Vertice Italia-Polonia: tra Renzi e Duda non scatta la scintilla
Il Premier italiano e il Presidente polacco in disaccordo su idea d’Europa, NATO, politica estera e migranti. Energia e opposizione alla Germania gli unici punti in comune tra i due leader quarantenni
Varsavia – Due leader della generazione dei quarantenni capaci di dare una scossa alla politica dei rispettivi Paesi dopo anni di stagnazione generazionale. Nonché due scout di formazione, come ha sottolineato l’inquilino di Palazzo Chigi. Queste sono state le premesse dell’incontro tra il Premier italiano, Matteo Renzi, e il Presidente polacco, Andrzej Duda, avvenuto nella giornata di lunedì, 16 Maggio, a Roma.
L’incontro -avvenuto, per la cronaca, in occasione del compleanno di Duda- ha dimostrato che, nonostante la storica amicizia che lega il popolo italiano a quello polacco, e viceversa, Italia e Polonia restano su due fronti ben distinti all’interno della Comunità Euro Atlantica.
Come riportato da Renzi, l’incontro ha riguardato uno scambio franco di vedute su tematiche in merito alle quali Roma e Varsavia non sono d’accordo: parole che lo stesso Duda ha confermato, sottolineando come Italia e Polonia non siano concordi su alcuni punti particolarmente rilevanti.
Seppur non espressamente menzionati, non è difficile enumerare i punti che vedono Italia e Polonia su due fronti contrapposti. In primis, vi è l’idea di Europa. Renzi, leader di estrazione cristiano democratica di uno dei principali partiti della famiglia del socialismo europeo, sostiene strenuamente la costrizione degli Stati Uniti d’Europa secondo il progetto elaborato da Altiero Spinelli e portato avanti da importanti europeisti, come gli ex-Presidenti della Commissione Europea Jacques Délors e Romano Prodi.
Duda, da parte sua, appartiene alla tradizione del conservatorismo europeo di Margaret Thatcher e Lech Kaczyński che sostiene la necessità di evolvere l’Unione Europea in un’Unione di Stati nella quale il peso dei Parlamenti nazionali è più forte rispetto a quello delle Istituzioni centrali “federali”. Ciononostante, come lo stesso Presidente polacco ha dichiarato, Duda non è un euroscettico, bensì, a differenza di altri membri di spicco del conservatorismo polacco, si ritiene sostenitore della solidarietà interna all’UE.
La divisione ideologica tra Renzi e Duda in merito all’idea di Europa si rispecchia nell’appartenenza dei due leader a schieramenti differenti all’interno dell’UE. Renzi, da un lato, appartiene, con Francia e Grecia, al fronte critico della politica di austerità approntata dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel.
Duda, invece, è il maggiore promotore dell’Intermarium: alleanza informale di Paesi dell’Europa Centro Orientale costituitasi per contrastare gli interessi di Germania e Russia, che vedono nella regione una propria zona di influenza sul piano economico, energetico, quando non addirittura politico.
Oltre ai punti di carattere strettamente ideologico, a dividere Italia e Polonia sono anche NATO, politica estera europea e migranti. In merito alla NATO, Duda è sostenitore del rafforzamento della presenza militare dell’Alleanza Atlantica in Europa Centro Orientale come forma di difesa e rassicurazione in seguito all’annessione della Crimea e all’occupazione dell’Est dell’Ucraina da parte della Russia.
Renzi, invece, mantiene una posizione più cauta in merito al rafforzamento della presenza NATO in Europa Centro Orientale e, più in generale, è contrario al progetto di incremento della difesa dei Paesi Membri dell’Alleanza Atlantica che prevede l’aumento della spesa per la difesa al 2% del budget nazionale.
La freddezza di Renzi a riguardo del rafforzamento della NATO in Europa Centro Orientale è legato alla posizione dell’Italia in merito alla politica estera europea, che, secondo Roma, dovrebbe profondere un impegno maggiore nel Bacino del Mediterraneo.
Ad avviso di Duda, invece, la politica estera europea dovrebbe analizzare con maggiore equilibrio la situazione sul fronte orientale, prendendo consapevolezza della minaccia militare che, secondo Varsavia, la Russia rappresenta per l’Europa.
Renzi, inoltre, è uno dei più accesi sostenitori della politica di distribuzione dei migranti voluta dalla Merkel per arginare l’emergenza profughi in nome della solidarietà interna ai Paesi membri dell’UE. Duda, invece, si oppone al meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti, contestando la mancanza di solidarietà tra i Paesi membri dell’UE su tematiche di carattere energetico.
