LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

Guerra del Gas: Russia e Turchia ancora divise sul Turkish Stream

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on March 21, 2016

Il monopolista statale russo del gas Gazprom cerca di riattivare il gasdotto per incrementare la dipendenza dell’Unione Europea dalle risorse energetiche russe. Mentre Grecia e Bulgaria guardano a Mosca, Georgia e Ucraina sono più interessate all’intesa di Ankara con l’Azerbaijan



Varsavia – La quiete prima e dopo la tempesta sembra trasparire dalla richiesta del monopolista statale russo del gas, Gazprom, di riallacciare i rapporti con la Turchia per avviare la realizzazione del Turkish Stream: gasdotto che la Russia ha progettato per incrementare la dipendenza dell’Europa dalle forniture di gas di Mosca. 

Nella giornata di venerdì, 18 Marzo, Gazprom, come riportato dall’agenzia RIA Novosti, ha posto la ripresa delle relazioni tra Russia e Turchia come condizione essenziale per riattivare il Turkish Stream che, secondo i progetti, dovrebbe veicolare in Europa 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno dal territorio russo a quello turco -e successivamente alla Grecia- attraverso il fondale del Mar Nero.

Come ricordato da Gazprom, il Turkish Stream rappresenta la riedizione del Southstream. Questo gasdotto, progettato sempre dal monopolista russo per incrementare la dipendenza dell’Europa dal gas di Mosca inviando 63 Miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Russia all’Austria, è stato congelato dalla Commissione Europea perché non conforme al Terzo Pacchetto Energetico UE.

Oltre allo stop da parte della Commissione Europea, che ha già dichiarato che anche il Turkish Stream deve osservare il Pacchetto anti-monopolio che regola il mercato UE dell’energia, Gazprom ha incassato una risposta tiepida da parte della Turchia in merito al progetto.

Prima di essere congelato dalla Russia in seguito all’abbattimento del velivolo militare russo sconfinato in territorio turco durante le operazioni belliche in Siria lo scorso 24 Novembre, Ankara ha dato il nulla osta solamente alla costruzione di un tratto del Turkish Stream, e non due come, invece, richiesto da Gazprom.

A motivare l’opposizione della Turchia al Turkish Stream è, in primo luogo, la volontà di Ankara di non incrementare la dipendenza energetica da un paese, la Russia, che in seguito all’annessione della Crimea ha messo a repentaglio gli interessi turchi nello scacchiere del Mar Nero.

In secondo luogo, alla Turchia risulta più conveniente investire nella partnership energetica con l’Azerbaijan finalizzata alla realizzazione di progetti energetici miranti anche alla diversificazione delle forniture di gas dell’Unione Europea. 

Come dichiarato in una nota dal Ministero dell’Energia turco, Ankara ha espresso la volontà di accelerare i lavori per la realizzazione del Gasdotto Trans Anatolico -TANAP- un’infrastruttura, compartecipata dal colosso nazionale azero SOCAR e dalla compagnia turca Botas, concepita per veicolare un massimale di 30 miliardi di metri cubi di gas dall’Azerbaijan all’Unione Europea attraverso la Turchia.

La TANAP sarà collegata al Gasdotto Trans Adriatico -TAP- infrastruttura deputata al trasporto del gas azero dalla Turchia all’Italia attraverso Grecia ed Albania. La TAP è stata inserita dalla Commissione Europea, assieme a una serie di rigassificatori in Polonia, Lituania, Estonia, Germania, Croazia e Finlandia, tra i progetti di interesse strategico dell’UE.


Dal punto di vista turco, la partnership con l’Azerbaijan mediante la TANAP rappresenta un punto di forza per potere creare un’intesa energetica composta da Paesi la cui sicurezza energetica è messa a serio repentaglio dalla condotta di Gazprom nel Mondo ex-sovietico, come Georgia ed Ucraina.

Nei confronti di Georgia e Ucraina, Gazprom infatti ha applicato incrementi di tariffario sistematici ogni qual volta a Tbilisi e Kyiv veniva insediato un Governo filo-Europeo: così, ad esempio, è avvenuto nel 2006 nei confronti dell’Amministrazione del Presidente georgiano Mikheil Saakashvili e nel 2009 nei confronti dell’Esecutivo ucraino di Yulia Tymoshenko.

Non a caso, negli ultimi anni dell’Amministrazione Saakashvili la Georgia ha incrementato la cooperazione energetica con l’Azerbaijan, mentre, di recente, il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha messo a disposizione il sistema infrastrutturale energetico ucraino per veicolare il gas dell’Azerbaijan in Unione Europea in caso di ostruzionismo da parte della Grecia.

Proprio la Grecia, secondo il punto di vista russo, rappresenta una pedina importante che può rovinare il progetto della Commissione Europea di diversificazione delle forniture di gas per il mercato UE.


L’Europa resiste a Gazprom

La Grecia, il cui Premier, Alexis Tsipras, intrattiene un rapporto di stretta alleanza con Mosca, sostiene sia la TAP che il Turkish Stream e, assieme alla Bulgaria -altro Paese dell’UE che sostiene sia il Gasdotto Trans Adriatico che quello turco- è uno dei Paesi più inclini a rafforzare la cooperazione energetica con la Russia.

Così, Atene e Sofia sono due alleati dei quali Mosca potrebbe avvalersi per rompere il sodalizio energetico tra Unione Europea e Turchia e mantenere una posizione di egemonia nel mercato energetico UE.

Per ora, a frenare il progetto della Russia resta tuttavia la posizione ferma del Vicepresidente della Commissione Europea, Maroš Ševčovič.

Come riportato dall’agenzia Trend, Ševčovič, che presso la Commissione Europea ha la delega alla realizzazione dell’Unione Energetica Europea, nalla giornata di venerdì, 18 Marzo, ha sottolineato come TANAP e TAP siano progetti moderni dei quali l’Europa ha bisogno per garantire sia la proroga sicurezza energetica che quella nazionale. 

