Polonia: conservatori PiS vincono le elezioni e vanno verso un Governo monocolore
Il partito Diritto e Giustizia spodesta la moderata Piattaforma Civica -PO- dopo otto anni di Governo. Populisti, Social liberali e contadini entrano in Parlamento, fuori sinistra e radicali nazionalisti
Varsavia – Nessuna sorpresa nei numeri, e nella composizione del futuro Governo. Come ampiamente previsto da tutti i sondaggi, il principale partito dell’opposizione, il conservatore Diritto e Giustizia -PiS- ha vinto le elezioni parlamentari polacche con il 39% dei consensi, spodestando dopo 8 anni di Governo la moderata Piattaforma Civica -PO- seconda con il 23% dei voti.
Al terzo posto, secondo gli exit pool, si è classificato il movimento populista Kukiz 15, con il 9% dei consensi, seguito dal movimento Social liberale Moderna, quarto con il 7% dei voti, e dal partito contadino PSL con il 5%. Fuori dal Parlamento restano la Sinistra Unita -coalizione che non è riuscita a superare l’8% di sbarramento richiesto per le coalizioni- e il movimento radical nazionale KORWiN, al di sotto del 5% di sbarramento richiesto per i Partiti.
Come riportato dal Capo del PiS, Jaroslaw Kaczynski, e dalla candidata Premier PiS, Beata Szydlo, PiS è pronto a governare in solitaria per cambiare la Polonia secondo gli ideali del partito conservatore.
La vittoria del PiS è legata all’incapacità dimostrata dalla PO di trovare un leader capace di guidare il Governo dopo la nomina di Donald Tusk -unico Premier ad avere ottenuto la riconferma dalle urne nella storia politica polacca- a Presidente della Commissione Europea.
PiS ha anche saputo attrarre il voto di una larga fetta dell’elettorato grazie ad un’operazione di ammodernamento ideologico e programmatico, che ha evoluto un partito finora su posizioni clerical-radicali in una forza politica conservatrice moderna sull’esempio dei Tory britannici.
Sul piano programmatico, PiS ha proposto il rafforzamento della Polonia come leader regionale per tutelare gli interessi dell’Europa Centro Orientale in un’Europa sempre più germanocentrica. PiS sostiene la necessità di dislocare basi permanenti NATO in Europa Centro Orientale, ed ha opposto il meccanismo di distribuzione forzato dei cosiddetti migranti voluto dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel.
PiS ha anche promesso l’abbassamento dell’età pensionabile, l’aumento delle paghe minime, ed incentivi per le famiglie con figli.
Da parte sua, la PO ha sostenuto la necessità di continuare con una politica estera di stretta alleanza con la Germania per rafforzare la posizione della Polonia in seno all’Unione Europea. La PO sostiene anche misure per rafforzare la difesa, ed ha approvato -su pressione della Germania- il meccanismo forzato di redistribuzione dei migranti voluto dalla Merkel.
La PO ha promesso anche misure in sostegno dell’invecchiamento attivo e la lotta ai “contratti spazzatura”.
Se confermati, i dati degli exit pool lasciano parte una serie di possibili scenari. Con circa il 40% e solo 5 partiti in Parlamento, PiS può governare in solitaria. Aperta resta anche l’ipotesi di un Governo di minoranza, con l’apporto di PO o Kukiz 15 su singoli provvedimenti.
Un’altra ipotesi, sostenuta da voci ben accreditate, descrive una Grande Coalizione tra PiS e una fetta della PO, un’operazione alla quale, assieme al Presidente polacco, Andrzej Duda -candidato alla presidenza del PiS- sta lavorando il Ministro degli Esteri Grzegorz Schetyna, influente membro della PO.
Per il PiS, la coalizione con la PO rappresenta la possibilità di apportare cambiamenti leggeri nella politica estera, mantenendo un profilo tutto sommato legato all’Unione Europea -seppur fortemente critico di essa- ed un impegno in campo internazionale per la libertà e la democrazia in Ucraina e nel resto del Mondo ex-sovietico.
Un’altra ipotesi aperta resta una coalizione tra PiS e il movimento Kukiz 15, possibile qualora la PO decidesse di mantenersi all’opposizione del PiS. In tal caso, il PiS sarebbe portato ad approntare un cambiamento radicale in politica estera, con una posizione fortemente anti-europea, disinteressata dell’Ucraina, e a tratti persino accomodante con la Russia.
Matteo Cazzulani
Analista Politico del’Europa Centro Orientale
@MatteoCazzulani
GUERRA DEL GAS: POLONIA E RUSSIA, ACCORDO VICINO
Il governo di Varsavia da il via libera alla proposta da inoltrare a Gazprom, modificata secondo le indicazioni UE. A Mosca la decisione definitiva
La Polonia obbedisce all’Europa. Nella giornata di mercoledì, 27 ottobre, il Ministero del’Economia polacco ha informato di avere ottenuto il via libera dal governo sulla revisione dell’accordo per l’importazione di gas. Da sottoporre, adesso, al parere russo.
Nello specifico, Varsavia mira all’incremento delle forniture a 10 miliardi di metri cubi annui, dai 7,45 attuali. Inoltre, la Polonia ha deciso di ridurre la durata della proposta, anticipandone la scadenza, dal 2037 al 2022.
Le obiezioni europee
Lo scorso gennaio, la revisione è stata richiesta dall’Unione Europea, preoccupata dalla precedente versione. In cambio del prolungamento delle forniture, la parte polacca intendeva cedere l’esclusiva dell’utilizzo del proprio sistema infrastrutturale energetico – tra cui la tratta della conduttura Jamal-Europa – al monopolista russo Gazprom. Una palese violazione del regolamento UE, che vieta la gestione di gasdotti ed oleodotti continentali in regime di monopolio.
Ora, la palla passa a Mosca, dal momento in cui il Cremlino e Gazprom dovranno vagliare la proposta, soppesarla, e, possibilmente, approvarla.
Lecito ricordare che la Polonia sta cercando disperatamente di rinnovare le forniture di oro blu dalla Russia. Da quando, nel gennaio 2009, è stata eliminata la compagnia RosUkrEnergo: misterioso intermediario elvetico, controllato al 50% da Gazprom, da cui la compagnia polacca PGiNG ha dipeso quasi del tutto per l’importazione di gas.
Ad oggi, la Polonia consuma 14 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Dieci in più di quanto riesce a produrre sul proprio territorio.
Matteo Cazzulani
GUERRA DEL GAS: LA POLONIA TRATTA CON LA RUSSIA DOPO LE CRITICHE UE
Il governo polacco vuole rinegoziare gli accordi con Gazprom per le forniture di oro blu. Cruciali le obiezioni di Bruxelles
Dietrofront di Varsavia sul gas. Come comunicato dal vice premier polacco, nonché ministro dell’economia, Waldemar Pawlak, la Polonia ha deciso di non onorare l’accordo raggiunto con il monopolista russo Gazprom per la fornitura di oro blu, ed ha invitato la controparte a rinegoziare l’intesa.
Alla base di tale scelta, l’opposizione dell’Unione Europea ad un accordo in contrasto con la legislazione continentale, che prevede il libero accesso al mercato energetico di ogni Paese. Difatti, Varsavia ha ottenuto forniture di gas fino al 2037 in cambio della cessione di circa la metà dei suoi gasdotti al monopolista russo.
Più gas. Meno spese
Pawlak ha giustificato la posizione della Polonia con la volontà di rinegoziare la bolletta, e di aumentare le forniture a 10 miliardi di metri cubi annui – dai 2 precedentemente fissati, possibilmente accorciando la durata del contratto al 2019. L’ennesimo round di colloqui tra le parti è previsto nell’immediato.
Lecito ricordare che il contratto in essere, in vigore dal 1996, è stato ripristinato nel gennaio 2009, a seguito dell’eliminazione dell’intermediario RosUkrEnergo, da cui Varsavia acquistava il gas. Ad oggi, Gazprom soddisfa il 90% del fabbisogno polacco di oro blu con l’invio di 2,5 miliardi di metri cubi annui. Una quantità che la Polonia ha cercato di incrementare, siglando, negli scorsi mesi, quel pre-accordo che oggi si appresta a rinegoziare.