Proprio sul piano dell’energia Renzi e Duda possono trovare del terreno in comune a causa, tuttavia, di contingenze e non di una posizione strategica condivisa. Italia e Polonia, infatti, sono tra gli oppositori del raddoppio del Nordstream: gasdotto progettato da Russia e Germania per incrementare la dipendenza dell’Unione Europea dalle forniture di gas russo.
Renzi è contrario al raddoppio del Nordstream, concepito per veicolare 110 miliardi di metri cubi di gas russo dalla Russia alla Germania attraverso il fondale del Mar Baltico, perché il progetto de facto decreterebbe il tramonto definitivo del Southstream, gasdotto progettato dalla Russia per veicolare in Italia 63 miliardi di metri cubi di gas.
Opponendosi al Nordstream, Renzi si è accodato al parere della Commissione Europea che, per voce del suo Vice Presidente, Maroš Ševčovič, ha ritenuto il progetto russo-tedesco lesivo degli interessi energetici dell’Unione Europea.
Duda condivide l’impostazione di Ševčovič e, assieme agli altri Paesi dell’Intermarium -Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania ed Ucraina- ritiene che il Nordstream sia un progetto politico concepito dalla Russia per dividere l’Unione Europea ed indebolirne i suoi stati membri.
Le alleanze regionali sono la soluzione per l’Europa
Un altro punto di incontro tra Renzi e Duda è l’opposizione all’egemonia della Germania in ambito europeo. Se, da un lato, Roma è fortemente critica della politica di austerità di Berlino, dall’altro Varsavia contesta gli stretti legami bilaterali che la diplomazia tedesca intrattiene con la Russia in ambito politico, militare ed energetico.
Dal colloquio tra Renzi e Duda appare chiaro come la tanto auspicata unità europea sia molto lontana dall’essere realizzata. Da un lato, le posizioni federaliste e mediterraneocentriche di Roma sono, ad oggi, difficilmente conciliabili con quelle centroeuropee e nuovoeuropee di Varsavia.
Per questa ragione, appare sempre più probabile una prossima evoluzione dell’Unione Europea secondo la creazione di alleanze regionali che, senza compromettere la stabilità politica dell’Unione Europea, né fare naufragare il sogno europeo, sappiano tutelare gli interessi delle singole regioni che compongono l’UE.
Così, l’Intermarium di Duda, nata per tutelare la sicurezza energetica e militare dell’Europa Centro Orientale, potrebbe essere da esempio per la creazione di un’alleanza di Paesi UE che si affacciano sul Mediterraneo.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro Orientale
Schetyna porta la Polonia ancora più in Europa
Al suo primo Exposé, il nuovo Ministro degli Esteri polacco dichiara la necessità di condannare la Russia per la politica aggressiva in Ucraina senza, tuttavia, troppo pregiudicare i rapporti economici. Difesa comune dell’Unione Europea, realizzazione dell’Unione Energetica Europea e Cooperazione con la NATO gli altri punti salienti del discorso al Parlamento del Capo della diplomazia della Polonia
Niente di nuovo per la diplomazia di Varsavia, come dimostra la sala della Camera Bassa del Parlamento mezza vuota, nonostante un evento importante per la politica della Polonia come la dichiarazione di una scelta chiara, che vede il Governo del nuovo Premier polacco Ewa Kopacz, la leader della popolar-liberale Piattaforma Civica -PO, la principale forza partitica di maggioranza- appieno integrata nell’Unione Europea.
Nella giornata di giovedì, 6 Novembre, il Ministro degli Esteri polacco, Grzegorz Schetyna, durante il suo primo Exposé da Capo della diplomazia polacca, ha illustrato le priorità della politica estera della Polonia, ponendo al primo posto, come da tradizione, l’Ucraina.
Schetyna, costretto a prendere l’eredità del politico che può di tutti ha contribuito alla democratizzazione dell’Ucraina, l’attuale Maresciallo della Camera Bassa del Parlamento Radoslaw Sikorski, ha promesso a Kyiv aiuti economici per un totale di 21 Milioni di Zloty per sollevare l’economia del Paese e favorire lo sviluppo umanitario e sociale del popolo ucraino.
