LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

TAP: UFFICIALIZZATO IL SUPPORTO POLITICO DI ITALIA, GRECIA E ALBANIA

Posted in Guerra del gas, Unione Europea by matteocazzulani on September 29, 2012

Firmato a New York, a margine della sessione plenaria dell’ONU, un memorandum tra i governi italiano, greco e albanese per il sostegno al Gasdotto Transadriatico: conduttura progettata dalla Commissione Europea per diversificare le forniture di gas per il Vecchio Continente. E’ la prima volta che il Belpaese compie un passo concreto in armonia con le iniziative di Bruxelles in ambito energetico.

Il progetto della TAP

Quello avvenuto a New York a margine del vertice ONU potrebbe essere un fatto di rilevante importanza destinato a modificare la politica energetica italiana ed europea. Nella serata di giovedì, 27 Settembre, i Governi di Italia, Grecia, ed Albania hanno siglato un memorandum per il sostegno politico al Gasdotto Transadriatico – TAP.

Questa infrastruttura è progettata nell’ambito del piano di diversificazione delle forniture di gas varato dalla Commissione Europea per trasportare carburante dall’Azerbajzhan in Europa, senza più dipendere da infrastrutture controllate dalla Russia: Paese che, sopratutto nella parte Centro-Orientale del Vecchio Continente, detiene il monopolio nella compravendita di oro blu.

Come riportato da una nota ufficiale, alla dichiarazione di New York i tre Governi faranno seguire iniziative in ambito istituzionale per garantire la realizzazione della TAP entro i prossimi mesi.

“Sono grato ai Governi di Italia, Grecia e Albania per l’appoggio politico – ha dichiarato il Capo della TAP, Kjetl Tungland – il Gasdotto Transadriatico è un progetto sempre più robusto, dopo l’ottenimento dell’accordo per lo sfruttamento dei giacimenti azeri e l’espressione di interesse nei nostri confronti da parte dei colossi energetici British Petroleum, SOCAR e Total”.

Apprezzamento per la dichiarazione di sostegno politico di Italia, Grecia e Albania è stata espressa anche dal Commissario UE all’Energia, Gunther Oettinger, che ha definito il fatto come un passo in avanti che permette all’Europa di facilitare l’accesso ai giacimenti di gas dell’Azerbajdzhan.

Con la capienza di 20 Miliardi di metri cubi di gas all’anno, e una lunghezza di 800 chilometri – dalla località greca di Komotini a San Foca, in Puglia – la TAP è compartecipata per il 42% dal colosso norvegese Statoil e dalla compagnia svizzera EGL, e, per il restante 15%, dalla tedesca E.On.

Oltre che dalla Britush Petroleum, dalla SOCAR e dalla Total, interesse a compartecipare al progetto è stato espresso dalla compagnia greca DEPA e da quella italiana Enel.

Il sostegno italiano al Gasdotto Transadriatico rappresenta una svolta nella politica energetica del Belpaese, che finora ha contrastato le iniziative della Commissione Europea, preferendo sostenere il Southstream.

Noto anche come Gasdotto ortodosso, il Southstream è progettato dalla Russia per rifornire l’Europa Sud-Occidentale di gas russo, isolando Paesi dell’Europa Centrale politicamente invisi al Cremlino – come Romania e Polonia – e vanificando i tentativi di Bruxelles di accedere in misura autonoma da Mosca a fonti di oro blu alternative.

Nonostante il sostegno del Governo alla TAP, per l’Italia resta ancora da chiarire la posizione del colosso nazionale ENI. Il Cane a Sei Zampe possiede il 20% delle azioni del Southstream, ed è uno dei più solidi partner in Europa del monopolista russo Gazprom – posseduto per il 50% dal Cremlino.

Tuttavia, la realizzazione del Gasdotto Transadriatico potrebbe permettere alla Penisola Italiana di affermarsi come il principale – e unico – hub per l’importazione e la distribuzione in Europa del gas del Bacino del Caspio: una possibilità che, oltre che a Roma, potrebbe fare gola anche a San Donato Milanese.

La TAP tra Nabucco e Southstream

Forte del sostegno di Italia, Grecia e Albania, la TAP si trova ora a vincere non solo la concorrenza del Souhstream, ma anche quella tutta interna all’Unione Europea con il Nabucco: conduttura concepita per trasportare il gas azero dalla Turchia fino al terminale austriaco di Baumgarten attraverso Romania ed Ungheria.

Il gasdotto dalla verdiana denominazione è sostenuto politicamente dalla Commissione Europea e dai Paesi del Quartetto di Vysehrad – Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – e, sul piano economico, è compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, dall’ungherese MOL, dalla romena Transgaz, e dalla tedesca RWE.

Quale conduttura tra la TAP e il Nabucco sarà scelta per trasportare in Europa il gas dell’Azerbajdzhan sarà noto in seguito alla decisione del consorzio che controlla il giacimento Shakh-Deniz, da cui l’UE potrà importare 16 Miliardi di metri cubi di oro blu all’anno.