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Guerra del Gas: la Polonia vuole il Corridoio Settentrionale Energetico Europeo

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on January 30, 2016

Varsavia intende coniugare l’importazione di gas naturale dalla Norvegia tramite il gasdotto Baltic Pipe e l’importazione di gas liquefatto presso i rigassificatori di Świnoujście e Danzica. L’Europa Centro Orientale ottiene una compensazione per la mancata realizzazione del Nabucco



Varsavia – La prospettiva temporale è molto dilatata, ma il progetto del Corridoio Settentrionale Energetico Europeo è tutt’altro che infattibile. Nella giornata di mercoledì, 27 Gennaio, la Polonia ha fatto sapere di essere intenzionata ad avviare l’importazione di gas naturale dalla Norvegia.

L’importazione, che inizierebbe dopo la scadenza del contratto tra la compagnia nazionale energetica polacca PGNiG e il monopolista statale russo del gas Gazprom -dalle cui forniture la Polonia dipende per circa l’80% del proprio fabbisogno- avverrebbe tramite la Baltic Pipe, un gasdotto progettato tra il territorio polacco e la Danimarca, da dove Varsavia imporrebbe il gas norvegese.

Oltre che una misura per la diversificazione delle forniture di gas, le importazioni di oro azzurro dalla Norvegia sono considerate parte di un progetto più ampio, atto ad aiutare l’Europa a diminuire la dipendenza energetica da Russia ed Algeria, che interessa anche il rigassificatore di Świnoujście e il terminale di Danzica, in via di realizzazione.

I due terminali polacchi potrebbero essere utilizzati per importare gas liquefatto non solo dal Qatar -dal quale viene rifornito il rigassificatore di Świnoujście- ma anche da altri fornitori di LNG come Egitto e Stati Uniti d’America, consentendo all’Unione Europea di immettere nel proprio sistema infrastrutturale energetico all’incirca 12 Miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Se realizzato, il Corridoio Settentrionale Energetico Europeo servirebbe sopratutto per diminuire la dipendenza energetica dei Paesi dell’Europa Centro Orientale che, ad oggi, restano fortemente dipendenti dalle importazioni dalla Russia. 

Infatti, il gas importato in Danimarca e nei terminali polacchi potrebbe essere convogliato nel Corridoio Nord Sud, un gasdotto progettato dalla Polonia alla Croazia, tramite Repubblica Ceca, Ungheria e Croazia, per collegare il rigassificatore di Swinoujscie con quello croato di Krk.

Per l’Europa Centro Orientale si arriverebbe così a colmare un vuoto originato dalla mancata realizzazione del gasdotto Nabucco, progettato dalla Commissione Europea per importare gas dall’Azerbaijan in Austria attraverso Turchia, Bulgaria, Romania ed Ungheria.

La mancata realizzazione del Nabucco è dovuta alla costruzione del Gasdotto Trans Adriatico -TAP- progetto alternativo al Nabucco che veicolerà il gas dell’Azerbaijan in Italia attraverso Grecia ed Albania.

La TAP è uno dei gasdotti, assieme al Gasdotto Trans Anatolico -TANAP- che compongono il Corridoio Meridionale Energetico Europeo, un fascio di gasdotti concepito dalla Commissione Europea per diversificare le forniture di energia dell’UE veicolando in Europa gas dall’Azerbaijan e, in prospettiva, dall’Iran.

Si rafforza anche la via israeliana

Proprio per quanto riguarda il versante sud delle forniture di gas, possibile è anche l’opzione, per l’Unione Europea, di importare gas da Israele, che, con l’avvio dello sfruttamento dei giacimenti Leviathan, Tamar e Dalit, intende esportare in Europa all’incirca 122 trilioni di piedi cubi di gas.

A rendere possibile l’esportazione del gas israeliano potrebbe essere un gasdotto che Israele ha pianificato fino alla Grecia attraverso Cipro. 

Sulla questione, il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha avuto un incontro con il Presidente cipriota, Nicos Anastasiades, e il Premier greco, Alexis Tsipras, nella giornata di giovedì, 28 Gennaio.

Come riportato dall’autorevole Algemeiner, l’incontro, avvenuto a Nicosia, ha segnato la prima volta che greci ciprioti e israeliani si siedono attorno allo stesso tavolo.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

La Grecia da il via libera alla TAP ma guarda sempre a Gazprom

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on January 17, 2016

Il Governo greco approva il tratto definitivo del Gasdotto Trans Adriatico per incrementare le entrate di bilancio. Atene sempre in attesa che la Russia ripristini il Turkish Stream



Varsavia – Un progetto per la diversificazione delle forniture di gas dell’Unione Europea necessario da realizzarsi sopratutto per incrementare le entrate di bilancio. Così il Gasdotto Trans Adriatico -TAP- è stato presentato da parte del Governo greco che, nella giornata di giovedì, 14 Gennaio, ha ufficialmente approvato l’itinerario che l’infrastruttura percorrerà nel territorio greco.

Come dichiarato dal Ministro dell’Ambiente e dell’Energia greco, Panos Skourletis,  la TAP, che transiterà attraverso 13 regioni del Paese, è un progetto necessario perché la Grecia ottenga introiti per il passaggio del gas dei quali, a giovare, saranno le finanze del Paese.

Nello specifico, la TAP è un progetto sostenuto dalla Commissione Europea per veicolare dalla Turchia all’Italia, attraverso Grecia ed Albania, gas proveniente dall’Azerbaijan da un minimo di 10 miliardi di metri cubi all’anno ad un massimo di 30 miliardi di metri cubi.

La ratio della TAP è la diminuzione della dipendenza dell’Europa dalle importazioni di gas da Algeria e Russia. Per questo, la TAP è stata inserita in un disegno più ampio che prevede la costruzione di un alto numero di rigassificatori in diversi Paesi dell’Unione Europea per importare gas liquefatto da Qatar, Nigeria, Egitto e, in prospettiva, dagli Stati Uniti d’America. 

Inoltre, la TAP potrebbe veicolare gas proveniente da Israele che, come dichiarato di recente dal Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha intenzione di avvalersi dello sfruttamento dei giacimenti Leviathan, Tamar e Dalit per esportare energia in Europa.

Nello specifico, Israele sta valutando la realizzazione di un gasdotto per collegare i giacimenti israeliani alla Turchia, dove il gas di Tel Aviv confluirebbe nel Gasdotto Trans Anatolico -TANAP- e, successivamente, nella TAP.

Oltre alla diversificazione delle forniture di gas secondo le linee guida della Commissione Europea, con la quale Atene intrattiene rapporti tesi, la decisione della Grecia di sostenere la TAP è da considerare come una forma di pressione che il Governo greco intende esercitare su Mosca per ottenere il rinnovo del gasdotto Turkish Stream da parte dalla Russia.

Il Turkish Stream è un gasdotto progettato dalla Russia per veicolare in Grecia 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso le acque territoriali della Turchia: un progetto, congelato in seguito alla recente crisi politica tra Turchia e Russia, che avrebbe messo a repentaglio la realizzazione della TAP e, con essa, buona parte del progetto di diversificazione delle forniture di gas dell’Unione Europea.

La Commissione Europea, del resto, ha espresso parere negativo in merito al Turkish Stream, in quanto questo progetto non è conforme al Terzo Pacchetto Energetico Europeo. Questa legge UE vieta il controllo congiunto della compravendita del gas e dei gasdotti da parte della medesima compagnia energetica, che nel caso del Turkish Stream è il monopolista statale russo del gas Gazprom.

Nonostante la non conformità alle leggi UE, la Grecia ha sempre mantenuto una forte attenzione nei confronti del Turkish Stream. Il Premier greco, Alexis Tsipras, dopo essere stato tra i primi ad approvare la realizzazione del gasdotto russo, è tra i leader europei a volere fortemente la revoca delle sanzioni che l’UE ha applicato alla Russia a causa della crisi ucraina.

Da parte sua, la Russia ha dimostrato di non volere abbandonare del tutto il Turkish Stream. Come dichiarato dal Ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, il gasdotto potrebbe infatti essere ripristinato come progetto prioritario per la Federazione Russa malgrado le frizioni con Turchia ed Unione Europea.

La Bulgaria lancia la concorrenza ad Atene

Un assist alla Russia è stato dato dalla Bulgaria, il cui Premier, Boyko Borysov, ha proposto la realizzazione del Bulgarian Stream: un progetto simile al Turkish Stream che permetterebbe a Gazprom di esportare il gas russo in Europa bypassando la Turchia.

Secondo quanto dichiarato dal Premier Borysov, il Bulgarian Stream consentirebbe alla Russia di veicolare il suo gas fino al terminale Balkan, che il Governo bulgaro intende realizzare per rendere la Bulgaria il principale hub di importazione di gas in Europa Centro Orientale.

Infatti, sempre secondo il Premier Borysov, il rigassificatore Balkan potrebbe servire ad importare, ed immettere nel sistema dei gasdotti dell’Europa Centrale, anche gas proveniente dall’Azerbaijan e da altri Paesi fornitori.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

L’Ucraina interessata al Corridoio Energetico Europeo

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on December 30, 2015

Come dichiarato dal Ministro dell’Energia ucraino, Volodymyr Demchyshyn, Kyiv intende importare gas dalla Turchia per decrementare la dipendenza dalla Russia. Già avviati i contatti con Slovacchia e Polonia per una partnership energetica



Varsavia – Un’Ucraina pienamente europea sul piano energetico. Questo è quanto emerso dalle dichiarazioni del Ministro dell’Energia ucraino, Volodymyr Demchyshyn, che, all’agenzia Trend, ha dichiarato che Kyiv è interessata a compartecipare al Corridoio Meridionale Energetico Europeo, fascio di gasdotti concepito dalla Commissione Europea per importare gas dall’Azerbaijan per diversificare le forniture di energia.

Nello specifico, il Ministro Demchyshyn ha evidenziato come l’Ucraina sia interessata ad importare gas dal Gasdotto Trans Anatolico -TANAP- una delle infrastrutture del Corridoio Meridionale Energetico Europeo deputato a veicolare il gas proveniente dall’Azerbaijan dalla Georgia al confine tra Turchia e Grecia, attraverso tutta la penisola anatolica. 

L’altra infrastruttura del Corridoio Meridionale Energetico Europeo è il Gasdotto Trans Adriatico -TAP- progettato per veicolare il gas azero dalla Grecia all’Italia attraverso l’Albania.

La partecipazione dell’Ucraina al Corridoio Meridionale Energetico Europeo è resa ancora più forte dal recente interessamento di Israele al progetto come fornitore di gas attraverso un gasdotto che collega i giacimenti israeliani del Mar Mediterraneo alla Turchia.

Inoltre, l’Ucraina, a seguito dell’aggressione militare russa nel Donbas e all’annessione illegale della Crimea alla Russia, è in cerca di ogni forma possibile per rendersi totalmente indipendente da Mosca. 

Per questa ragione, l’Ucraina ha già raggiunto accordi per l’importazione di gas dalla Slovacchia, mentre la Polonia ha offerto a Kyiv l’invio del gas che Varsavia importa sotto forma di LNG dal rigassificatore di Świnoujście.

Nonostante l’opera di diversificazione da Mosca, il Ministro Demchyshyn ha ribadito l’impegno dell’Ucraina come Paese di transito del gas russo verso gli acquirenti dell’Unione Europea particolarmente dipendenti dalle forniture della Russia, come Austria, Slovenia e Italia.

Europa Centrale, Commissione Europea, Consiglio Europeo e Italia contro il Nordstream

Il Ministro Demchyshyn ha poi criticato il prolungamento del Nordstream, gasdotto progettato dalla Russia, in partnership con la Germania, per veicolare 110 miliardi di metri cubi all’anno dal territorio russo a quello tedesco attraverso il fondale del Mar Baltico.