Schetyna, che nello stesso giorno ha anche incontrato l’Alto Rappresentante della Politica Estera e di Difesa UE, Federica Mogherini, ha anche duramente attaccato il comportamento della Russia, senza tuttavia chiudere la porta alla collaborazione con Mosca, sopratutto in ambito economico: se, da un lato, il Ministro degli Esteri ha definito la mentalità del Cremlino legata all’epoca dei blocchi, dall’altro ha auspicato che iniziative convenienti, come la creazione di una zona limitata di libera circolazione tra i Voivodati del Nord-Est e l’enclave russa di Kaliningrad, possano essere ripetute.
“L’instabilità in Ucraina, così come le crisi militari in Siria e Libia, ci chiamano ad un ruolo maggiormente responsabile per accrescere la capacità difensiva comune dell’UE, affinché la sicurezza dell’Europa sia adeguatamente tutelata” ha dichiarato Schetyna, che ha anche aggiunto la necessità, per la Polonia, di implementare la collaborazione con NATO e Stati Uniti d’America per il rafforzamento delle strutture difensive nazionali sul confine orientale dell’Alleanza Atlantica, che coincide con quello polacco.
Passando all’Europa, Schetyna, sempre in tema di sicurezza, ha anche dichiarato il pieno impegno del Ministero degli Esteri nella realizzazione di nuovi gasdotti per mettere in comunicazione il sistema infrastrutturale energetico della Polonia con quello degli altri Paesi dell’UE, e del rigassificatore di Swinoujscie per diversificare le forniture di gas della Polonia.
I nuovi gasdotti e il terminale di Swinoujscie sono progetti preventivati dall’Unione Energetica Europea: disegno politico rilanciato dall’ex-Premier polacco Donald Tusk -fresco di nomina a Presidente del Consiglio Europeo- e dal Presidente francese, Francois Hollande, e prima ancora concepito da due ex-Presidenti della Commissione Europea quali Jacques Delors e Romano Prodi, per creare un mercato unico UE dell’energia e permettere all’Europa di negoziare con una voce sola la compravendita di gas e greggio con i Paesi fornitori.
Infine, Schetyna ha anche sottolineato la necessità di continuare a sfruttare i fondi europei con la stessa costanza e precisione che, finora, ha permesso alla Polonia uno sviluppo senza precedenti in Europa.
“Siamo l’unico Paese in Europa che non vive una recessione da circa vent’anni: in 10 anni di appartenenza all’UE siamo riusciti a sfruttare al meglio la nostra appartenenza ad un mercato di cinquecento milioni di persone” ha continuato Schetyna.
Premier, Presidente e Maresciallo soddisfatti dal discorso
Positiva, al discorso di Schetyna, è stata la reazione del Presidente polacco, Bronislaw Komorowski, che ha particolarmente apprezzato l’accento posto sulla sicurezza, mentre il Premier Kopacz ha illustrato gli sforzi evidenziati dal Ministro degli Esteri di mantenere la pace in Europa Orientale coinvolgendo maggiormente l’Europa.
Ad accogliere con favore l’Exposé di Schetyna è stato anche il Maresciallo della Camera Bassa del Parlamento, Radoslaw Sikorski, che, l’indomani, è chiamato ad affrontare un voto di sfiducia proposto dalle opposizioni per avere rivelato al portale statunitense Politico circa i piani del Presidente russo, Vladimir Putin, di proporre all’allora Premier polacco Tusk la spartizione dell’Ucraina.
Critiche all’Exposé di Schetyna sono provenute dall’opposizione conservatrice del Partito Diritto e Giustizia -PiS- che ha accusato il Ministro degli Esteri di avere assunto un atteggiamento troppo molle nei confronti della Russia di Putin.
Contestazioni al discorso di Schetyna sono provenute anche dal Partito socialdemocratico SLD, che ha criticato l’eccessiva attenzione prestata dal Ministro degli Esteri alla questione ucraina.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani
Polonia: la Kopacz sposta la maggioranza a sinistra
Il nuovo Premier polacco ottiene la fiducia dei due Partiti della Coalizione di Governo -la cristiano-democratica Piattaforma Civica e il contadino PSL- e dei radical-progressisti del Tuo Movimento. Ucraina, energia e rapporti transatlantici le priorità dell’Exposé del nuovo Capo del Governo
Pragmatismo, continuità e allargamento del consenso. Queste sono le parole d’ordine con cui il nuovo Premier polacco, Ewa Kopacz, ha ottenuto la fiducia del Parlamento nella giornata di mercoledì, Primo di Ottobre, dopo avere pronunciato il suo discorso di presentazione del nuovo Governo.
La Kopacz, criticata per avere distribuito le poltrone a seconda dell’appartenenza dei Ministri alle correnti interne alla Piattaforma Civica -PO, la forza politica cristiano-democratica a cui appartiene la Kopacz- è invece riuscita, in una sola mattinata, ad allargare la coalizione di maggioranza a sostegno del Governo.
Infatti, rispetto ai 238 deputati che nel 2011 hanno votato la fiducia all’Esecutivo di Donald Tusk -l’ex-Premier e Segretario della PO, di recente nominato Presidente della Commissione Europea- il Governo Kopacz è stato sostenuto da ben 259 parlamentari.
A favorire l’allargamento della coalizione di maggioranza è stato non soltanto il voto favorevole della PO e del Partito contadino PSL -partner di Governo della Piattaforma Civica- ma anche il sostegno esterno prestato dal Tuo Movimento -TR- movimento radical-progressista guidato da Janusz Palikot, ex-esponente di spicco della Piattaforma Civica.
Oltre all’allargamento a sinistra della maggioranza, la Kopacz, dopo avere invitato durante il suo discorso alla concordia nazionale, è anche riuscita nell’impresa di riconciliare Tusk con il Capo del principale Partito dell’opposizione, il conservatore Diritto e Giustizia -PiS.
Tusk e Kaczynski, seguendo alla lettera l’invito del nuovo Premier a seppellire l’ascia di guerra che da anni sta dividendo la Polonia, alla fine dell’Exposé della Kopacz si sono stretti la mano: un gesto storico che apre ad una possibile nuova stagione politica.
Le conquiste della Kopacz sono anche frutto di un Exposé molto equilibrato, pragmatico, che, pronunciato nel segno della continuità, non ha lasciato spazio all’opposizione a troppe critiche.
La nuova Premier, contestata per avere sostituito agli Esteri l’apprezzatissimo Radoslaw Sikorski con il meno esperto in campo diplomatico Grzegorz Schetyna, ha posto la questione ucraina in primo piano, dichiarando che il suo Governo adotterà una politica pragmatica nei confronti di Kyiv per sostenere l’integrità territoriale e lo sviluppo in chiave europea dell’Ucraina, senza tuttavia discostare la Polonia dalle linee comuni dell’Unione Europea.
Il secondo capitolo dell’Exposé della Kopacz ha riguardato l’Unione Energetica Europea: progetto, concepito da due ex-Presidenti della Commissione Europea del calibro di Jacques Delors e Romano Prodi, rilanciato di recente da Tusk e dal Presidente francese Francois Hollande, che il nuovo Premier polacco intende continuare a sostenere per rafforzare la sicurezza energetica della Polonia.
“Il mio Governo sarà impegnato affinché l’UE prenda decisioni effettive in ambito energetico a difesa della sicurezza dei suoi Paesi membri. Non possiamo tollerare oltre la situazione in cui l’Europa è divisa tra Paesi favoriti e meno favoriti da un fornitore estero in base al suo calcolo politico” ha dichiarato la Kopacz riferendosi alla politica energetica della Russia, che si avvale del gas come mezzo di coercizione geopolitica.
Oltre all’Europa, la Kopacz ha anche sottolineato l’importanza di rafforzare i rapporti con gli Stati Uniti d’America mediante, da un lato, la firma dell’accordo di Partnership Commerciale e Industriale Trans Atlantica e, dall’altro, l’incremento della presenza di soldati USA in Polonia per incrementare le strutture difensive del Paese.
Difesa, tutela dell’agro-alimentare, istruzione e ambiente
Proprio la difesa è stato l’aspetto con cui la Kopacz ha avviato la discussione sulla politica interna: in un momento di crisi internazionale, in cui la Polonia non ritiene sufficienti le garanzie difensive offerte dall’UE e dalla NATO, il nuovo Premier ha promesso più risorse -39 Milioni di Zloty- per i soldati.
La Kopacz ha poi promesso la costituzione di un fondo nazionale per aiutare le imprese agro-alimentari colpite dall’embargo imposto dalla Russia, ed ha invitato l’Europa a fare di più per tutelare il settore produttivo polacco.
Altri aspetti rilevati toccati dalla Kopacz nel suo Exposé sono la riforma del sistema fiscale e la distribuzione di manuali gratuiti per alcune classi della scuola polacca.
Infine, importante è anche la politica climatica, con la Kopacz che ha promesso l’adozione, in tempi brevi, di tecnologie all’avanguardia per lo sfruttamento del carbone.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani
La Polonia critica la Francia: “la politica bilaterale con Putin penalizza l’Europa”
Il Vicepremier polacco, Tomasz Siemoniak, lamenta la permanenza di stretti legami militari tra l’Amministrazione francese e quella russa per la vendita delle portaerei Mistral, che mettono a serio repentaglio la sicurezza nazionale dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale. Il Presidente della Polonia, Bronislaw Komorowski, invita il suo collega francese, Francois Hollande, ad accelerare sull’Unione Energetica Europea
L’ombrello americano è sicuramente più europeo di quello francese. Questa è la posizione assunta dal Vicepremier polacco, Tomasz Siemoniak, che, nella giornata di lunedì, 29 Settembre, ha commentato la gara attualmente in corso tra la società statunitense Raytheon e la francese Thales per la realizzazione in Polonia del sistema di difesa anti-missilistico.
In un’intervista al quotidiano Rzeczpospolita, Siemoniak, che è anche Ministro della Difesa, ha sottolineato come la scelta del Governo polacco potrebbe facilmente ricadere sulla compagnia con sede negli Stati Uniti d’America per via della decisione della Francia di mantenere attuale la vendita di due portaerei di categoria Mistral alla Russia.
L’accordo tra Francia e Russia, secondo Siemoniak, rafforza le strutture militari di un Paese, la Russia, a cui l’Europa, da un lato, ha applicato sanzioni economiche e commerciali in risposta all’aggressione militare all’Ucraina, e la NATO, dall’altro, ha risposto fermamente alle continue provocazioni negli spazi aerei dei Paesi Baltici, Finlandia, Svezia, Gran Bretagna, Olanda, USA e Canada incrementando le strutture difensive dei Paesi dell’Europa Centrale.
“Non posso nascondere che la questione dei Mistral non favorisce la scelta dei francesi: sono però convinto che la Francia saprà fare una scelta saggia” ha dichiarato Siemoniak, alludendo alla solidarietà europea come principio a cui la Francia dovrebbe attenersi nella sua politica militare, sopratutto in momento come quello attuale, in cui la Comunità Atlantica è de facto sotto attacco da parte del Presidente russo, Vladimir Putin.
Oltre ad essere una lamentela nei confronti dell’Amministrazione francese, la posizione di Siemoniak è anche un vero e proprio invito a rilanciare la collaborazione tra Polonia e Francia per la realizzazione, nel più breve tempo possibile, dell’Unione Energetica Europea.
Questo progetto, già concepito da due ex-Presidenti della Commissione Europea del calibro di Jacques Delors e Romano Prodi, è stato rilanciato di recente dall’ex-Premier polacco, Donald Tusk -attuale Presidente-Nominato del Consiglio Europeo- e dal Presidente francese, Francois Hollande.
Nello specifico, l’Unione Energetica Europea prevede la creazione di un mercato europeo unico del gas tramite la messa in comunicazione dei sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi dell’Unione Europea, la diversificazione delle importazioni di carburante mediante la realizzazione di nuovi gasdotti e rigassificatori, e la creazione di un ente unico UE per la compravendita del gas da Paesi terzi.
Una conferma delle intenzioni conciliatorie di Siemoniak è provenuta dalle dichiarazioni rilasciate dal Presidente polacco, Bronislaw Komorowski, di cui il Vicepremier è notoriamente uno stretto collaboratore.
Il Presidente Komorowski, a margine del vertice dei Presidenti del Gruppo Arraiolos, ha sottolineato come la solidarietà tra i Paesi UE in ambito energetico sia essenziale affinché Putin capisca che l’utilizzo del gas come mezzo di coercizione geopolitica è sconveniente per la Russia stessa, che ha proprio nelle esportazioni di energia in Europa una fetta molto considerevole del suo bilancio.
Komorowski contro il Southstream
Il Presidente polacco ha inoltre fatto appello affinché i Paesi UE perseguano il progetto dell’Unione Energetica Europea senza supportare progetti bilaterali con Putin, che finiscono per incrementare, anziché diminuire, la dipendenza dell’Europa dalle forniture di gas della Russia, come il gasdotto Southstream.
Questa infrastruttura, concepita da Putin per veicolare gas russo dalla Russia meridionale in Austria, attraverso il fondale del Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria e Slovenia, è contrastata dalla Commissione Europea, che ha invitato i Paesi UE coinvolti nel progetto a congelare la realizzazione di un progetto che, de facto, mette a serio repentaglio la sicurezza energetica dell’Europa.
