LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

Ucraina: Hroysman e Yaresko in corsa per il premierato

Posted in Ukraina by matteocazzulani on March 23, 2016

Lo Speaker del Parlamento, sostenuto dal Presidente Poroshenko e dal Premier Yatsenyuk, dato in testa rispetto all’attuale Ministro delle Finanze. Cresce l’opposizione del fronte anti-corruzione ed anti-oligarchi



Varsavia – Un garante dello status quo molto politico ed un “tecnico” pronto ad escludere i politici dall’Esecutivo in un periodo di crisi. Questi sono gli identikit dei candidati Premier in Ucraina, corrispondenti rispettivamente allo Speaker del Parlamento, Volodymyr Hroysman, e al Ministro delle Finanze, Natalie Yaresko.

L’ipotesi di un Governo Hroysman è, ad oggi, la più accreditata, forte del supporto del Gruppo dei Sette: il “cerchio magico” nel quale vengono prese le decisioni politiche più importanti al quale appartengono, tra gli altri, il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, il Premier, Arseniy Yatsenyuk, il Capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa, Oleksandr Turchynov, e il Capo dell’Amministrazione Presidenziale, Borys Lozhkin.

Secondo l’accordo, il nuovo Governo godrebbe dell’appoggio delle due principali forze presenti in Parlamento: il Blocco Poroshenko e il Fronte Popolare di Yatsenyuk. Esso sarebbe strutturato ad hoc per mantenere gli equilibri di potere che, finora, sono gestiti per intero dal Presidente e dal Premier.

Nello specifico, nel Governo Hroysman -esponente del Blocco Poroshenko di cui il Presidente si è avvalso per controllare la situazione in Parlamento- resterebbero personalità importanti del Fronte Popolare, come il Ministro degli Interni, Arsen Avakov, e il Ministro della Giustizia, Pavlo Petrenko, mentre il posto vacante di Speaker del Parlamento sarebbe ricoperto dall’attuale Vice Speaker, Andriy Parubiy, anch’egli esponente del Partito del Premier Yatsenyuk.

A rappresentare una sorpresa sarebbe, invece, la nomina alle Finanze di Nina Yuzhanina, esponente del Blocco Poroshenko nota per le sue posizioni totalmente opposte a quelle della Yaresko in ambito economico.

Importante, nel Govermo Hroysman, sarebbe anche la nomina di stranieri, come il primo Ministro dell’Economia della Polonia libera, Leszek Balcerowicz, e l’ex-Ministro delle Finanze slovacco, Ivan Mikloš.

Di differente filosofia è, invece, il Governo proposto dalla Yaresko, che, nella giornata di mercoledì, 23 Marzo, ha ribadito la sua intenzione di candidarsi alla guida di un Esecutivo formato unicamente da tecnici, senza quote di Partito.

A favorire la nomina della Yaresko sarebbero i creditori internazionali, che vedono nell’attuale Ministro delle Finanze -cittadino statunitense che ha preso la cittadinanza ucraina per ricoprire l’incarico ministeriale- un interlocutore serio ed affidabile.

Per questa ragione, l’ipotesi della Yaresko Premier ha riscosso il sostegno di Aivaras Abromavičius, l’ex-Ministro dello Sviluppo Economico -economista lituano che, come la Yaresko, è stato chiamato dal Presidente Poroshenko per riformare il Paese- le cui dimissioni hanno de facto avviato la crisi del Governo Yatsenyuk.

Per quanto riguarda l’attuale Premier, accusato di corruzione e di mancata attività nel riformare il Paese, come testimonia il basso rating di gradimento, si vocifera una sua nomina alla guida della Banca Nazionale ucraina, oppure, ipotesi più accreditata, a capo della Corte Costituzionale.

D’altro canto, il Governo Hroysman riproporrebbe la medesima ricetta politica che, ad oggi, vede Poroshenko e Yatsenyuk governare con il sostegno implicito degli oligarchi dell’est del Paese, alcuni dei quali, come Rinat Akhmetov e Serhiy Liovochkyn, ex-sponsor del regime dell’ex-Presidente Viktor Yanukovych.

Contro a questa ipotesi si sono schierati i parlamentari del Blocco Poroshenko appartenenti alla corrente anti-corruzione, che, da tempo, assieme ad Abromavicius ruotano attorno alla figura carismatica del Governatore della Regione di Odessa, Mikheil Saakashvili.

Saakashvili, ex-Presidente della Georgia, ha fondato il Movimento Per la Pulizia che, in nome della lotta alla corruzione e di una dura critica nei confronti dell’Esecutivo di Yatsenyuk, gode di un crescente sostegno tra la popolazione.

Posizione simile a quella del Movimento di Saakashvili è stata espressa dal Partito Samopomich, il cui leader, il Sindaco di Leopoli, Andriy Sadoviy, ha rifiutato la nomina a Premier che il Presidente Poroshenko gli ha proposto per formare un esecutivo politico retto dalla medesima coalizione di Partiti filo europei che ha sostenuto il Governo Yatsenyuk.

Altra forza che si oppone al sistema di connubio con le oligarchie è Batkivshchyna, il Partito dell’ex-Premier Yulia Tymoshenko, anch’esso, come Samopomich, fuoriuscito dalla coalizione di Governo in segno di protesta contro la corruzione.

Come dichiarato dalla stessa Tymoshenko, leader del dissenso democratico durante il regime di Yanukovych, Batkivshchyna attende la decisione in merito al nuovo Premier da parte del Blocco Poorshenko e del Fronte Nazionale, che, in quanto principali forze del Parlamento, hanno la responsabilità di tale scelta.


Yulia Tymoshenko prima nei sondaggi

La strategia attendista della Tymoshenko può essere vincente sopratutto se si considerano i recenti sondaggi dell’Istituto Internazionale di Sociologia di Kyiv, secondo i quali la maggioranza degli ucraini vorrebbe proprio Yulia Tymoshenko come nuovo Premier, seguita, nelle preferenze, da Saakashvili.

Oltre al ranking di Premier, Yulia Tymoshenko guida anche la classifica di gradimento come nuovo Presidente, superando l’attuale Capo dello Stato con il 20% contro il 17%.

Infine, il Partito della Tymoshenko, Batkivshchyna, risulta primo nel ranking delle preferenze degli elettori ucraini con il 18%, seguito dal Blocco di Opposizione di Akhmetov e Liovochkyn con il 13%, e dal Blocco Poroshenko con l’11%, a testimonianza del calo di consensi della compagine di Governo.


Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Ucraina: tutto sulla crisi di Governo

Posted in Ukraina by matteocazzulani on February 1, 2016

Il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, litiga col Premier, Arseniy Yatsenyuk, in merito all’indizione di un referendum sull’autonomia delle regioni interessate dalla guerra con la Russia. Tutti i nomi del possibile rimpasto di Governo



Varsavia – È un periodo traballante quello della politica ucraina, dove la coalizione di governo è alle prese con un rimpasto necessario per superare una crisi sempre più allarmante.

Nella giornata di lunedì, 25 Gennaio, si è consumato l’ennesimo scontro tra il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, e il Premier, Arseniy Yatsenyuk, legato alla richiesta del Capo del Governo di indire un referendum sulla concessione dell’autonomia alle regioni orientali dell’Ucraina interessate dalla guerra con la Russia: una proposta che il Capo dello Stato ha respinto categoricamente.

Il confronto ha avuto luogo nel corso di una delicata riunione del “Gruppo dei Sette”, commissione di contatto formata da esponenti dei due principali partiti della colazione filo europea: il Presidente Poroshenko, il Capo dell’Amministrazione Presidenziale, Borys Lozhkin, lo Speaker del Parlamento, Volodymyr Hroysman, e il capogruppo in Parlamento, Yuri Lutsenko, per il Blocco Poroshenko, il Premier Yatsenyuk, il Presidente del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa, Oleksandr Turchynov, e il Ministro degli Interni, Arsen Avakov, per il Fronte Popolare.

Oltre alla motivazione diplomatica -l’autonomia a Donbas e Oblast di Luhansk è un provvedimento previsto degli Accordi di Minsk per la regolazione del conflitto tra Ucraina e Russia- l’opposizione di Poroshenko al referendum è legata anche al tentativo di bloccare un’iniziativa personale di Yatsenyuk atta a risollevare un rating di gradimento che, per il Premier, è in caduta libera.

Infatti, a confermare la ratio tattica della richiesta del referendum è stato un post su Facebook in favore dell’iniziativa del Premier, che ha fatto infuriare Poroshenko, scritto dal Ministro Avakov, il braccio destro di Yatsenyuk il cui dimissionamento è dato quasi per certo.

Più che il Ministero di Avakov, ad interessare il rimpasto di Governo è il premierato, che potrebbe passare dalle mani di Yatsenyuk ad uno tra Turchynov, Lozhkin e Hroysman, anche se in corsa per la guida del Governo sono, inoltre, l’attuale Ministro delle Finanze, Natalia Yaresko, e il Governatore della Regione di Odessa, l’ex-Presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili.

Un’altra posizione calda è quella del Vice Premier con delega all’Integrazione Europea, carica che l’Unione Europea ha fortemente consigliato all’Ucraina di creare e che potrebbe essere affidata a Saakashvili: politico, vicino all’Amministrazione Presidenziale, in crescita di consenso grazie alla creazione di un movimento nazionale contro la corruzione fortemente critico di Yatsenyuk, e, per questo, osteggiato dal Fronte Popolare. 

Altra pedina interessata dal rimpasto di Governo è il Ministero dell’Economia, il cui Capo, Aivaras Abromavičius, tecnico lituano, nominato in quota Poroshenko, ha lamentato l’impossibilità di lavorare in serenità per via delle interferenze di Yatsenyuk, e per questo può essere promosso dal presidente a Vice Premier con delega alle Riforme.

In forse è anche la permanenza nel Governo del Ministro dell’Energia, Volodymyr Demchyshyn, esponente del Blocco Poroshenko capace di potare a compimento la diversificazione delle forniture di gas dell’Ucraina che, tuttavia, non piace a Yatsenyuk e al Fronte Popolare.

Questione aperta, e cruciale per la tenuta della coalizione, è il supporto al Governo dei partiti minori come Samopomich, che, dopo avere espresso forti critiche in merito all’attività dell’Esecutivo, ha ritirato il suo unico Ministro, Oleksiy Pavlenko, a cui era stato affidato il Dicastero dell’Agricoltura.

Tuttavia, Samopomich potrebbe restare nella coalizione qualora fosse accettata, sempre a Capo del Ministero dell’Agricoltura, la nomina di Ivan Miroshnichenko, personalità che tuttavia non è gradita a Yatsenyuk.

Importante è anche il ruolo del partito Batkivshchyna, la cui leader, Yulia Tymoshenko, ha dichiarato di non intendere accettare poltrone pur di mantenere l’appoggio a un Governo del quale, al contrario, la stessa Tymoshenko ha richiesto dimissioni in toto, a partire dal Premier Yatsenyuk.

Infine, a supplire alla fuoriuscita di Batkivshchyna in caso di mancato azzeramento del Governo è il Partito Radicale, forza politica già uscita una volta dalla maggioranza il cui leader, Oleh Lyashko, ha chiesto di essere nominato a Speaker in cambio dell’appoggio dei radicali all’Esecutivo.

Poroshenko e Saakashvili vs Sadoviy e Tymoshenko

Poiché la nomina a Speaker di Lyashko è improbabile, e la richiesta nella Tymoshenko quasi impossibile da realizzare, la soluzione più probabile è il varo di un nuovo Esecutivo con Yatsenyuk Premier e la carica di Vice Premier concessa a Vitaliy Kovalchuk, ex-Coordinatore della campagna elettorale di Poroshenko.

La nomina di Kovalchuk, che Yatsenyuk oppone strenuamente, garantirebbe una maggiore presenza del Presidente nel Governo, e suggellerebbe un nuovo equilibrio all’interno della maggioranza.

Di sicuro, ad essere altamente improbabili sono Elezioni Parlamentari anticipate, dal momento in cui sia Poroshenko che Yatsenyuk sono ad esse impreparati.

Da un lato, Yatsenyuk, giudicato incapace di combattere la corruzione in maniera efficace, e il Fronte Popolare sono in crollo di consensi.

Dall’altro, anche il Presidente Poroshenko lamenta un calo del rating personale di consensi.

Tuttavia, come riporta l’autorevole Ukrayinska Pravda, il Presidente sta lavorando per il varo di una coalizione in grado di ottenere la maggioranza dei consensi in caso di Elezioni Parlamentari Anticipate.