Nel febbraio 2010, la Commissione Europea ha stretto con Baku un pre-accordo per lo sfruttamento dello Shakh-Deniz e, nel Settembre 2012, Bruxelles ha ottenuto anche la volontà del Turkmenistan di contribuire alle forniture di oro blu per il Vecchio Continente.

Matteo Cazzulani

GUERRA DEL GAS: GRECIA E ITALIA TRA EUROPA E RUSSIA. L’UNGHERIA RISCHIA NEL NABUCCO

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on August 7, 2012

La compagnia ungherese MOL non sostiene l’aumento di capitale per la costruzione del gasdotto dalla verdiana denominazione, e rischia per questo l’esclusione dal progetto. La greca DEPA e l’italiana ENEL vicine all’ingresso nel Gasdotto Transadriatico, ma i vertici politici di Atene e Roma preferiscono Mosca e il Southstream

I percorsi di Nabucco e Southstream

Budapest quasi fuori, Atene e Roma con un piede in due scarpe. Nella giornata di martedì, 31 Luglio, il Consiglio d’Amministrazione del gasdotto Nabucco ha ammonito la compagnia ungherese MOL per scarsa partecipazione economica nella realizzazione di una conduttura fondamentale per la sicurezza energetica europea.

Il cartellino giallo agli ungheresi è stato mostrato in seguito al varo dell’aumento di capitale: una misura necessaria per permettere al gasdotto dalla verdiana denominazione di convincere gli investitori del giacimento azero Shakh-Deniz ad avvalersi del Nabucco per esportare il gas naturale estratto in Azerbajdzhan.

A favore dell’aumento di capitale del Nabucco si sono schierate tutte le compagnie del consorzio – l’austriaca OMV, la romena Transgaz, la bulgara Bulgarian Energy Holding, la turca BOTAS, e la tedesca RWE – ma non la MOL.

Già in passato, la compagnia magiara ha espresso perplessità in merito alla sua permanenza nel progetto per la costruzione del gasdotto e, da ultimo, ha dichiarato di voler attendere la decisione ultima del consorzio Shakh-Deniz prima di mettere mano al portafoglio.

Dinnanzi all’ennesima titubanza degli ungheresi nell’ambito di una presa di decisione cruciale, il CdA Nabucco ha avanzato la possibilità di suddividere le azioni MOL agli altri partner in maniera equa, ed ha invitato gli ungheresi a riconsiderare la loro posizione all’interno del consorzio del gasdotto in tempi brevi.

Il Nabucco – sostenuto politicamente dall’Unione Europea e dal quartetto di Vysehrad: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia – è progettato per trasportare il gas dall’Azerbajdzhan direttamente in Europa e, così, permettere all’UE di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di oro blu da quelle della Russia.

Il progetto concorrente al Nabucco, che potrebbe soffiare alla conduttura dalla verdiana denominazione il compito di rifornire il Vecchio Continente di oro blu azero, è il Gasdotto Transadriatico – TAP: infrastruttura progettata per collegare il confine tra Grecia e Turchia all’Italia meridionale attraverso l’Albania.

La TAP, che è stata individuata ufficialmente dal consorzio Shakh Deniz come alternativa al Nabucco, è compartecipata dalle compagnie norvegese Statoil, dall’elvetica EGL e dalla tedesca E.On, ma, da ultimo, ha suscitato l’interesse anche di Grecia e Italia: sempre più intenzionate a rilevare quote di un progetto da cui potrebbe dipendere la politica UE di diversificazione delle forniture di gas.

Lunedì, 30 Luglio, ha avuto luogo un incontro tra i vertici della TAP e il Ministro dell’Energia greco, Makis Papageorgiu, durante il quale, secondo diverse fonti, sarebbe stata discussa la possibilità di ingresso della compagnia nazionale DEPA nel consorzio del Gasdotto Transadriatico.

Per Atene, la partecipazione in un’infrastruttura cruciale per i piani UE è letta come una possibilità di restare aggrappati al Vecchio Continente, sopratutto in un momento in cui la crisi monetaria non esclude una possibile uscita della Grecia dalla zona Euro.

Un altro Paese che ha espresso apprezzamento per la TAP è l’Italia, sopratutto in seguito alle dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, in merito alla necessità per il Belpaese di essere rifornito da un gasdotto che si auto-finanzia. Passi concreti sono stati effettuati anche dalla compagnia ENEL, che ha avviato consultazioni con il consorzio TAP per rilevare alcune quote del Gasdotto Transadriatico.

I Vertici TAP hanno accolto con favore l’interesse dei greci e degli italiani, ma, per dare più forza alla loro corsa contro il Nabucco per il trasporto del gas Azero, hanno chiesto a Grecia, Italia ed Albania una dichiarazione politica che certifichi, anche a livello mediatico, la partecipazione dei tre Paesi dell’Europa meridionale al progetto.

Il passo richiesto dalla TAP con poca probabilità sarà realizzato. La DEPA è tra le compagnie che appartengono al Southstream, il gasdotto progettato dalla Russia per rifornire di gas russo direttamente l’Europa Sud-Occidentale, bypassando Paesi avversati politicamente dal Cremlino – Ucraina, Moldova, Polonia e Romania – e, così, per affossare i progetti di indipendenza energetica della Commissione Europea legati al Nabucco e alla TAP.

Il finto europeismo energetico di Monti

I vari governi greci hanno sostenuto il disegno politico-energetico della Russia, e difficilmente rilasceranno una dichiarazione di sostegno pubblico ad un progetto fortemente avversato da Mosca.

Lo stesso si può dire per l’Italia, che alla realizzazione di iniziative comuni UE in politica energetica ha preferito mantenere rapporti bilaterali con la Russia. Il colosso nazionale ENI è infatti il secondo investitore nel Southstream dopo il monopolista russo, Gazprom, e fin dalle fasi preliminari del Gasdotto Ortodosso – com’è altrimenti noto il Southstream – ha preso parte attiva per la realizzazione del progetto.

Vicina alla Russia, e lontana dall’Europa, l’Italia lo è anche in campo politico. Durante una visita ufficiale a Mosca presso il Presidente russo, Vladimir Putin, il Premier italiano, Mario Monti, ha confermato il sostegno politico di Roma alSouthstream.

Monti ha considerato il Gasdotto Ortodosso un progetto di interesse strategico per il Belpaese, nonostante la sua realizzazione comporti de facto il fallimento dei progetti energetici dell’Unione Europea, e lasci il Vecchio Continente – Italia compresa – quasi completamente dipendente dalle forniture della Russia monopolista.

Matteo Cazzulani

Indipendenza energetica europea: e corsa a due Nabucco e Gasdotto Transadriatico per diminuire il ruolo della Russia monopolista

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on July 3, 2012

Il consorzio per lo sfruttamento del giacimento azero Shakh Deniz ha reso noto i nomi dei due progetti che si contenderanno l’appalto per il trasporto del gas centro-asiatico senza transitare per il territorio Russo Oltre all’oro blu dell’Azerbajdzhan, in auge l’utilizzo di oro blu anche da Turkmenistan ed Irak

Austria, Ungheria e Romania da una parte contro Norvegia, Svizzera e Italia con Gran Bretagna, ed Azerbajdzhan arbitri di una contesa per l’indipendenza esegetica europea. Nella giornata di Domenica, Primo di Luglio, il consorzio per lo sfruttamento del bacino centro-asiatico Shakh Deniz – composto dalla compagnia britannica British Petroleum e da quella azera Socar – ha dichiarato il Nabucco un valido concorrente per il trasporto di gas estratto dall’Azerbajdzhan in Europa.

Il progetto dalla verdiana denominazione e un gasdotto concepito dall’Unione Europea, e compartecipato dalla compagnia austriaca OMV, da quella ungherese MOL, da quella romena Transgaz, e da quella tedesca RWE, per importare oro blu azero dal centro-Asia senza transitare per la Russia e, così, diminuire la forte dipendenza dal monopolista russo, Gazprom, a cui oggi l’UE e fortemente soggetta.

Il Nabucco ha così superato la concorrenza dal Gasdotto Europeo Sud Est – SEEP – un progetto parallelo della British Petroleum che avrebbe dovuto essere costituito tramite la messa in comunicazione delle infrastrutture già esistenti. Nonostante il possibile conflitto di interessi in seno al colosso energetico britannico, il consorzio azero-britannico per lo sfruttamento del giacimento Shakh-Deniz ha scartato la SEEP, e ha ritenuto Nabucco un progetto più convincente e sicuro.

Ora, il gasdotto dalla verdiana denominazione per ottenere l’appalto del trasporto del gas azero in Unione Europea e chiamato a superare la concorrenza del Gasdotto Transadriatico – TAP: un progetto compartecipato dalle compagnie norvegese Statoil, elvetica EGL, e tedesca E.On, concepito per trasportare l’oro blu centro-asiatico dalla Turchia all’Italia Meridionale passando per Grecia ed Albania.

L’Italia entra in gioco nella politica di indipendenza energetica europea

Secondo il parere di diversi esperti, la TAP – nella quale l’Enel ha dichiarato la volontà di entrare con una quota di partecipazione – partirebbe favorita: se così fosse, almeno dal punto di vista geografico l’Italia sarebbe destinata a ricoprire un ruolo decisivo per la politica di diversificazione delle forniture energetiche dell’Unione Europea.

A conferma dello svantaggio con cui partirebbe Nabucco vi e la notizia della ricerca da parte del gasdotto dalla verdiana denominazione di fonti di approvvigionamento alternative a quelle azere. Come dichiarato in una nota ufficiale, Nabucco e infatti interessato a trasportare in Europa gas proveniente da Turkmenistan, Irak, e da altri giacimenti ubicati in Azerbajdzhan.

Matteo Cazzulani

INDIPENDENZA ENERGETICA UE: AL VIA IL GASDOTTO TRANSANATOLICO

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on June 28, 2012

Ad Ankara, Turchia e Azerbajdzhan firmano l’accordo per l’avvio della costruzione di un’infrastruttura che consentirà il trasporto del gas dai giacimenti del Mar Caspio all’Europa senza transitare per la Russia, che ad oggi mantiene il monopolio sulle forniture di oro blu al Vecchio Continente. In risposta, Mosca rafforza la pressione sull’Ucraina per ottenere il controllo dei gasdotti di Kyiv e continuare la politica di espansione politica in Europa Orientale

Il sistema energetico della Turchia

Se l’Ucraina cede alla Russia, l’Europa guarda ad Anatolia, Caucaso e Mar Caspio per assicurarsi la propria indipendenza energetica. Questo è il quadro emerso nella giornata di mercoledì, 27 Giugno, durante il quale due sono stati gli episodi significativi che muteranno gli equilibri geopolitici nel Vecchio Continente.

Ad Ankara, con la presenza del Primo Ministro turco Tajip Erdogan e del Presidente Azero, Il’ham Alijev, Turchia e Azerbajdzhan hanno firmato l’accordo definitivo per la costruzione del Gasdotto Transanatolico – TANAP. Questa conduttura – compartecipata per l’80% dal colosso energetico azero SOCAR e per il restante 10% dalle compagnie turche BOTAS e TPAO – è progettata per trasportare 16 Miliardi di metri cubi l’anno di gas proveniente dall’Azerbajdzhan dal confine turco-georgiano alla Turchia Occidentale.

Oltre che per la portata – dai 16 miliardi di metri cubi di gas annui è previsto un ampliamento fino a 29 – la TANAP è importante dal punto di vista geopolitico, in quanto consente un collegamento diretto tra i gasdotti già costruiti per trasportare il gas azero in Turchia e quelli previsti dalla Commissione Europea, ma non ancora realizzati, per collegare la penisola anatolica al Vecchio Continente.

“L’Europa è un passo più vicina alla sua meta: l’importazione diretta di gas dall’Azerbajdzhan – ha dichiarato il Commissario UE all’Energia, Gunther Oettinger – La diversificazione delle forniture è indispensabile per la sicurezza dell’Unione Europea”.

Tra i progetti concepiti dall’UE come prolungamento della TANAP verso ovest, da tempo è in corso una concorrenza tra tre soggetti. Il primo di essi è il Nabucco Occidentale: gasdotto compartecipato dalla Compagnia austriaca OMV, dalla romena Transgaz, dalla bulgara Ven, dalla tedesca RWE, e dall’ungherese MOL, progettato per trasportare il gas azero dalla Turchia in Austria secondo un itinerario che passa per Romania, Ungheria e Austria.

La seconda alternativa, che riguarda l’Italia, è il Gasdotto Transadriatico – TAP. Questo gasdotto è progettato per unire la Turchia all’Italia Meridionale passando per la Grecia e l’Albania. Esso è compartecipato dalla compagnia norvegese Statoil, da quella elvetica EGL e dalla tedesca E.On. Con tutta probabilità, al consorzio si aggiungerà anche l’azienda italiana Enel.

Infine, la terza ipotesi europea è il Gasdotto Europeo Sud Est – SEEP: esso è compartecipato dal colosso britannico British Petroleum e dalla SOCAR, e si caratterizza per la messa in comunicazione delle infrastrutture energetiche già esistenti con lo scopo di trasportare il gas azero in Europa secondo un percorso parallelo a quello del Nabucco Ovest.

Oltre che per l’indipendenza energetica europea, la TANAP è fondamentale anche perché coinvolge nella politica del gas del Vecchio Continente il Turkmenistan. Questo Paese centro-asiatico sta cercando nuovi mercati ove collocare il gas e gli idrocarburi di cui è ricco, e l’Europa, cronicamente assetata di energia, rappresenta il cliente più appetibile.

Non è un caso se la notizia dell’avvio della TANAP è stata accompagnata da una dichiarazione del Presidente turkmeno, Gurbanuli Berdymukhamedov, che ha ventilato l’ipotesi di un accordo a tre tra il suo Paese, l’Azebajdzhan e l’UE per la sicurezza energetica europea.

“L’UE apprezza e sostiene il ruolo del Turkmenistan per la sicurezza delle forniture di gas -riporta una nota della Commissione Europea – Il mezzo con cui essa va ottenuta è la diversificazione delle forniture, attingendo dai giacimenti di provenienza centro-asiatica”.

La via anatolica è una soluzione quasi obbligata per l’Europa, dal momento in cui la Russia – che ad oggi detiene il controllo diretto ed indiretto del controllo delle forniture di oro blu al Vecchio Continente – continua ad avvalersi del monopolio sul gas come mezzo per portare a termine disegni di natura politica.

Dalla Russia niente sconti all’Ucraina

Ne è un esempio quanto accaduto, sempre mercoledì, 27 Giugno, durante la seduta della Commissione intergovernativa Russia-Ucraina. Aleksej Miller, il Capo del monopolista russo del gas, Gazprom, ha dichiarato che Mosca non concederà a Kyiv alcun ribasso delle tariffe per la compravendita di oro blu.

Di pari passo, il Cremlino si è detto pronto a concedere al colosso energetico ucraino Naftohaz un prestito di danaro per permettere all’Ucraina di acquistare il gas dalla Russia e di garantirne il transito verso l’Europa Occidentale.

Ad oggi, l’Ucraina paga il gas alla Russia secondo un tariffario molto più alto rispetto a quello applicato da Gazprom a Germania e Francia, e per questa ragione ha ipotizzato una sensibile riduzione delle importazioni di oro blu russo per potere acquistare carburante da altri fornitori – Turchia, Azerbajdzhan e Turkmenistan – a un prezzo inferiore.

L’altro prezzo imposto dal Cremlino a Kyiv è frutto di un preciso disegno politico, che mira a costringere l’Ucraina a cedere ai russi il possesso dei propri gasdotti. Dinnanzi ai progetti di diversificazione delle forniture varati dalla Commissione Europea, la Russia, pur di mantenere l’egemonia energetica in Europa, sta rilevando la gestione parziale e totale dei sistemi infrastrutturali energetici dei singoli Paesi UE e di quelli appartenenti alla Comunità Energetica Europea come, per l’appunto, l’Ucraina.

L’ulteriore realizzazione di questo scenario avrebbe conseguenze pesanti per la sicurezza nazionale dei Paesi UE, poiché essi si troverebbero fortemente condizionati dalle decisioni politiche di un solo Stato, che, peraltro, si sta ripresentando sulla scena internazionale con una forte connotazione imperiale.

Matteo Cazzulani

FORUM ECONOMICO DI PIETROBURGO: LA RUSSIA SEMPRE PIU PADRONA DELL’EUROPA (E DELL’ITALIA)

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on June 26, 2012

Le principali compagnie energetiche russe stringono contratti di peso con i più importanti enti energetici del Vecchio Continente. Particolarmente onerose le clausole imposte alla compagnie italiane, costrette a consistenti finanziamenti e ad agire per sostenere la politica energetica di Mosca

Il Presidente russo, Vladimir Putin

La Russia monopolista continuerà ad esportare gas e greggio all’Europa e a dargli una mano saranno le principali compagnie del Vecchio Continente. Nella giornata di Domenica, 24 Giugno, si è chiuso il Forum Economico di Pietroburgo: una kermesse alla quale hanno preso parte i principali esponenti del mondo della politica e dell’economia provenienti da Russia ed Europa.

Il tema centrale del vertice è stato l’energia, con la Russia padrona di casa che ha giocato la parte del leone. Essa infatti ha chiuso il summit con un bottino carico di contratti con le più importati compagnie energetiche dell’Unione Europea destinati a garantire a Mosca l’egemonia nel settore per un altra decina di anni.

L’accordo più importante è stato firmato dalla compagnia Rosneft con la norvegese Statoil: i russi si sono assicurati il diritto di sfruttamento di alcuni giacimenti marittimi di gas nella acque territoriali della Norvegia, e hanno impegnato i norvegesi a cooperare con Mosca nello sfruttamento del bacino di greggio nei presso di Stavropol, nel Caucaso.

Significativa è anche l’intesa che, sempre la Rosneft, ha raggiunto con il colosso statunitense Exxonmobil per lo sfruttamento dei giacimenti di gas in Siberia. Inoltre, l’intesa russo-americana è stata rinnovata anche per i lavori presso i ricchi bacini del Mar Glaciale Artico.

Cospicuo è anche il risultato ottenuto dal monopolista russo del gas, Gazprom, che, sempre a Pietroburgo, ha raggiunto con la compagnia francese EDF un accordo per la costruzione di nuove centrali elettriche in Europa e la gestione congiunta di insediamenti già esistenti. Inoltre, Gazprom si è assicurato l’esclusiva sulle forniture di gas alle centrali controllate in collaborazione con EDF.

Ruolo da protagonista è stato giocato anche dall’Italia. Sempre la Rosneft ha firmato un importante accordo con il colosso energetico ENI con cui è stata stabilita la creazione di alcune joint venture per lo sfruttamento congiunto di alcuni giacimenti di gas e greggio nel Mare di Barents e nel Mar Nero.

Tuttavia, le clausole imposte al Cane a Sei Zampe sono particolarmente onerose: come riportato dall’autorevole Bloomberg, nelle joint venture Rosneft manterrà il 66,67% delle azioni, mentre l’ENI si è fatta carico del totale delle spese per ottenere le licenze necessarie per l’avvio delle indagini geofisiche nelle zone ove sono ubicati i giacimenti.

Ancora più significativo è il contratto firmato dalla compagnia russa Lukojl con l’italiana Enel: esso prevede la collaborazione italo-russa nella ricerca di nuove fonti di gas naturale, e il comune impegno a trasportare l’oro blu in Europa attraverso la gestione delle infrastrutture energetiche.

La Russia contro le energie rinnovabili

Infine, durante il forum di Pietroburgo la Russia ha lanciato un chiaro avvertimento all’Europa in merito all’intenzione di Bruxelles di diminuire la dipendenza dalle forniture energetiche di Mosca.

Il vicepresidente di Gazprom, Aleksandr Medvedev, ha messo in guardia il Vecchio Continente dalla concessioni di finanziamenti per lo sviluppo di energie rinnovabili, e ha sottolineato come per raggiungere tale scopo vi sia sempre la necessità di ricorrere al gas naturale, su cui il Cremlino mantiene il monopolio.

Le ultime affermazioni del Vicecapo di Gazprom, e, più in generale, la corsa al contratto con le singole compagnie energetiche del Vecchio Continente, garantiscono un consistente vantaggio alla Russia nella competizione che Mosca sta attuando con l’Unione Europea.

Da due anni, la Commissione Europea ha varato un piano di azioni per la diversificazione delle forniture energetiche che prevede la costruzione di rigassificatori e nuovi gasdotti per trasportare oro blu centro-asiatico in Europa.

Tuttavia, esso è contrastato dai singoli Paesi dell’Occidente del Vecchio Continente, che puntualmente sacrificano l’interesse generale dell’UE per stringere rapporti privilegiati con la Russia.

La condotta dei Paesi dell’Europa Occidentale è pericolosa, poiché porta l’Europa ad essere sempre più dipendente da un unico fornitore sul piano energetico. Da parte sua, Mosca si avvale in maniera palese del settore energetico come mezzo per consolidare la sua egemonia politica nel Vecchio Continente.

Un esempio di ciò lo si è avuto nel mentre del vertice di Pietroburgo, quando la Bulgaria si è vista negare da Gazprom uno sconto sul prezzo del gas precedentemente concordato con accordi firmati.

Infatti, il monopolista russo ha vincolato la concessione dello sconto alla firma da parte di Sofia del contratto di collaborazione col Southstream: gasdotto concepito da Gazprom, in partnership con ENI, EDF, con la compagnia tedesca Wintershall e con quelle nazionali di Grecia, Macedonia, Slovenia, Serbia e Montenegro, sul fondale del Mar Nero per rifornire di oro blu russo l’Europa Occidentale e impedire la costruzione delle infrastrutture energetiche previste dai progetti della Commissione Europea.

Matteo Cazzulani

INDIPENDENZA ENERGETICA UE: LA SEEP AVANTI SUL NABUCCO

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on May 26, 2012

In merito al gasdotto dalla verdiana denominazione, critiche sono espresse dalla British Petroleum: uno degli enti che gestisce il giacimento azero Shakh Deniz. Dalle possibilità per il Gasdotto Europeo del Sud-Est di ottenere il permesso di trasportare in Europa in gas dall’Azerbajdzhan potrebbe trarre vantaggio anche l’Italia.

I percorsi della TAP e del Nabucco

L’importante è il fine, non i mezzi con cui esso viene raggiunto. Questo è il parere espresso dalla Rappresentante della Commissione Europea, Marlene Holzner, dinnanzi alla crisi del Nabucco: un gasdotto progettato dall’Esecutivo di Bruxelles per trasportare in Europa gas naturale proveniente dai giacimenti del Mar Caspio, in Azerbajdzhan, con il fine di diminuire la dipendenza energetica dell’UE dalla Russia

Come riportato dall’autorevole Reuters, nella giornata di venerdì, 25 Maggio, la conduttura dalla verdiana denominazione è stata oggetto di una forte critica da parte del colosso energetico British Petroleum, che, assieme alla compagnia azera DNKAR e a quella norvegese Statoil, controlla il giacimento Shakh Deniz, il cui oro blu avrebbe dovuto riempire i tubi del Nabucco.

L’esponente della BP Ian Conn ha dichiarato alla stampa di non ritenere il Nabucco un progetto economicamente sostenibile in grado di trasportare dall’Azerbajdzhan all’Austria, con una conduttura di circa 4 mila chilometri, 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Inoltre, Conn ha espresso forti dubbi anche dinnanzi ad un possibile ridimensionamento del gasdotto dalla verdiana denominazione che, con il nome Nabucco Ovest, al posto dell’oro blu azero potrebbe trasportare in Europa gas proveniente da Irak, Iran e Turkmenistan.

Nonostante il parere dell’ente britannico, il Nabucco resta in gara per l’assegnazione della licenza che consente il trasporto dell’oro blu del Mar Caspio. A sostegno del progetto restano infatti la compagnia austriaca OMV, la romena Transgaz, la bulgara Ven, la tedesca RWE e l’ungherese MOL.

Tuttavia, gli ultimi due enti energetici hanno espresso forti perplessità in merito alla loro permanenza nel Nabucco, e, nel caso dei magiari, hanno sospeso addirittura per qualche tempo la loro partecipazione nel progetto.

Il gasdotto dato per favorito dai principali esperti nella corsa all’eldorado energetico dell’Azerbajdzhan è il Gasdotto Europeo Sud-Est – SEEP: un progetto elaborato dalla British Petroleum, e compartecipato dai partner dello Shakh Deniz – la compagnia azera DNKAR e quella norvegese Statoil.

Oltre che per il maggiore peso politico degli enti che finanziano questo secondo gasdotto, la SEEP ha il vantaggio di costare molto meno rispetto al Nabucco, in quanto la sua costruzione è prevista tramite lo sfruttamento di condutture già esistenti: un elemento che ha attratto l’interesse della Commissione Europea che, in un periodo di crisi economica, vede con favore la razionalizzazione dei costi per realizzare progetti di strategica importanza.