“In molti casi, alcuni Paesi membri dell’UE agiscono con criteri imprenditoriali e non politici: è importante che l’UE non incrementi la sua dipendenza dalle forniture di gas della Russia, ad esempio realizzando il Southstream” ha dichiarato Komorowski all’autorevole agenzia PAP.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani
Unione Energetica UE: Tusk rilancia sul rigassificatore di Swinoujscie
Il Premier polacco pronto al braccio di ferro con la compagnia italiana Saipem per la realizzazione in tempi brevi di un’infrastruttura necessaria per la sicurezza energetica e nazionale della Polonia. Dalla costruzione del terminale in Pomerania passa l’avvio di un progetto europeo concepito per diversificare le forniture di gas dell’Unione Europea
Un’infrastruttura da realizzare per dotare l’Unione Europea di una politica energetica diversificata, sicura ed efficiente.
Nella giornata di martedì, 29 Luglio, la compagnia energetica polacca Polskie LNG ha confermato la realizzazione in tempi brevi del rigassificatore di Swinoujscie: un’infrastruttura progettata in Pomerania, nella Polonia Nord-Occidentale, per importare in Europa gas liquefatto proveniente da Qatar, Norvegia, Egitto e Stati Uniti d’America.
La posizione della Polskie LNG riprende le dichiarazioni enunciate, lo scorso 25 Luglio, dal Premier polacco, Donald Tusk, che ha rassicurato sulla realizzazione del rigassificatore: ritenuto un’infrastruttura fondamentale per la sicurezza energetica, e quindi nazionale, della Polonia.
Nello specifico, Tusk ha dichiarato di intendere superare l’impasse contrattuale provocato dalla compagnia italiana Saipem, che, come riportato da Polskie Radio, per completare il terminale di Swinoujscie ha richiesto al Governo polacco la revisione del contratto con un ritocco, al rialzo, delle tariffe.
La posizione della Saipem rischia di provocare alla Polonia un esborso ben maggiore della mera questione contrattuale: la compagnia energetica nazionale polacca PGNiG ha infatti già siglato un contratto con la compagnia del Qatar Qatargas per l’acquisto di LNG a partire dal 2015.
“Siamo pronti ad ascoltare le ragioni che hanno portato la compagnia italiana a richiedere nuovi negoziati -ha dichiarato Tusk- Tuttavia, non siamo intenzionati ad accettare alcun ricatto motivato dal bisogno che abbiamo di realizzare l’infrastruttura in tempi brevi”.
Il rigassificatore di Swinoujscie è un’infrastruttura pilota dell’Unione Energetica Eueopea: progetto, supportato da Tusk e dal Presidente francese, Francois Hollande, e prima ancora concepito dagli ex-Presidenti della Commissione Europea Jacques Delors e Romano Prodi, che intende perseguire la diversificazione delle forniture di gas dell’UE dalle importazioni da Russia ed Algeria.
Questo scopo, necessario per decrementare la dipendenza dell’Europa sopratutto da Mosca -che spesso si avvale del gas come mezzo di coercizione geopolitica nei confronti di Paesi europei sovrani e indipendenti, come Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Ucraina e Georgia- è realizzabile tramite la messa in comunicazione dei sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi membri UE e la realizzazione di nuovi gasdotti e rigassificatori.
Dalla Slovacchia il via libero definitivo per le esportazioni di gas in Ucraina
Un passo in direzione dell’Unione Energetica Europea è stato effettuato anche dalla Slovacchia, che, sempre martedì, 29 Luglio, ha dato l’avvio definitivo all’invio di gas russo in Ucraina attraverso l’utilizzo del gasdotto Vojany-Uzhhorod in senso invertito.
L’iniziativa, che aiuta l’Ucraina a decrementare la dipendenza dalle forniture di gas dirette dalla Russia, de facto mette in comunicazione i sistemi infrastrutturali di due Paesi che appartengono alla Comunità Energetica Europea.
