, mercoledì, 3 Settembre, la nomina a candidata ufficiale alla guida del Governo da parte del suo Partito, la Piattaforma Civica -PO.

Come riportato da radio TOK FM, la Kopacz, nonostante alcuni tentennamenti, ha accettato il sostegno che la PO -forza di orientamento cristiano democratico che detiene la maggioranza relativa in Parlamento- ha voluto conferirle all’unanimità per subentrare alla guida del Governo a Donald Tusk.

L’attuale Premier, nominato Presidente del Consiglio Europeo venerdì, 29 Agosto, è l’unico nella storia della Polonia ad avere ottenuto la riconferma dal voto popolare: un fardello considerevole, che la Kopacz è chiamata ora a raccogliere e sfruttare per migliorare l’azione di Governo.

Possibilista sulla nomina della Kopacz si è detto anche il Presidente polacco, Bronislaw Komorowski, che, dopo avere sottolineato la necessità di garantire la stabilità del Governo per favorire il passaggio di Tusk in Europa nella maniera meno complicata possibile, ha tuttavia rimarcato che la scelta finale spetta a lui, e non alla PO.

La nomina della Kopacz a Premier, oramai data quasi per certa, non è una sostituzione volante del Capo del Governo durante la legislatura, ma ha tutte le carte in regola per diventare un’operazione di rilancio dell’iniziativa politica della PO con una decisa apertura a sinistra.

La Kopacz, già Ministro della Sanità e medico di professione, è infatti nota per le sue posizioni aperte su alcune tematiche sensibili, in primis sulla fecondazione assistita.

Questo sguardo sul mondo decisamente liberale, è già valso alla Kopacz il plauso di alcuni esponenti della sinistra polacca, ad oggi priva di una solida rappresentanza partitica.

La concessione della guida del Governo alla Kopacz è un aspetto importante anche per quanto riguarda le pari opportunità di genere: un tema di progresso sociale e culturale su cui la Polonia oramai da anni sta dando lezioni ai partner europei.

A dimostrazione del grado di progresso raggiunto dalla Polonia a proposito di quote rosa è anche la scelta presa dal Premier Tusk di nominare il Ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo, Elzbieta Bienkowska, come membro polacco della Commissione Europea

Il Governo polacco punta al ruolo di Commissario UE al Mercato Interno

Nel nominare il giovane Ministro, Tusk ha sottolineato che la Bienkowska -che ha già intrattenuto un colloquio con il Presidente-eletto della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker- ambisce al ruolo di Commissario UE al Mercato Interno: uno dei settori su cui il Premier polacco ha sempre dichiarato di puntare per il suo Paese.

La nomina della Bienkowska, che aiuta non poco Juncker nel suo intento di formare una Commissione rispettosa della parità di genere, potrebbe tuttavia essere utilizzata per ricoprire altre due caselle non ancora assegnate su cui la Polonia ha manifestato vivo interesse.

Come infatti dichiarato a più riprese da Tusk, la Polonia aspira sia al ruolo di Commissario UE al Bilancio che a quello di Commissario UE all’Energia: carica che la Bienkowska si troverebbe a contendere all’uscente tedesco, Gunther Oettinger.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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Ucraina e Crimea: Grillo e Berlusconi ascoltino Obama e Pittella anziché la Russia di Putin

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on May 5, 2014

Il Sommo Poeta ci invitava a non curarci di loro, ma a guardare e passare. Vero e giusto, tuttavia certe dichiarazioni illustrano quanto la Patria di Dante sia provinciale e cieca nel comprendere che il comportamento della Russia di Putin in Ucraina è la più grande minaccia alla pace globale dalla fine della Guerra Fredda.

Negli ultimi giorni, le attività di destabilizzazione politica dell’Ucraina da parte di agenti infiltrati dell’esercito russo si sono espanse dalle regioni ucraine orientali fino a quelle meridionali, nella città di Odessa, dove, per ora, la resistenza di Kyiv ha sventato il tentativo delle milizie cosiddette separatiste di prendere il controllo della città.

