LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

GAS: L’EUROPA CONTRO LA ROMANIA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 30, 2012

La Commissione Europea contesta il governo socialista romeno del Premier Victor Ponta per una moratoria applicata alle esportazioni di oro blu ai Paesi dell’Unione. Il Presidente moderato Basescu ribadisce sostegno alla politica energetica di Bruxelles

Il Commissario UE all'Energia, Gunther Oettinger

Il Commissario UE all’Energia, Gunther Oettinger

Le lenzuolate romene infrangono la legge UE e generano un dibattito interno allo scenario politico romeno. Nella giornata di giovedì, 29 Novembre, il portale di informazione Natural Gas Europe ha informato circa l’avvio da parte della Commissione Europea di un procedimento di infrazione contro la Romania per mancato rispetto della legge UE in termini di libera commercializzazione delle risorse energetiche nel Vecchio Continente.

In particolare, la Commissione Europea ha reagito ad un provvedimento del Ministero dell’Economia che vieta l’esportazione di gas romeno negli altri Paesi UE. Secondo il Ministro dell’Economia, Daniel Chotoiu, il gas estratto in Romania deve essere utilizzato solo per lo sfruttamento domestico nel mercato interno romeno.

La misura del Governo romeno, al limite del protezionismo, è stata presentata dal Governo socialista del Premier Victor Ponta come una liberalizzazione del mercato energetico interno: una lenzuolata attuata per calmierare i prezzi del gas per gli acquirenti privati e le industrie nazionali.

Il provvedimento dal Governo romeno contrasta con una direttiva della Commissione Europea che, al contrario, assicura l’esportazione di gas da parte della Romania ai Paesi UE. Inoltre, Bruxelles riconosce Bucarest come uno dei Paesi produttori di oro blu fondamentale per la realizzazione della politica di diversificazione delle forniture di gas della Russia, che ad oggi copre il 40% del fabbisogno continentale.

Sostegno alla politica della Commissione Europea è stato espresso dall’Amministrazione del Presidente, Traian Basescu: un moderato che in ambito energetico spesso si è scontrato con l’esecutivo socialista.

Intervistato il 22 Novembre dall’AGERPRES, il Segretario di Stato per gli Affari Energetici, Rodin Traicu, ha confermato l’intenzione da parte della Romania di affermarsi come Paese esportatore di gas nel mercato europeo.

Per realizzare il progetto, la Romania ha concepito la costruzione di tre gasdotti per collegare il sistema infrastrutturale energetico romeno con le condutture nazionali di Bulgaria, Ungheria e Moldova – rispettivamente il gasdotto Giurgu-Ruse, la conduttura Arad-Szeged, e l’infrastruttura Ungheni-Iasi.

Quello legato al veto di esportazione del gas nazionale da parte del Governo di Bucarest non è il primo caso di scontro tra la Romania e la Commissione Europea in ambito energetico.

Nel Dicembre 2011, una simile legge che vietava l’export di gas è stata approvata dal Parlamento, poi bloccata dal veto del Presidente Basescu in nome del mancato rispetto della legge dell’Unione Europea.

Lo scontro sullo shale

Anche lo scontro interno alla politica romena sul piano energetico non è al primo suo episodio. il Presidente Basescu e il Premier Ponta si sono aspramente scontrati sullo shale: gas presente in rocce a bassa profondità estraibile tramite sofisticate tecniche di fracking, ad oggi attuate solo in Nordamerica.

Il Presidente moderato ha sostenuto lo studio di giacimenti shale in Romania per aumentare le esportazioni di gas di Bucarest, e diminuire la dipendenza dalla Russia di tutta l’Unione Europea.

Il Premier socialista, cavalcando l’onda ecologista, ha invece posto una moratoria sull’individuazione dello scisto – com’è alrimenti noto lo shake – e si è espresso a favore di un rafforzamento delle relazioni energetiche con Mosca.

Matteo Cazzulani

UCRAINA: GIALLO SUL RIGASSIFICATORE DI ODESSA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 29, 2012

Il rappresentante della compagnia spagnola Natural Gas Fenosa non è stato autorizzato a porre la firma sul contratto che stabilisce l’avvio della costruzione del terminale LNG ucraino. Le reazioni di Kyiv e il tumulto politico interno al campo governativo.

Il presidente ucraino, Viktor Yanukovych

Un giallo tutto iberico-ucraino in una storia legata ad un progetto energetico di notevole importanza. Nella giornata di lunedì, 26 Novembre, il Ministro dell’Energia ucraino, Yuri Boyko ha firmato l’accordo definitivo per la costruzione di un terminale LNG a Odessa.

La costruzione dell’infrastruttura, progettata per immettere nel sistema energetico ucraino 10 Miliardi di metri cubi di gas liquefatto proveniente da Algeria, Libia, Egitto, Qatar ed Azerbaijan, è stata affidata ad un consorzio composto dalla compagnia USA Excelerate Energy e dalla spagnola Natural Gas Fenosa.