Questo ente è una sorta di UE dell’energia che, oltre ai Paesi membri dell’Unione, comprende anche Georgia, Moldova, Serbia, Montenegro, Kosovo, Macedonia, Bosnia-Erzegovina e Albania.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani
La Saipem mette a repentaglio la realizzazione dell’infrastruttura-pilota dell’Unione Energetica Europea in Polonia
La compagnia energetica italiana chiede al Governo polacco più soldi per terminare la costruzione del rigassificatore di Swinoujscie, concepito per importare LNG da Norvegia, Qatar, Egitto e USA. L’infrastruttura posta in vetta all’agenda europea per la diversificazione delle forniture di energia e per il varo di una comune politica energetica dell’Unione Europea
Un’infrastruttura necessaria per la diversificazione delle forniture di gas dell’Europa e per la realizzazione del mercato unico dell’energia dell’Unione Europea che, ora, rischiano di essere stoppati. Nella giornata di martedì, 23 Luglio, la compagnia energetica italiana ha minacciato l’interruzione della realizzazione del rigassificatore di Swinoujscie, in Polonia, se il Governo polacco non accetta un contratto supplementare, che prevede l’erogazione di un ulteriore pagamento.
La notizia, data da Polskie Radio, non è stata commentata dal Governo polacco, che sul rigassificatore di Swinoujscie ha puntato e già speso molto pur di diversificare le proprie forniture di gas dall’importazione di carburante dalla Russia, da cui la Polonia dipende per circa l’82% del proprio fabbisogno nazionale.
Oltre alla Polonia, ad avere scommesso sul rigassificatore di Swinoujscie è l’Unione Europea, che proprio nella realizzazione di un alto numero di rigassificatori, insieme alla realizzazione di nuovi gasdotti, e alla messa in comunicazione dei sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi UE, ha fissato i principi dell’Unione Energetica Europea.
Questo progetto, sostenuto dal Premier polacco, Donald Tusk, supportato dal Presidente francese, Francois Hollande, e prima ancora concepito dai Presidenti della Commissione Europea Jacques Delors e Romano Prodi, in seguito all’aggressione militare russa in Ucraina è stato posto in cima all’agenda dei lavori sia della Commissione Europea che del Parlamento Europeo.
Come dichiarato dal Presidente e dal Vicepresidente della Commissione Energia del Parlamento Europeo, rispettivamente il popolare polacco Jerzy Buzek e la democratica italiana Patrizia Toia, l’Unione Energetica Europea, e quindi il terminale di Swinoujscie, sono infatti provvedimenti necessari per cementare una comune politica energetica UE.
Un assist alla politica energetica imperialista della Russia
La decisione di Saipem di chiedere più soldi al Governo polacco per la realizzazione del rigassificatore di Swinoujscie mette a serio repentaglio la realizzazione di un’infrastruttura che l’Unione Europea ha indicato come strategica per la diversificazione delle forniture di gas dell’UE.
Nello specifico, il rigassificatore di Swinoujscie, che Saipem ha realizzato per il 90%, è concepito per importare gas liquefatto da Norvegia, Qatar, Egitto e Stati Uniti d’America. Inoltre, questo terminale sarà messo in contatto con il rigassificatore in via di realizzazione a Krk, in Croazia, mediante il Corridoio Nord-Sud.
Questo gasdotto è progettato per veicolare gas dalla Polonia alla Croazia tramite Repubblica Ceca, Slovacchia ed Ungheria, così da consentire a Paesi fortemente dipendenti dalle forniture di gas dalla Russia di diminuire la dipendenza da Mosca.
Inoltre, il rigassificatore di Swinoujscie sarà collegato con il terminale lituano di Klaipeda, per garantire anche alla Lituania, e di seguito anche a Lettonia ed Estonia, di avvalersi di una fonte di gas alternativa a quella del monopolista statale russo del gas Gazprom.
Gazprom, la longa manus del Cremlino nel campo energetico, soddisfando il 100% del fabbisogno degli Stati Baltici, si avvale dell’energia come mezzo di pressione geopolitica per inglobare nella sfera di influenza politica della Russia non solo di Vilna, Riga e Tallinn, ma anche di Paesi europei che non appartengono all’UE, come Ucraina, Georgia, Bielorussia e Moldova.
Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani
Guerra del Gas: la Russia si espande in Europa Centrale
Il monopolista statale russo del gas Gazprom possiede siti di stoccaggio in alcuni Paesi dell’Europa Centrale capaci di contenere fino a un massimo di 4510 miliardi di metri cubi di gas. La manovra concepita come coadiuvante alla realizzazione del gasdotto Southstream, su cui, tuttavia, l’Unione Europea è fortemente contraria
4.510 Miliardi di metri cubi di gas immagazzinati nel cuore dell’Europa sono la spina nel fianco che la Russia ha posto all’Unione Europea per anticipare, e agevolare, la realizzazione di un gasdotto, il Southstream, progettato per incrementare la quantità di gas esportata in UE.
