LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

3 Maggio 1791: il contributo ineguagliabile di Polonia e Lituania all’Europa

Posted in Paesi Baltici, Polonia by matteocazzulani on May 2, 2016

L’approvazione della prima Costituzione in Europa sul modello illuministico rappresentò l’evoluzione del Commonwealth polacco-lituano in una moderna monarchia costituzionale. La ricorrenza rappresenta una lezione per capire non solo il passato, ma anche e sopratutto il presente



Varsavia – In tanti, troppi in Italia parlano della Polonia come un Paese in preda ad una deriva autoritaria, simile a quella attuata in Ungheria da Viktor Orbán. Molti altri, sempre in Italia, ritengono la Lituania un Paese russofobo al quale dovrebbe essere tolto il diritto di parola in Europa. Tuttavia, in molti si dimenticano che Polonia e Lituania sono la patria europea del costituzionalismo moderno di ispirazione illuministica. 

Il 3 Maggio 1791, il parlamento del Commonwealth polacco-lituano approvò una nuova Costituzione basata sui principi illuministici della divisione dei poteri e del rispetto dei diritti del cittadino: gli stessi che, pochi anni prima, nel 1787, avevano influenzato la stesura della Costituzione degli Stati Uniti d’America.

La Costituzione del 3 Maggio estese alla borghesia i diritti di cittadinanza e di voto, che fino ad allora erano detenuti solamente dalla nobiltà. Inoltre, la Costituzione del 3 Maggio pose i contadini sotto il diretto controllo dello Stato, che si fece garante dell’imposizione di corvée giuste e proporzionate alle possibilità del singolo.

La Costituzione polacco-lituana del 3 Maggio recepì appieno la teoria della divisione dei poteri di Montesquieu, tanto da mutare l’ordinamento dello stato. La repubblica nobiliare, nella quale il sovrano era eletto all’unanimità da un’assemblea di nobili, divenne una moderna monarchia costituzionale, con un Parlamento bicamerale al quale spettò il potere legislativo, una Commissione del Sovrano alla quale spettò il potere esecutivo, e un corpo della magistratura a garanzia del potere giudiziario.

Nello specifico, il parlamento della Polonia-Lituania -Sejm- fu composto da una Camera Bassa e da un Senato formati da membri eletti, esponenti della nobiltà, del clero e plenipotenziari delle città. La Commissione del Sovrano, presieduta dal Re, fu composta da un Ministro della polizia, un Ministro degli interni, un Ministro degli Esteri, un Ministro del tesoro e un ministrum belli -Ministro dell’esercito. 

Oltre alla ristrutturazione dell’ordinamento dello stato, la Costituzione del 3 Maggio comportò anche l’evoluzione del Commonwealth polacco-lituano in uno Stato unitario. Infine, la Costituzione del 3 Maggio garantì la libertà di culto a tutte le confessioni presenti nel territorio della Polonia-Lituania, pur riconoscendo il cattolicesimo come confessione prevalente.

Nonostante i numerosi aspetti positivi, la Costituzione del 3 Maggio non riuscì a regolamentare la situazione della cittadinanza di religione ebraica, che all’epoca, in Polonia-Lituania, era numericamente molto consistente. Gli ebrei, prevalentemente insediati nelle aree urbane, non godettero dell’estensione dei diritti politici alla borghesia se non in casi particolari stabiliti dalle singole città.

Inoltre, la Costituzione del 3 Maggio non fu a tal punto coraggiosa da eliminare una volta per tutte il servaggio nelle campagne e, nel contempo, estendere i diritti di cittadinanza ai contadini, arrivando, così, vicino all’attuazione del suffragio universale.


Da un lato, la Costituzione del 3 Maggio rappresentò una risposta alla crisi politica interna della quale la Polonia-Lituania era affetta da tempo, e che, nel 1772, aveva portato alla prima spartizione del Commonwealth per mano dell’Impero russo, dell’Impero prussiano e di quello asburgico.

Dall’altro, la Costituzione del 3 Maggio, ispirandosi ai valori che portarono alla vittoria della Rivoluzione Americana, fu una misura varata per garantire l’integrità territoriale e l’indipendenza di uno stato ubicato tra Russia e Prussia, due monarchie assolute che condividevano il comune interesse a soddisfare precise tendenze espansionistiche sulla Polonia-Lituania.

Proprio il carattere liberale della Costituzione del 3 Maggio provocò l’opposizione dell’Impero Russo, che, sotto la guida di Caterina II, avocò a sé il diritto di controllare gli affari interni alla politica polacco-lituana. Così, l’imperatrice intervenne militarmente per annullare la riforma del Commonwealth ed instaurare in Polonia-Lituania un governo-fantoccio fedele a Pietroburgo.

Inoltre, l’intervento militare russo portò alla seconda spartizione della Polonia-Lituania, che ridusse il Commonwealth ad un lembo di terra di poche centinaia di chilometri quadrati politicamente e militarmente dipende dall’Impero Russo.