Contrarie UE ed opposizione
Ad invocarne la revisione, non solo l’Unione Europea – turbata dalla possibile svendita del patrimonio infrastrutturale energetico di un suo Paese membro ad un unico soggetto economico – ma anche il principale partito dell’opposizione, Diritto e Giustizia, secondo cui il rinnovo delle forniture fino al 2037 avrebbe aumentato la dipendenza del Paese dal Cremlino.
Matteo Cazzulani
VERTICE YES: A JALTA IL RIALLINEAMENTO ESTERO DI UCRAINA E POLONIA
Sullo sfondo del ripristino della Costituzione del 1996, il vertice di Jalta sul ruolo di Kyiv nel mondo. Janukovych si allontana dall’Europa. La Polonia si avvicina alla Federazione Russa
Oltre al danno, la beffa. La sentenza con cui la Corte Costituzionale ucraina ha restituito al Presidente pieni poteri sul Parlamento è piombata nel pieno svolgimento del vertice YES di Jalta. Un’incontro informale, di cadenza annuale, in cui si discute del ruolo di Kyiv nel mondo. Diversi gli ospiti a questo importante summit. Non solo politici ucraini, ma anche esponenti di altri Paesi. Tutti, chiamati anche a commentare il contemporaneo terremoto legislativo.
L’Unione Europea tiepida. La Polonia sempre più pragmatica
Lieve condanna è stata espressa dal Commissario Europeo per l’Integrazione e la Politica di Vicinato, Stefan Fule, che ha promesso il monitoraggio costante di Bruxelles affinché ogni cambiamento legislativo segua i principi della democrazia e del rispetto degli standard occidentali. Inoltre, l’esponente ceco dell’UE ha ribadito preoccupazione in merito allo svolgimento delle prossime elezioni locali, ed invitato Janukovych a dare prova delle sue buone intenzioni, garantendo il regolare svolgimento della consultazione.
Differente la posizione dell’ospite più atteso, il Presidente della Polonia, Bronislaw Komorowski. Il Capo dello Stato del Paese che più di tutti ha appoggiato lo sviluppo democratico ucraino, e la sua integrazione nell’UE, ha affermato di non porsi il problema, dal momento in cui la questione resta circoscritta all’ambito interno di Kyiv. Tuttavia, non ha ritenuto pericoloso per la democrazia ucraina la restituzione di pieni poteri al Presidente, e l’esautorazione di un Parlamento, a cui oggi spettano compiti meramente legislativi.
Un atteggiamento in linea con il nuovo corso della politica di Varsavia, maggiormente pragmatica, seppur incoerente, ed attenta alle relazioni con Mosca. Difatti, Komorowski ha evidenziato come la Polonia intenda sfruttare la sua membership UE per rinsaldare la collaborazione tra il Vecchio Continente e la Federazione Russa. Un dialogo, in cui rientrerà anche Janukovych.
Janukovych rinuncia all’Europa. La Russia pone la questione internazionale
Proprio il Capo di Stato ucraino ha interloquito a lungo con il collega polacco, a cui ha proposto di partecipare all’operazione di restauro del sistema infrastrutturale energetico del Paese, a cui già hanno aderito UE e Russia. Inoltre, Janukovych ha dichiarato che l’Ucraina sceglierà in autonomia i tempi per l’integrazione europea, tenuto conto dei propri interessi. Concordemente a quanto detto, il Capo di Stato ha rinunciato al piano europeo di creazione di una zona di libero mercato. Ufficialmente, per sconvenienza economica.
Più concreti i russi, rappresentati dal vice premier, Aleksej Kudrin, e dal presidente della banca VTB, Andrej Kostin. I due, hanno affrontato la questione della crisi, e si sono appellati ad UE e USA affinché coinvolgano maggiormente economie emergenti come Cina, India, Brasile e, appunto, Federazione Russa.
Infine, uno sguardo sull’emergenza climatica, con un’apposita tavola rotonda a cui, tra gli altri, hanno partecipato l’ex ministro degli esteri tedesco, attuale consigliere del gasdotto Nabucco – progetto ideato da UE ed USA per trasportare gas centro asiatico in Europa senza transitare per il territorio russo – Joscha Fischer, e il Capo di Stato emerito americano, Bill Clinton.
Matteo Cazzulani
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