LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

Vertice Italia-Polonia: tra Renzi e Duda non scatta la scintilla

Posted in NATO, Polonia, Unione Europea by matteocazzulani on May 16, 2016

Il Premier italiano e il Presidente polacco in disaccordo su idea d’Europa, NATO, politica estera e migranti. Energia e opposizione alla Germania gli unici punti in comune tra i due leader quarantenni



Varsavia – Due leader della generazione dei quarantenni capaci di dare una scossa alla politica dei rispettivi Paesi dopo anni di stagnazione generazionale. Nonché due scout di formazione, come ha sottolineato l’inquilino di Palazzo Chigi. Queste sono state le premesse dell’incontro tra il Premier italiano, Matteo Renzi, e il Presidente polacco, Andrzej Duda, avvenuto nella giornata di lunedì, 16 Maggio, a Roma.

L’incontro -avvenuto, per la cronaca, in occasione del compleanno di Duda- ha dimostrato che, nonostante la storica amicizia che lega il popolo italiano a quello polacco, e viceversa, Italia e Polonia restano su due fronti ben distinti all’interno della Comunità Euro Atlantica.

Come riportato da Renzi, l’incontro ha riguardato uno scambio franco di vedute su tematiche in merito alle quali Roma e Varsavia non sono d’accordo: parole che lo stesso Duda ha confermato, sottolineando come Italia e Polonia non siano concordi su alcuni punti particolarmente rilevanti.

Seppur non espressamente menzionati, non è difficile enumerare i punti che vedono Italia e Polonia su due fronti contrapposti. In primis, vi è l’idea di Europa. Renzi, leader di estrazione cristiano democratica di uno dei principali partiti della famiglia del socialismo europeo, sostiene strenuamente la costrizione degli Stati Uniti d’Europa secondo il progetto elaborato da Altiero Spinelli e portato avanti da importanti europeisti, come gli ex-Presidenti della Commissione Europea Jacques Délors e Romano Prodi.

Duda, da parte sua, appartiene alla tradizione del conservatorismo europeo di Margaret Thatcher e Lech Kaczyński che sostiene la necessità di evolvere l’Unione Europea in un’Unione di Stati nella quale il peso dei Parlamenti nazionali è più forte rispetto a quello delle Istituzioni centrali “federali”. Ciononostante, come lo stesso Presidente polacco ha dichiarato, Duda non è un euroscettico, bensì, a differenza di altri membri di spicco del conservatorismo polacco, si ritiene sostenitore della solidarietà interna all’UE.

La divisione ideologica tra Renzi e Duda in merito all’idea di Europa si rispecchia nell’appartenenza dei due leader a schieramenti differenti all’interno dell’UE. Renzi, da un lato, appartiene, con Francia e Grecia, al fronte critico della politica di austerità approntata dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel. 

Duda, invece, è il maggiore promotore dell’Intermarium: alleanza informale di Paesi dell’Europa Centro Orientale costituitasi per contrastare gli interessi di Germania e Russia, che vedono nella regione una propria zona di influenza sul piano economico, energetico, quando non addirittura politico.


Oltre ai punti di carattere strettamente ideologico, a dividere Italia e Polonia sono anche NATO, politica estera europea e migranti. In merito alla NATO, Duda è sostenitore del rafforzamento della presenza militare dell’Alleanza Atlantica in Europa Centro Orientale come forma di difesa e rassicurazione in seguito all’annessione della Crimea e all’occupazione dell’Est dell’Ucraina da parte della Russia.

Renzi, invece, mantiene una posizione più cauta in merito al rafforzamento della presenza NATO in Europa Centro Orientale e, più in generale, è contrario al progetto di incremento della difesa dei Paesi Membri dell’Alleanza Atlantica che prevede l’aumento della spesa per la difesa al 2% del budget nazionale.

La freddezza di Renzi a riguardo del rafforzamento della NATO in Europa Centro Orientale è legato alla posizione dell’Italia in merito alla politica estera europea, che, secondo Roma, dovrebbe profondere un impegno maggiore nel Bacino del Mediterraneo. 

Ad avviso di Duda, invece, la politica estera europea dovrebbe analizzare con maggiore equilibrio la situazione sul fronte orientale, prendendo consapevolezza della minaccia militare che, secondo Varsavia, la Russia rappresenta per l’Europa.

Renzi, inoltre, è uno dei più accesi sostenitori della politica di distribuzione dei migranti voluta dalla Merkel per arginare l’emergenza profughi in nome della solidarietà interna ai Paesi membri dell’UE. Duda, invece, si oppone al meccanismo di redistribuzione automatica dei migranti, contestando la mancanza di solidarietà tra i Paesi membri dell’UE su tematiche di carattere energetico.

Proprio sul piano dell’energia Renzi e Duda possono trovare del terreno in comune a causa, tuttavia, di contingenze e non di una posizione strategica condivisa. Italia e Polonia, infatti, sono tra gli oppositori del raddoppio del Nordstream: gasdotto progettato da Russia e Germania per incrementare la dipendenza dell’Unione Europea dalle forniture di gas russo.

Renzi è contrario al raddoppio del Nordstream, concepito per veicolare 110 miliardi di metri cubi di gas russo dalla Russia alla Germania attraverso il fondale del Mar Baltico, perché il progetto de facto decreterebbe il tramonto definitivo del Southstream, gasdotto progettato dalla Russia per veicolare in Italia 63 miliardi di metri cubi di gas.

Opponendosi al Nordstream, Renzi si è accodato al parere della Commissione Europea che, per voce del suo Vice Presidente, Maroš Ševčovič, ha ritenuto il progetto russo-tedesco lesivo degli interessi energetici dell’Unione Europea.

Duda condivide l’impostazione di Ševčovič e, assieme agli altri Paesi dell’Intermarium -Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Romania ed Ucraina- ritiene che il Nordstream sia un progetto politico concepito dalla Russia per dividere l’Unione Europea ed indebolirne i suoi stati membri.


Le alleanze regionali sono la soluzione per l’Europa

Un altro punto di incontro tra Renzi e Duda è l’opposizione all’egemonia della Germania in ambito europeo. Se, da un lato, Roma è fortemente critica della politica di austerità di Berlino, dall’altro Varsavia contesta gli stretti legami bilaterali che la diplomazia tedesca intrattiene con la Russia in ambito politico, militare ed energetico.

Dal colloquio tra Renzi e Duda appare chiaro come la tanto auspicata unità europea sia molto lontana dall’essere realizzata. Da un lato, le posizioni federaliste e mediterraneocentriche di Roma sono, ad oggi, difficilmente conciliabili con quelle centroeuropee e nuovoeuropee di Varsavia. 

Per questa ragione, appare sempre più probabile una prossima evoluzione dell’Unione Europea secondo la creazione di alleanze regionali che, senza compromettere la stabilità politica dell’Unione Europea, né fare naufragare il sogno europeo, sappiano tutelare gli interessi delle singole regioni che compongono l’UE.

Così, l’Intermarium di Duda, nata per tutelare la sicurezza energetica e militare dell’Europa Centro Orientale, potrebbe essere da esempio per la creazione di un’alleanza di Paesi UE che si affacciano sul Mediterraneo.


Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Guerra del Gas Ucraina-Russia: l’Europa media

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on March 6, 2016

Il Vice Presidente della Commissione Europea, Maros Ševčovič, si è detto pronto a mediare la disputa tra la compagnia energetica statale ucraina Naftohaz e il monopolista statale russo del gas Gazprom. La querelle originata dalla decisione di Kyiv di rinunciare alle importazioni di gas da Mosca a seguito dell’annessione della Crimea e dell’occupazione del Donbas



Varsavia – Mediare è quasi sempre positivo, sempre che non i tratti di un equilibrismo fine a sé stesso destinato a mettere a repentaglio la sicurezza energetica europea. Nella giornata di martedì, Primo Marzo, durante il VII Forum Energetico Ucraino, organizzato a Kyiv dall’Instituto Adam Smith, il Vicepresidente della Commissione Europea, Maros Ševčovič, ha dichiarato che l’Unione Europea è pronta ricoprire il ruolo di mediatore nella disputa tra la compagnia energetica nazionale ucraina Naftohaz e il monopolista statale russo del gas Gazprom.

La contesa, che verrà analizzata presso l’Arbitrato Internazionale di Stoccolma, è originata dalla richiesta di Gazprom di un risarcimento di 30 Miliardi di Dollari per il mancato pagamento da parte di Naftohaz del contratto che le parti hanno firmato per le forniture di gas dalla Russia all’Ucraina.

Nello specifico, a partire dal 2016 Naftohaz ha bloccato l’importazione del gas di Gazprom in seguito alla decisione del Governo ucraino di rinunciare totalmente alle importazioni di energia dalla Russia come reazione all’annessione russa della Crimea e all’occupazione del Donbas.

