POLONIA: LA RUSSIA PROVOCA DIMISSIONI DEL MINISTRO PRO-SHALE
Il Premier polacco, Donald Tusk, dimissiona il Ministro del Tesoro, Mikolaj Budzianowski, per il mancato controllo sulla compagnia nazionale PGNiG durante la firma tra l’ente russo-polacco EuRoPolGaz ed il monopolista statale russo Gazprom di un contratto per la realizzazione della seconda parte del Gasdotto Yamal-Europa. In pericolo l’indipendenza energetica in Europa dal quasi monopolio del Cremlino.
Una questione complicata che ha portato ad una bufera politica nella capitale dello shale gas in Europa. Nella giornata di giovedì, 17 Aprile, il Premier polacco, Donald Tusk, ha dimissionato il Ministro del Tesoro, Mikolaj Budzianowski, per mancato controllo sulla compagnia energetica nazionale PGNiG.
La decisione di Tusk è stata presa in seguito all’esame di un rapporto preparato dal Ministro degli Interni, Bartlomej Sienkiewicz, sulla firma di un accordo tra il monopolista statale russo del gas, Gazprom, e la compagnia russo-polacca EuRoPolGaz -compartecipata al 50% ciascuno da PGNiG e Gazprom- per la realizzazione del secondo tratto del Gasdotto Yamal-Europa.
Dal rapporto si evince che il Ministro Budzianowski non è stato informato sulla stipula di un preaccordo che getta le basi per la costruzione di un’infrastruttura destinata ad incrementare il peso della Russia nel mercato energetico dell’Unione Europea -che dipende dalle forniture di Mosca per il 40% del fabbisogno continentale complessivo.
La seconda parte del Gasdotto Yamal-Europa è progettata per veicolare 15 Miliardi di metri cubi di gas russo all’anno dalla Bielorussia all’Ungheria tramite Polonia e Slovacchia.
Se realizzata, l’infrastruttura non solo aumenta la quantità di gas russo trasportata in UE, ma blocca la realizzazione del Corridoio Nord-Sud.
Il Corridoio Nord-Sud è stato progettato dalla Commissione Europea per collegare il rigassificatore di Swinoujscie, in Polonia, con quello di Krk, in Croazia, concepiti per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas dell’UE dal monopolio della Russia attraverso la ricezione di oro blu liquefatto da Qatar, Egitto, Norvegia, e Stati Uniti d’America.
Il Premier Tusk ha dichiarato che la mancanza di informazioni di Budzianowski ha caratterizzato un rischio per la sicurezza energetica della Polonia, tanto da sollevare dal l’incarico il Ministro.
Budzianowski, autore di una carriera fulminea nel giro di poco tempo, già in passato ha avuto posizioni discutibili in determinate questioni di sua competenza, come la gestione della situazione della compagnia aerea di bandiera polacca LOT.
Budzianowski è stato tuttavia uno dei più accesi sostenitori dell’avvio dello sfruttamento in Polonia del gas Shale: oro blu ubicato a bassa profondità estratto mediante sofisticate tecniche di fracking, ad oggi adoperate solo in Nordamerica.
Secondo diverse stime, la Polonia possiede il giacimento di shale più ricco d’Europa, il cui sfruttamento consentirebbe a Varsavia di azzerare la dipendenza dall’importazione di gas naturale dalla Russia.
Mosca, che ad oggi rifornisce l’82% del fabbisogno dell’economia polacca, sta conducendo una campagna contro l’estrazione di gas non-convenzionale in Europa, anche sostenendo movimenti ambientalisti ed una campagna di disinformazione sia sulle potenzialità, che sulle procedure di sfruttamento dello shale -che ha portato gli USA ad affermarsi nel mercato dell’Asia a discapito proprio dei piani di espansione di Mosca.
Il siluramento di Budzianowski, che ha caldeggiato l’avvio immediato dell’estrazione di shale in Polonia, rappresenta dunque un colpo ai progetti di indipendenza energetica di Varsavia, e più un generale dell’Unione Europea, dalla Russia.
Il nuovo ministro del Tesoro, Wlodzimierz Karpinski, ha dichiarato che la realizzazione della seconda parte del Gasdotto Yamal-Europa non rientra tra le iniziative del Governo polacco, che, in ambito energetico, mantiene l’intenzione di diversificare gli approvvigionamenti di energia dal monopolio della Russia.
La posizione poco chiara degli alleati di Governo di Tusk
Il Premier Tusk ha dichiarato il varo di un apposito Ministero dell’Energia per affrontare la questione in maniera attenta ed accurata.
La guida del nuovo Dicastero sarà concordata tra la Piattaforma Civica -PO, la Forza Politica di orientamento cristiano-democratico del Premier Tusk- e gli alleati di Governo del Partito contadino -PSL.
Proprio al PSL è legato un sospetto sulla questione che ha portato al dimissionamento di Budzianowski, in quanto la firma del memorandum tra Gazprom ed EuRoPolGaz per la realizzazione della seconda parte del Gasdotto Yamal-Europa è stata anticipata da un incontro tra il Capo PSL, Janusz Piechocinski, e il Direttore della compagnia russo-polacca, Miroslaw Dobrut.
Già in passato, esponenti del PSL si sono dimostrati inclini ad accettare ricatti energetici imposti dalla Russia alla Polonia, come il contratto per l’acquisizione del controllo dei gasdotti polacchi nel 2010-firmato dall’ex-Vicepremier, Waldemar Pawlak, poi bloccato dalla Commissione Europea- e la realizzazione del primo tratto del Gasdotto Yamal-Europa, nel 1993 -voluto dal PSL, allora membro di una coalizione di governo con i Socialdemocratici del SLD.
Matteo Cazzulani
RIFORMA DELLE PENSIONI: IN POLONIA TROVATO L’ACCORDO
La maggioranza liberal-contadina dichiara di avere raggiunto un compromesso sull’innalzamento dell’età previdenziale a 67 anni, con la concessione di un pre-pensionamento a chi ha maturato più della metà dei contributi necessari. Le manovre del Capo del Governo per allargare la coalizione anche ai radical-liberali e per mettere al sicuro una riforma necessaria per l’economia di Varsavia
67 anni per tutti, con possibilità di terminare il lavoro a 65 anni per gli uomini e 62 per le donne. Questa è la mediazione trovata in Polonia in seno alla coalizione di governo liberal-contadina che, mercoledì, 28 Marzo, dopo l’ennesimo vertice serale, ha risolto l’impasse su un punto di fondamentale importanza per la realizzazione del programma di maggioranza.
Secondo l’accordo, l’età previdenziale sarà innalzata a 67 anni, come preventivato dal progetto originale della principale forza di governo, la liberale Piattaforma Civica – PO -, ma i lavoratori e le lavoratrici potranno beneficiare anzitempo della retribuzione pensionistica rispettivamente a 65 e 62 anni, come richiesto dall’unico partner di maggioranza, il Partito Contadino – PSL – solo se avranno già maturato, sempre rispettivamente, 40 e 35 anni di contributi.
La maggioranza guarda a sinistra
Come riportato dall’autorevole Gazeta Wyborcza, il raggiunto compromesso permette al Premier, il liberale Donald Tusk, di ricucire lo strappo con il partner di maggioranza, il Segretario dei contadini, Waldemar Pawlak, ma non esclude prossime trattative per allargare la coalizione favorevole all’innalzamento dell’età previdenziale con l’inclusione di altre forze politiche.
Nel mirino ci sarebbe il Movimento di Palikot – RP – lista di orientamento radical-liberale, finora all’opposizione del Governo, che ha fatto sapere di essere disposta a sostenere la riforma delle pensioni di Tusk previa accettazione di tre clausole: utilizzo dei contributi versati dai lavoratori negli ultimi anni di lavoro per il rafforzamento del welfare, visite mediche obbligatorie per gli over 60, e sovvenzioni aggiuntive per le famiglie con figli all’asilo.
Sempre secondo Gazeta Wyborcza, Tusk avrebbe accettato quest’ultima misura per potere contare sui voti di Palikot – suo ex-collega di Partito – e formare un forte raggruppamento di centro in grado di isolare i conservatori di Diritto e Giustizia – PiS – e di Polonia Solidale – SP – e i socialdemocratici – SLD – che, in materia pensionistica, hanno proposto l’indizione di un referendum.
La ricerca di nuovi alleati è un provvedimento di vitale importanza per il prosieguo dell’attività della maggioranza, dal momento in cui la solida intesa liberale-contadina – che ha guidato la Polonia negli ultimi sei anni – ha ceduto proprio durante le trattative per la stesura della riforma previdenziale.
Nonostante il ritrovato appoggio di Pawlak, il Premier Tusk, in calo di consensi secondo le ultime rilevazioni sociologiche, è consapevole di non poter contare con totale sicurezza su un solo partner di una maggioranza nella quale, secondo indiscrezioni, avrebbe cercato di includere sia il Movimento di Palikot che i socialdemocratici.
Matteo Cazzulani
GUERRA DEL GAS: POLONIA ALLE STRETTE
Varsavia prova a rinegoziare le tariffe di importazione con il monopolista russo, Gazprom, e stringe accordi con la Siria. Ipotesi australiana per le forniture nei casi di necessità
Alla disperata ricerca dello sconto sul gas. Nella giornata di lunedì, 13 Giugno, il Vicepremier, e Ministro dell’Energia polacco, Waldemar Pawlak, ha dichiarato l’avvio di trattative con la Russia per la revisione delle tariffe per l’oro blu, che Varsavia importa da Mosca a prezzi superiori rispetto a Germania ed Italia.
Un’anomalia geografica, spiegata dal fatto che il colosso energetico polacco PGNiG ha accettato di legare le tariffe sull’oro blu importato dal monopolista russo, Gazprom, a quelle stabilite a livello mondiale della nafta. Il prezzo preciso, per ragioni di segretezza industriale, non è noto, ma la fermezza dei polacchi nel cercare una soluzione nel più breve tempo possibile la dice lunga sull’onerosità dell’accordo.
Nel contempo, la Polonia ha cercato di approntare misure alternative per diversificare le forniture, anche a livello internazionale: oltre alla costruzione del terminale di Swinoujsce – per l’importazione di gas liquido dal Baltico – per il metano Varsavia ha stretto un accordo persino con la Siria, ad oggi in forte crisi politica.
Forniture dall’Australia
Un aiuto, all’apparenza di difficile realizzazione, potrebbe provenire dalla lontana Oceania. Martedì, 14 Giugno, il Premier dell’Australia dell’Ovest, Kolin Barnett, ha avanzato la candidatura del proprio stato a partner energetico dell’Unione Europea.
Al ritorno da una visita nel Vecchio Continente, il leader ha avanzato la possibilità per il suo Paese di compensare l’oro blu russo con le proprie riserve: un aiuto che, stando ai suoi progetti, scatterebbe solo in caso di crisi energetica o di guerra del gas tra la Russia e qualche stato ex-satellite.
Un progetto fattibile, secondo Barnett, grazie all’invio di navi. A mitigare gli alti costi per il trasporto, tuttavia giustificati se necessari per il sostentamento di Bruxelles, i buoni rapporti con l’UE, e, sopratutto, la vicinanza culturale.
Matteo Cazzulani
GUERRA DEL GAS: LA POLONIA TRATTA CON LA RUSSIA DOPO LE CRITICHE UE
Il governo polacco vuole rinegoziare gli accordi con Gazprom per le forniture di oro blu. Cruciali le obiezioni di Bruxelles
Dietrofront di Varsavia sul gas. Come comunicato dal vice premier polacco, nonché ministro dell’economia, Waldemar Pawlak, la Polonia ha deciso di non onorare l’accordo raggiunto con il monopolista russo Gazprom per la fornitura di oro blu, ed ha invitato la controparte a rinegoziare l’intesa.
Alla base di tale scelta, l’opposizione dell’Unione Europea ad un accordo in contrasto con la legislazione continentale, che prevede il libero accesso al mercato energetico di ogni Paese. Difatti, Varsavia ha ottenuto forniture di gas fino al 2037 in cambio della cessione di circa la metà dei suoi gasdotti al monopolista russo.
Più gas. Meno spese
Pawlak ha giustificato la posizione della Polonia con la volontà di rinegoziare la bolletta, e di aumentare le forniture a 10 miliardi di metri cubi annui – dai 2 precedentemente fissati, possibilmente accorciando la durata del contratto al 2019. L’ennesimo round di colloqui tra le parti è previsto nell’immediato.
Lecito ricordare che il contratto in essere, in vigore dal 1996, è stato ripristinato nel gennaio 2009, a seguito dell’eliminazione dell’intermediario RosUkrEnergo, da cui Varsavia acquistava il gas. Ad oggi, Gazprom soddisfa il 90% del fabbisogno polacco di oro blu con l’invio di 2,5 miliardi di metri cubi annui. Una quantità che la Polonia ha cercato di incrementare, siglando, negli scorsi mesi, quel pre-accordo che oggi si appresta a rinegoziare.