Inoltre, la possibile assegnazione della licenza dello sfruttamento dei giacimenti azeri potrebbe giovare anche all’Italia. La coalizione energetica britannico-norvegese sostiene la necessità di collegare la SEEP con il Gasdotto Transadriatico: una conduttura progettata per collegare la Grecia all’Italia tramite l’Albania, compartecipata dalla Statoil, dalla compagnia tedesca E.On, e dall’elvetica EGL, sulla quale di recente ha espresso interesse l’italiana Enel.

La Russia mette a repentaglio i piani dell’Unione

La concorrenza tra i progetti candidati al trasporto del gas dall’Azerbajdzhan può tuttavia nuocere all’interesse dell’Europa, in quanto la Russia ha già avviato la propria risposta con la costruzione del Southstream. Questo gasdotto è progettato per bypassare Paesi ritenuti ostili da Mosca come Romania, Moldova, e Ucraina, e per costruire una seconda via – oltre a quella terrestre già esistente – per rifornire il Vecchio Continente di gas russo.

Se realizzato, il Gasdotto Ortodosso – come è anche noto il Southstream – aumenterebbe in maniera esponenziale la dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche della Russia, e neutralizzerebbe ogni tentativo approntato dalla Commissione Europea di diversificare le proprie forniture di gas ricorrendo ai giacimenti azeri e turkmeni.

La realizzazione del progetto di Mosca non solo porterebbe l’Europa a perdere la propria indipendenza energetica, ma metterebbe a serio repentaglio la sicurezza nazionale di un alto numero di Paesi dell’Unione Europea, tra cui l’Italia.

Ciò nonostante, a sostegno del Southstream, oltre al monopolista energetico Gazprom, si sono schierati in maniera attiva il colosso italiano ENI, le compagnie tedesca e francese Wintershall e EDF, e quelle nazionali di Serbia, Slovenia, Macedonia e Montenegro.

Matteo Cazzulani

L’EUROPA VICINA A UNA RIVOLUZIONE ENERGETICA

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on May 17, 2012

La Polonia si allea con il Canada per lo sfruttamento dei giacimenti di gas shale sul suo territorio, mentre Italia e Grecia si candidano come principali Paesi di transito del gas di provenienza israelo-cipriota. Si moltiplicano i progetti in gara per lo sfruttamento del bacino di oro blu azero

Il Premier polacco, Donald Tusk

I polacchi che contendono la leadership nelle esportazioni di gas a turchi, israeliani, e ciprioti, con italiani e greci principali attori di transito, e i russi fuori dal mercato del Vecchio Continente. Lo scenario tracciato appartiene alla fantapolitica, ma nulla esclude che alcuni importanti sviluppi che si sono verificati negli ultimi giorni possano consentirne una parziale, se non totale, realizzazione.

La notizia più importante è il varo di un’alleanza tra la Polonia e il Canada, firmata di persona dai Premier dei due Paesi, Donald Tusk e Stephen Harper, martedì, 15 Maggio, per la ricerca e l’estrazione sul territorio polacco di gas shale: categoria di oro blu che, a differenza di quello naturale, è situato in maggiore profondità, e che per il suo sfruttamento richiede attrezzature specifiche oggi possedute solo nel Nord America.

Secondo diversi studi, il sottosuolo della Polonia sarebbe talmente ricco di giacimenti shale da consentire non solo l’autosufficienza energetica di tutta l’Europa, ma anche l’affermazione di Varsavia come uno dei principali esportatori di oro blu nel Mondo. E’ per questa ragione che, durante la recente visita ad Ottawa, Tusk ha affermato come l’Europa si trovi alla vigilia di una possibile rivoluzione energetica.

Accanto al serbatoio polacco di shale, sempre più pressanti sono le indiscrezioni riguardanti la presenza di un importante giacimento di gas naturale nel fondale del Mediterraneo orientale: tra le acque territoriali di Israele e Cipro.

Secondo le rilevazioni delle compagnie statunitensi Noble Energy e israeliana Delek, riportate dall’autorevole Reuters, il bacino israelo-cipriota, ribattezzato Leviathan, contiene 480 miliardi di metri cubi di gas. Per il suo trasporto in Europa, fin da subito si è proposto l’Interconnettore Turchia-Grecia-Italia – ITGI.

Questo gasdotto, compartecipato a maggioranza dalla compagnia greca DEPA e dall’italiana Edison, collega la Penisola Anatolica alla Puglia, passando per il Peloponneso: se la capacità del Leviathan fosse confermata, il peso di Italia e Grecia – due Paesi oggi sull’orlo di una crisi finanziaria – nella politica energetica dell’Unione Europea sarebbe destinato ad aumentare in maniera vertiginosa.

In aggiunta ai “futuribili” giacimenti polacchi e israeliani, continua la corsa allo sfruttamento dei bacini di gas naturale dell’Azerbajdzhan, con cui la Commissione Europea ha già firmato accordi per l’acquisto di oro blu, senza, tuttavia, definire l’itinerario infrastrutturale attraverso il quale trasportare il carburante nel Vecchio Continente.