Come pronta risposta alla decisione del Governo ucraino, Gazprom ha messo in discussione la possibilità di continuare ad esportare gas in Unione Europea, accusando l’Ucraina di non essere un partner affidabile per il transito di risorse energetiche tra Russia e UE.

Da parte sua, l’Ucraina ha garantito il transito del gas russo diretto in Unione Europea attraverso il suo Sistema Infrastrutturale Energetico: una rete capillare di gasdotti attraverso i quali Gazprom, da sempre, esporta circa l’80% del gas riservato al mercato UE.


Tra Ucraina e Russia, il gas è sempre stato uno strumento di contesa economico-politica. Da un lato, Mosca si è avvalsa della dipendenza degli ucraini dalle risorse energetiche russe per destabilizzare i Governi filo europei a Kyiv tagliando sistematicamente le forniture di oro blu. 

Così avvenne nel 2006 e nel 2009, quando l’Amministrazione Presidenziale di Viktor Yushchenko e i Governi “arancioni” di Yulia Tymoshenko decisero di intraprendere il processo di avvicinamento dell’Ucraina all’Europa.

Dall’altro, Kyiv si è avvalsa dei Diritti di transito del gas russo verso l’Unione Europea per ottenere da Gazprom un tariffario scontato: una posizione di forza che, tuttavia, l’Ucraina ha perso nel 2009. 

Allora, il Governo Tymoshenko fu costretto ad accettare un tariffario stellare a causa dell’inserimento nelle trattative per il rinnovo dei contratti tra Naftohaz e Gazprom della RosUkrEnergo, compagnia energetica posseduta da oligarchi vicini all’ex-dittatore ucraino Viktor Yanukovych appoggiata politicamente dall’Amministrazione Yushchenko.

Oltre all’Ucraina, ad avere avuto problemi contrattuali con Gazprom sono stati anche Paesi membri dell’Unione Europea, come Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, che hanno lamentato l’applicazione da parte del monopolista russo di tariffari “politici”, più cari rispetto alla media di mercato.

Nel contempo, Gazprom ha valorizzato i Paesi dell’Unione Europea occidentale -maggiormente favorevoli a mantenere strette relazioni con Mosca- concedendo sconti a compagnie francesi, tedesche e italiane in cambio del supporto di Berlino, Parigi e Roma alla realizzazione del Nordstream e del Southstream: gasdotti progettati per veicolare gas dalla Russia direttamente a Germania e Italia, bypassando i Paesi UE dell’Europa Centro Orientale.


Dinnanzi alla questione, la Commissione Europea ha reagito con fermezza aprendo una procedura di infrazione contro Gazprom per l’applicazione di tariffari politicamente motivati ai Paesi dell’Europa Centro-Orientale. La Commissione Europea ha anche congelato la realizzazione del Southstream per via della sua non conformità al Terzo Pacchetto Energetico Europeo: legge UE che vieta il possesso congiunto di gasdotti e gas da parte di una sola compagnia.

Tuttavia, la Commissione Europea non ha saputo chiudere la partita del Nordstream -il cui primo tratto è stato realizzato nel 2012- sul quale Gazprom ha avviato un progetto di potenziamento appoggiato da potentati economici tedeschi, francesi, belgi ed olandesi. 

Da un lato, per voce di Ševčovič, la Commissione Europea ha rigettato categoricamente il prolungamento del Nordstream, denunciando il progetto come contrario sia alla legge UE, che al piano di diversificazione delle forniture energetiche che l’Unione Europea ha avviato per diminuire la dipendenza dal gas russo importando oro blu dall’Azerbaijan e LNG da Qatar, Norvegia e Stati Uniti d’America. 

La Commissione Europea, e il Vicepresidente Ševčovič nello specifico, ha anche fortemente contestato la volontà di Gazprom di dividere la solidarietà interna all’UE facendo leva sugli interessi dei singoli Paesi membri in materia di energia.

Dall’altro, singoli Paesi membri dell’Unione Europea, come Germania e Francia, non hanno nascosto il loro pieno sostegno al Nordstream malgrado l’incompatibilità con la legge UE. 

Il Vice Cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, si è fatto portavoce di un fronte pro-Nordstream al quale appartengono molti parlamentari tedeschi, francesi e olandesi, nonché membri dell’Europarlamento fortemente influenzati dalla lobby energetica russa: una delle più attive a Strasburgo.