La compagnia spagnola, scelta da Kyiv per avere contribuito alla costruzione della maggior parte dei rigassificatori della Penisola Iberica, è stata rappresentata al momento della firma del contratto con il Governo ucraino da un suo rappresentante, Jordi Bonvehi.

Tuttavia, mercoledì, 28 Novembre, la Natural Gas Fenosa ha comunicato al Financial Times che Bonvehi non rappresenta l’azienda iberica, e, come riportato dalla Reuters, ha minacciato l’uscita immediata dal consorzio.

La notizia ha messo in allarme Boyko. Il Ministro dell’Energia ucraino ha dapprima riconosciuto come Bonvehi abbia preso parte a tutte le trattative e, successivamente, ha immediatamente chiesto spiegazioni al Capo dell’Agenzia per gli Investimenti Nazionali dell’Ucraina, Vladyslav Kaskiv.

Presto, il caso è diventato politico. Il rappresentante dell’Opposizione Democratica, Serhiy Soboliev, ha promesso un interrogazione parlamentare sull’assenza di trasparenza da parte del Ministro Boyko, del Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, e del Primo Ministro, Mykola Azarov.

A sgonfiare il caso è stato lo stesso Bonvehi, che, giovedì, 29 Novembre, all’agenzia UNIAN ha riconosciuto di non essere stato incaricato dalla Natural Gas Fenosa per la firma del contratto con il Governo ucraino.

A differenza dei rigassificatori progettati ed avviati in Unione Europea, il terminale LNG di Odessa è posseduto a maggioranza da privati, e solo il 25% dell’infrastruttura è controllato dal colosso nazionale ucraino Naftohaz.

La speranza del gas liquefatto per l’autonomia energetica ucraina

Il rigassificatore di Odessa è ritenuto dal Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, un progetto fondamentale per assicurare all’Ucraina la diversificazione delle forniture di gas dal monopolio della Russia, con cui Kyiv è giunta ai ferri corti al momento del rinnovo dei contratti.

Dinnanzi al diniego di uno sconto sulle tariffe per le forniture di gas da parte del monopolista statale russo, Gazprom, l’Ucraina ha diminuito le importazioni di oro blu dalla Russia, ed ha aumentato l’uso di carbone e greggio.

Inoltre, il Ministro Boyko ha siglato contratti trimestrali per l’acquisto di gas – sempre proveniente dalla Russia – dalla compagnia tedesca RWE, trasportato in Ucraina da Ovest verso Est attraverso i gasdotti dell’Ungheria.

Matteo Cazzulani

GAS: LA RUSSIA ALLA CONQUISTA DELLA TURCHIA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 28, 2012

Il monopolista russo del gas, Gazprom, aumenta le forniture di oro blu per le compagnie private turche. Mosca cerca di minare la posizione assunta da Ankara in favore della politica energetica della Commissione Europea.

Il sistema energetico della Turchia

 

Se la politica prende un certo corso, meglio affidarsi ai privati Nella giornata di martedì, 27 Novembre, il monopolista russo del gas, Gazprom, ha firmato un importante accordo che aumenta le forniture di gas dalla Russia in Turchia.

Come riportato dalla Reuters, Gazprom ha varato un contratto trentennale per la vendita di 6 miliardi di metri cubi di gas all’anno con le compagnie private turche Akfel, Bosforus e Kibal, e di 23 anni con la Bati Hatti.

L’oro blu di Gazprom sarà inviato via terra tramite il Gasdotto Transbalcanico: infrastruttura, dalla portata complessiva di 14 Miliardi di metri cubi di gas, che passa attraverso Ucraina, Romania e Bulgaria, fino alla Turchia europea.

L’accordo tra il monopolista statale russo, controllato dal Cremlino, e le compagnie private turche rappresenta una precisa mossa strategica della Russia per aumentare la dipendenza della Turchia dalle forniture di Gazprom, già forti per via del gasdotto Blue Stream.

Quest’infrastruttura sottomarina, compartecipata da Gazprom, dal colosso italiano ENI, e dalla compagnia statale turca Botas, è stata costruita nel 2005 sul fondale del Mar Nero orientale per rifornire di 16 miliardi di metri cubi di gas russo la Penisola anatolica, e rende ancor oggi la Russia il primo fornitore di oro blu per la Turchia.

Il contratto tra Gazprom e le compagnie private turche permette inoltre alla Russia di porre un ultimatum alla Botas che, a causa di dispute sulle tariffe, dal 2011 non ha ancora rinnovato gli accordi per l’importazione di gas con il monopolista russo.

Il mantenimento di una Turchia fortemente dipendente dal gas russo ha per la Russia un obiettivo per più ampio dal punto di vista geopolitico.

Ankara è infatti un Paese cruciale per la realizzazione della politica di diversificazione delle forniture di gas all’Europa, approntato dalla Commissione Europea per diminuire la dipendenza dell’UE dalle forniture di Gazprom, che ad oggi coprono il 40% del fabbisogno continentale complessivo.

Dopo avere firmato con l’Azerbaijan un pre-accordo per l’importazione di 16 Miliardi di metri cubi di gas in Europa, la Commissione Europea ha varato il Corridoio Meridionale: fascio di gasdotti concepito per trasportare direttamente l’oro blu dal Bacino del Caspio nel Vecchio Continente.