Il piano di Putin, come confermano tutti i più accreditati Think-Tank, è oramai chiaro: dopo l’annessione militare della Crimea, Mosca intende controllare una lingua di territorio da Donetsk alla Transnistria che isola l’Ucraina dal mare, mettendone in ginocchio l’economia, incrementa la pressione armata sulla Moldova e su Paesi dell’Unione Europea come Romania, Ungheria, Slovacchia e Polonia.

Anche altri Paesi UE sono a rischio, come Estonia, Lettonia e Lituania, dove Putin ha già iniziato a porre i presupposti per scatenare politiche di destabilizzazione, facendo leva sulla volontà di Mosca di tutelare le minoranze russofone che vivono al di fuori della Federazione Russa.

Questa argomentazione già usata nei confronti dell’Ucraina, e prima ancora da Adolf Hitler per giustificare l’Anschluss dell’Austria e l’annessione di Cecoslovacchia e Danzica, che tuttavia è priva di fondamento, dal momento in cui né il Governo ucraino, né quelli UE estone, lettone e lituano, hanno mai discriminato alcun russo.

Malgrado la gravità della politica di Putin, che compatta l’opinione pubblica domestica contro un’Europa presentata come la Patria della perversione, c’è chi in Italia ha giustificato pubblicamente la condotta del Presidente della Federazione Russa, come l’ex-Premier Berlusconi, che, durante la trasmissione In Mezz’Ora, ha sottolineato come Mosca abbia favorito nella penisola ucraina l’autodeterminazione dei popoli.

La posizione di Berlusconi, fatta propria precedentemente dal Capo del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, è stata sostenuta da certa stampa italiana, che ha sistematicamente presentato gli ucraini come nazisti, ha paragonano Kyiv al regime di Assad in Siria, ed ha dipinto i fatti dell’Est Ucraino come la legittima aspirazione di una fetta della popolazione ucraina russofona di fare parte della Russia.

L’annessione armata della Crimea è stata invece una palese violazione del Diritto Internazionale, sopratutto del Memorandum di Budapest, che sanciva l’inviolabilità dei confini ucraini in cambio della rinuncia all’arsenale nucleare da parte dell’esercito di Kyiv.

Inoltre, riesce difficile considerare un movimento spontaneo di autodeterminazione quello che sta avvenendo in Ucraina orientale, dove i cosiddetti separatisti sono ben armati ed equipaggiati di armamenti di tutto rispetto -missili terra-aria e mitragliatori- che non possono essere stati forniti loro da nessun altro se non dal crescente numero di divisioni dell’esercito russo che, come dimostra il Washington Post, si sono accalcate ai confini ucraini, pronte a sferrare l’attacco definitivo nei confronti di Kyiv.

In Ucraina, i veri fascisti sono chi occupa le sedi delle Amministrazioni Locali bruciando le bandiere ucraine ed europee ed avviando la caccia all’ucraino, e non chi protesta per tre mesi al freddo sul Maydan a Kyiv per ottenere Democrazia e Libertà dal regime pseudofascista di Viktor Yanukovych.

Le prese di posizione di Berlusconi e di certa stampa, che favoriscono l’accettazione da parte dell’opinione pubblica e di una considerevole fetta dell’elettorato della politica estera dei piani neo-imperiali di Putin -noto per la sistematica repressione del dissenso e dei giornalisti indipendenti- dipingono quanto in Italia ci sia una preoccupante disinformazione in merito alle questioni ucraine.

Per risolvere l’impasse, una soluzione potrebbe essere, come ha sottolineato l’Advisor per la politica estera del Presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, l’adozione per l’Ucraina dello status Finlandese: un Paese dell’UE, che non fa parte della NATO e che mantiene buone relazioni con la Russia.