Considerati i precedenti tra Ucraina e Russia, e tra Russia ed Unione Europea, la disputa energetica tra Naftohaz e Gazprom si preannuncia, dunque, molto delicata.


L’importanza del Sistema Infrastrutturale Energetico ucraino

Dal punto di vista europeo, è auspicabile che la Commissione Europea assuma una posizione ferma e non-negoziabile in merito alla necessità di mantenere l’Ucraina come principale Paese di transito del gas russo nel mercato dell’Unione Europea.

Infatti, la realizzazione di gasdotti che uniscono la Russia a Paesi dell’Europa Occidentale mette a repentaglio la solidarietà interna UE in materia di energia e, più nello specifico, la realizzazione dell’Unione Energetica Europea: progetto concepito dal Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, per creare un mercato unico UE del gas. 

Inoltre, la realizzazione del Southstream e il prolungamento del Nordstream aumenterebbero la quantità di gas russo importato in Unione Europea, de facto contrastando la politica di diversificazione delle forniture che la Commissione Europea ha varato per garantire la libera concorrenza e, sopratutto, la sicurezza energetica dei Paesi UE.

Dall’altro, è importante che Ševčovič si ricordi che l’Ucraina rappresenta un Paese di transito affidabile e sicuro, grazie ad una rete di gasdotti capillare e in buono stato. 

Teoricamente, il blocco del flusso del gas russo verso l’Unione Europea attraverso l’Ucraina può verificarsi infatti solo in caso di 29 avarie contemporanee in altrettanti punti del sistema infrastrutturale energetico ucraino.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Gli USA avviano le esportazioni di gas in Europa

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on January 14, 2016

Le compagnie degli Stati Uniti Chevron e ConocoPhilips inviano gas e olio shale liquefatto rispettivamente in Gran Bretagna e Italia. L’eliminazione dell’embargo sull’esportazione di energia e la rivoluzione shale statunitense le motivazioni che portano gli USA a diventare uno dei principali esportatori



Varsavia – Una nave cargo di quasi 300 metri è destinata a mutare la geopolitica del gas mondiale. Nella giornata di martedì, 12 Gennaio, la compagnia energetica statunitense Chevron ha avviato il primo trasporto di gas shale liquefatto dagli Stati Uniti verso i mercati esteri.

Nello specifico, la commessa di LNG, in partenza dal rigassificatore di Sabine Pass, in Louisiana, è diretta alla Gran Bretagna in virtù di un accordo stipulato dalla compagnia energetica britannica BG con la Chevron per l’importazione di gas shale dagli Stati Uniti.

Oltre alla spedizione del gas della Chevron, gli Stati Uniti, nella giornata di giovedì, 31 Dicembre, hanno anche avviato la prima commessa all’estero di greggio, questa volta realizzata dalla compagnia ConocoPhilips dalla centrale di Corpus Christi, in Texas, diretta in Sardegna e Sicilia.

Le due storiche esportazioni di LNG e greggio sono state rese possibili dalla rimozione dell’embargo sull’esportazione delle risorse naturali che, di recente, il Congresso statunitense ha approvato con un sostegno bipartisan di repubblicani e democratici e l’imprimatur dell’Amministrazione del Presidente USA, Barack Obama.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha autorizzato l’esportazione di gas e olio da cinque terminali: oltre a Sabine Pass e Corpus Christi, i siti interessati sono Cameron LNG in Louisiana, Freeport LNG in Texas, Cove Point LNG nel Maryland.

Con l’avvio dell’esportazione di energia, gli Stati Uniti intendono avvalersi dell’incremento della produzione interna di gas e olio shale -estratti da rocce argillose situate a bassa profondità con sofisticate tecniche di fracking- per imporsi tra i primi esportatori di energia al Mondo, superando, secondo le stime, la Russia e restando secondi solo a Qatar ed Australia.

Nello specifico, i mercati ai quali gli Stati Uniti hanno rivolto la loro attenzione sono, principalmente, Corea del Sud, Giappone, India, Singapore e Taiwan, alleati strategici nell’area dell’Asia/Pacifico dove l’Amministrazione Obama si sta impegnando a contenere la crescente influenza della Cina.