Il ruolo della Turchia nel Corridoio Meridionale è di prim’ordine. Oltre che Paese di transito e di partenza delle tre condutture del Corridoio Meridionale, Ankara sostiene politicamente ed economicamente due dei gasdotti progettati per veicolare il gas azero in Europa.

Il Governo turco supporta il Gasdotto Transanatolico – TANAP: infrastruttura, compartecipata dal colosso azero SOCAR, da quello norvegese Statoil, da quello britannico British Petroleum, dalle compagnie turche Botas e TPAO, e dalla francese Total, che veicola il gas dell’Azerbaijan dal confine tra Turchia e Georgia alle coste occidentali del Paese.

Ankara appoggia inoltre ufficialmente il Nabucco: gasdotto, compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, dall’ungherese MOL, dalla romena Transgaz, dalla bulgara Bulgargaz, e dalla tedesca RWE, concepito per veicolare il gas in Austria attraverso Turchia occidentale, Bulgaria, Romania ed Ungheria.

Infine, la Turchia guarda con interesse anche al Gasdotto Trans Adriatico – TAP – compartecipato da Statoil, dalla compagnia svizzera EGL e dalla tedesca E.On, concepito per veicolare il gas azero in Italia dal confine turco-greco attraverso Grecia ed Albania.

L’obiettivo della Russia è l’Europa

Una più forte dipendenza della Turchia dal gas della Russia potrebbe condizionare l’orientamento pro-europeo della politica energetica di Ankara, ed asservire totalmente il Governo turco ai piani di Mosca, che è contraria alla politica di diversificazione delle forniture di gas della Commissione Europea.

Del resto, un avvicinamento tra la Russia e la Turchia è già stato registrato con l’imprimatur dato da Ankara a Mosca per la costruzione nel acque territoriali turche del Southstream.

Questo gasdotto, compartecipato da Gazprom, ENI, dalla compagnia tedesca Wintershall e dalla francese EDF, è stato avviato dalla Russia per bloccare la realizzazione del Corridoio Meridionale, ed aumentare la dipendenza dell’Europa dalle forniture di Mosca.

Noto come Gasdotto Ortodosso, il Southstream è concepito per veicolare 63 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia all’Austria attraverso il fondale del Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia e Italia.

La Commissione Europea ha aspramente criticato il Southstream, in quanto esso mette a serio repentaglio l’indipendenza energetica UE e la sicurezza nazionale dei 27 Paesi membri.

Matteo Cazzulani

GAS: L’AZERBAIJAN PUNTA ALL’EUROPA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 27, 2012

Il colosso energetico azero SOCAR dichiara riserve nazionali di gas pari a 6 trilioni di metri cubi. Baku da l’imprimatur alla costruzione del Gasdotto Transanatolico per l’invio di oro blu in Occidente 

Il percorso del Nabucco

Un serbatoio di gas che si apre all’Europa. Nella giornata di lunedì, 26 Novembre, il Capo del colosso energetico azero SOCAR, Khoshbakht Yusifzade, ha dichiarato che le riserve nazionali di gas e nafta dell’Azerbaijan ammontano rispettivamente a a 6 trilioni di metri cubi e 2550 Trilioni.

Come riportato dall’agenzia APA, il Capo della SOCAR ha comunicato anche l’intenzione di avviare un piano di investimenti orientato allo sfruttamento dei giacimenti energetici nazionali.

Inoltre, Yusifzade ha evidenziato l’importanza dello Shakh-Deniz: giacimento situato nel Mar Caspio, al largo di Baku, controllato dalla SOCAR, dal colosso britannico British Petroleum, dal colosso norvegese Statoil, dalla compagnia francese Total, dalla joint-venture russo-italiana LukAgip, e dalla compagnia turca TPAO, da cui giornalmente sono estratti 35 Milioni di metri cubi di gas.

Lo Shakh Deniz è particolarmente importante per l’Europa, dal momento in cui 16 Miliardi di gas all’anno del carburante estratto dal giacimento al largo di Baku sono destinati al Vecchio Continente grazie ad un pre-accordo sottoscritto tra la Commissione Europea e la SOCAR.

Per diminuire la dipendenza dell’UE dalle forniture della Russia – che ad oggi coprono il 40% del fabbisogno totale del Vecchio Continente – Bruxelles ha progettato la costruzione del Corridoio Meridionale: fascio di gasdotti concepito per veicolare gas dall’Azerbaijan direttamente in Europa, senza transitare, né dipendere da infrastrutture controllate dalla Russia.

Un passo in avanti in tale direzione è stato compiuto martedì, 20 Novembre, dal Parlamento azero con la ratifica di due trattati firmati con il governo turco che prevedono la costruzione del Gasdotto Transanatolico – TANAP.

Questa infrastruttura è concepita per trasportare il gas azero dal confine tra Georgia e Turchia alle coste occidentali turche, dove la TANAP si congiungerà con i gasdotti del Corridoio Meridionale UE.