Il Nordstream, il cui primo tratto, dalla portata di 55 miliardi, di metri cubi è già stato realizzato nel 2012, incrementa la dipendenza dell’Unione Europea dalle forniture di gas della Russia e isola i Paesi membri dell’UE dell’Europa Centro Orientale.

Per questa ragione, i Paesi della regione dal Mar Baltico al Mar Adriatico, rappresentati dal Presidente della Polonia, Andrzej Duda, e dal Premier della Repubblica Ceca, Bohuslav Sobotka, hanno fortemente contestato il Nordstream.

Concordi con la posizione dei Paesi dell’Europa Centro Orientale si sono detti, per diverse ragioni, il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, il Premier italiano, Matteo Renzi, e il Commissario UE all’Energia, Maroš Ševčovič.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Su 24: Turchia e Russia senza partnership energetica

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on December 5, 2015

Il Premier turco, Ahmet Davutoglu, si accorda con il Presidente azero, Ilham Aliyev, in merito alla costruzione accelerata del Gasdotto Trans Anatolico -TANAP. Posto in sospensione il Turkish Stream, concepito da Mosca per incrementare la dipendenza energetica dell’Europa in partnership con Ankara



Varsavia – Tramonta il Turkish Stream, si accelera la realizzazione del Gasdotto Trans Anatolico -TANAP. Questa è la conseguenza provocata, sul piano energetico, dall’abbattimento di un velivolo militare russo Su-24 da parte dell’esercito turco per via di uno sconfinamento non preannunciato nello spazio aereo della Turchia lo scorso 24 Novembre.

Come dichiarato dal Premier turco, Ahmet Davutoglu, durante un incontro con il Presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, la realizzazione della TANAP, gasdotto progettato dal confine tra Turchia e Georgia fino allo stretto del Bosforo per veicolare da 16 a 60 miliardi di metri cubi di gas azero all’anno- sarà accelerata per soddisfare la richiesta di ottenere oro blu di Baku da parte di Ankara.

La notizia del prolungamento della TANAP segue la decisione della Russia di sospendere la realizzazione del Turkish Stream, gasdotto progettato da Mosca per veicolare 63 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo in Unione Europea attraverso il fondale del Mar Nero e la Turchia.

La fine del Turkish Stream, che secondo il Ministro dell’Energia russo, Aleksander Novak, è motivata dalle sanzioni che la Russia ha imposto alla Turchia in seguito all’abbattimento del velivolo militare, in realtà è legata ad un progetto fallito in partenza, dal momento che importanti frizioni tra il Cremlino ed Ankara a riguardo dell’infrastruttura non sono mancate.

Lo scorso Agosto, la Turchia ha posto la realizzazione di un solo tratto del Turkish Stream come condicio sine qua non per concedere l’imprimatur alla realizzazione dell’infrastruttura: una decisione ben lontana dai 4 tratti invece richiesti dalla Russia per centrare il vero obiettivo de gasdotto turco, ossia incrementare la dipendenza energetica dell’Unione Europea da Mosca.

Infatti, il Turkish Stream è la nuova versione del Southstream, un gasdotto concepito dalla Russia per veicolare sempre 63 miliardi di metri cubi di gas russo in Italia attraverso il fondale del Mar Nero, Bulgaria, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria ed Austria. 

Nonostante l’ampia coalizione di Paesi europei impegnati nella realizzazione del gasdotto, aiutata da un sodalizio tra il monopolista statale russo del gas Gazprom e il colosso italiano ENI, il Southstream è stato rigettato dalla Commissione Europea perché non in linea con le leggi UE in materia di libera concorrenza.

L’Europa diversifica con la TAP

Oltre al naufragio del Turkish Stream, la buona notizia per l’Europa sta proprio nella realizzazione accelerata della TANAP che, una volta approdata sul Bosforo, sarà collegata con il Gasdotto Trans Adriatico -TAP- infrastruttura progettata per veicolare 10 miliardi di metri cubi di gas dall’Azerbaijan in Italia attraverso Grecia ed Albania.

Oltre alla TAP, la Commissione Europea ha dato il via alla realizzazione di una serie di rigassificatori per importare gas liquefatto da Norvegia, Qatar, Egitto e Stati Uniti d’America e, così, diminuire ulteriormente la già forte dipendenza dalle importazioni di oro blu dalla Russia.

Secondo indiscrezioni, anche la Turchia starebbe guardando al gas liquefatto del Qatar con un accordo che sarebbe stato firmato di recente da Ankara durante una visita del Presidente turco, Tayyip Erdogan, per aggiungere un’ulteriore fornitore di gas alternativo alla Russia -da cui l’economia turca dipende per il 50% del suo fabbisogno- dopo Azerbaijan, Iran, Algeria e Nigeria.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Turkish Stream e Nord Stream. Putin con Tsipras e Germania lancia l’offensiva energetica all’Unione Europea

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on September 28, 2015

Il Presidente russo e il Premier greco rilanciano il gasdotto progettato per veicolare 63 miliardi di metri cubi all’anno dalla Federazione Russa in Grecia attraverso il fondale del Mar Nero. A rischio la realizzazione della TAP e la politica energetica comune dell’UE



Varsavia – L’attivismo militare russo in Ucraina e Siria non ha posto nel dimenticatoio il disegno del Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, di sottomettere l’Unione Europea sul piano energetico. Nella giornata di venerdì, 25 Settembre, Putin ha concordato con il Premier greco, Alexis Tsipras, il rilancio del gasdotto Turkish Stream, infrastruttura concepita per veicolare 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno dal territorio russo alla Grecia attraverso il fondale del Mar Nero.

Il contatto tra Putin e Tsipras è stato confermato sia dall’ufficio stampa del Cremlino, che dalla Cancelleria del neo-rieletto Premier greco, che ha sottolineato il carattere strategico dell’alleanza tra Grecia e Russia in merito al Turkish Stream, così come stabilito da un memorandum sottoscritto da Mosca e Atene durante il recente vertice economico di San Pietroburgo.