Come riportato dall’autorevole portale Defence 24, il primo Paese in cui il monopolista statale russo del gas, Gazprom -longa manus del Cremlino che si avvale dell’energia come mezzo di coercizione geopolitica- possiede il più alto numero di siti di stoccaggio è la Germania, dove, in collaborazione con la compagnia VNG, il monopolista statale russo del gas è capace di immagazzinare un massimo di 100 Milioni di metri cubi di gas.
Sempre con la VNG, Gazprom ha poi programmato la realizzazione del sito di Magdeburgo, dalla capienza massima di 113 Milioni di metri cubi di gas.
Inoltre, sempre in Germania, Gazprom, in collaborazione con la compagnia Wingas -destinata a breve a diventare proprietà del monopolista statale russo- controlla il sito di stoccaggio di Jemgum, capace di raccogliere 1 Miliardo di metri cubi di gas.
Attraverso la Wingas, Gazprom arriverà a controllare anche il sito di Rehden, capiente 4,4 miliardi di metri cubi di gas.
Il sito di Rehden, come quello di Jemgum, si trova sul tragitto dei gasdotti NEL e WEDAL, realizzati per veicolare in Belgio e nei Paesi Bassi il gas russo proveniente in Germania direttamente dalla Russia attraverso il gasdotto Nordstream.
Proprio nei Paesi Bassi, Gazprom già controlla il sito di stoccaggio di Bergermeer, che ha una capacità massima di 1,9 Miliardi di metri cubi di gas.
Altri Paesi UE dove è forte la presenza di Gazprom sono Austria e Repubblica Ceca, dove il monopolista statale russo del gas controlla il sito austriaco di Haidach, dalla capacità di 1,9 Miliardi di metri cubi di gas.
Gazprom controlla poi un’altra stazione di raccolta di gas in fase di realizzazione, posta sul tratto ceco del gasdotto Gazelle, che veicola il gas russo veicolato in Europa dal Nordstream in Germania e poi in Francia.
Altro Paese in cui Gazprom si è insediata è la Serbia, dove il monopolista statale russo controlla il sito di stoccaggio di Banatski Dvor, capace di contenere 200 Milioni di metri cubi di gas.
Infine, la realizzazione di altri siti di stoccaggio di gas naturale sono stati programmati in Turchia e Gran Bretagna: due Paesi che, di recente, hanno particolarmente rafforzato le relazioni energetiche con la Russia.
Il controllo di un alto numero di siti di stoccaggio in Europa da parte di Gazprom rientra nella strategia di politica energetica della Russia, che si avvale dell’energia come arma di coercizione politica per influenzare ed indebolire la già di per sé molto debole politicamente Unione Europea.
Nello specifico, il controllo dei siti di stoccaggio accompagna la realizzazione del Southstream: gasdotto progettato per veicolare in Europa ulteriori 63 Miliardi di metri cubi all’anno di gas russo, così da aumentare la dipendenza dell’UE dal gas della Russia.
Per questa ragione, l’Europa ha bloccato i lavori per la realizzazione del Southstream, che per via della sua natura spiccatamente politica è considerato un’infrastruttura non conforme ai regolamenti UE in materia di concorrenza e trasparenza.
Gazprom contro l’Unione Energetica di Tusk, Prodi e Delors
La decisione dell’Unione Europea di bloccare il Southstream ha provocato le ire della Russia che, per voce del Vicecapo di Gazprom, Alexander Medvedev, ha apostrofato il progetto di Unione Energetica Europea come una stupidaggine.
L’Unione Energetica Europea è invece un programma del Premier polacco, Donald Tusk, in collaborazione con il Presidente francese, Francois Hollande, per incrementare la sicurezza energetica dell’Europa mediante la messa in comunicazione dei sistemi infrastrutturali energetici dei Paesi UE.
L’Unione Energetica Europea prevede anche il comune acquisto di gas ed energia, il maggiore sfruttamento delle fonti energetiche in territorio europeo, e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento di gas per decrementare la dipendenza dell’Europa da pochi fornitori come Russia.
L’Unione Energetica Europea, un disegno concepito già dagli ex-Presidenti della Commissione Europea Jacques Delors e Romano Prodi, ha già ottenuto il sostegno di Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Svezia, Spagna, Portogallo e Croazia.
Matteo Cazzulani
Analista di Politica dell’Europa Centro-Orientale
Twitter: @MatteoCazzulani
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