Secondo le indiscrezioni, la coalizione filo-presidenziale sarebbe composta, oltre che dal Blocco Poroshenko, anche dal Movimento Anti Corruzione di Saakashvili e da Nash Kray, un progetto politico concepito per erodere i consensi del Blocco dell’Opposizione, 

Questa forza politica, particolarmente forte nell’est del Paese, è formata da oligarchi appartenenti all’entourage dell’ex-Presidente Viktor Yanukovych, autore di un regresso democratico che, tra il 2010 e il 2014, ha portato l’Ucraina dall’essere una democrazia sul modello occidentale al divenire un regime autocratico senza divisione dei poteri, libertà di stampa e rispetto del dissenso.

D’altro canto, pronti ad opporsi alla coalizione presidenziale sono Samopomich e Batkivshchyna, come dimostrano i recenti contatti intercorsi tra la Tymoshenko e il leader di Samopomich, il Sindaco di Leopoli, Andriy Sadoviy.

Nel caso questo sviluppo dovesse tradursi in realtà, in Ucraina si assisterebbe ad una divisione della coalizione filo europea secondo le fazioni storiche che hanno governato il Paese dal 2004 al 2010, dopo il processo democratico noto come Rivoluzione Arancione.

Da un lato, Poroshenko raccoglierebbe l’eredità dell’ex-Presidente, Viktor Yushchenko, ponendosi a Capo di una coalizione spiccatamente filo atlantica e, nel contempo, incline al compromesso con l’entourage di Yanukovych.

Dall’altro, la Tymoshenko tornerebbe alla guida di uno schieramento filo europeo nettamente contrapposto dalle oligarchie dell’est del Paese.

Matteo Cazzulani

Analista Politico dell’Europa Centro Orientale

@MatteoCazzulani

Ucraina: vademecum delle Elezioni

Posted in Ukraina by matteocazzulani on October 25, 2014

Il 43% degli gli ucraini è convinto che la consultazione possa portare a un miglioramento della vita politica del Paese, mente il 57% ritiene che votare sia un dovere morale. L’ampia offerta elettorale certifica la maturità democratica di Kyiv, ma lascia anche la porta aperta al rischio litigiosità

La speranza, la democrazia e la paura sono gli elementi che caratterizzano le Elezioni Parlamentari ucraine di Domenica, 26 Ottobre: le prime dal ripristino della democrazia in Ucraina dopo l’epoca autoritaria dell’ex-Presidente Viktor Yanukovych, responsabile di avere falsificato le precedenti consultazioni per il rinnovo del Parlamento nel 2012.

La speranza degli ucraini nelle elezioni è insita nel desiderio di cambiamento della vita politica, verso un rinnovamento che sia non solo di Partiti e personalità, ma anche e sopratutto di idee, energie e motivazioni.

A confermare la grande attesa degli ucraini nei confronti delle elezioni è un sondaggio, realizzato dal Fondo delle Iniziative Democratiche Kurcheriv, che ha certificato come il 43% degli intervistati creda che la consultazione possa davvero cambiare in meglio la situazione politica del Paese, mente il 57% degli intenzionati a votare ritiene che recarsi alle urne sia un dovere morale legato ad un diritto civico che vale la le a di esercitare.

Oltre che da quest’ultimo dato, la maturità democratica degli ucraini è dimostrata anche dall’ampia offerta politica che anima la competizione elettorale: un largo numero di Partiti, Blocchi e liste lasciano infatti ancora molto incerto sia il risultato che la conformazione della maggioranza parlamentare a sostegno del prossimo Governo.

La principale forza in campo è il Blocco Poroshenko, una coalizione di Partiti centristi e moderati -Solidarnist, Terza Repubblica Ucraina e UDAR- che propone pieno sostegno al Presidente, Petro Poroshenko, e al suo programma, basato sull’adattamento del sistema giudiziario, economico e bancario agli standard dell’Unione Europea, così da permettere all’Ucraina di presentare la domanda di adesione all’UE entro i prossimi 5 anni.

La seconda forza politica in campo è Batkivshchyna, il Partito, di orientamento social-popolare-democratico dell’ex-Premier Yulia Tymoshenko, che, forte dell’esperienza accumulata durante la sua lunga esperienza alla guida del Governo ucraino durante l’epoca “arancione”, propone il rafforzamento dei legami diplomatici dell’Ucraina con le cancellerie dell’Occidente, l’integrazione di Kyiv nella NATO, e la lotta alla corruzione.

Altra forza in campo è il Fronte Popolare, schieramento di orientamento moderato guidato dal Premier, Arseniy Yatsenyuk, e dallo Speaker del Parlamento, Oleksandr Turchynov, che propone il rafforzamento delle difese dello Stato con maggiore attenzione alle forze armate e alla continuazione della politica economica volta alla sistemazione del bilancio statale avviata dall’attuale Governo.

Più a sinistra, ma in ambito populista, si situa il Partito Radicale di Ucraina di Oleh Lyashko, che propone un misto di promesse di carattere sociale e militare, volto ad incrementare le paghe previdenziali e, allo stesso tempo, incrementare le uscite di bilancio per armare l’esercito nel Donbas.

Altre forze politiche che potrebbero entrare in Parlamento sono Samopomich, nata da associazioni apartitiche, la moderata Hromadska Pozytsya, il Blocco di Opposizione e Sylna Ukrayina: due forze, queste ultime, che derivano dal Partito delle Regioni dell’ex-Presidente Yanukovych.

Secondo tutti i sondaggi, il Blocco Poroshenko dovrebbe ottenere una facile vittoria con una forbice tra il 25% e il 30%, mentre dubbi permangono sul secondo posto: secondo alcune rilevazioni, Batkivshchyna si situerebbe dietro alla lista del Presidente con il 9% dei consensi, mentre altri sondaggi danno il Partito Radicale di Ucraina davanti alla Tymoshenko, con il 12%.

Oscillante è anche il risultato del Fronte Popolare, che se da alcuni sondaggi è dato al quarto posto con il 7% dei consensi, da altri è stimato al 10%: un’oscillazione che lo proietta sicuramente davanti alla moderata Hromadyanska Pozytsya e al Blocco di Opposizione, gli eredi di Yanukovych, dati rispettivamente tra il 5% e il 7% e al 5%.

A sorpresa, infine, un recente sondaggio ha stimato che il sostegno al Partito Samopomich, potrebbe toccare quota 8%: un risultato che gli permetterebbe di scavalcare molte altre liste, tra cui le ben quotate Batkivshchyna e Fronte Popolare.

Ancora incertezza sulla maggioranza di Governo

Ultimo elemento delle elezioni parlamentari ucraine è la paura, dettata sopratutto dalla guerra, che ancora non è del tutto cessata nel Donbas per via della permanenza di reparti dell’esercito russo in alcune zone del Paese, dove svolgere le operazioni di voto sarà compito delicato.

Dall’altro, la paura, per meglio dire il timore, è legata alla possibile riedizione dello scenario seguente a quello della Rivoluzione Arancione, quando le forze del campo democratico, dopo avere battuto Yanukovych nelle Elezioni Presidenziali del 2004, si sono divise per via dei continui litigi tra il Presidente Viktor Yushchenko e l’allora Capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa Petro Poroshenko da un lato, e il Premier Yulia Tymoshenko e l’allora Capo dei Servizi Segreti ucraini Oleksandr Tyrchynov dall’altro.

Il timore di una frattura tra le forze democratiche sembra essere confermato da voci insistenti che testimonierebbero la volontà del Presidente Poroshenko di creare una colazione con il Fronte Popolare ed altre forze minori pur di isolare Batkivshchyna, in quanto il dissidio tra il Capo di Stato e la Tymoshenko non è stato ancora del tutto superato.

Secondo quanto riportato dall’autorevole Reuters, Poroshenko starebbe addirittura valutando l’opportunità di una coalizione con i radicali: un’ipotesi molto azzardata che pregiudicherebbe una possibile coalizione tra il Blocco del Presidente e il Fronte Popolare.

Lyashko, infatti, dopo avere rinunciato all’offerta di ricoprire il ruolo di Speaker del Parlamento rivoltagli da Poroshenko, ha reso noto di ambire al ruolo di Premier, a cui, tuttavia, l’attuale Capo del Governo Yatsenyuk, leader del Fronte Popolare, aspira ad essere confermato.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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La Russia invade l’Ucraina: il Paese compatto attorno al Presidente Poroshenko

Posted in Ukraina by matteocazzulani on August 29, 2014

Il Capo dello Stato ucraino convoca il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa per reagire all’attacco dei russi, che, dopo avere conquistato la città di Novoazovsk, si apprestano a prendere il porto di Mariupol per aprire un corridoio fino alla Crimea. Solo mezza Europa si attiva a sostegno di Kyiv, mentre dall’altra metà arrivano solo vuote dichiarazioni di preoccupazione

Niente viaggio in Turchia: occorre restare in Patria perché il posto del Presidente ucraino è a Kyiv, sopratutto quando l’Ucraina è oramai palesemente sotto attacco. Questa è la motivazione che, giovedì, 28 Agosto, ha spinto il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, ad annullare la visita presso il neoeletto Capo di Stato turco, Tajip Erdogan, e convocare d’urgenza il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa per affrontare l’invasione attuata dalla Russia.

Nella notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 Agosto, l’esercito russo, già presente nelle Oblast di Donetsk e Luhansk, ha fatto irruzione nel territorio dell’Ucraina sud-orientale arrivando, in poche ore, a prendere il controllo di Novoazovsk: città di importanza cruciale distante pochi chilometri dal porto ucraino di Mariupol.

Come dichiarato dall’autorevole New York Times, con la presa di Mariupol, la Russia intende aprire un corridoio di occupazione tra le regioni occupate dell’est dell’Ucraina e la Crimea: penisola ucraina annessa militarmente dall’esercito russo lo scorso Marzo.

A conferma dell’impegno militare russo è la testimonianza della NATO, che, a poche ore dall’invasione, ha pubblicato foto satellitari che dimostrano la presenza di più di mille soldati della Russia sia nell’est dell’Ucraina, che nella zona occupata durante l’invasione-lampo della scorsa notte.

“I soldati russi sono penetrati in Ucraina dalla frontiera non controllata dalle nostre forze militari. Il gesto è stato effettuato per dare aiuto ai terroristi pro-russi che già occupano il Donbas” ha dichiarato Poroshenko durante la seduta del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa, durante la quale ha sottolineato che la situazione nell’est del Paese, seppur complicata, è ancora sotto controllo.

Oltre a quella di Poroshenko, forte è stata anche la reazione dell’ex-Premier Yulia Tymoshenko, che, da capo del Partito di orientamento social-popolare-democratico Batkivshchyna, ha invitato all’unità con il Presidente ad un giorno esatto dalla sfida elettorale lanciata dal sua forza politica proprio al Blocco Poroshenko: coalizione di ispirazione centrista formatasi per sostenere il programma del Capo dello Stato nelle Elezioni Parlamentari ucraine.

Un invito all’azione, e non alle parole, è invece provenuto dal Premier ucraino, Arseniy Yatsenyuk, che ha chiesto all’Occidente di congelare i fondi e i conti bancari russi in tutte le banche dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America, ed ha ritenuto necessaria la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

L’invito di Yatsenyuk è stato colto positivamente dalla Lituania, che, avvalendosi del seggio temporaneo presso le Nazioni Unite, ha ottenuto una riunione straordinaria dell’Assemblea ONU dedicata alla crisi in Ucraina.

Pronta è stata la risposta anche della Lettonia, che ha riconosciuto l’esistenza della guerra tra Russia ed Ucraina, e dell’Estonia, che ha invitato la Comunità Internazionale a riconoscere Mosca come parte del conflitto ucraino, nonostante finora il Presidente russo, Vladimir Putin, abbia negato il coinvolgimento russo nella destabilizzazione armata di Kyiv.

“Quando qualcosa che sembra una papera emette un verso da papera allora è una papera per davvero. L’invasione russa in Ucraina è la crisi più grave per l’Europa dal dopoguerra ad oggi” ha commentato Radoslaw Sikorski, il Ministro degli Esteri della Polonia: Paese che ha ventilato l’ipotesi che la NATO possa armare l’esercito ucraino.

Abbastanza forti sono state le dichiarazioni del Presidente francese, Francois Hollande, che ha ritenuto pericolosa la presenza di soldati russi in territorio ucraino.

La Merkel nel mirino per i suoi interessi con Putin

Tra i protagonisti della politica internazionale a non essere ancora pervenuti ci sono in primis le Autorità dell’Unione Europea e il Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, dai quali l’Ucraina e i Paesi dell’Europa Centro-Orientale attendono una presa di posizione forte e determinata in sostegno dell’integrità territoriale di Kyiv.

A rendere complicata la situazione per gli ucraini sono sopratutto le dichiarazioni del Cancelliere tedesco, Angela Merkel, che ha ventilato l’ipotesi di inasprire le sanzioni alla Russia in reazione all’invasione dell’Ucraina sud-orientale.

Proprio l’atteggiamento della Merkel, a cui l’UE ha de facto appaltato la gestione della crisi ucraina -commettendo un errore geopolitico difficile da controbilanciare- ha provocato frustrazione tra gli ucraini.

Come riportato da diversi esperti, la Merkel avrebbe infatti garantito a Poroshenko solo un aiuto politico, ma non un appoggio militare: un fatto che è stato visto da Putin come il via libera definitivo per avviare l’occupazione dell’Ucraina.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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L’esercito russo sconfina in Ucraina. Biden: “Putin responsabile dell’occupazione del Donbas”

Posted in Ukraina by matteocazzulani on July 11, 2014

Sei velivoli dell’aviazione militare russa entrano in territorio ucraino per spiare e provocare una reazione militare da parte di Kyiv che, così, legittima l’occupazione armata delle regioni orientali del Paese e della Crimea. Il Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina promette risposte se le provocazioni di Mosca dovessero palesarsi nuovamente

Uno sconfinamento di 4 chilometri nel confine ucraino, e alcuni osano ancora non chiamarla guerra. Nella giornata di giovedì, 10 Luglio, sei elicotteri militari dell’esercito della Federazione Russa hanno superato il confine ucraino con un volo di ricognizione nelle regioni orientali del Paese.

Come riportato da una nota del Consiglio di Sicurezza e Difesa ucraino, riunitosi in emergenza, i velivoli russi, probabilmente dotati di videocamere per spiare il dispiegamento delle truppe a difesa dell’Ucraina, sono rientrati in Russia dopo poco dallo sconfinamento.

Pronta è stata la risposta del Segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa ucraino, Andriy Parubiy, che ha annunciato una pronta risposta, anche con l’uso delle armi, in caso di nuova violazione dei confini dell’Ucraina.

“Stiamo effettuando ricognizioni per verificare la presenza di elementi dell’esercito russo a ridosso dei confini ucraini orientali e nei pressi del confine con la Bielorussia” ha aggiunto Parubiy.

Lo sconfinamento del velivoli russi è una provocazione atta a portare ad una reazione armata dell’esercito ucraino che possa legittimare l’invasione dell’est dell’Ucraina, che l’esercito della Federazione Russa ha già de facto compiuto dopo l’annessione militare della Crimea.

Per liberare le terre occupate, e per rispondere al mancato rispetto della proposta di pace inviata dall’Ucraina alla Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, il Presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha avviato una controffensiva che, ad oggi, ha portato le truppe di liberazione ucraine a 30 chilometri da Donetsk: la più importante delle città della regione del Donbas, ad oggi occupato dell’esercito russo.

“La Federazione Russa deve essere chiamata a rispondere della condotta delle truppe di occupazione nell’est del Paese -ha dichiarato il Vicepresidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, durante una conversazione con Poroshenko- Mosca sta aiutando le truppe che ad oggi occupano l’est dell’Ucraina”.

A testimonianza della presenza di elementi dell’esercito russo nel Donbas è stata la deportazione nella Federazione Russa di Nadiya Savchenko: pilota dell’aviazione ucraina arrestata e poi trasportata in Russia, dove è stata accusata davanti a un Giudice per avere provocato la morte di cittadini russi nell’est dell’Ucraina.

Merkel e Hollande isolano Tusk

Oltre a Biden, lo sforzo diplomatico ha interessato anche Germania e Francia, che, per voce del Cancelliere tedesco, Angela Merkel, e del Presidente francese, Francois Hollande, hanno invitato Putin a esercitare pressione sulle truppe russe di occupazione dell’Ucraina orientale.

Con la loro iniziativa, Merkel e Hollande hanno tuttavia effettuato un assist a Putin, in quanto essi hanno estromesso dalle trattative la Polonia: Paese che ha dato un forte e decisivo contributo sia al ripristino della democrazia in Ucraina dopo la Rivoluzione della Dignità del Maydan, che all’avvicinamento di Kyiv all’Europa per mezzo della firma dell’Accordo di Associazione.

Un fronte europeo senza la Polonia, peraltro colpita da scandali di intercettazioni che hanno compromesso, seppur solo temporaneamente, l’immagine del Premier, Donald Tusk, e del suo Ministro degli Esteri, Radoslaw Sikorski, rappresenta così una proposta troppo accomodante nei confronti di Putin.

A favorire la linea morbida di Germania e Francia nei confronti della Russia sono interessi economici, energetici e militari che prevaricano la necessaria difesa dell’Europa dal rinato imperialismo russo, che Putin ha dimostrato di avere ripristinato con la guerra in Ucraina.

Matteo Cazzulani
Analista Politico dell’Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani

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POROSHENKO AVANTI SU TYMOSHENKO E KLICHKO: ECCO COME CAMBIA LA GEOGRAFIA ELETTORALE IN UCRAINA

Posted in Ukraina by matteocazzulani on March 29, 2014

Tutti i sondaggi danno per favorito nella corsa alla presidenza ucraina il ‘paperone arancione’ che potrebbe creare un ticket con il Leader di UDAR: ex-pugile in difficoltà dopo la destituzione della dittatura nel Paese. In crisi anche l’ex-Premier, che non riesce a compattare il sostegno del suo partito Batkivshchyna, mentre il Partito della Regioni dell’ex-Presidente Yanukovych è alle prese con il regolamento di conti interno.

Il 1153esimo uomo più ricco del mondo, proprietario di una nota dolciaria, già Presidente del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa e Capo della Banca Nazionale Ucraina sotto la Presidenza Yushchenko, Ministro degli Esteri nel secondo Governo Tymoshenko, e Ministro dello Sviluppo Economico sotto il regime di Yanukovych. Questo potrebbe essere l’identikit del prossimo Presidente ucraino che, secondo tutte le rilevazioni sociologiche, sembra proprio essere Petro Poroshenko.

Oltre ai numeri dei sondaggi, che lo danno in netto vantaggio rispetto a qualsiasi altro competitor, a testimoniare la forza politica del ‘paperone arancione’ d’Ucraina -Poroshenko è stato uno dei più importanti sostenitori della Rivoluzione Arancione del 2004, e si è distinto nel 2013-2014 durante la recente rivoluzione nonviolenta contro il regime del dittatore Yanukovych- sono anche gli umori della gente, che vedono in Poroshenko una personalità competente in grado di porre un taglio netto con la politica di un passato caratterizzato da instabilità e corruzione.

Poroshenko non solo sa catturare la voglia di cambiamento degli ucraini, ma è anche l’unico esponente politico che, ad oggi, gode di un consenso ampio e trasversale, che parte dalla città natale di Vynnitsya -in cui ha sempre investito molto per migliorare servizi e decoro urbano- per arrivare sia al resto dell’Ucraina Occidentale, finanche alle regioni russofone -ma non russofile- dell’Oriente del Paese.

Inoltre, Poroshenko ha dalla sua il mezzo televisivo del 5 Kanal: emittente che, negli ultimi anni, fin dalla Rivoluzione Arancione, ha saputo guadagnarsi larga stima tra gli spettatori ucraini grazie alla sua continua opera di informazione.

La principale vittima della candidatura di Poroshenko, sondaggi alla mano, sembra essere l’ex-Premier Yulia Tymoshenko: eroina della Rivoluzione Arancione e vittima esemplare delle repressioni politiche attuate da Yanukovych tra il 2010 e il 2014 che, liberata dalla detenzione dopo la destituzione di Yanukovych, ha dichiarato l’intenzione di candidarsi alle prossime Elezioni Presidenziali.

La scelta della Tymoshenko, formalmente sostenuta dal Partito di ispirazione social-popolar-democratico Batkivshchyna da lei fondato nel 2001, è stata tuttavia osteggiata da alcuni esponenti della sua medesima forza politica, che hanno consigliato all’ex-Premier di tenere conto di come diverse rilevazioni sociologiche abbiano indicato un basissimo tasso di gradimento nei suoi confronti.

La Tymoshenko è vista dalla maggior parte degli ucraini come un politico appartenente ad un’epoca che la rivoluzione pacifica contro Yanukovych ha voluto cancellare: corruzione, gestione personalistica del potere e populismo sono le principali accuse che vengono mosse all’ex-Premier da ucraini spesso dimentichi di come la Tymoshenko abbia comunque rappresentato per l’Ucraina il ‘meno peggio’ e sia stata l’unico rappresentante politico su cui l’Europa abbia potuto sempre e comunque trovare uno stabile e serio interlocutore.

A testimoniare il basso gradimento goduto oggi dalla Tymoshenko -di cui tuttavia non bisogna sottovalutare la stragrande capacità mediatica- sono non solo il passaggio del ‘mago dei numeri e della sociologia’ di Batkivshchyna, Ihor Hryniv, alla corte di Poroshenko, ma anche i recenti colloqui tra il Premier, Arseniy Yatsenyuk -che è il Leader in pectore di Batkivshchyna- e il ‘paperone arancione’, avviati nonostante la Tymoshenko abbia promesso di mantenere l’attuale Primo Ministro alla guida del Governo in caso di vittoria alle presidenziali.

Altro grande sconfitto dalla discesa in campo di Poroshenko sembra essere il Leader del Partito di ispirazione moderata UDAR, Vitaliy Klichko: pugile convertitosi alla politica che durante la rivoluzione pacifica del Maydan contro Yanukovych era dato come certo vincitore delle elezioni presidenziali.

A pagare per Klichko è stata l’uscita di scena di Yanukovych, a cui l’ex-pugile si è sempre contrapposto, facendo leva sul suo passato da cittadino tedesco e sull’appoggio esplicito datogli dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, e dal Partito Popolare Europeo.

Così come la Tymoshenko, anche Klichko, con la destituzione di Yanukovych, ha esaurito buona parte del suo appeal presso gli elettori ucraini, che oggi sembrano preferire il più rassicurante Poroshenko come prossimo Presidente. Per questo, l’ex-pugile ha avviato consultazioni con il ‘paperone arancione’ per realizzare un ticket potenzialmente vincente.

Secondo l’intesa politica, Poroshenko supporterebbe la corsa di Klichko a Sindaco di Kyiv contro l’ex-Ministro degli Interni Yuri Lutsenko -altra vittima esemplare della repressione di Yanukovych e membro di Batkivshchyna- in cambio del sostegno di UDAR in Parlamento, dove il ‘paperone arancione’, che non ha una sua forza politica, è alla ricerca di parlamentari a lui fedeli per potere formare un Governo alleato in caso di vittoria alle Elezioni Presidenziali.

Oltre che nel campo democratico arancione, acque agitate sono anche nello schieramento del Partito delle Regioni dell’ex-Presidente Yanukovych, ora alle prese con un regolamento dei conti interno tra correnti che rappresentano gli interessi di differenti clan di oligarchi dell’est del Paese.

Nel congresso di venerdì, 28 Marzo, il Partito delle Regioni ha deciso di candidare alla presidenza del Paese Mykhaylo Dobkin: ex-Governatore della Regione di Kharkiv, accusato di avere falsificato le Elezioni Amministrative del 2010, con cui ha vinto sull’attuale Ministro degli Interni Arsen Avakov di Batkivshchyna, che rappresenta gli interessi di Rinat Akhmetov, oligarca della metallurgia e proprietario della nota squadra di calcio Shakhtar Donetsk.

Sconfitta è stata la posizione dell’ex-Ministro degli Interni, Serhiy Tihipko, rappresentante degli interessi del settore chimico ed energetico di Dmytro Firtash che, dopo essere stato per gli ultimi anni del suo potere il principale finanziatore di Yanukovych, sembra ora perdere il controllo del Partito delle Regioni.

L’Ucraina va forse verso un sistema politico che guarda all’Europa

Se il Presidente russo, Vladimir Putin, dovesse decidere di non invadere l’Ucraina, come invece le ultime notizie sembrano confermare con un ampio margine di sicurezza, lo scenario politico ucraino potrebbe forse vedere un’importante maturazione verso un sistema più europeo, che comporta il superamento della storica divisione elettorale tra l’Ovest e l’est del Paese.

Sia Poroshenko che la Tymoshenko, ed anche Klichko, sono infatti capaci di raccogliere consensi in più aree geografiche del Paese: per questo, la competizione potrebbe essere giocata su un piano più esclusivamente programmatico, in cui un candidato più progressista -Poroshenko- che ha le potenzialità di rappresentare una sinistra ‘alla polacca’,ossia vicina agli imprenditori, si fronteggia con un centro social-popolare -Tymoshenko- ed un candidato decisamente più moderato -Klichko- che ricopre le posizioni della cristiano-democrazia tedesca.