Tuttavia, un mercato interessante per gli Stati Uniti è anche l’Europa, dove la Commissione Europea ha incentivato la realizzazione di rigassificatori per permettere ai Paesi dell’Unione Europea di diversificare le proprie forniture di gas e, così, decrementare la dipendenza energetica da Algeria, Russia e Medio Oriente.

L’Ucraina guarda all’Europa

Se l’Europa, seppur timidamente, guarda agli Stati Uniti, chi guarda all’Europa come fornitore di gas è l’Ucraina che, nella giornata di mercoledì, 13 Gennaio, ha avviato l’importazione di gas dalla Polonia mediante la compagnia Enerhiya Ukrayiny.

L’importazione, della portata di 20 Milioni di metri cubi all’anno, segue l’accordo che la compagnia energetica statale ucraina Naftohaz ha raggiunto proprio con la Polonia per trasportare in Ucraina gas proveniente dal Qatar tramite le infrastrutture polacche sul Mar Baltico.

Inoltre, l’Ucraina, che ha deciso di rinunciare all’importazione del gas dalla Russia come risposta all’annessione illegale russa della Crimea e all’occupazione armata del Donbas da parte dell’esercito di Mosca, ha già avviato l’importazione di gas russo acquistato in Germania, attraverso l’uso invertito dei gasdotti di Slovacchia ed Ungheria.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

UCRAINA: LA CRIMEA RIFLETTE SULLA PROPRIA AUTONOMIA

Posted in Ukraina by matteocazzulani on June 14, 2011

Lo Speaker della Rada della penisola propone il passaggio da Repubblica semi-indipendente a semplice Oblast’. Divisioni all’interno del Partito del potere, e tra i soggetti ucraini. Equilibri politici alla base della proposta

L'ingresso della Repubblica di Crimea

Da Repubblica Autonoma di Crimea ad Oblast’ della Tauride. Il progetto di eliminazione della autonomia della Crimea, ed il suo passaggio a semplice regione ucraina, sta tenendo banco nella politica ucraina, ed ha portato a divisioni non solo tra le forze politiche, ma anche all’interno di alcuni partiti.

A pagarne la spesa è il Partija Rehioniv, il partito del potere, a cui appartengono il Presidente, Viktor Janukovych, il Premier, Mykola Azarov, e quasi tutti i membri del Consiglio dei Ministri: la sua linea ufficiale è per il mantenimento dell’Autonomia, ma ad avanzare la proposta di renderla semplice Oblast’ dell’Ucraina è stato il Capo della Rada di Crimea, Volodymyr Konstantynov, secondo cui questo cambiamento potrebbe migliorare la vita della penisola.

Pronta la correzione del suo ufficio stampa, che, forse su pressione della segreteria centrale del Partito post-sovietico, ha spiegato che le parole di Konstantynov sono da considerarsi solo in relazione ad un preciso contesto, e l’eliminazione dell’Autonomia per nulla in dubbio.

Ciò nonostante, la miccia è stata accesa, ed ha originato reazioni considerevoli a livello politico. Favorevole alla creazione della Oblast’ della Tauride si sono dichiarati diversi soggetti moderati e conservatori, tra cui l’Ukrajins’ka Narodna Partija e Svoboda. Possibilisti, seppur scettici sulla reale possibilità di realizzazione, il principale partito dell’Opposizione Democratica, il moderato Bat’kivshchyna, ed i comunisti.

La visione bipartisan è contrastata dalla Mejlis: l’organo di rappresentanza della minoranza tatara, che proprio nell’autonomia vede un forte riconoscimento dei propri diritti.

Equilibrismo e giochi di partito alla base

Dietro alla proposta del Presidente del Parlamento, ci sarebbe un calcolo politico interno al Partija Rehioniv. Da tempo girano indiscrezioni sulla possibile sostituzione di Konstantynov con il Presidente della Commissione Bilancio, Vitalij Nakhlupin, persona di fiducia del Premier Vasyl’ Dzharty, nato e formatosi nel Donbas.

Lecito ricordare che all’interno dell’Ucraina, la Crimea gode dello status di Repubblica Autonoma: ciò le permette non solo un proprio budget, ma anche una certa autonomia politica, con Rada, Premier, bandiera e Costituzione diverse da quella di Kyiv. Inoltre, una risoluzione del parlamento ha istituito il bilinguismo ucraino-russo come idioma ufficiale della penisola.