Dal punto di vista geopolitico, il Turkish Stream è concepito dalla Russia per evitare la realizzazione del Gasdotto Trans Adriatico -TAP- infrastruttura supportata dalla Commissione Europea per diminuire la dipendenza energetica dell’Unione Europea dalla Russia veicolando gas dall’Azerbaijan attraverso Turchia, Grecia, Albania e Italia.

Oltre a contrastare la TAP, per incrementare la dipendenza energetica da Mosca dell’Europa Centrale il Turkish Stream potrebbe potenzialmente avvalersi della realizzazione di un gasdotto, l’Eastring, concepito da altri Paesi membri dell’Unione Europea alleati della Russia -Slovacchia, Ungheria e Repubblica Ceca- per veicolare il gas russo nel territorio slovacco, ungherese e ceco.

A conferma, sono arrivate le dichiarazioni del Presidente della compagnia energetica slovacca Eustream, Thomas Marecka, che ha ribadito come l’Eastring, progettato dalla Grecia alla Slovacchia attraverso Bulgaria, Romania ed Ungheria, sia un progetto compatibile con la TAP ma sopratutto con il Turkish Stream.

Nonostante il vento in poppa dato dal supporto di Tsipras -che ha sempre sostenuto gli interessi energetici e commerciali russi in Europa- il Turkish Stream potrebbe subire rallentamenti per via della posizione della Turchia, che nonostante un iniziale sostegno ha poi congelato il progetto sostenendo la necessità di soppesare la possibilità di realizzare il gasdotto sul fondale delle acque territoriali turche. 

Oltre al Turkish Stream, che malgrado l’opposizione turca ha buone chance di essere realizzato grazie al supporto politico che Paesi dell’Unione Europea tradizionalmente filorussi daranno sicuramente al progetto -Grecia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Austria in primis- un altro mezzo della politica energetica aggressiva di Putin in Europa è il raddoppio del gasdotto Nord Stream.

L’accordo per il raddoppio dell’infrastruttura, realizzata nel 2012 sul fondale del Mar Baltico per veicolare 55 miliardi di metri cubi di gas russo direttamente dalla Russia alla Germania, è stato sottoscritto lo scorso 4 Settembre, in occasione del Forum Economico di Vladivostok, da esponenti delle compagnie energetiche coinvolte nel progetto: il monopolista russo del gas Gazprom, il colosso olandese Shell, la compagnia austriaca OMV e la tedesca E.On.

La politica bilaterale tra Russia e Germania annichilisce l’Europa

Più che di natura commerciale, il raddoppio del Nordstream è un accordo bilaterale tra Putin e il Governo tedesco volto a rafforzare i legami energetici e politici tra Russia e Germania a discapito delle sanzioni che l’Unione Europea, e più in generale l’Occidente, hanno imposto a Mosca in seguito all’annessione militare della Crimea e all’occupazione dell’est dell’Ucraina.

Inoltre, il Nordstream è stato realizzato per bypassare energeticamente Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, Paesi membri dell’Unione Europea fortemente dipendenti dalle forniture di gas russo, in merito ai quali la Germania non ha dimostrato quella solidarietà europea che la stessa Berlino ha imposto agli Stati dell’Europa Centro Orientale in occasione delle quote obbligatorie per la distribuzione dei migranti.

Così come in diverse altre occasioni della storia -si pensi alle Spartizioni della Prima Repubblica Polacca e al Patto Molotov-Ribbentrop- la politica bilaterale tra Russia e Germania porta ad una disgregazione inesorabile dell’Europa Centro Orientale, ed oggi anche dell’Unione Europea.

Questo fatto è ben noto a Putin, che si avvale dei rapporti bilaterali della Russia con Germania, Grecia, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ma anche con Francia e Italia, come un mezzo per annichilire l’Europa ben più efficace dell’uso dell’esercito, peraltro oggi impegnato attivamente in Siria ed Ucraina.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Tsipras accetta il diktat di Putin: la Grecia dice sì al Turkish Stream

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on June 21, 2015

Il Premier greco, a Capo di una colazione di comunisti ed estremisti di destra, accetta la realizzazione del gasdotto progettato dal monopolista statale russo del gas Gazprom per incrementare la dipendenza dell’Unione Europea dalle forniture di Mosca. L’atteggiamento di Atene mette in forse la realizzazione della TAP



Tenere in piedi economicamente un Partenone oramai a pezzi val bene un gasdotto, e pazienza se la sicurezza energetica e nazionale dei Paesi membri dell’Unione Europea viene messa seriamente a repentaglio. Nella giornata di venerdì, 19 Giugno, il Premier greco, il comunista Alexis Tsipras, ha raggiunto un accordo con il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, per la realizzazione in territorio greco del Turkish Stream.

Questo gasdotto, progettato dalla Russia alla Turchia attraverso il fondale del Mar Nero, è concepito dal monopolista nazionale russo Gazprom per veicolare in Europa 47 miliardi di metri cubi di gas naturale russo.

Come riportato dall’agenzia AP, il prolungamento del Turkish Stream, accettato da Tsipras durante il Forum Economico di San Pietroburgo -rassegna internazionale boicottata da quasi tutti i principali leader politici mondiali- è il prezzo che il Premier greco ha dovuto pagare per permettere investimenti russi in Grecia e, secondo le promesse di Putin -che come dimostrato sul piano militare in Georgia ed Ucraina valgono molto poco- la creazione da parte di Gazprom di nuovi posti di lavoro ad Atene.

Più che da ragioni economiche -la Grecia sta attendendo un prestito di 7,2 miliardi di Euro dall’Unione Europea- la decisione di Tsipras di accettare il prolungamento del Turkish Stream in Grecia è dettata da ragioni politiche: una dimostrazione subalternità a Mosca che fa del Governo di Atene -una coalizione di comunisti e nazionalisti di estrema destra- uno dei più solidi alleati di Putin in seno all’Unione Europea e alla NATO.

Infatti, il Turkish Stream è un progetto di natura politica pianificato da Putin per incrementare la dipendenza dell’UE dalle importazioni di gas dalla Russia. 