Prevedendo un incremento della quantità di gas inviata in Occidente dall’Azerbaijan, la TANAP, compartecipata da SOCAR, Statoil, British Petroleum, Total, TPAO, e dalla compagnia turca Botas, avrà una capacità di 16 miliardi di metri cubi all’anno nel 2020, per poi passare a 30 miliardi di metri cubi nel 2026.

Due gasdotti per la diversificazione delle forniture di gas ell’Europa

Le infrastrutture del Corridoio Meridionale UE che veicoleranno il gas azero in Europa sono due.

Il Nabucco – compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, dall’ungherese MOL, dalla romena Transgaz, dalla bulgara Bulgargaz, e dalla tedesca RWE, e sostenuto politicamente da Commissione Europea, Austria, Ungheria, Turchia, Bugaria, Romania, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia – veicolerà gas dalla Turchia in Austria attraverso Bulgaria, Romania ed Ungheria.

Il Gasdotto Trans Adriatico TAP – compartecipato dal colosso norvegese Statoil, dalla compagnia svizzera EGL e dalla tedesca E.On, e sostenuto politicamente dai Governi di Italia, Grecia ed Albania – è progettato per veicolare il gas dal confine turco-greco in Puglia attraverso l’Albania, rendendo la Penisola italiana il principale hub del gas azero in Europa.

Matteo Cazzulani

GAS: LA GRAN BRETAGNA DICE SI AL NORDSTREAM

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 26, 2012

Come riportato dal Financial Mail, il Primo Ministro britannico, David Cameron, e il Presidente russo, Vladimir Putin, hanno concordato il prolungamento in Inghilterra del gasdotto deputato al trasporto diretto di oro blu dalla Russia. Il colosso British Petroleum regista dell’operazione

Ilpercorso del Nordstream

Il percorso del Nordstream

La notizia la si sapeva, ma le indiscrezioni del Financial Mail sono l’ennesima conferma. Come riportato dalla rivista economica, Russia e Gran Bretagna hanno programmato il prolungamento in Inghilterra del gasdotto Nordstream entro il 2016.

L’accordo è stato stretto in occasione di un incontro tra il Primo Ministro britannico, David Cameron, e il Presidente russo, Vladimir Putin, durante recenti Giochi Olimpici di Londra.

Secondo la fonte, Gran Bretagna e Russia sono pronte a breve a firmare il contratto per l’avvio dei lavori che prolungheranno la conduttura sottomarina fino alla località di Norfolk.

L’operazione, che comporta per la casse di Londra una spesa di circa 300 Milioni di Dollari, è collegata alla vendita da parte del colosso britannico British Petroleum delle azioni possedute nella terza compagnia energetica russa TNK-BP alla Rosneft: il monopolista nazionale del greggio in Russia.

Con la cessione delle quote di compartecipazione nella TNK-BP, la British Petroluem ha incassato ingenti risorse necessarie per ripianare i costi del disastro ambientale provocato nel Golfo del Messico nel 2010 e, nel contempo, ha ottenuto la nomina di suoi rappresentanti presso il Consiglio di Amministrazione della Rosneft.

Il prolungamento del Nordstream consentirebbe alla British Petroleum di rafforzare la partnership con l’altro monopolista energetico russo controllato dal Cremlino, Gazprom, e, così, di recuperare gli investimenti perduti dopo la vendita delle azioni nella TNK-BP.

Oltre alla ratio commerciale, a sostenere l’ingresso di Londra nel Nordstream è anche una motivazione politica.

Come riportato a Lombardi Nel Mondo dal Leader dei Conservatori – la forza politica al Governo in Gran Bretagna – presso il Parlamento Europeo, Martin Callanan, la Gran Bretagna vede nel gas russo la possibilità di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di gas, ad oggi legate all’oro blu importato da Olanda, Norvegia e giacimenti nazionali.

UE e Gran Bretagna su due piani anche in campo energetico

Se dal punto di vista britannico il Nordstream rappresenta una fonte supplementare di diversificazione delle forniture, per l’Unione Europea questo gasdotto rafforza la dipendenza dell’Europa dal gas della Russia.

Lungo 1220 chilometri, il Nordstream, che trasporta 55 miliardi di metri cubi di gas, è stato costrutto sul fondale del Mar Baltico per rifornire di oro blu la Germania direttamente dalla Russia, bypassando Paesi osteggiati politicamente dal Cremlino come Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia.

Il Nordstream de facto è un progetto politico della Russia: esso divide l’Unione Europea tra le Cancellerie Occidentali, beneficiate di forniture dirette di gas per la loro fedeltà a Mosca, e gli Stati Centrali, puniti per il loro sostegno alla posizione della Commissione Europea.

L’Esecutivo UE ha più volte criticato il Nordstream in quanto il gasdotto non serve a diminuire la dipendenza dell’Europa dal gas della Russia, ad oggi pari al 40% del fabbisogno complessivo continentale.

Nonostante la posizione della Commissione Europea, il Nordstream è stato sostenuto politicamente da Germania e Francia.