Matteo Cazzulani

UCRAINA: REGIME IN AZIONE. NUOVE ACCUSE POLITICHE A JULIJA TYMOSHENKO. ARRESTATI ALTRI MINISTRI DELL’OPPOSIZIONE DEMOCRATICA

Posted in Ukraina by matteocazzulani on December 24, 2010

L’anima della Rivoluzione Arancione indagata anche per l’acquisto di ambulanze. Ricercato l’ex Capo della Tesoreria Statale. Arrestato l’ex Ministro dei Trasporti. Gli intellettuali: “Basta con la repressione politica”

La leader dell'Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko

Dopo i soldi per Kyoto, le Opel Combo. L’oggetto della nuova accusa mossa alla Leader dell’Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, ha davvero dell’incredibile. L’anima della Rivoluzione Arancione, ex Primo Ministro, deve rispondere in tribunale per l’acquisto di migliaia di autoambulanze con un prestito internazionale, erogato per una minore quantità. I mezzi, della nota casa tedesca, sarebbero stati distribuiti nelle provincie ucraine, alla vigilia delle scorse elezioni presidenziali.

Dunque, alla Lady di Ferro ucraina la colpa di avere provveduto al miglioramento delle strutture sanitarie. La precedente accusa, per cui è stata privata del diritto di espatrio, l’utilizzo dei fondi, erogati per l’abbattimento delle emissioni CO2, al pagamento delle pensioni. Peraltro, in un periodo di crisi.

In aggiunta, nella giornata di venerdì, 24 dicembre, Julija Tymoshenko è stata accusata di scorretta conversione del prestito di cui sopra, da Euro a Hryvnja.

La Leader dell’Opposizione Democratica ha evidenziato come i procedimenti a suo carico siano stati iniziati senza prove. Ed ha spiegato le continue convocazioni in Procura con lo scopo, da parte delle Autorità, di eliminarla dalla scena politica.

A conferma, il fatto che a rendere nota la lista delle incriminazioni è stato il Procuratore Generale, Viktor Pshonka. Noto per la sua stretta vicinanza con il Presidente, Viktor Janukovych, di cui è diretto dipendente, già dai tempi in cui il Capo di Stato ucraino governava la regione di Donec’k.

Vicino al Partija Rehioniv – la forza politica, egemone nel Paese, a cui appartengono il Presidente, il Premier, Mykola Azarov, e quasi tutti i membri del Consiglio dei Ministri – durante la sua gestione della Procura del Donbas ha tutelato interessi dei grandi industriali dell’est del Paese, lesivi dell’economia nazionale.

Altri arresti a danno dell’Opposizione Democratica

Il procuratore generale ucraino, Viktor Pshonka

Sempre venerdì, 24 dicembre, Pshonka ha dichiarato ricercato anche l’ex Capo della Tesoreria statale, Tetjana Sljuz, in carica durante il governo Tymoshenko. L’accusa mossa alla politica, recentemente eletta Consigliera regionale di Khmel’nyc’kyj, abuso di potere.

Medesima motivazione adoperata per l’arresto dell’ex-ministro dei Trasporti, Viktor Bondar, già Capo della Segreteria dell’ex Capo di Stato, Viktor Jushchenko.

Infine, Pshonka ha riaperto le indagini sui protagonisti delle azioni Ucraina Senza Kuchma. Dimostrazioni pacifiche, con cui, nel 2001, gli ucraini hanno protestato contro l’amministrazione del padre politico di Janukovych, Leonid Kuchma. Repressa con la violenza, la dimostrazione non violenta è costata l’arresto alla Lady di Ferro ucraina.

Colpiti altri ex-ministri e personalità vicine a Julija Tymoshenko. Giovedì, 23 dicembre, è stato arrestato l’ex Vice Ministro dell’Economia, Jevhen Kornijchuk. In prigione anche il suo ex-principale, Bohdan Danylyshyn, l’ex Ministro dell’Ambiente, Heorhij Filipchuk, l’ex Capo del Controllo Statale di Frontiera, Anatolij Makarenko, e l’ex Vice Capo di Naftohaz, Ihor Didenko.

Sotto procedimento giudiziario, anche l’ex Ministro degli Interni, Jurij Lucenko. Infine, ospite della procura per frequenti interrogatori, il Braccio Destro della Lady di Ferro ucraina, Oleksandr Turchynov, Vice Leader di Bat’kivshchyna, il principale partito dell’Opposizione Democratica.

