LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

L’UCRAINA AL BIVIO TRA EUROPA E RUSSIA

Posted in Ukraina by matteocazzulani on November 13, 2011

Kyiv chiamata alla scelta tra l’Accordo di Associazione con l’UE, la Zona di Libero Scambio CSI voluta dai russi, ed una politica di isolamento controproducente in un Mondo sempre più globalizzato. Le difficoltà interne a Kyiv ed in seno a Bruxelles

Il presidente ucraino, Viktor Janukovych

Un piede in due scarpe, anzi, in tre. Questa è la situazione della politica estera di un’Ucraina che, sempre più isolata a livello internazionale, sta disperatamente cercando una ricollocazione geopolitica senza, tuttavia, riuscire con convinzione ad imboccare una via che, malgrado pregi e difetti ancora da verificare, collocherebbe Kyiv sullo scenario internazionale con maggiore certezza.

Nella giornata di venerdì, 11 Novembre, è stata comunicata la fine dell’ultimo round di trattative per l’Accordo di Associazione UE-Ucraina: un documento importante, con cui Kyiv otterrebbe il medesimo status di partner dell’Unione Europea oggi goduto da Islanda, Norvegia, e Svizzera. Ad intralciarne il varo – previsto per il prossimo 19 Dicembre – la delicata situazione interna al Paese, dove un’ondata di repressioni politiche ha portato all’arresto a sette anni di isolamento della Leader dell’Opposizione Democratica, Julija Tymoshenko, ed all’apertura di processi politici a carico di una decina di esponenti del campo arancione, basati su prove oscure e processi non conformi agli standard democratici – con la Difesa spesso privata dei propri diritti.

Pur non mettendo la mano sul fuoco sull’innocenza di esponenti politici – sopratutto in un Paese ad alto tasso corruzione – la messa alla gogna di avversari elettorali è un segnale di regresso democratico che sta allontanando il Presidente ucraino, Viktor Janukovych, da Bruxelles, che, concordemente alla legislazione continentale, esige il rispetto di certi parametri di civiltà per il varo di ogni accordo politico.

Di pari passo, il Vecchio Continente ha bisogno di includere nella propria sfera di influenza un Paese – europeo per cultura, storia e tradizioni – dalle enormi potenzialità agricole ed industriali sia per superare la grave crisi economica, sia per neutralizzare la minaccia proveniente da una Russia che, con il certo ritorno alla presidenza dell’attuale Premier, Vladimir Putin, è pronta ad intraprendere un progetto eurasista con l’obiettivo non solo di restaurare una totale egemonia sull’ex-URSS – inglobando Ucraina e gli altri Paesi dell’Europa Orientale: Georgia, Bielorussia, Moldova e Bielorussia – ma anche di eliminare l’Unione Europea, vista come primo ostacolo per il conseguimento di status di superpotenza mondiale.

Oltre che con l’arma energetica, Mosca ha approntato una Zona di Libero Scambio tra i Paesi della Comunità di Stati Indipendenti – organizzazione che raccoglie gli ex-stati dell’Unione Sovietica, con alcune eccezioni come Ucraina, Tadzhikistan, e Georgia – che il governo ucraino non solo ha pre-firmato, ma, come dichiarato dal Premier, Mykola Azarov, e dallo Speaker del Parlamento, Volodymyr Lytvyn, è pronto per essere approvato alla Rada. Un vero e proprio controsenso rispetto alle trattative con Bruxelles che, malgrado le rassicurazioni ucraine sulla compatibilità tra i due progetti, Unione Europea e Russia hanno dichiarato essere alternativi l’uno con l’altro.

Dunque, l’Ucraina è chiamata ad una scelta di campo difficile, in primis, per il Presidente Janukovych. Da un lato, egli deve rispondere ad un elettorato fortemente filo-russo, perlopiù ubicato nelle regioni orientali del Paese, ma, dall’altro, la Zona di Libero Scambio con l’Unione Europea – prevista dall’Accordo di Associazione – è vista come indispensabile da parte dei suoi sponsor: businessman del settore metallurgico – come il Presidente dello Shakhtar Donec’k, Rinat Akhmetov – e chimico – Dmytro Firtash, che temono la concorrenza con la Russia.

Per ora, Kyiv ha risposto con la riapertura delle relazioni con l’area danubiana: un vertice tra Janukovych ed il suo collega serbo, Boris Tadic, ha portato al riavvio delle relazioni con un’altro Paese che aspira all’ottenimento dell’accquis comunitarie in poco tempo. Di pari passo, il Ministro degli Esteri, Kostjantyn Hryshchenko, ha incontrato il suo collega romeno per rafforzare la collaborazione con Bucarest, travagliata da questioni delicate come rivendicazioni territoriali di zone di frontiera, e tutela della reciproche minoranze. Ovviamente, le parti non sono giunte ad alcun accordo, ma, è paticolarmente significativo l’appoggio alle aspirazioni europee dell’Ucraina esternato dal Capo della Diplomazia romena, Teodor Baconschi.

Se i segnali dati sul Danubio sono da leggere come volontà da parte dell’Ucraina di avvicinarsi ad Occidente è difficile dirlo, ma, di certo, non bastano per colmare difficoltà che, oltre al deficit democratico sulle Rive del Dnipro, investe lo stesso Parlamento Europeo, diviso sul da farsi con Kyiv. Gli esponenti del Partito Popolare Europeo – ad esclusione dei parlamentari polacchi – incalzati dall’asse franco-tedesco, chiedono il congelamento delle relazioni con l’Ucraina fino alla liberazione di Julija Tymoshenko. Invece, SocialDemocratici e Conservatori, sostenuti dalla Polonia presidente di turno UE, dal resto dei Paesi dell’Europa Centrale e dalla Gran Bretagna, reputano l’Accordo di Associazione un mezzo per costringere le Autorità ucraine al rispetto di standard democratici: una volta firmato il documento, ed ottenuto evidenti benefici economici, Kyiv sarà costretta a rispettare.

Lecito ricordare che il Parlamento Europeo già si è pronunciato con una risoluzione in condanna della repressione politica, in cui ha invitato l’Ucraina a risolvere il problema per poter varare al più presto il rafforzamento delle relazioni diplomatiche. Inoltre, a richiedere la firma dell’Accordo di Associazione è stata, dal carcere, la stessa Julija Tymoshenko, che, con una lettera all’agenzia Associated Press, ha illustrato come l’interruzione dei negoziati sospenderebbe per sempre un cammino verso Bruxelles utile al popolo ucraino più che ai suoi governanti.

Matteo Cazzulani