Matteo Cazzulani
Analista politico dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale
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CRIMEA: MENTRE INIZIA LA GUERRA TRA RUSSIA ED UCRAINA LA POLONIA DA UNA LEZIONE DI KULTURA ALL’EUROPA

Posted in Ukraina by matteocazzulani on March 20, 2014

I primi soldati ucraini sono stati uccisi e feriti in seguito ad agguati delle forze di occupazione russe in Crimea, mentre la Procura della penisola ucraina separatista ha sequestrato per una notte il Comandante della Flotta militare di Kyiv nel Mar Nero, Serhiy Hayduk. La reazione di Germania, Gran Bretagna e Francia, l’allarme della NATO e l’invito della Polonia a rilanciare democrazia e pace con il rafforzamento dei legami con l’Ucraina

Dopo l’occupazione militare, i primi prigionieri di guerra, ed anche le prime vittime. Nella giornata di martedì, 18 Marzo, in seguito all’assalto militare da parte dell’esercito russo di occupazione della Crimea, a Simferopoli è stato ucciso un soldato ucraino, mentre altri due sono rimasti feriti.

L’agguato, avvenuto a poche ore dalla dichiarazione di annessione della Crimea nella Federazione Russa da parte del Presidente della Russia, Vladimir Putin, è stata seguita mercoledì, 19 Marzo, dal rapimento del Comandante della flotta ucraina a Sevastopoli, l’Ammiraglio Serhij Hayduk, assieme ad altri otto uomini dell’esercito dell’Ucraina nel Mar Nero.

L’operazione, decisa dalla Procura della Repubblica autonomista di Crimea, e realizzata da uomini del contingente russo di occupazione, è terminata nella mattinata di giovedì, 20 Marzo, quando l’Ammiraglio Hayduk è stato liberato incolume insieme ai suoi uomini, due dei quali, però, gravemente feriti.

Pronta è stata la riposta del Presidente ad Interim ucraino, Oleksandr Turchynov, che ha attivato un piano di emergenza per coordinare l’esilio degli ucraini di Crimea nella città di Kherson -la prima per vicinanza geografica posta nel territorio statale dell’Ucraina- ed in alti centri abitati dell’Ovest del Paese, sopratutto nella regione di Leopoli.

Oltre alla risoluzione della questione umanitaria, il Presidente Turchynov, insieme al Segretario del Consiglio Nazionale per la Sicurezza e la Difesa ucraino, Andriy Parubiy, ha anche disposto la reintroduzione del regime dei visti per i russi, ed ha avviato le procedure per l’uscita dell’Ucraina dalla Comunità di Stati Indipendenti: associazione di Paesi che la Russia, fin dai tempi di Yeltsin, ha fortemente voluto per mantenere un contatto privilegiato con le ex-Repubbliche sovietiche.

Forte è stata la reazione anche da parte di Germania, Gran Bretagna e Francia, che dinnanzi all’avvio delle ostilità militari da parte della Russia in Crimea nei confronti dell’Ucraina hanno dichiarato la necessità di apportare una seconda ondata di sanzioni per colpire gli interessi immobili e finanziari mantenuti in Occidente da personalità di spicco della Federazione Russa.

Preoccupazione è stata espressa anche dal Segretario Generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, che ha sottolineato il timore da parte dell’Alleanza Atlantica che la Crimea possa essere per Putin solamente il primo di una lunga serie di conflitti scatenati per soddisfare gli appetiti imperiali di Mosca, rivolti anche in Moldova, Georgia, Bielorussia, Kazakhstan, e persino verso Stati UE, come Lettonia ed Estonia.

Interessante, e di gran lunga lungimirante, è stata la reazione del Premier polacco, Donald Tusk, che, preso atto delle condivise -e legittime- preoccupazioni di USA, Germania, Francia, Gran Bretagna e NATO in merito all’aggressività di Mosca, ha illustrato come l’Europa debba comprendere che la concessione di un aiuto concreto all’Ucraina sia un investimento necessario per garantire pace e sicurezza in tutto il continente.

Tusk, che ha sottolineato come il rafforzamento di un’Ucraina indipendente e democratica permetta lo sviluppo di democrazia e libertà anche in Russia, ha evidenziato come la fratellanza tra polacchi ed ucraini abbia la medesima portata storica e politica dell’amicizia tra Francia e Germania: così come il motore franco-tedesco ha dato vita ed impulso all’Unione Europea, così anche la stretta partnership tra Polonia ed Ucraina -due Stati divisi da secoli di odi ed eccidi, proprio come francesi e tedeschi- è destinata a ricoprire un ruolo fondamentale per lo sviluppo in Europa dei valori su cui l’UE è stata fondata, quali democrazia, pace, libertà e diritti umani.

I principi enunciati da Tusk riprendono in tutto e per tutto la lezione di Jerzy Giedroyc, Juliusz Mieroszewski e Bohdan Osadchuk: i tre principali esponenti del giornale dell’emigrazione polacca di Parigi “Kultura” -purtroppo poco conosciuti in Italia- che nel Secondo Dopoguerra, quando concepire uno Stato polacco autonomo e un Paese ucraino indipendente dall’Unione Sovietica era una pura illusione, hanno sostenuto la necessità di una stretta alleanza tra Polonia ed Ucraina.

Secondo i “visionari” di Kultura, le cui previsioni politiche si sono realizzate, la pacificazione tra Polonia ed Ucraina -che prevedeva il doloroso riconoscimento dell’appartenenza a Kyiv di territori e città che i polacchi considerano propri, come Leopoli- è necessaria per neutralizzare le velleità imperialistiche della Russia, e favorire il processo democratico che, come previsto dai tre pubblicisti di orientamento progressista e liberale, anche i russi avrebbero attuato seguendo l’esempio di polacchi ed ucraini.

Solo la centralità dell’ONU e dalla prontezza di risposta di UE e NATO possono ora fermare Putin

Le dichiarazioni del Premier Tusk, e, più in generale, la posizione che la Polonia sta ricoprendo in seno all’UE durante la crisi ucraina, dovrebbero essere fatte proprie da tutta l’Europa per comprendere quanto sia fondamentale dare oggi un forte aiuto all’Ucraina non solo economico, ma anche logistico, umano e politico.

L’atteggiamento aggressivo di Putin ha dimostrato che la vena imperialistica del regime di Mosca è intenzionata a portare il conflitto militare ben oltre la Crimea, coinvolgendo l’est dell’Ucraina, la Moldova, la Georgia ed anche la Lettonia: territori su cui il Presidente russo, con una pretesa di hitleriana memoria, potrebbe avocare a sé il diritto di tutelare le minoranze linguistiche russe fuori dalla Federazione Russa.