Per l’Ucraina, l’adesione all’UE è impossibile almeno per i prossimi 25 anni: troppe sono le riforme da compiere sia da parte del Governo di Kyiv che da parte dell’Unione Europea, che ancora deve darsi una struttura politica solida, robusta ed unitaria in grado di integrare, oltre a quella ucraina, anche altre economie dell’Europa Orientale, come quella moldava e georgiana.

Un rapido avvicinamento dell’Ucraina all’Europa sul piano commerciale e politico, mediante la firma dell’Accordo di Associazione e l’integrazione anche parziale di Kyiv in alcune delle Istituzioni europee, è possibile e necessario, così come è necessario provvedere al sostegno degli ucraini da parte della NATO nel caso Putin dovesse continuare con la sua politica imperialista.

Come ha dato da intendere lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, gli USA sono pronti a creare un fronte comune con l’Europa per la difesa dell’integrità territoriale ucraina, per evitare che l’escalation della politica imperiale di Putin accenda altri focolai di tensione persino in Paesi membri dell’UE.

Questa necessità è innanzitutto geopolitica, dal momento in cui è proprio dall’esistenza di un’Ucraina autonoma ed indipendente che è garantita la sicurezza nazionale dei Paesi UE e, più in generale, la Pace e la Libertà nel continente europeo.

Ecco perché è opportuno che anche in Italia si capisca qual’è la vera natura della crisi ucraina, come già hanno dimostrato alcune personalità di spicco della politica italiana, come il Vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, il Ministro del Turismo, Dario Franceschini, e l’ex-Premier Massimo D’Alema.

Essi hanno dipinto una posizione attenta e ragionevole: l’Europa deve mantenere con Mosca il dialogo aperto, senza però mai rinunciare ai valori fondanti dell’Europa: Pace, Democrazia, Diritti Umani e Progresso.

Matteo Cazzulani
Analista di Politica dell’Europa Centrale ed Orientale
Twitter: @MatteoCazzulani

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Swoboda e D’Alema: il PSE a Bruxelles prende posizione su Ucraina e Russia

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on April 4, 2014

Nel corso della Renaissance Conference, Il Presidente del Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici Europei sottolinea la necessità di una nuova politica di vicinato per l’Europa Orientale. L’ex-Premier italiano invita l’Unione Europea ad una posizione più risoluta in sostegno dei valori UE nei confronti del Presidente russo Putin

Bruxelles – Una nuova politica di vicinato con i Paesi dell’Europa Orientale per tenere alti i valori fondanti dell’Europa -Democrazia, Libertà e Diritti Umani- senza però rinunciare fino all’ultimo ad un dialogo con la Russia. Questa è la linea emersa venerdì, 3 Aprile, dalla tavola rotonda “Disordine nel vicinato: l’Ucraina, l’UE e il problema russo”, a Bruxelles, durante la Renaissance Conference del Partito Socialista Europeo.

Come evidenziato dal Capogruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici Europei, Hannes Swoboda, l’Unione Europea necessita di una nuova tattica politica per garantire il diritto all’esistenza di popoli europei come ucraini, moldavi e georgiani, che si trovano oggi a fronteggiare la politica di forza della Russia di Putin.

Swoboda, dopo avere illustrato come l’Europa debba attivarsi per lo sviluppo di una società civile in Ucraina, ha sottolineato come l’UE debba al più presto provvedere a diversificare le forniture di gas per decrementare la dipendenza dalla Russia e, così, limitare le possibilità che Putin si avvalga dell’energia come mezzo di pressione geopolitica.

In particolare, Swoboda ha lamentato la mancata realizzazione del gasdotto Nabucco: un progetto , sostenuto dalla Commissione Europea, concepito per veicolare gas dall’Azerbaijan in Austria attraverso Turchia, Romania ed Ungheria, che il Presidente del Gruppo S&D ha ritenuto fondamentale per la diversificazione energetica dell’UE.