Sul piano economico, il gasdotto russo è stato supportato, oltre che da Gazprom, dalle compagnie tedesche Wintershall ed E.On, dalla francese Suez Gaz de France, e dall’olandese Gasunie.

Matteo Cazzulani

UCRAINA CONTRO RUSSIA: CONTINUA LA GUERRA DEL GAS AI CONFINI ORIENTALI DELL’UE

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 25, 2012

Il Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, ordina la diminuzione della quantità di gas russo da importare nel sistema ucraino nonostante i vincoli contrattuali. Mosca pronta a concedere sconti in cambio di concessioni politiche

Il presidente ucraino, Viktor Yanukovych

La dichiarazione rilasciata alla Interfax-Ukrayina, che il Presidente Yanukovych ha giustificato con la necessità di limitare la dipendenza dell’Ucraina dal gas della Russia, rappresenta un inasprimento della posizione di Kyiv nei confronti di Mosca.

Nel Luglio 2012 il Ministro del’Energia, Yuri Boyko, ha fissato a 23 Miliardi di metri cubi la quantità di gas che il colosso ucraino Naftohaz avrebbe acquistato da Gazprom durante l’anno.

La decisione del Presidente Yanukovych pone un problema di carattere contrattuale, dal momento in cui gli accordi in essere con la Russia impongono a Naftohaz l’acquisto da Gazprom di almeno 41,6 Miliardi di metri cubi di gas.

Lamentando l’imposizione da parte di Mosca di tariffe più alte rispetto a quelle applicate alle compagnie tedesche, e cercando di ottenere uno sconto sui contratti, Kyiv ha dichiarato l’intenzione di diminuire progressivamente l’importazione di gas russo a 20 Miliardi di metri cubi nel 2013.

Secondo gli esperti, la posizione ucraina, confermata dalle dichiarazioni del Presidente Yanukovych, comporta all’Ucraina l’imposizione di una multa salata da parte di Gazprom per mancato rispetto dei parametri contrattuali.

Tale risoluzione avrebbe una ripercussione più onerosa sulle casse ucraine rispetto al mantenimento delle importazioni di gas dalla Russia, che obbligano l’Ucraina a pagare 12,4 Miliardi di Dollari.

Uno spiraglio sembra essere stato aperto da un colloquio tra il Primo Ministro ucraino, Mykola Azarov, e il suo collega russo, Dmitriy Medvedev, avvenuto a Mosca sabato, 24 Novembre.

Come riportato dalla radio Voice of Russia, Medvedev avrebbe proposto ad Azarov uno sconto sulle forniture di gas in cambio dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Eurasiatica: progetto di integrazione sovranazionale nello spazio ex-sovietico, a cui già partecipano Russia, Bielorussia e Kazakhstan, concepito da Mosca per ristabilire l’egemonia politica del Cremlino nell’ex-URSS.

Un altro obiettivo della Russia è l’ottenimento del controllo diretto del sistema infrastrutturale energetico ucraino, attraverso il quale Mosca garantirebbe l’invio diretto di gas all’Unione Europea senza più dipendere da Paesi di transito.

Per questa ragione, Gazprom ha aumentato l’invio di gas in Occidente attraverso la Bielorussia – che il monopolista russo controlla già al 100% – ha costruito il Nordstream – conduttura sul fondale del Mar Baltico che rifornisce di carburante direttamente la Germania bypassando Polonia, Lituania e Ucraina – ed ha avviato la realizzazione del Southstream.

Noto anche come Gasdotto Ortodosso, il Southstream è un progetto mirato ad isolare l’Ucraina e, nel contempo, a bloccare il piano di diversificazione delle forniture di gas progettato dalla Commissione Europea per diminuire la dipendenza del Vecchio Continente dall’oro blu della Russia.

Figlio di un accordo tra Gazprom e il colosso italiano ENI, benedetto da un patto tra il Presidente russo, Vladimir Putin, e l’ex-Premier italiano, Silvio Berlusconi – appoggiato anche dagli ex-Ministri dello sviluppo economico Mario Romani e Pierluigi Bersani – il Southstream, che condurrà in Europa 63 miliardi di metri cubi di gas attraverso il fondale del Mar Nero e la penisola Balcanica, è stato contestato dalla Commissione Europea poiché mette a serio repentaglio la sicurezza nazionale dei 27 Stati dell’UE.

Il Southstream e la politica energetica di Yanukovych costringono l’Ucraina ad acquistare gas russo dai tedeschi

Per arginare la diminuzione dell’importazione di gas dalla Russia, l’Ucraina ha aumentato lo sfruttamento di carbone e gasolio per assicurare il funzionamento delle industrie nazionali.

Inoltre, Naftohaz ha firmato con la compagnia tedesca RWE un accordo trimestrale per l’importazione di un milione di metri cubi di gas russo acquistato dalla compagnia tedesca, veicolato in territorio ucraino tramite la Polonia.

Il palesarsi di contrasti energetici con Varsavia ha successivamente costretto Kyiv a concordare con l’Ungheria il transito del gas russo acquistato dalla RWE verso l’Ucraina.