Nella giornata di lunedì, 14 Maggio, la compagnia tedesca RWE ha messo in dubbio la sua partecipazione alla costruzione del Nabucco: gasdotto concepito dall’UE per trasportare gas di provenienza azera dalla Turchia fino all’Austria.

Se le intenzioni dei tedeschi saranno confermate, come probabile secondo l’autorevole Deutsche Welle, la RWE sarebbe il secondo partner a lasciare il progetto dopo la ungherese MOL che, come riportato ancora dalla Reuters, ha iniziato trattative per il suo ingresso nel Gasdotto Europeo Sud-Orientale – SEEP: un progetto parallelo al Nabucco, sostenuto dal colosso britannico British Petroleum.

Finora, l’Azerbajdzhan non ha espresso alcuna preferenza tra il Nabucco e la SEEP, ma, insieme con la Turchia, ha dato il via alla costruzione del Gasdotto Transanatolico: unaterza alternativa al trasporto di gas azero in Europa, grazie alla partnership con la TAP.

Questa seconda infrastruttura, altrimenti nota come Gasdotto Transadriatico, collegherà la Bulgaria all’Italia meridionale attraverso l’Albania, e, di recente, su di essa ha espresso particolare inerisse l’ente italiano ENEL.

La Russia continua a mantenere il monopolio delle forniture energetiche

Il motivo principale che sta muovendo la geopolitica del gas del Vecchio Continente è necessità per l’UE di diminuire il quanto più possibile la propria dipendenza dalla Russia, alla quale, ad oggi, non vi sono valide alternative.

Dal canto suo, Mosca ha approntato una politica basata non solo sul controllo totale dei rifornimenti di oro blu diretti all’Europa, ma anche sulla gestione, parziale o totale, dei gasdotti europei, che finora ha avuto successo grazie alla connivenza di una serie di Paesi UE tradizionalmente alleati del Cremlino, come Francia, Germania, Slovacchia, Austria e Slovenia.

Inoltre, sempre per disinnescare ogni piano di indipendenza energetica approntato dall’Unione Europea, la Russia ha avviato la costruzione del Southstream: un gasdotto progettato per rifornire di oro blu russo direttamente il Vecchio Continente, bypassando Paesi ritenuti ostili dal Cremlino come Romania, Polonia, Moldova, e Ucraina.

Noto anche come Gasdotto Ortodosso, il Southstream è compartecipato dal monopolista russo, Gazprom, dal colosso italiano ENI, dalle compagnie tedesca e francese Wintershall ed EDF, e da quelle nazionali di Serbia, Macedonia, Slovenia, e Montenegro.

Matteo Cazzulani

GUERRA ENERGETICA: LA NUOVA EUROPA SCEGLIE IL NUCLEARE

Posted in Guerra del gas by matteocazzulani on February 1, 2011

Gli Stati dell’Europa Centrale, ancora vittime della zavorra sovietica del carbone, verso la riconversione delle proprie industrie termiche all’atomo

L’unica alternativa al carbone. Questa la causa che ha spinto i Paesi dell’Europa Centrale ad incentivare la realizzazione di centrali atomiche. Un incremento considerevole, impennatosi vertiginosamente negli ultimi mesi.

Come dichiarato dalle agenzie energetiche degli Stati interessati, il carbone è destinato a costare sempre più caro, anche a seguito delle politiche ambientali internazionali. Così, la soluzione per liberarsi della pesante eredità sovietica, e, nel contempo, garantire stabilità della produzione di calore, è trovata nel nucleare.

Soddisfatte le principali compagnie della Vecchia Europa. Le quali non hanno esitato ad approfittare dell’opportunità di investimenti. Solo la scorsa settimana, la francese Suez-Gaz de France, la tedesca RWE, e la spagnola Iberdola hanno pianificato la costruzione di una centrale atomica in Romania.

La corsa alla centrale

Proprio Bucarest, a fronte di un incremento della domanda di calore stimata al 2%, ha preventivato la riconversione delle industrie elettriche, di proprietà statale, con l’aiuto di altri soggetti esteri. Tra essi, l’italiana Enel.

Attiva anche la Repubblica Ceca, dove la compagnia statale CEZ — la maggiore dell’Europa Centrale — ha indetto un bando per l’ampliamento di siti già esistenti.

La Croazia, invece, deve scegliere solo se sviluppare il proprio nucleare in partnership con Ungheria, o Slovenia. Nessun dubbio, invece, sulla scelta dell’atomo come fonte di calore.

In Lituania, il Presidente in persona ha dichiarato la necessità di lavorare sull’atomo.

Corre, seppur col freno a mano, anche la Polonia, disturbata solo dalla scarsità di personale qualificato, in grado di lavorare nelle nuove centrali.

Lecito ricordare che proprio la riduzione del carbone è stato uno dei principali motivi di scontro in sede europea tra i Paesi Occidentali — favoreoli alla totale eliminazione — e quelli centro-orientali, a cui non è stato dato né tempo, né fondi per riconvertire le proprie industrie termiche.

Una pesante eredità del periodo sovietico. Che, ancor oggi, pesa sulle economie di Paesi tanto attivi quanto incompresi.

Matteo Cazzulani