Infine, per quanto riguarda l’Ucraina, Swoboda ha sottolineato come la proposta di federalizzazione dello Stato ucraino possa portare ad un inasprimento della tensione tra Mosca e Kyiv destinato a nuocere a russi, ucraini e agli stessi europei.

Risoluta è stata anche la posizione espressa dall’ex-Premier italiano Massimo D’Alema, che ha sottolineato come sia necessario che l’Europa risponda alla Russia per evitare che la Federazione Russa diventi il catalizzatore geopolitico dei Paesi che esprimono un chiaro sentimento anti-occidentale.

D’Alema, che ha invitato l’Europa a difendere in maniera risoluta i diritti su cui è stata fondata -democrazia, diritti umani e libertà- per mantenere la credibilità internazionale, ha anche invitato l’UE a sollevare la questione della Cecenia, dove i russi hanno sterminato donne, bambini e uomini in piena infrazione del diritto internazionale.

L’ex-Premier ha poi evidenziato come la vicenda della Crimea non possa essere paragonata a quella del Kosovo: mentre l’occupazione della penisola ucraina ha portato all’annessione nella Russia di una Regione di un Paese sovrano, l’intervento della NATO nel Paese dei Balcani è stato necessario per porre fine alla violazione dei Diritti Umani sugli albanesi e per garantire l’indipendenza di Pristina dalla Serbia di Milosevic.

Sull’energia, D’Alema ha infine proposto che l’Europa impieghi risorse per garantire l’ibtegrazione dei sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi UE e, così, diminuire la dipendenza dell’Europa dalle forniture della Russia del 20%.

L’Ucraina ha bisogno anche dell’Europa

La posizione degli esponenti del PSE sull’Ucraina è basata sulla considerazione che l’annessione della Crimea da parte di Putin ha cambiato i paradigmi della politica internazionale. Oggi, i rapporti di forza sono regolati dal riarmo militare e non più da accordi commerciali e politici.

Come ho sottolineato nel mio intervento, l’UE ha perso un’occasione per prendere l’iniziativa nella questione ucraina con una voce sola, ma ha lasciato che la situazione del nostro continente -che comprende sia l’Ucraina che l’UE- sia regolata solo da colloqui bilaterali tra Stati Uniti d’America e Russia.

Insieme agli USA, è necessario che l’UE garantisca in Ucraina, e nel resto dell’Europa Orientale, pace, Democrazia, Diritti Umani e progresso, insieme al diritto di esistere di ucraini, moldavi, georgiani e bielorussi: popoli che per ragioni storiche, culturali e linguistiche appartengono a pieno diritto alla grande famiglia europea.

Matteo Cazzulani
Responsabile dei rapporti del PD metropolitano milanese con i Partiti democratici e progressisti nel Mondo – Partecipante della Renaissance Conference del PSE di Bruxelles

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YANUKOVYCH A MOSCA CHIEDE A PUTIN L’INTERVENTO MILITARE IN UCRAINA

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on February 27, 2014

Il Presidente ucraino invita il suo collega russo ad intervenire per ristabilire il suo regime a Kyiv. I filorussi di Crimea occupano il Parlamento ed accendono le tensioni con i tatari locali

Rifugiato in Russia, provocatore di una guerra civile con l’intervento esterno che sembra essere sempre più annunciata. Nella giornata di giovedì, 27 Febbraio, l’ex-Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, ha richiesto alla Russia di garantire il ripristino dell’ordine politico sovvertito dalla rivoluzione che, il sabato precedente, ha destituito il suo regime dittatoriale.

L’invito di Yanukovych, che fonti ben accreditate danno come rifugiato a Mosca, arriva subito dopo l’occupazione in Crimea del Parlamento della Repubblica Autonoma locale da parte di attivisti filo-russi, che si stanno fronteggiando con i tartari della penisola, a loro volta favorevoli al mantenimento dell’unità nazionale ucraina.