Inoltre, Naftohaz ha avviato con la compagnia tedesca trattative per la firma di un accordo duraturo che, secondo Natural Gas Europe, potrebbe incrementare a 20 Miliardi di metri cubi la quantità di gas importata dall’Ucraina se come paese di transito dell’oro blu fornito dalla RWE sarà scelta la Slovacchia.

Matteo Cazzulani

HOLODOMOR: IL RICORDO DEL GENOCIDIO DEL POPOLO UCRAINO

Posted in Ukraina by matteocazzulani on November 24, 2012

Il 24 Novembre è la Giornata del Ricordo della Grande Fame: carestia artificiale provocata dall’Unione Sovietica nel 1932-1933 per svuotare l’Ucraina di avversari politici, sociali e nazionali. Il ricordo nel Mondo e le amnesie del Presidente Yanukovych e della storiografia occidentale

Manifesto in ricordo dello Holodomor

Uno dei più terribili genocidi della storia dell’Umanità su cui poco si scrive e poco si sa. Sabato, 24 Novembre, si è ricordato lo Holodomor: genocidio del popolo ucraino, perpetrato da regime sovietico di Stalin tra il 1932 e il 1933, che ha portato all’uccisione di sette milioni di ucraini per fame.

Contestualizzato nell’ambito della collettivizzazione forzata delle terre, lo Holodomor – “Morte per Fame” in Ucraino – è consistito nell’ordine impartito da Mosca di privare con la forza la popolazione del cibo e dell’acceso a scorte alimentari.

Lo Holodomor è definibile tout court un genocidio. Lo scopo della Morte per Fame è stato infatti quello di eliminare gli ucraini: popolo “colpevole” di essere etnicamente differente dai Russi, e politicamente ostile al regime sovietico imposto sulle Rive del Dnipro dal 1920.

Oltre all’ondata del 1932-1933, altri due Holodomor hanno avuto luogo in Ucraina. La prima Morte per Fame, tra il 1920 e il 1921, è stata organizzata da Mosca all’indomani della Rivoluzione Bolscevica, mentre la terza, tra il 1946 ed il 1947, ha avuto luogo a seguito della Seconda Guerra Mondiale, con gli ucraini fortemente indeboliti da cinque anni di occupazione nazista e sovietica.

In Ucraina, lo Holodomor è ricordato con un’apposita Giornata del Ricordo, condivisa dalle principali comunità dell’emigrazione ucraina nel Mondo, sopratutto in Canada e negli Stati Uniti d’America.

Purtroppo, quello che è stato riconosciuto a livello internazionale come un genocidio non è trattato adeguatamente nei libri di storia occidentali, ed anche in Ucraina c’è chi cerca di ridurre il significato dello Holodomor.

Il negazionismo in Europa Occidentale e l’amnesia del Presidente Yanukovych

Dopo pochi mesi dalla sua elezione, il Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, particolarmente attento a non irritare la Russia di Putin, ha dichiarato in sede internazionale che lo Holodomor non è stato un genocidio, bensì una grande tragedia che ha accomunato ucraini, russi ed altre popolazioni dell’ex-Unione Sovietica.

Le dichiarazioni di Yanukovych hanno cancellato l’importante lavoro del suo predecessore, Viktor Yushchenko, che assieme ai governi guidati da Yulia Tymoshenko molto si è speso tra il 2005 e il 2009, dopo la Rivoluzione Arancione, per tenere alta la memoria di una delle pagine più buie della storia d’Europa.

E’ per questa ragione, anche per colmare il gap di informazione che i media e il sistema di insegnamento occidentale commettono circa lo Holodomor, è opportuno spendere parole e tempo nel trattare la tematica del genocidio ucraino.

La verità è giusto raccontarla per  rammentarsi delle vittime innocenti. Sol così l’Europa, con onestà intellettuale, può fare davvero i conti con la sua storia.

Matteo Cazzulani

TAP: PROCEDONO I LAVORI DEL GASDOTTO CHE RENDERA L’ITALIA L’HUB EUROPEO DEL GAS DALL’AZERBAIJAN

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 24, 2012

Il consorzio deputato alla costruzione dell’infrastruttura da il via a consultazioni con le comunità territoriali albanesi per l’avvio della fase finale della realizzazione del progetto. La conduttura trasporterà in Puglia 21 miliardi di metri cubi di carburante azero, e consentirà all’Europa di diversificare le forniture di oro blu ed abbattere il monopolio di Russia ed Algeria

L’itinerario della TAP

520 chilometri di lunghezza per veicolare nel Vecchio Continente 21 miliardi di metri cubi di gas all’anno dall’Azerbaijan e garantire all’Europa – e all’Italia – la diversificazione delle forniture di gas dal monopolio russo e algerino. Nella giornata di mercoledì, 22 Novembre, il consorzio deputato alla realizzazione del Gasdotto Trans Adriatico – TAP – ha dato il via ai lavori preliminari per costruzione dell’infrastruttura in Albania.

Come riportato in una nota ufficiale, il consorzio TAP ha avviato la comunicazione dei risultati degli studi di impatto ambientale alle comunità locali albanesi interessate dall’attraversamento dall’infrastruttura.