Contrarie UE ed opposizione
Ad invocarne la revisione, non solo l’Unione Europea – turbata dalla possibile svendita del patrimonio infrastrutturale energetico di un suo Paese membro ad un unico soggetto economico – ma anche il principale partito dell’opposizione, Diritto e Giustizia, secondo cui il rinnovo delle forniture fino al 2037 avrebbe aumentato la dipendenza del Paese dal Cremlino.
Matteo Cazzulani
GUERRA DEL GAS: IN POLONIA E’ BATTAGLIA POLITICA. OPPOSIZIONE ED UE CONTRO LA NUOVA STRATEGIA ENERGETICA.
Governo attaccato per i nuovi accordi energetici con Mosca. Preventivata la cessione dei gasdotti del Paese. L’opposizione: “Difesa degli interessi nazionali”. Il ministro: “Stabilità”. Critiche anche dall’Unione Europea.
L’opposizione contro i nuovi accordi energetici e la svendita dell’interesse nazionale. Il governo per stabilità e pax gasata. Contrariamente all’apparenza, la situazione in questione non ha avuto luogo in Ucraina, ma nella vicina Polonia.
A Varsavia, una sessione straordinaria del Parlamento si è trasformata in un acceso dibattito sui nuovi accordi energetici che i polacchi si apprestano a stringere con i russi. Stando alle indiscrezioni, Varsavia siglerà un contratto fino al 2037, con cui, in cambio di uno sconto sul gas, cederà buona parte dei propri gasdotti Mosca. Condizioni svantaggiose, da accettare entro il 20 ottobre, quando il vecchio contratto terminerà di validità.
Le ragioni dell’opposizione
Sugli scudi il principale partito di opposizione, Diritto e Giustizia, che, ottenuta una seduta ad hoc per la questione, ha criticato fortemente la politica energetica del governo. In particolare, ad essere osteggiate sono la durata del contratto e l’impossibilità da parte polacca di vendere il gas russo in eccesso. Inoltre, la forza politica conservatrice ha comunicato ufficialmente l’inizio della procedura di sfiducia a carico del ministro dell’Economia, Waldemar Pawlak, tra i principali supporter dell’accordo con Mosca.
“Come in epoca URSS – ha dichiarato il leader di Diritto e Giustizia, Jaroslaw Kaczynski – il gas è utilizzato come arma politica. Un accordo di ampia durata con la Federazione Russa lede gli interessi dei polacchi. Non possiamo permettere – ha concluso l’ex-candidato alla presidenza – la sigla di un siffatto contratto”.
Le giustificazioni del governo
Pronte le giustificazioni di Pawlak, che ha evidenziato la necessità della pronta firma dell’accordo per cercare di scoraggiare i russi dall’utilizzo intensivo del NorthStream: gasdotto sottomarino che, collegando la Federazione Russa alla Germania, isola Polonia e Paesi Baltici. Inoltre, il ministro dell’Economia – nonché vice premier – ha confermato l’importanza del ruolo di Varsavia nella regione, malgrado di recente la sua politica estera si sia orientata su posizioni spiccatamente filorusse, spesso criticate persino dall’Unione Europea.
“La Polonia – ha spiegato il leader del Partito Popolare Contadino, alleato della sedicente liberale Piattaforma Civica, forza politica egemone nel Paese – mantiene una salda membership nella NATO e nell’UE, e la sua forza nell’area dell’Europa Centro-Orientale si è rafforzata. Al Paese, ora, occorre stabilità”.
Anche l’Europa contraria
A criticare la stabilità alla polacca, e le clausole del patto energetico con Mosca, proprio Bruxelles, scettica sulla vendita a Gazprom dei gasdotti di un Paese membro. Negli scorsi giorni, l’UE ha invitato la Polonia a rivedere l’accordo, consigliandole di adottare un punto di vista più europeo. Richiesta respinta da Varsavia, che, tuttavia, continua a dichiararsi membro solido del Vecchio Continente.
Lecito ricordare che, lo scorso agosto, in merito alla semplificazione del regime dei visti con l’enclave russa di Kaliningrad, il ministro degli esteri, Radoslaw Sikorski, ha affermato che Varsavia intende supportare le ragioni di Mosca presso l’UE. Solo pochi anni prima, lo stesso esponente di governo aveva presentato il suo Paese come paladino dello sviluppo della democrazia in Ucraina e Bielorussia, nonché avvocato di Kyiv e Minsk presso le strutture occidentali.
Matteo Cazzulani
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