A preoccupare è anche il riarmo dell’esercito russo, che il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha iniziato a dislocare lungo i confini con l’Ucraina, al punto da suscitare la reazione sia del Presidente ad Interim ucraino, Oleksandr Turchynov, che dei principali esponenti politici di Unione Europea, Stati Uniti d’America e NATO, che hanno invitato Mosca a rispettare l’integrità territoriale ucraina.

Nel frattempo, è stata presentata la nuova squadra di governo che dovrà riportare a galla l’economia dell’Ucraina da una situazione di profonda crisi e, come dichiarato dal Premier candidato, Arseniy Yatsenyuk, firmare l’Accordo di Associazione con l’UE.

Ecco i nomi del nuovo Governo

Il governo, composto da un misto di politici di primo e secondo piano del principale partito di opposizione Batkivshchyna, e da personaggi illustri che si sono distinti durante la battaglia contro il regime di Yanukovych, che ha provocato più di cento morti tra i manifestanti, ha ottenuto l’appoggio esterno del partito moderato UDAR di Vitaliy Klichko, che ha dichiarato di volersi candidare alle elezioni presidenziali.

Oltre al Premier Yatsenyuk, leader in pectore del Partito Social-popolare-democratico Batkivshchyna, rilevanti sono le nomine di Borys Tarasyuk -ex-Ministro degli Esteri e fervente atlantista- a Vicepremier con delega agli Affari Europei, Oleksandr Shlyapak -ex Capo dell’apparato Presidenziale dell’ex-Preidente arancione Viktor Yushchenko- a Ministro dell’Economia, di Yuri Prodan -già membro dei Governi arancioni dell’anima della Rivoluzione Arancione Yulia Tymoshenko- a ministro dell’Energia, e di Arsen Avakov -uno dei due dissidenti che ha ottenuto Asilo politico in Italia- a Ministro degli Interni.

Oltre alla parte politica, importante è anche la nomina di Dmytro Bulatov, leader della protesta Euromaidan noto per essere stato torturato, amputato di un orecchio e addirittura crocifisso dalla polizia di regime Berkut, a ministro dello Sport, e della giornalista barbaramente picchiata Tetyana Chornovol a Capo dell’Ufficio Anticorruzione.

A Capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa è stato nominato Andriy Parubyi, uno dei deputati Batkivshchyna più attivi durante la lotta partigiana contro il Regime di Yanukovych.

Matteo Cazzulani

LA LITUANIA IN PRIMA FILA PER LA LIBERALIZZAZIONE DEL MERCATO DEL GAS UE

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on February 10, 2014

Procedono i lavori per la realizzazione del rigassificatore di Klaipeda per l’importazione di almeno 25 miliardi di metri cubi di LNG all’anno da Norvegia, Qatar, Egitto e Stati Uniti d’America. Il terminale, cofinanziato dall’Unione Europea, permetterà a Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia e Finlandia il decremento della dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia di Lituania.

Un terminale marittimo dalla capacità di 200 Mila metri cubi di gas liquefatto per una lunghezza di 300 metri, collegato alla costa da un molo di 450 metri in cui possono attraccare navi container di categoria FSRU acquistare in leasing dalla Norvegia ma prodotte in Corea del Sud. Queste sono le caratteristiche del rigassificatore di Klaipeda, in Lituania, che, come riportato dall’autorevole PAP, sarà pronto a breve per garantire alla Lituania e all’Unione Europea di diversificare le forniture di gas.

Il terminale, gestito dalla compagnia Klaipedos Nafta, funzionerà secondo le Leggi UE che permettono la partecipazione di altre compagnie alla co-gestione del terminale che, secondo le stime preventive, dovrebbe importare 3 miliardi di metri cubi di gas liquefatto all’anno per soddisfare il fabbisogno della Lituania.