Lo studio di impatto ambientale tiene conto non solo delle conseguenze che la costruzione del gasdotto ha nei confronti dell’ambiente, ma anche delle conseguenze che l’infrastruttura comporta in termini culturali e socio-economici.

Come dichiarato dal Direttore della sezione albanese della TAP, Albert Haak, il consorzio per la costruzione del Gasdotto Trans Adriatico intende avviare un contatto diretto con la popolazione interessata dal transito dell’infrastruttura per mantenere un rapporto sereno con le comunità locali.

Interesse alla TAP è stato ribadito anche dall’Italia. Lunedì, 21 Novembre, il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, ha confermato l’interesse della compagnia Enel a compartecipare alla TAP per garantire il trasporto di gas dal Bacino del Caspio in Italia.

Le parole di De Vincenti, riportate dal Dow Jones Newswires, sono una conferma alle ripetute dichiarazioni della seconda compagnia energetica italiana in merito all’interesse nei confronti del Gasdotto Trans Adriatico.

Lo scorso 27 Settembre, il Governo italiano ha inoltre ufficializzato l’appoggio politico alla TAP con una firma di un documento a New York assieme ai Governi di Grecia e Albania.

Un’infrastruttura europea

Il Gasdotto Trans Adriatico è un’infrastruttura progettata nell’ambito del Corridoio Meridionale UE: fascio di condutture concepito per veicolare gas dall’Azerbaijan in Europa senza transitare, né dipendere, da infrastrutture controllate dalla Russia, dalle cui forniture di gas l’Europa, nel suo complesso, già dipende per il 40% del suo fabbisogno continentale.

La TAP condurrà il gas azero dal confine turco-greco attraverso l’Albania e il Mar Adriatico fino al Comune di Meledugno, nei pressi di Brindisi, da dove l’oro blu centroasiatico sarà immesso nel sistema europeo, rendendo l’Italia il principale hub del carburante del Bacino del Caspio in UE.

Il Gasdotto Trans Adriatico è compartecipato dal colosso norvegese Statoil, dalla compagnia svizzera EGL, e dalla tedesca E.On. Oltre che l’Enel, interesse alla compartecipazione nella TAP è stato espresso anche dal colosso britannico British Petroleum.

L’interesse della British Petroluem è importante per rafforzare il Gasdotto Trans Adriatico: il colosso britannico è tra i partner del giacimento Shakh Deniz – da cui proverrà il gas azero diretto in Europa – e, di recente, ha firmato l’ingresso del Gasdotto Transanatolico – TANAP.

La TANAP è il gasdotto attraverso il quale il gas dell’Azerbaijan verrà veicolato dalla Turchia orientale fino all’inizio della TAP, presso il confine turco-greco.

Il Gasdotto Transanatolico è sostenuto dai governi di Turchia e Azerbaijan, ed è compartecipato, oltre che dalla British Petroleum, dai colossi azero e norvegese, SOCAR e Statoil, dalle compagnie turche Botas e TPAO, e dalla francese Total.

Matteo Cazzulani

Polonia: gas shale e LNG per fare a meno di Gazprom

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on November 23, 2012

Varsavia intende aumentare lo sfruttamento di carburante non convenzionale dai giacimenti nazionali per rafforzare la sua posizione nel corso delle trattative per il rinnovo dei contratti con la Russia. Avviate consultazioni anche con il Qatar per la diminuzione del prezzo per il gas liquefatto.

Più shale e gas liquefatto e la ricetta preventivata dalla Polonia per diventare energeticamente indipendente. Nella giornata di giovedì, 23 Novembre, il Ministro del Tesoro polacco, Mykolaj Budzianowski, ha dichiarato a volontà di approfondire lo sfruttamento di gas non convenzionale in Polonia per ottenere 10 miliardi di metri cubi entro il 2020.

Come riportato dal Warsaw Business Journal, la decisione del Ministro e funzionale al rafforzamento della posizione della Polonia in sede di trattative per il rinnovo dei contratti per l’acquisto di gas.

Come dichiarato dal Ministro Budzianowski, la Polonia, che dipende ad oggi fortemente dalle forniture della Russia, ha avviato anche trattative con la compagnia Qatargas per l’ottenimento di uno sconto sul gas liquefatto importato dal Qatar.

Come riportato dalla PAP, l’oro blu del Qatar Sara raffinato ed immesso nel sistema infrastrutturale energetico polacco presso il terminale LNG di Swinoujscie, in Pomerania, giunto alla fase finale di realizzazione.

Il Ministro Budzianowski ha illustrato come il punto di partenza nelle trattative con il Qatar sia comunque buono. Ad oggi, il prezzo concordato per l’acquisto di carburante con la Qatargas e di 380 Dollari per Mille metri cubi.

Per la stessa quantità di oro blu il colosso energetico polacco paga invece al monopolista russo del gas, Gazprom, 500 dollari per mille metri cubi.

L’utilizzo politico del gas

Solo di recente, dopo avere minacciato Gazprom di avviare un ricorso presso l’Arbitrato Internazionale di Stoccolma, Varsavia ha ottenuto uno sconto sul tariffario, ma le trattative per il rinnovo degli accordi si preannunciano particolarmente difficili.