L’annessione della Crimea nella Federazione Russia, avvenuta dopo una vera e propria occupazione militare, dimostra anche che, ad oggi, i rapporti geopolitici tra i Paesi del Mondo non si regolano più con accordi e trattati, bensì con il terrore ed il riarmo.

Questa prospettiva, che presagisce scenari su cui è bene vegliare, può essere fermata solo se la Comunità Internazionale assumerà una posizione di ferma condanna dell’operato di Mosca: tocca alle Nazioni Unite costringere Putin al rispetto degli accordi a tutela dell’integrità territoriale di Paesi terzi come l’Ucraina.

L’Europa, a sua volta, dovrà cercare di mantenere con Mosca il dialogo il più aperto possibile per non precludere la possibilità di sviluppare anche in Russia un processo democratico simile a quello avvenuto in Ucraina, che Putin ha tanto avversato.

Alla NATO spetta il compito di proteggere l’Occidente dall’aggressione militare russa che, preso atto dei proclami di Putin risalente anche a ben prima dell’occupazione della Crimea, resta un’ipotesi tutt’altro che irrealizzabile.

Matteo Cazzulani

UCRAINA: YANUKOVYCH USA L’AMNISTIA CONCORDATA CON L’OPPOSIZIONE PER SALVARE IL SUO CANDIDATO PREMIER E GLI ALTRI RESPONSABILI DELLA REPRESSIONE DEL DISSENSO

Posted in Ukraina by matteocazzulani on February 13, 2014

La Procuratura Generale chiude il processo agli organizzatori delle repressione della manifestazione degli studenti del 30 Novembre, in seguito alla quale la protesta è passata dall’avere come obiettivo l’integrazione di Kyiv in Europa al supportare la democrazia e la libertà contro il regime dittatoriale del Presidente ucraino. La chiusura del caso salva dalle accuse di avere ordinato la reazione violenta anche il Capo dell’Amministrazione presidenziale Andriy Klyuyev, che Yanukovych vorrebbe nominare come prossimo Premier

Accettare i compromessi a metà e farli rispettare solo per la propria parte sembra essere la strategia adottata dal Presidente ucraino, Viktor Yanukovych, per salvare gli agenti della polizia speciale di regime Berkut responsabili delle violenze che, dallo scorso 21 Novembre, hanno portato alla morte di almeno sette tra i manifestanti che dimostrano per la democrazia e la libertà in Ucraina.

Nella giornata di mercoledì, 12 Febbraio, la Procuratura Generale ucraina ha chiuso il processo a carico dei due dirigenti della polizia, Oleksandr Popov e Volodymyr Sivkovych, accusati di avere ordinato la repressione violenta di una manifestazione di studenti ucraini in supporto dell’integrazione dell’Ucraina in Europa lo scorso 30 Novembre: un fatto che ha portato i dimostranti a cambiare la ragione della protesta dal mero sostegno all’ingresso di Kyiv nell’Unione Europea all’opposizione al regime dittatoriale di Yanukovych.

Come dichiarato dalla Procuratura, la chiusura del caso Popov e Sivkovych è stata dettata dall’Amnistia di recente approvata dal Parlamento: un provvedimento, frutto di un accordo politico tra Yanukovych e l’opposizione, che, in realtà, avrebbe dovuto portare all’immediata liberazione dei manifestanti ingiustamente arrestati dalla polizia, e non degli esecutori di violenze ordinate dall’Amministrazione Presidenziale per mettere a tacere il dissenso.

La chiusura del caso è importante perché libera da ogni responsabilità anche il Capo dell’Ammimistrazione Presidenziale, Andriy Klyuyev, -che all’epoca dei fatti guidava il Comsiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa- che, come testimoniato dai due imputati, ha dato l’ordine materiale di sedare la manifestazione con la violenza.

Proprio Klyuyev è uno dei nomi più gettonati a succedere all’attuale Premier, Serhiy Arbuzov, per la formazione di un nuovo Governo che, secondo quanto richiesto dalla Comunità Internazionale, sia capace di attuare altre riforme concordate con l’opposizione per democratizzare il Paese, come il ripristino della Costituzione del 2004 -che restituisce più poteri al Parlamento a discapito di quelli del Presidente- è l’indizione di nuove elezioni generali.

L’applicazione unilaterale dell’Amnistia per salvare la reputazione di Klyuyev dimostra la mancata volontà da parte delle Autorità ucraine di dialogare con gli oppositori e, sopratutto, di provvedere ad una soluzione rapida della crisi politica dando ascolto alle migliaia di manifestanti nonviolenti barricati nel centralissimo Maydan Nezalezhnosti a Kyiv.

Oltre alla chiusura dei processi a carico di Popov e Sivkovych, grazie all’amnistia nella sola Kyiv sono stati archiviati più di 30 provvedimenti a carico di agenti di polizia ed esponenti del Governo che hanno ottenuto il permesso a compiere azioni violente da parte del Ministero degli Interni.

Gli aggressori della giornalista Chornovol liberati dalle accuse

Sempre mercoledì, 12 Febbraio, 3 dei 6 sospettati per l’aggressione violenta alla giornalista indipendente Tetyana Chornovol -ridotta sulla sedia a rotelle con il volto tumefatto la Notte di Natale per avere osato investigare sulla gestione illecita di danaro pubblico da parte del Ministro degli Interni, Yuri Zakharchenko- sono stati scagionati dalle accuse.

La decisione è stata presa dal Tribunale Pechersky di Kyiv -lo stesso che ha emanato la condanna politica all’ex-Premier Yulia Tymoshenko: una delle cento vittime della giustizia selettiva scatenata dal Presidente Yanukovych contro esponenti dell’opposizione- sempre sulla base dell’Amnistia approvata dal Parlamento.

Oltre alle almeno sette vittime, tra i soli manifestanti il numero dei feriti è salito a diverse centinaia, tra cui il caso più emblematico di Dmytro Bulatov: organizzatore della protesta pacifica Automaidan torturato, amputato di un orecchio e persino crocifisso, ora ricoverato di urgenza in Lituania per interventi medici utili a salvargli la vita.

Diverse centinaia sono anche i dispersi arrestati dalle forze speciali di polizia, di cui ancora non si sa nulla.

Matteo Cazzulani