Come dichiarato da fonti ufficiali, la quantità complessiva di LNG importata a Klaipeda aumenterà fino a 25 miliardi di metri cubi per soddisfare anche la necessità di diversificazione delle forniture di gas della Lettonia, che ha in programma di veicolare dal rigassificatore lituano 1,7 Miliardi di metri cubi di gas liquefatto, dell’Estonia, che ha già ordinato 700 milioni di metri cubi di LNG, e di Polonia e Finlandia, a cui l’oro blu verrà inviato tramite due distinti gasdotti in fase di realizzazione.

Il terminale permetterà l’importazione di gas liquefatto da Qatar, Norvegia, Egitto e da altri Paesi esportatori di LNG come gli Stati Uniti d’America, che, con l’avvio dello sfruttamento dei giacimenti domestici di shale, hanno aumentato vertiginosamente la produzione interna di oro blu, al punto da avviare le prime esportazioni di carburante a prezzi stracciati in Gran Bretagna, India e Corea del Sud.

Il rigassificatore di Klaipeda, realizzato con l’ausilio di investimenti UE, che ha inquadrato il progetto nell’abito della politica di diversificazione delle forniture di gas, serve dunque ad aiutare Paesi fortemente dipendenti dall’oro blu della Russia a limitare la dipendenza da Mosca, che, finora, si è avvalsa di pretese contrattuali alte come mezzo per influire nelle decisioni politiche degli Stati dell’Europa Centro-Orientale.

Ad esempio, la decisione di entrare nell’UE e nella NATO ha comportato per Estonia, Lettonia, Lituania, Lettonia, ed anche Romania, Slovacchia ed Ungheria, una maggiorazione del prezzo del gas fornito dalla Russia di Putin rispetto al tariffario imposto dai russi ai Paesi dell’Europa Occidentale, più inclini a sostenere la politica energetica di Mosca -che de facto mira a dividere l’UE al suo interno per mantenerla debole sul piano internazionale.

Secondo stime ufficiali, l’assenza di fonti diversificate di gas ha portato ad una spesa supplementare di circa 18 miliardi di Euro all’anno per l’UE, di cui 3,6 solo in Europa Centro-Orientale: una cifra dovuta proprio al diktat energetico del monopolista statale russo del gas Gazprom, la longa manus del Presidente della Russia Putin.

Continua il ricorso della Commissione Europea contro Gazprom

In seguito all’imposizione di tariffari ingiusti tra Europa Centro-Orientale e Paesi dell’UE occidentale, la Commissione Europea ha aperto un’inchiesta su Gazprom per condotta anti-concorrenziale su cui, come riportato dal Commissario UE alla Concorrenza, Joaquin Almunia, ancora pochi progressi sono stati effettuati.

Come riportato dalla Reuters, il Commissario Almunia ha illustrato di avere ottenuto commenti positivi da parte di Gazprom su diverse questioni, eccetto che su quella del tariffario, che rappresenta il tema principale del ricorso che la Commissione Europea si prepara ad esporre nei confronti del monopolista russo.

Matteo Cazzulani

“WALESA UOMO DI SPERANZA”. UN FILM PER COMPRENDERE LA POLONIA E L’EUROPA

Posted in Uncategorized by matteocazzulani on November 12, 2013

L’ultimo lavoro del noto regista Andrzej Wajda, recentemente applaudito al Festival del Cinema di Venezia, illustra la vita pubblica e privata del Leader della resistenza polacca non violenta alla dittatura sovietica. Famiglia e importanza della donna altri valori comunicati dal film oltre a Libertà, Democrazia e Diritti Umani”

“La Libertà è un Diritto Umano” sono le parole pronunciate da Lech Walesa al Congresso USA con cui si chiude il film “Walesa Uomo della Speranza”, l’ultima creazione del noto regista polacco Andrzej Wajda – molto apprezzata durante l’ultimo Festival del Cinema di Venezia- uscita lo scorso Ottobre in Polonia.

Wajda ci aveva ben abituato con l'”Uomo di Marmo” prima e, poi, con “Katyn” -film coraggiosamente proiettato gratuitamente a Milano grazie a un’iniziativa del Consolato della Polonia, nonostante i mal di pancia della rappresentanza locale della Federazione Russa. Questa volta, il regista polacco ha realizzato non solo una lezione di storia, ma anche un vero e proprio testamento morale.

La lezione di storia è quella della
Lotta per la Libertà del sindacato autonomo Solidarnosc, guidato da Lech Walesa, grazie alla cui protesta nonviolenta la Polonia nel 1989 ha abbattuto la dittatura sovietica senza spargimenti di sangue, ed ha aperto la strada della democrazia e della libertà, e successivamente dell’ingresso nell’Unione Europea, agli altri Paesi dell’Europa Centro-Orientale.

Una lotta difficile, attuata grazie alla straordinaria personalità propria di Walesa: un elettricista, interpretato ottimamente da Robert Wieckiewicz, determinato a coniugare il rispetto dei diritti dei lavoratori con il bisogno di libertà di un popolo, quello polacco, costretto da russi e tedeschi a secoli di oppressione e schiavitù.

Il testamento morale che Wajda ci lascia con questo film è proprio l’importanza della Libertà, e il rifiuto dell’autoristarsimo violento, come è stato quello sovietico in Polonia.

Il terrore dato dai manganelli della polizia sovietica nel film è ben rappresentato, così come il carattere esuberante, deciso, talvolta supponente, di un Walesa descritto anche nel suo ambito della famiglia: un altro valore che Wajda tratta in maniera molto approfondita.

Importante è anche la figura di Danuta, la moglie di Walesa interpretata da Agnieszka Grochowska: compagna fedele che accompagna il marito nel suo impegno politico, anche nonostante qualche crisi di nervi, e che sa badare ai sei figli durante i ripetuti arresti del Leader di Solidarnosc con la fermezza tipica delle madri polacche.

Altro ruolo femminile di spicco è quello di Oriana Fallaci, che, grazie alla superba interpretazione di Maria Rosaria Omaggio, accompagna la narrazione dell’epopea di Walesa con un’intervista realmente effettuata al Leader di Solidarnosc ripresa quasi integralmente nel film.

Altro aspetto positivo del film è l’assenza di pathos patriottici: Wajda, a differenza dei film precedenti, non ha concesso troppo alla retorica nazionale, ma si è focalizzato sul terrore e le ingiustizie realmente perpetrate da un regime sovietico giunto oramai al suo collasso.

Un punto negativo del film è però l’assenza dello spazio necessario ad altre figure che hanno reso possibile la vittoria di Solidarnosc e lo sviluppo della democrazia in Polonia. Il futuro Ministro degli Esteri Bronislaw Geremek, ed il primo Premier della Polonia libera, Tadeusz Mazowiecki – a cui si deve lo sviluppo dell’economia di mercato accompagnata a riforme a garanzia dei diritti dei lavoratori- sono immortalati sono in alcune scene.

Poco più spazio è invece riservato a Karol Wojtyla: Papa Giovanni Paolo II è il vero animatore della resistenza non violenta alla dittatura sovietica, ed un Padre spirituale che, durante il suo Pontificato, si è sempre battuto per la Giustizia ed i Diritti Umani nel Mondo.

Un film necessario sopratutto per gli italiani

Per ora, non si sa se il film, disponibile solo in polacco, uscirà nelle sale cinematografiche italiane, dove a fatica si comprende la realtà dell’Europa Centro-Orientale.

Certo è che la visione di questo film, come delle altre creazioni di Wajda, ben aiuterebbe la comprensione da parte degli italiani di un fenomeno storico inspiegabilmente sottovalutato nei libri di storia delle scuole in Italia.

Matteo Cazzulani

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