Così, del resto, avrebbe dovuto essere anche con il Southstream, infrastruttura progettata da Mosca per veicolare in Europa 63 miliardi di metri cubi di gas, fermata dalla strenua opposizione della Commissione Europea, che ha ritenuto il progetto contrario alla politica di diversificazione delle forniture di gas dell’Unione Europea.

Inoltre, il Turkish Stream è un progetto alternativo al Gasdotto Trans Adriatico -TAP- pianificato dalla Commissione Europea per veicolare in Italia dalla Grecia, attraverso l’Albania, 10 Miliardi di metri cubi di gas all’anno proveniente dall’Azerbaijan e, così, diversificare le forniture di gas dell’Unione Europea limitando le importazioni dalla Russia.

Con l’appoggio al Turkish Stream, facile è preventivare l’abbandono del sostegno alla TAP da parte del Governo Tsipras che, così facendo, metterebbe a serio repentaglio la realizzazione di un importante progetto della politica energetica della Commissione Europea ed incrementerebbe ulteriormente il peso della Russia nel mercato energetico europeo come attore quasi monopolista.

Anche l’Italia vicina al gasdotto di Mosca

Tuttavia, così come accaduto per il Southstream, difficilmente la Commissione Europea potrà arrivare ad approvare la realizzazione di un gasdotto, il Turkish Stream, che contrasta apertamente il Terzo Pacchetto Energetico, Legge UE che vieta il possesso congiunto dei gasdotti e del gas commercializzato da parte del medesimo gestore -che, nel caso del Turkish Stream, sarebbe Gazprom.

Ciò nonostante, sopratutto di recente, le lobby filorusse hanno iniziato a lavorare molto alacremente presso singoli Paesi UE per sostenere la realizzazione dei progetti energetici della Russia in Europa e, più in generale, l’abolizione delle sanzioni che Unione Europea e Stati Uniti d’America hanno applicato alla Russia in risposta all’aggressione militare all’Ucraina.

Paese particolarmente esposto, e vulnerabile, al pressing lobbistico della Russia è l’Italia, in cui forti sono gli interessi del colosso energetico nazionale ENI e della sua controllata Saipem con Gazprom proprio nel Turkish Stream.

Infatti, il Ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, assieme a Lega Nord, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Sinistra Ecologia Libertà e Fratelli D’Italia -ed anche i principali media del Paese, da Libero a La Repubblica- hanno invitato il Governo italiano a rivedere le sanzioni applicate alla Russia. 

Non è quindi peregrino ipotizzare che anche un altro personaggio apertamente filorusso come l’Alto Rappresentante della Politica Estera e di Difesa dell’UE, Federica Mogherini, possa sostenere apertamente il Turkish Stream, anche facendo pressione all’interno della Commissione Europea affinché il gasdotto di Putin sia paradossalmente riconosciuto come infrastruttura di interesse strategico per l’Unione Europea.

Matteo Cazzulani

Analista di tematiche energetiche

@MatteoCazzulani

L’Europa contro Putin per la condotta anti concorrenziale di Gazprom

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on April 25, 2015

La Commissione Europea accusa il monopolista statale russo del gas di condotta sleale nel mercato dell’Unione Europea. L’imposizione di condizioni politicamente motivate in Polonia e Bulgaria i capi d’accusa più rilevanti

Non solo sull’Euro, sul Fiscal Compact e sulla grandezza del pesce da pescare: l’Unione Europea, per una volta, ha dimostrato di esistere anche in un settore chiave come quello dell’energia. Nella giornata di mercoledì, 22 Aprile, la Commissione Europea, per mezzo dell’Antritrust dell’UE, ha definitivamente accusato il monopolista statale russo del gas, Gazprom, di condotta sleale nel mercato dell’Unione Europea. 

L’accusa, figlia di un procedimento partito nel lontano 2012, questiona la condotta non leale di Gazprom -società controllata direttamente dalle autorità della Federazione Russa- nei mercati dei Paesi dell’Unione Europea: un comportamento che ha visto il monopolista russo del gas imporre agli Stati membri prezzi differenti per l’acquisto del gas senza alcuna motivazione economica di fondo.

Nello specifico, Gazprom è stata criticata per avere imposto tariffari troppo alti ai Paesi dell’Europa Centro-Orientale, in particolare a Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Bulgaria, Stati su cui la Russia non ha mai nascosto di volere avvalersi della vendita del gas come mezzo di influenza politica.

In particolare, l’attenzione dell’atto di accusa della Commissione Europea si è incentrato sulla condotta di Gazprom in Polonia, dove il monopolista statale russo ha vincolato la concessione di sconti sul prezzo del gas al diretto controllo da parte del monopolista statale russo della rete dei gasdotti polacchi – che, in virtù del Terzo Pacchetto Energetico UE, non possono essere gestiti dalla medesima compagnia che fornisce il carburante da essa trasportato.

A finire sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea è stato anche il comportamento di Gazprom in Bulgaria, dove il monopolista statale russo del gas ha esercitato pressioni simili a quelle attuate in Polonia per costringere Sofia a realizzare il Southstream: gasdotto progettato dal Presidente russo, Vladimir Putin, per incrementare la dipendenza dei Paesi dell’Unione Europea dalle importazioni di gas dalla Russia.

All’atto di accusa, che, come riportato dall’autorevole New York Times, potrebbe portare Gazprom al pagamento di una multa di circa 10,7 Miliardi di Dollari, il monopolista russo ha risposto rigettando le accuse mosse dalla Commissione Europea come politicamente motivate dalla crisi ucraina. 

Tuttavia, è bene ricordarlo, l’atto della Commissione Europea è solamente l’ultima tappa di un procedimento avviato da ben prima dell’aggressione militare russa in Ucraina.

Tsipras da una mano a Mosca ad affossare la TAP

Oltre a dimostrare l’esistenza di un’Unione Europea davvero unita e coesa sulle questioni energetiche, l’accusa della Commissione Europea è anche un monito indirizzato ai Paesi membri che preferiscono stingere affari privatamente con la Russia anziché considerare l’interesse generale dell’UE.

Il caso più evidente è quello della Grecia, il cui Premier, Alexis Tsipras, come riportato da EurActiv, ha dichiarato l’intenzione di aiutare la Russia nella realizzazione dell’allacciamento alla rete europea del gas del Turkish Stream, un gasdotto concepito da Putin per inviare, al posto del Southstream -affossato dalla Commissione Europea in quanto non conforme al Terzo Pacchetto Energetico UE- 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso il fondale del Mar Nero.

Con la sua condotta filo putiniana, la Grecia mette a serio repentaglio la sicurezza energetica dell’Unione Europea, dal momento in cui è proprio attraverso il territorio greco che è stata progettata la realizzazione del Gasdotto Trans Adriatico -TAP- infrastruttura concepita per veicolare in Italia, attraverso l’Albania, 10 Miliardi di metri cubi di gas all’anno provenienti dall’Azerbaijan.

La TAP, elemento chiave della politica energetica della Commissione Europea volta a diversificare le forniture di gas dal quasi monopolio della Russia, è un progetto apertamente contestato da Gazprom, che vede nel gas azero, e più in generale nella libera concorrenza nel mercato UE dell’energia, una minaccia al proprio monopolio.

Per questa ragione, Gazprom, coadiuvato da una cospicua squadra di lobbisti e alleati -tra cui importanti centri di geopolitica ed importanti mezzi di informazione di massa in Francia, Italia e Germania- sta facendo pressione affinché la Commissione Europea riconosca al Turkish Stream il titolo di infrastruttura strategica per l’Unione Europea.

Tale riconoscimento, tuttavia, contrasta con la filosofia di fondo della politica energetica dell’UE, che, per diversificare le forniture di gas, punta alla realizzazione di nuovi gasdotti, rigassificatori e terminali mobili per l’importazione di gas naturale ed LNG da nuove fonti, come Azerbaijan, Stati Uniti, Norvegia, Egitto, Qatar e Turkmenistan.

Matteo Cazzulani

Analista di Tematiche Trans Atlantiche, dell’Europa Centro Orientale ed energetiche

@MatteoCazzulani

Guerra del Gas: il Parlamento Europeo caccia la Commissaria filo-putiniana sostenuta da Juncker

Posted in Unione Europea by matteocazzulani on October 9, 2014

La nomina a Vicepresidente della Commissione Europea con delega all’Unione Energetica Europea dell’ex-Premier slovena, Alenka Bratusek respinta dal voto di popolari, socialisti e democratici e liberali presso la Commissione Industria-Trasporti-Energia-Ricerca. Il suo supporto al Southstream la vera ragione che ha decretato il suo allontanamento

Una scelta di sovranità del Parlamento Europeo che rappresenta una vera e propria sconfitta per il Presidente-Eletto della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker. Nella giornata di mercoledì, 8 Ottobre, la Commissione Industria-Trasporti-Energia-Ricerca del Parlamento Europeo -ITRE- ha respinto la nomina dell’ex-Premier sloveno, Alenka Brausek, a Vicepresidente della Commissione Europea con delega alla realizzazione dell’Unione Energetica Europea.

Come riportato da Euractiv, a motivare il respingimento della Bratusek è stato il voto negativo del Partito Popolare Europeo e del gruppo dei Socialisti e Democratici Europei, a cui si è aggiunto il parere contrario dell’Alleanza dei Liberali e Democratici Europei, a cui la Bratusek, seppur non ufficialmente, afferisce politicamente.

A influire contro la nomina della Bratusek è stata la prestazione della slovena durante le audizioni presso la Commissione ITRE che, secondo quanto dichiarato sia dai popolari che dai socialisti e democratici, non ha rispettato le attese minime che sono richieste al candidato chiamato a ricoprire un aspetto così delicato come la realizzazione dell’Unione Energetica Europea.

Altresì, oltre ad avere dato risposte vaghe sul suo progetto da Vicepresidente della Commissione Europea, la Bratusek è stata respinta anche per avere scelto di auto-proclamarsi candidata Commissaria per conto della Slovenia con un atto preso in maniera unilaterale durante gli ultimi giorni del suo Governo: una scelta che non è piaciuta ai Parlamentari Europei.

Un altro aspetto che ha squalificato la Bratusek è l’essere stata immortalata a cantare inni del regime sovietico durante un’occasione pubblica: un errore imperdonabile che un’alta carica dell’Unione Europea non può commettere.

Oltre alle motivazioni ufficiali, il respingimento della Bratusek nasconde tuttavia ragioni ben più profonde, come la sua effettiva contrarietà all’Unione Energetica Europea, il progetto che è stata chiamata da Juncker a seguire e realizzare.

L’Unione Energetica Europea, progetto concepito dai Presidenti Emeriti della Commissione Europea Jacques Delors e Romano Prodi, di recente rilanciato dal Presidente-Nominato del Consiglio Europeo Donald Tusk e dal Presidente francese Francois Hollande, prevede infatti la creazione di un mercato unico del gas e la diversificazione delle forniture di energia per decrementare la dipendenza dell’Europa da Russia ed Algeria.

Ad esempio, per avviare l’Unione Energetica Europea, la Commissione Europea ha preventivato la realizzazione di nuovi rigassificatori e gasdotti -come il Gasdotto Trans Adriatico, che interessa l’Italia- per importare gas da nuovi fornitori come Azerbaijan, Qatar, Norvegia, Egitto e Stati Uniti d’America.

La Bratusek, invece, durante la guida del Governo sloveno ha favorito la firma di accordi con il monopolista statale russo del gas Gazprom per la realizzazione in Slovenia del Southstream: gasdotto, progettato dalla Russia meridionale all’Austria, attraverso il fondale del Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, concepito dal Presidente russo, Vladimir Putin, per incrementare la dipendenza dell’Europa dal gas di Mosca.

Potocnik, Sefcovic e Navracsics in corsa per il posto della Bratusek

Con il respingimento della Bratusek, il Parlamento Europeo ha preso una chiara posizione in difesa della sovranità del popolo europeo e della sicurezza energetica di un’Europa che, se resta fortemente dipendente dalle forniture di energia di Paesi terzi, non può diventare forte e influente a livello globale.

Ora, il Presidente-Eletto della Commissione, Juncker, è chiamato a sostituire la Bratusek con un altro candidato sloveno alla Vicepresidenza con delega all’Unione Energetica Europea che, tuttavia, dovrà sempre superare l’esame della Commissione competente.

Come riportato da European Voice, la Bratusek potrebbe essere sostituita dal connazionale Janez Potocnik: Commissario uscente all’Ambiente che, per via della sua esperienza pregressa, sarebbe adatto a ricoprire tale ruolo.

In alternativa a Potocnik, la Slovenia potrebbe però nominare Tanja Fajon che, per via della sua scarsa esperienza, potrebbe essere dirottata a Commissario della Cultura: posto ad oggi occupato dall’ungherese Tibor Navracsics.

In questo caso, Navracsics andrebbe ad occupare il settore dei Trasporti, lasciando che ad occupare la Vicepresidenza della Commissione Europea con delega all’Unione Energetica Europea sia lo slovacco Maros Sevcovic.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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La TAP si rafforza con un rimpasto

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on October 1, 2014

La compagnia spagnola Enagas entra nel consorzio per la realizzazione del Gasdotto Trans Adriatico, mentre la belga Fluxys incrementa le sue quote. La francese Total e la tedesca E.On lasciano il progetto sostenuto dall’Unione Europea

Via tedeschi e francesi, dentro gli spagnoli e più spazio ai belgi. Nella giornata di lunedì, 29 Settembre, la compagnia energetica spagnola Enagas è entrata nel consorzio deputato alla realizzazione del Gasdotto Trans Adriatico -TAP- un’infrastruttura supportata dall’Unione Europea per veicolare gas dell’Azerbaijan dalla Grecia in Italia meridionale tramite l’Albania.

Come riportato da una nota ufficiale del consorzio, oltre all’ingresso della Enagas, che ha rilevato il 16% delle azioni TAP, la compagnia energetica del Belgio Fluxys ha incrementato le sue quote all’interno del gasdotto, passando dal 16% al 19%.

Nessun cambiamento, invece, tra i vertici: il colosso britannico British Petroleum, quello azero SOCAR e quello norvegese Statoil mantengono il 20% ciascuno delle azioni della TAP, mentre la compagnia svizzera AXPO ha confermato il suo 5%.

L’ingresso di Enagas, è motivato dalla richiesta di nuovi partner all’interno del consorzio espressa a più riprese dall’UE, che vede nella presenza di un alto numero di aziende economicamente e politicamente forti una sicurezza per l’adeguata realizzazione di un gasdotto ritenuto fondamentale per la sicurezza energetica europea.

“La Enagas è una compagnia con un’indubbia esperienza mondiale nella realizzazione di gasdotti anche a lungo chilometraggio sia in Europa che in Sud America: la sua presenza ci aiuta a rendere la TAP un vero e proprio progetto europeo anche sul lato della qualità” ha dichiarato il Direttore Manageriale del gasdotto, Kjetil Tungland.

Oltre a rafforzare la TAP con l’ingresso di nuovi membri di alta esperienza, l’ingresso di Enagas serve a tamponare la fuoriuscita dal consorzio della compagnia tedesca E.On e della francese Total, che hanno venduto le quote finora possedute nel gasdotto.

La notizia del disimpegno di E.On e Total è stata già nell’aria fin dallo scorso Luglio, quando, come riportato dalla Reuters, le due compagnie hanno avvisato i partner del consorzio della loro intenzione di abbandonare il progetto.

Come più tardi confermato dal Financial Times, la Total, ritenendo sconvenienti i progetti, ha anche rinunciato alle sue quote sia nel Shakh Deniz -il giacimento da cui proviene il gas veicolato dalla TAP- che nel Gasdotto Trans Anatolico -TANAP- infrastruttura che veicola il carburante dall’Azerbaijan alla TAP.

Il gasdotto sostenuto dai moderati

Lunga circa 870 chilometri, con una portata media di 10 Miliardi di metri cubi di gas all’anno, la TAP, assieme alla TANAP, è parte del Corridoio Meridionale: fascio di gasdotti concepito dall’Unione Europea per diversificare le forniture di gas dei Paesi membri, che ad oggi sono fortemente dipendenti da un numero limitato di fornitori come Russia ed Algeria, Paesi che spesso si avvalgono dell’energia come mezzo di ricatto geopolitico.

Parte del Corridoio Meridionale sono anche le diramazioni della TAP previste per veicolare il gas dell’Azerbaijan anche in Europa Centrale e nei Balcani: il Gasdotto Ionico Adriatico -IAP- è concepito per trasportare il carburante azero dall’Albania a Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Croazia -e, successivamente, in Ungheria, Slovacchia e Polonia- mentre l’Interconnettore Grecia-Bulgaria potrà essere poi prolungato anche a Romania e Moldova.

La TAP è un progetto di fondamentale importanza sopratutto per l’Italia, che grazie alla sua realizzazione è destinata a diventare l’hub europeo del gas azero: una posizione che, da un lato, incrementa il peso politico del nostro Paese in Europa e, dall’altro, crea nuovi posti di lavoro in un periodo di forte crisi economica.

La realizzazione della TAP, fortemente voluta dai Governi Renzi e Letta, e prima ancora da quello Monti, è stata sostenuta in Parlamento da Partito Democratico, Nuovo Centro Destra, Scelta Civica e Socialisti, che hanno evidenziato l’importanza di un’infrastruttura che crea occupazione e incrementa la sicurezza energetica del nostro Paese.

Contrari alla TAP, invece, si sono schierati Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Sinistra-Ecologia-Libertà, parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia: forze populiste ed ‘estremiste’ che alla TAP sembrano preferire il Southstream.

Questo gasdotto, il Southstream, è concepito dal Presidente russo, Vladimir Putin, per intralciare la TAP ed incrementare la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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