Europee: il voto dell’Europa Centrale spinge il PPE a destra
Pareggi che penalizzano le forze governative avvengono in Polonia, Repubblica Ceca e Lituania, mentre in Croazia ed Austria avvengono ribaltoni. Conferme alle forze di Governo in Ungheria, Slovacchia e Romania.
Tanti pareggi dal sapore di sconfitta per le forze governative, alcuni cambiamenti di fronte netti e chiari e qualche conferma destinata a pesare nello scenario politico europeo. Questo è il quadro del voto europeo nei Paesi dell’Europa Centro-Orientale, da dove, nonostante la bassa affluenza, è provenuto un apporto decisivo al Partito Popolare Europeo PPE, che ha vinto le elezioni europee staccando il Partito dei Socialisti Europei PSE di soli quattro punti percentuali: 28% a 24%.
In Polonia, i conservatori di Diritto e Giustizia -affiliati al gruppo dei Conservatori e Riformatori Europei, ECR- hanno superato la cristiano democratica Piattaforma Civica -membro PPE- con il 32% dei consensi contro il 31%: un risultato che sancisce un sorpasso, seppur minimale, del più importante Partito di opposizione alla principale forza di Governo, rappresentata dal Premier, Donald Tusk.
Terza, sempre in Polonia, si è classificata, con il 9% dei consensi, la coalizione socialdemocratica SLD-UP, appartenente al Partito dei Socialisti Europei.
Ad entrare al Parlamento Europeo, con il 7% dei voti, sono poi i contadini del PSL -membri del PPE e partner di governo della Piattaforma Civica- e la Nuova Destra: formazione euroscettica che ha ottenuto il 7% dei consensi.
Un pareggio che sa di sconfitta è anche quello subito in Repubblica Ceca dal Partito SocialDemocratico ceco CSSD, che, con il 14% dei consensi, si è visto superare dai Partner di coalizione del moderato ANO, primo con il 16%, e dalla forza Liberal-Conservatrice di opposizone TOP09, seconda con il 15% dei consensi.
Oltre ad ANO, TOP09 e CSSD -che appartengono rispettivamente all’Alleanza dei Liberali e Democratici Europei ALDE e al PSE- entrano in Parlamento Europeo anche i comunisti -membri della Sinistra Unita Europea, quarti con il 10% dei voti, i cristianodemocratici -membri PPE, quinti con il 9% dei consensi- e i conservatori del Partito Democratico Civico -membri ECR, sesti con il 7% dei voti.
Altro Pareggio che penalizza le forze di governo è avvenuto in Lituania, dove l’Unione per la Patria, forza politica conservatrice che appartiene al PPE, ha superato di poco, con il 19% dei consensi, il Partito SocialDemocratico Lituano del Premier Algirdas Butkevicius, appartenente al PSE.
Terzo, sempre in Lituania, il Movimento Liberale Lituano -membro ALDE, con il 16% dei voti- seguito dai conservatori del Partito Ordine e Giustizia -membro ECR, quarto con il 14% dei voti- dal Partito del Lavoro -membro PSE, quinto con il 12% dei consensi- e dall’Azione dei Polacchi in Lituania -membro ECR, sesto con l’8% dei voti.
Un ribaltone politico è invece avvenuto in Croazia, dove i popolari della Comunità Democratica Croata -membro PPE- hanno superato il Partito SocialDemocratico Croato del Premier Zoran Milanovic, membro PSE, 41% a 29. Terzi, sempre in Croazia, i verdi, con il 9%, seguiti dall’estrema destra euroscettica con il 7%.
Uno sconvolgimento politico che favorisce il PPE è avvenuto anche in Austria, dove il Partito Popolare Austriaco ha superato, con il 28% dei consensi, i partner di Governo del Partito Socialdemocratico Austriaco: membro PSE, secondo con il 23% dei voti.
Al terzo posto, sempre in Austria, si sono poi classificati gli euroscettici del Partito della Libertà Austriaco che, con il 19% dei consensi, confluiranno nel Gruppo delle forze anti europee guidato dal Front National francese di Marie Le Pen.
Chi schiaccerà l’occhio alla Le Pen sarà sicuramente la delegazione degli Europarlamentari dell’Ungheria, dove il Partito di maggioranza Fidesz del Premier, Viktor Orban, appartenente al PPE ma fortemente conservatore, ha ottenuto una riconferma con il 51% dei consensi.
A seguire, in Ungheria, si è classificato il partito ultra nazionalista Jobbik, con il 15% dei voti, mentre il Partito SocialDemocratico Ungherese, membro PSE, è slittato al terzo posto con solo l’11% dei consensi.
Conferma alle forze di Governo, ma di colore differente, è arrivata anche in Slovacchia, dove il Partito socialdemocratico SMER del Premier, Robert Fico, ha vinto di dieci punti percentuali sui cristiano democratici, portando, così, il PSE ad accorciare le distanze sul PPE.
Altra conferma che sorride al PSE proviene dalla Romania, dove l’Unione Social Democratica del Premier, Victor Ponta, ha vinto, con il 41% dei consensi, sul Partito Nazional Liberale: membro ALDE, fermo al 14%.
Terzo, con il 12%, si è classificato il Partito Democratico Liberale, che è membro del PPE, mentre alle sue spalle si è posizionata la seconda forza del centrodestra romeno, il Movimento Popolare, con il 6%.
Ponta contende a Renzi la leadership del Gruppo PSE
Se paragonato con il risultato europeo, dove, nonostante la vittoria netta del PPE, si prospetta la creazione di una Grande Coalizione con il PSE e l’ALDE per superare l’opposizione degli euroscettici, il dato dell’Europa Centro-Orientale è destinato ad influire non poco sulla politica europea per due ragioni,
In primis, nel PPE viene meno il peso dei polacchi della Piattaforma Civica, che tradizionalmente è più vicina a istanze sociali e liberali, mentre cresce quello degli ungheresi di Fidesz, molto più conservatori.
Nel PSE, invece, il buon risultato dell’Unione Social Democratica romena porta la compagine di Budapest a contendere al PD di Renzi, la leadership interna al secondo gruppo politico per importanza del nuovo Parlamento Europeo.
Matteo Cazzulani
Analista di politica dell’Europa Centro-Orientale
Twitter: @MatteoCazzulani
L’UE RINNOVA PARTENARIATO ORIENTALE E COMUNITÀ ENERGETICA EUROPEA
Il Parlamento Europeo invita i Paesi coinvolti nella politica di vicinato ad implementare la sicurezza energetica. La diversificazione delle forniture vista come necessaria per l’allargamento dell’Unione in Europa Orientale.
In Europa Orientale, e non solo, la politica estera va di pari passo con la questione energetica. Ad averlo compreso, e ratificato, è il Parlamento Europeo che, nella giornata di giovedì, 24 Ottobre, ha approvato una risoluzione che invita i Paesi interessati dalla politica di Partenariato Orientale -Ucraina, Georgia, Moldova ed Azerbaijan- ad adottare misure per implementare la sicurezza energetica.
Nello specifico, il Parlamento Europeo ha invitato i Paesi del Partenariato Orientale ad adattare la legislazione nazionale in ambito energetico a quella dell’Unione Europea, per poter arrivare in breve tempo ad una completa integrazione di Ucraina, Georgia, Moldova ed Azerbaijan nel mercato UE dell’energia.
Come riporta il documento, la sicurezza energetica è uno dei principi fondamentali su cui si basa il Partenariato Orientale, che il Parlamento Europeo ha deciso di rinnovare assieme alla Comunità Energetica Europea: una sorta di UE dell’energia che, oltre ai 28 Paesi dell’Unione, comprende anche Serbia, Albania, Bosnia Erzegovina, Moldova, Georgia ed Ucraina.
L’aver posto la questione energetica al centro del Partenariato Orientale è una decisione strategica assunta dall’Unione Europea per implementare la sicurezza energetica mediante la diversificazione delle forniture di gas.
In particolare, Georgia, Moldova ed Albania sono Paesi fondamentali per garantire in Europa l’importazione di gas dall’Azerbaijan necessario per diminuire la forte dipendenza che lega l’UE alle forniture di oro blu da Russia ed Algeria.
L’integrazione dell’Ucraina in un mercato unico dell’energia UE permette poi un maggiore controllo su un importante sistema di gasdotti da cui, ad oggi, transita la maggior parte del gas che l’Unione importa dalla Russia, e che, in passato, spesso è stato interrotto da Mosca per ostacolare il percorso di integrazione euro-atlantica intrapreso da Kyiv.
Niente progressi su shale e Diritti Umani
Nonostante i progressi registrati per quanto riguarda la Comunità Energetica Europea, in una fase di stallo resta il gas shale, sul cui sfruttamento in Europa il Parlamento Europeo non è ancora giunto ad una posizione condivisa.
Con l’avvicinarsi delle Elezioni Europee, lo shale è diventato una tematica marginale, anche se la politica UE è frammentata sull’argomento.
Da un lato, ci sono i favorevoli, come il Commissario UE all’Energia, Gunther Oettinger, i Parlamentari dei gruppi popolari e conservatori, e Paesi come Polonia, Romania, Gran Bretagna, Danimarca, Lituania ed Ungheria.
Dall’altro, ci sono i contrari, come il Commissario UE all’Ambiente Janez Potocnik, i gruppi LiberalDemocratico e Verde, con alcuni Parlamentari dei Socialisti e Democratici, e Paesi come Francia, Bulgaria e Repubblica Ceca.
Capitolo importante della risoluzione del Parlamento Europeo sul Partenariato Orientale ha riguardato anche il rispetto dei Diritti umani e della Democrazia nei Paesi membri dell’iniziativa.
Con il documento, il Parlamento Europeo ha rilevato regressi nel rispetto della Democrazia in Ucraina e Georgia, ed ha invitato i Paesi del Partenariato Orientale ad adattarsi ai parametri Occidentali per poter implementare l’integrazione, anche solo economica ed energetica nell’UE.
Matteo Cazzulani
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