Nonostante la sopraffazione militare, lo spirito della Costituzione del 3 Maggio restò vivo tra i promotori della Rivoluzione del 1794, movimento di liberazione nazionale guidato da Tadeusz Kościuszko -eroe militare impegnato nella Rivoluzione Americana a fianco delle Colonie. Tuttavia, Kościuszko dovette capitolare, portando alla terza spartizione della Polonia-Lituania nel 1795 e alla conseguente scomparsa del Commonwealth dalle cartine geografiche dell’epoca.


Ieri le spartizioni, oggi il Nordstream

Oltre che la necessità di approvare riforme per la modernizzazione della cosa pubblica con coraggio e lungimiranza, la Costituzione del 3 Maggio apporta insegnamenti importanti di cui sia gli analisti di affari internazionali, che gli storici dovrebbero tenere conto, sopratutto in Italia.

In primis, Polonia e Lituania sono da considerare la culla della moderna civiltà democratica europea non in misura minore rispetto che la Francia, poiché gli autori della Rivoluzione Giacobina si ispiravano agli stessi valori di evoluzione sociale che portarono i costituenti polacco-lituani ad approvare la Costituzione del 3 Maggio.

In secondo luogo, la zarina Caterina II non può essere definita una “sovrana illuminata”, in quanto il suo ruolo nel reprimere la Costituzione del 3 Maggio ben dimostra la strenua opposizione che questa sovrana ha nutrito nei confronti delle idee “illuminate”.

Infine, le spartizioni che hanno seguito la proclamazione della Costituzione del 3 Maggio dimostrano come Polonia e Lituania siano sempre state vittime delle tendenze espansionistiche di Russia e Germania, sia al tempo dell’Impero Russo e della Prussia, sia con il varo del Patto Molotov-Ribbentrop tra l’Unione Sovietica e la Germania Nazista nel periodo interbellico.


Ad oggi, nonostante Varsavia e Vilna appartengano ad Unione Europea e NATO, il destino della Polonia-Lituania non sembra essere cambiato, così come dimostrano i numerosi legami economici ed energetici che la Germania e l’Europa Occidentale -Francia e Italia in primis- intrattengono con la Russia a discapito dell’Europa Centro Orientale.

Esemplare, a riguardo, è il progetto di raddoppio del Nordstream: gasdotto concepito da Russia e Germania per incrementare la dipendenza energetica dell’Europa dalle importazioni energetiche di Mosca veicolando 115 miliardi di metri cubi di gas russo sul fondale del Mar Baltico.

Oltre a mettere a serio repentaglio la sicurezza energetica dei Paesi dell’Unione Europea -e con essa la sicurezza nazionale degli Stati membri UE- il prolungamento del Nordstream bypassa Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia dallo schema delle forniture di gas russo all’Europa. 

Questo dimostra come la tanto sbandierata solidarietà europea sia, per lo meno sul piano energetico, una pura illusione.


Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Parigi. Obama e Hollande rinsaldano la storica alleanza tra USA e Francia

Posted in Francia, USA by matteocazzulani on November 18, 2015

Il Presidente degli Stati Uniti e il suo collega francese riavviano una cooperazione tra Washington e Parigi sempre presente nella storia, seppur con alti e bassi. Dalle età d’oro delle Amministrazioni Roosevelt e Truman e delle Presidenze Sarkozy e Mitterand alle epoche buie di Chiraq e De Gaulle.



Philadelphia – Una stretta collaborazione tra le due intelligence e un sostegno politico e militare sicuro e determinato sono le promesse che il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha fatto al Presidente della Francia, Francois Hollande, all’indomani degli attacchi terroristici di Parigi per mano dell’ISIL, lo Stato Islamico che, ora, Washington e Parigi si pongono l’obiettivo di attaccare con ancora più intensità che nel recente passato.

Infatti, Stati Uniti e Francia sono stati i Paesi che più di tutti si sono adoperati nel contenimento dell’ISIL a partire dal 19 Settembre 2014, quando Hollande ha dichiarato la partecipazione dell’esercito francese ai bombardamenti delle postazioni ISIL in Iraq e Siria, una posizione descritta da Obama come un passo che rinsalda la storica alleanza tra i due Paesi.

In effetti, l’alleanza militare tra USA e Francia è un elemento stabile nel corso della storia, sopratutto di quella recente quando l’ex-Presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha riportato Parigi nella NATO nel 2008 ed ha visto gli Stati Uniti al suo fianco come solido alleato nei bombardamenti in Libia, che hanno portato alla fine del regime di Muhammar Gheddafi nel 2011.

Tuttavia, prima dell’era Sarkozy i rapporti tra Stati Uniti e Francia non hanno visto una continuità a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, quando Washington, alleata di Parigi contro il nazismo, ha concesso dapprima un consistente sostegno militare durante l’Amministrazione di Frederick Delano Roosevelt, poi, sotto l’Amministrazione Truman, un lauto prestito in danaro nell’ambito del Piano Marshall, gesto a cui corrispose l’ingresso della Francia nella NATO.

Sotto l’Amministrazione Eisenhower, le relazioni tra USA e Francia peggiorarono a causa dell’opposizione statunitense alla guerra in Indocina e all’attacco di Francia, Gran Bretagna ed Israele all’Egitto nell’ambito della crisi dello Stretto di Suez nel 1956, una data che segna l’avvio di due politiche separate in Medio Oriente da parte, rispettivamente, di Stati Uniti e Francia.