Dinnanzi al palese regresso della democrazia nel Paese, si sono mobilitati gli intellettuali. In 32, tra cui Dmytro Pavlychko, Levko Luk’janenko, Mykola Zhulyns’kyj, Marija Matios, Myroslav Popovych, Ihor Jukhnovs’kyj, Ivan Dzjuba, Jurij Andrukhovych e Jurij Shcherbak, hanno redatto un appello a Janukovych, affinché sia posta fine alla repressione contro l’Opposizione Democratica. In particolare, ai danni della sua Leader.

“Il 15 Dicembre [giorno della prima incriminazione di Julija Tymoshenko, n.d.a] la Democrazia ucraina ha subito un forte attacco. Le persecuzioni politiche sono riprese. La libertà soffocata. La dittatura del Partija Rehioniv ha mostrato la sua vera entità”.

Matteo Cazzulani

UCRAINA: UOMO DI JANUKOVYCH PROCURATORE GENERALE

Posted in Ukraina by matteocazzulani on November 4, 2010

La maggioranza approva la nomina di Viktor Pshonka, già Procuratore Regionale di Donec’k al tempo del governatorato dell’attuale Capo di Stato

Il neoeletto Procuratore Generale, Viktor Pshonka

Viktor Pshonka è il nuovo Procuratore Generale dell’Ucraina. Nella giornata di giovedì, 4 novembre, 292 Deputati Nazionali su 421 registrati hanno approvato la nomina, proposta dal Presidente in persona, Viktor Janukovych – in aula al momento del voto.

Dimissionato Oleksandr Medved’ko, per scadenza di mandato, il Capo di Stato ucraino ha nominato un suo fedelissimo, con cui ha già lavorato ai tempi della presidenza della regione di Donec’k. Pshonka, infatti, alla fine degli anni novanta ha diretto la Procura del capoluogo del Donbas, ed è molto vicino all’oligarca Rinat Akhmetov, uno dei principali sponsor del Partija Rehioniv – la forza politica, egemone nel Paese, a cui appartengono Janukovych, il premier, Mykola Azarov, e quasi tutti i membri del Consiglio dei Ministri – nonché proprietario della squadra di calcio Shakhtar.

Nel suo discorso di insediamento, il nuovo Procuratore – che ha scelto come suo vice il concorrente, Renat Kuz’min – ha affermato di voler procedere alla revisione del Codice Penale-Processuale, ed all’approvazione di una legislazione anti corruzione. Inoltre, ha dichiarato l’intenzione di riaprire le indagini sulla morte di Vasyl’ Klyment’jev. Giornalista di opposizione, sparito, lo scorso 12 agosto, in circostanze misteriose.

Un caso ancora aperto

Klyment’jev era redattore nel Novyj Styl’, un quotidiano locale di Kharkiv, dal 2004 critico con le personalità attualmente al potere. Del cronista, è stata ritrovata solamente la carta sim, inserita in un telefono non di sua proprietà. Ciò nonostante, sulla vicenda non è stata fatta alcuna chiarezza, nonostante le legittime richieste di moglie e colleghi.

L’ennesimo caso di mancato rispetto della Libertà di Stampa, che il nuovo Procuratore si è impegnato a chiarire. “Sul caso Klyment’jev – ha spiegato – già lavorano dipendenti del Ministero degli Interni.  Dieci le versioni distinte sulla questione. Di sicuro, ci vorrà parecchio per chiudere la pratica”.

I dubbi dell’Opposizione Democratica

Il vice speaker della Rada, Mykola Tomenko

A raffreddare gli entusiasmi, il vice speaker della Rada, Mykola Tomenko. L’esponente del Blocco Tymoshenko-Bat’kivshchyna – che, compatto, non ha partecipato alla votazione – ha illustrato come Pshonka non sia solamente l’ennesima personalità vicina agli interessi economici dei grandi industriali dell’est del Paese, ma, soprattutto, un vero e proprio fedele di Janukovych.

Un’amicizia pericolosa, che rischia di minare l’autonomia della Procura Generale dall’influenza del Capo dello Stato. Un equilibrio, sancito dalla Costituzione, alla base di ogni democrazia.

Inoltre, l’esponente del principale partito dell’Opposizione Democratica ha espresso dubbi sulla reale volontà di fare chiarezza sul caso Klyment’jev. A prova di ciò, Tomenko ha ricordato il precedente di Ihor Aleksandrov: giornalista della testata tele-radiofonica TOR, ucciso il 7 luglio 2001 per aver condotto inchieste scomode su alte cariche dello Stato, tra cui l’allora Presidente, Leonid Kuchma.

Sulla questione, la procura di Donec’k, gestita da Pshonka, non è stata in grado di fare chiarezza. Ed anche famigliari e colleghi di Aleksandrov continuano ad aspettare, ed invocare, giustizia sul giornalista.

Matteo Cazzulani

L’UCRAINA SEMPRE PIU VICINA A MOSCA

Posted in Ukraina by matteocazzulani on October 28, 2010

Accordi economici su atomica, trasporti, politica regionale, gas ed aviazione avvicinano ulteriormente Kyiv a Mosca. L’Opposizione Democratica invita alla cautela. Esperti non escludono il lato politico del summit

Il primo ministro ucraino, Mykola Azarov

Aerei, nucleare, gas, collaborazione di frontiera. Ed anche un ponte. Il settimo summit della Commissione Internazionale Russo-Ucraina per la Cooperazione Economica, avvenuto a Kyiv mercoledì, 27 ottobre, si è concluso con una serie di accordi, che hanno ulteriormente avvicinato i due Paesi in settori nevralgici dell’economia.

Aspetto di maggiore rilevanza, l’energia atomica. Le russe Rossatom e TVEL, e l’ucraina Jaderne Palyvo hanno siglato un accordo per la produzione di nucleare per i reattori di categoria VVER-1000 in Ucraina. Inoltre, il contratto prevede la fusione delle tre compagnie in un unico supermonopolista. E, prima ancora, da un lato la possibilità per le compagnie russe di estrarre uranio sulle rive del Dnipro già dal 2013. Dall’altro, la partecipazione della parte ucraina al processo di arricchimento della materia prima, che avverrà in Russia.

Varata, poi, la creazione di un supermonopolista nel settore dell’aviazione, con la fusione tra la russa Corporazione Unita per la Costruzione di Aerei e l’ucraina Antonov. In seguito, i Ministri dei Trasporti dei due Paesi – il russo Kostjantyn Jefymenko e l’ucraino Ihor Levitin – hanno concordato comuni manovre di pattugliamento del Mar Nero e del Mare di Azov, mentre quelli dello Sviluppo Regionale – il russo Vladimir Jacuba e l’ucraino Viktor Basarhin – un accordo per la collaborazione regionale.

Infine, il gas, con la concessione da parte del governo ucraino alla compagnia russa TNK-VR dei diritti di estrazione del gas nel Donbas.

Il calcolo politico dietro agli accordi

il primo ministro russo, Vladimir Putin

“Abbiamo realizzato enormi passi in avanti nel riavvicinamento con Mosca – ha spiegato il Primo Ministro ucraino, Mykola Azarov – Oltre alla sfera energetica, anche il lato infrastrutturale è stato interessato. Realizzeremo il ponte sullo stretto di Kerch [in Crimea, tra Ucraina e Russia, n.d.a.] e l’autostrada Mosca-Kharkiv-Simferopoli”.

Quanto siglato nel summit russo-ucraino era stato previsto dal Presidente, Viktor Janukovych, che, già nella mattinata, aveva accolto il Primo Ministro russo, Vladimir Putin, con l’auspicio di un rafforzamento delle relazioni proprio in campo energetico, infrastrutturale, regionale e nucleare.

Da parte sua, Putin ha espresso parere positivo sulle relazioni russo-ucraine, sottolineando come, tra Mosca e Kyiv, il flusso dei traffici commerciali sia aumentato al 77% nei soli ultimi mesi di amministrazione Janukovych.

Ad esprimere preoccupazione, l’Opposizione Democratica, e diversi esperti. La leader di Bat’kivshchyna – il principale partito di opposizione – Julija Tymoshenko, ha evidenziato come, nei supermonopolisti in programma, la compagine ucraina sia destinata ad avere un ruolo minoritario, inferiore al 6%.

Studiosi dei mercati, infine, hanno constatato che i settori interessati dalle fusioni russo-ucraine non sono di rilevanza mondiale, e, quindi, dal punto di vista economico, tale operazione appare inopportuna.

Per questo motivo, non hanno escluso che la visita di Putin a Kyiv abbia avuto mero significato politico, come appoggio ufficiale di Mosca al Partija Rehioniv – la forza politica, egemone nel Paese, a cui appartengono Presidente, Premier e quasi tutti i membri del Consiglio dei Ministri – alla vigilia delle elezioni amministrative prossime.

Matteo Cazzulani