La Russia si avvale dell’arma energetica per ottenere scopi politici: il monopolista statale russo, Gazprom, controllato per meta dal Cremlino, impone infatti prezzi alti a quei Paesi, come Polonia, Lituania e Romania, politicamente osteggiati da Mosca e attivi nel sostenere la politica di diversificazione delle forniture approntata dalla Commissione Europea.

Oltre all’aumento dell’importazione del gas liquefatto, Bruxelles sostiene la liberalizzazione del mercato interno UE dell’energia, e il trasporto diretto di gas proveniente da Azerbaijan e Turkmenistan mediante la costruzione di gasdotti ad hoc, noti come Corridoio Meridionale.

Il piano della Commissione Europea e contrastato dalla Russia che, con l’appoggio politico dei Paesi dell’Europa Occidentale, ha avviato la costruzione del Southstream.

Questo gasdotto e concepito per veicolare ulteriori 63 Miliardi di metri cubi di gas all’anno per aumentare la dipendenza dell’UE dalle forniture di Gazprom – ad oggi pari al 40% del fabbisogno continentale – e bloccare la realizzazione del Corridoio Meridionale.

Matteo Cazzulani

GAS: IL PARLAMENTO EUROPEO DICE SI ALLO SHALE

Posted in Unione Europea by matteocazzulani on November 22, 2012

Popolari, Conservatori ed Europa delle Libertà rigettano la proposta di moratoria sullo scisto avanzata da verdi, liberali e sinistra. I socialisti e democratici chiedono tempo.

Il Commissario UE all’Energia, Gunther Oettinger

Un dibattito dalla rara vivacità partecipato persino da due commissari è stata la cornice entro la quale il Parlamento Europeo ha detto si allo shale. Nella giornata di mercoledì, 21 Novembre, il Parlamento Europeo ha rigettato una richiesta di moratoria per lo sfruttamento dello shale, avanzata con un emendamento da parte dei gruppi dei verdi, dei liberali e della sinistra.

A favore della continuazione dello sfruttamento dello shale in Europa, sostenuta da un rapporto redatto dal parlamentare Boguslaw Sonik si sono schierati 391 eurodeputati popolari, conservatori e del gruppo dell’Europa della Libertà.

Sostegno al rapporto in favore dello shale, e contrarietà alla moratoria, è stata espressa anche dal Commissario all’Energia, Gunther Oettinger, che ha sottolineato i benefici che il gas non convenzionale può dare in termini di sicurezza energetica, diversificazione degli approvvigionamenti energetici, e diminuzione della dipendenza dei Paesi UE dall’oro blu della Russia.

Il Commissario all’Ambiente, Januz Potocnik, ha invece illustrato la necessità di coniugare le operazioni di sfruttamento dello shale con l’accettazione da parte della società e delle comunità locali residenti presso i territori adiacenti ai giacimenti di gas non-convenzionale.

Contrari al documento si sono schierati i Verdi, che per voce della deputata Cathrine Greze hanno rilevato i possibili danni all’ambiente che le tecniche di fracking – necessarie per l’estrazione dello shale – provocherebbero.

Fiona Hall, del Gruppo dei Liberali e dei Democratici, ha dichiarato invece la necessità di rispettare le procedure legislative per lo sfruttamento dello shale, e di privilegiare fonti di energia rinnovabili.

Cauta è stata la posizione del Gruppo dei Socialisti e Democratici, che a Welfare Europa hanno dichiarato di voler invitare il Parlamento Europeo ad approfondire gli studi sull’impatto ambientale, chiarendo una questione ad oggi intricata.

Pronta la risposta dei gruppi favorevoli allo sfruttamento dello shale. Boguslaw Sonik, del Partito Popolare Europeo, ha evidenziato come il gas non convenzionale costituisca una possibilità unica per permettere all’Unione Europea di diminuire le importazioni di gas.

Konrad Szymanski, del Gruppo dei Conservatori e Riformatori, ha evidenziato come in USA e Canada, dove lo shale è regolarmente sfruttato, non si siano verificate conseguenze sull’ambiente.

I benefici dello shale in USA

Il gas shale, noto anche come gas di scisto, è un carburante situate in rocce porose a bassa profondità estraibile mediante tecniche di fracking che prevedono il pompaggio di acqua, sabbia e una piccola percentuale di sostanze chimiche nel sottosuolo.

Secondo le stime, consistenti giacimenti di gas shale sarebbero presenti nel sottosuolo polacco, francese, bulgaro, inglese e tedesco. Ad oggi, la Polonia e la Gran Bretagna ganno dato il via ai lavori di individuazione ed estrazione dello shake, mentre Francia e Bulgaria hanno posto una moratoria.

Grazie allo sfruttamento dello shale, gli Stati Uniti d’America diventeranno nel 2018 il primo Paese esportatore al mondo di gas non convenzionale, e già oggi Washington ha ridotto in maniera sensibile le importazioni di carburante.

 

Matteo Cazzulani