Durante l’Amministrazione Kennedy, le relazioni tra USA e Francia migliorarono solo in parte, dopo che il Presidente USA scelse Parigi come prima meta di una missione estera, rimanendo tuttavia contrario al piano di riarmo nucleare progettato dal Presidente francese, Charles De Gaulle.

Proprio De Gaulle è l’artefice del peggioramento delle relazioni tra USA e Francia, in quanto, dopo la critica alla guerra del Vietnam, il Presidente francese tolse Parigi dalla NATO, ed avviò una politica estera basata sulla creazione di un “terzo polo” della geopolitica mondiale alternativo a Stati Uniti ed Unione Sovietica, con particolare appeal in Africa e nel Mondo Arabo.

De Gaulle si avvalse anche della Comunità Economica Europea come strumento di bilanciamento della politica statunitense in Occidente e, seppur involontariamente, fomentò i sentimenti anti-americani sia in Francia che in altri Paesi della CEE. Di conseguenza, la condotta anti-americana di De Gaulle portò gli Stati Uniti a stabilire relazioni privilegiate con Gran Bretagna, Germania ed Italia, sopratutto durante l’Amministrazione Nixon.

Durante l’Amministrazione Reagan, gli Stati Uniti cercarono invano di desistere la Francia dall’incrementare le importazioni di gas dall’Unione Sovietica, e videro l’opposizione del Presidente francese Giscard d’Estaing all’operazione El Dorado Canyon in Libia nei confronti di Gheddafi. 

I rapporti tra USA e Francia tornano ad un buon livello con la Presidenza Mitterand, che, nel 1991, supporta l’Amministrazione USA di George H. W. Bush in occasione della Guerra del Golfo ponendo, per la prima volta nella storia, reparti dell’esercito francese sotto il comando di quello statunitense.

I rapporti tra USA e Francia subiscono tuttavia una battuta d’arresto con la Presidenza Chiraq, che, assieme a Germania e Russia, si oppone fermamente alla Seconda Guerra in Iraq nel 2003 voluta dall’Amministrazione USA di George W. Bush.

Insieme, non sempre, per la Libertà

Per analizzare adeguatamente le relazioni tra Stati Uniti e Francia è tuttavia opportuno ricordare gli inizi dell’alleanza statunitense-francese, avviata fin dalla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1776, quando il Marchese De Lafayette reclutò volontari per combattere accanto alle colonie americane contro la Gran Bretagna.

Il primo Presidente USA George Washington riconobbe il Governo sorto dalla Rivoluzione Francese pur mantenendo la neutralità degli USA, mentre i rapporti tra l’Amministrazione Adams e il Ministro degli Esteri Tailleyrand peggiorarono dopo la richiesta da parte di Parigi di una tangente per assicurare un accordo tra i due Governi.

Sotto l’Amministrazione Jefferson, gli Stati Uniti d’America ottennero da Napoleone la vendita della Louisiana, ma videro la Francia intervenire nell’ambito della Guerra di Secessione a fianco dei Confederati del sud sotto l’epoca di Napoleone III. 

Con la guerra Franco-Prussiana e il varo di una nuova Repubblica, i rapporti tra USA e Francia videro una delle epoche più floride, come testimoniato dalla costruzione della Statua della Libertà in segno di amicizia tra Washington e Parigi.

Sotto la Presidenza Roosevelt, gli USA si opposero alle ambizioni della Germania in Marocco, sostenendo la posizione francese anche durante la Prima Guerra Mondiale. Dopo la guerra, il Primo Ministro francese Clemenceau ebbe frizioni con il Presidente USA, Woodrow Wilson, in merito al ruolo della Germania postbellica.  Tuttavia, le relazioni tra USA e Francia subirono un ulteriore, seppur cauto miglioramento durante il periodo interbellico.

Verso la Finis Europae 

La disamina delle relazioni tra Stati Uniti e Francia è opportuna per chiarire la base della coalizione che, oggi, combatte l’ISIL. Un’alleanza tra due Paesi che, seppur con punti di vista differenti, hanno sostenuto fin dall’inizio i principi di Democrazia, Libertà, ed uguaglianza a fondamento della cultura occidentale.

È per questo che, come testimoniato dall’autorevole Wall Street Journal, l’allargamento dell’alleanza anti-ISIL alla Russia, Paese in cui notoriamente i diritti umani non sono rispettati, rappresenta un errore storico che mette a serio repentaglio l’essenza dell’essere europei e, più in generale, l’esistenza stessa dell’Unione Europea.

Il conto che il Presidente russo, Vladimir Putin, potrebbe presentare all’Occidente per il sostegno di Mosca contro l’ISIL potrebbe infatti essere molto salato, ossia il pieno controllo della Russia sull’Ucraina e il ripristino dell’egemonia del Cremlino sull’Europa Centro Orientale.

Matteo Cazzulani

Analista Politico di rapporti Transatlantici e dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani