LA VOCE ARANCIONE. Il Blog di Matteo Cazzulani

JURIJ LUCENKO E JULIJA TYMOSHENKO: LA DEMOCRAZIA IN UCRAINA E’ SEMPRE PIU’ DEBOLE

Posted in Ukraina by matteocazzulani on February 15, 2012

Per l’ex-Ministro degli Interni – in detenzione preventiva dal 26 Dicembre 2010 – chiesti quattro anni e mezzo di carcere nonostante le deposizioni a favore dell’innocenza dell’imputato da parte di quasi tutti i testimoni. Le autorità carcerarie ostacolano le visite dell’équipe di medici occidentali alla Leader dell’Opposizione Democratica richiesta da una mobilitazione europea

L'ex-ministro degli Interni, Jurij Lucenko

Lui in tribunale, lei in una stanza di un carcere di massima sicurezza di periferia. Questa è la situazione dei due principali esponenti dell’Opposizione Democratica, Jurij Lucenko – ex-Ministro degli Interni dei governi arancioni – e Julija Tymoshenko – Leader del dissenso ucraino, ex-Primo Ministro, nota per avere guidato nel 2004 il processo democratico passato alla storia come “Rivoluzione Arancione” – durante un San Valentino nient’affatto sereno.

Per Jurij Lucenko, giunto alla fine di un processo iniziato il 23 Maggio 2011, la Pubblica Accusa ha richiesto una pena di 4 anni e mezzo di detenzione, più tre di interdizione dalla copertura di cariche pubbliche, confisca dei beni materiali, e revoca del titolo di ex-funzionario dello Stato.

L’ex-Ministro degli Interni è accusato di abuso d’ufficio per avere innalzato la pensione al suo ex-autista, uso illecito del denaro pubblico per l’organizzazione della Giornata della Polizia del 2008 e del 2009, e intrusione nel lavoro della magistratura nel corso delle indagini sull’avvelenamento dell’ex-Presidente, Viktor Jushchenko.

Al momento della lettura della richiesta da parte della Pubblica Accusa, Lucenko ha rigettato le imputazioni, e sostenuto che il processo a suo carico è una vendetta politica organizzata dall’attuale Presidente, Viktor Janukovych, per colpire chi, dal 2005 al 2009, ha cercato di punire gli autori dei brogli elettorali con cui la Rivoluzione Arancione è stata, invano, ostacolata.

A supporto della teoria dell’ex-Primo Ministro sono le deposizioni di quasi tutti i testimoni comparsi nel processo: convinti, quasi all’unanimità, dell’innocenza del politico dell’Opposizione Democratica. Ciò malgrado, il procedimento è andato avanti, con Lucenko costretto ad assistere al processo da dietro le sbarre: come se una sentenza lo avesse già condannato.

L’ex-Ministro degli Interni è detenuto in isolamento per via cautelativa dal 26 Dicembre 2010: arrestato al rientro dalla passeggiata con il cane, davanti agli occhi di madre e figli.

Prima dell’apertura del procedimento a suo carico, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul trattamento disumano a lui riservato dalle Autorità, Lucenko è stato autore di uno sciopero della fame che ne ha seriamente compromesso le condizioni di salute.

Non più rosea appare la situazione di Julija Tymoshenko: detenuta in isolamento nella colonia penale femminile Kachanivs’kyj di Kharkiv – lontana da famiglia e politica – in preda a un’infiammazione respiratoria che ne rende impossibile la libera deambulazione.

Dopo numerosi appelli da parte della comunità internazionale, una risoluzione del Consiglio d’Europa, e gli allarmi lanciati sulla stampa Occidentale dalla figlia Jevhenija, la Autorità ucraine hanno consentito alla Leader dell’Opposizione Arancione – che finora ha sempre negato l’assistenza sanitaria interna al carcere – di essere visitata da un’équipe di medici canadesi e tedeschi.

L’accoglienza del pool di esperti occidentali non è stata, però, delle migliori:l’attrezzatura tecnica – indispensabile per le analisi – è stata trattenuta alla frontiera per quasi una giornata, e all’équipe di medici occidentali è stata affiancata una squadra di dottori autoctoni nominati dalle Autorità, che, tuttavia, la Tymoshenko ha rifiutato: anche a costo di rinunciare alle cure tedesco-canadesi.

Una mediazione è stata raggiunta solo nella serata di martedì, 14 Febbraio: i medici occidentali hanno potuto iniziare le visite con la presenza di un solo supervisore del carcere.

Julija Tymoshenko è stata condannata l’11 Ottobre 2011 a sette anni di detenzione in isolamento, più tre di interdizione dalla vita politica, per avere firmato, nel Gennaio 2009, accordi onerosi con la Russia per l’immediato ripristino delle forniture di gas che Mosca – intenzionata a destabilizzare la situazione politica interna all’Ucraina – aveva tagliato: lasciando al freddo l’Ucraina e tutta l’Unione Europea.

La condanna, maturata in seguito a un processo irregolare – con la Leader dell’Opposizione Democratica detenuta preventivamente dal 5 Agosto, la difesa sistematicamente privata dei propri diritti, e prove fabbricate ad hoc: addirittura datate il 29 Aprile – è stata confermata, il 24 Dicembre 2011, dalla Corte d’Appello.

Altresì, l’8 Dicembre, la Tymoshenko, accusata di evasione fiscale durante la presidenza della JEESU – il colosso energetico da lei guidato prima della discesa in campo del 1998 – ha subito un secondo arresto preventivo dopo un processo-lampo celebrato ai limiti del macabro: con giudice e Pubblica Accusa seduti attorno al letto in cui l’ex-Primo Ministro era costretta a giacere per via delle già allora critiche condizioni di salute.

L’isolamento politico dell’Ucraina

Condanne al trattamento riservato alla Leader dell’Opposizione Democratica – di cui, parimenti a Lucenko, anche la Tymoshenko ha ritenuto responsabile il Presidente Janukovych – sono state espresse da Unione Europea, Consiglio Europeo, Stati Uniti d’America, ONU, OSCE, NATO, e principali ONG internazionali.

Sul piano dell’immagine dell’Ucraina all’estero, il caso Tymoshenko ha comportato il congelamento della firma dell’Accordo di Associazione UE-Ucraina – documento storico con cui Bruxelles avrebbe riconosciuto a Kyiv il medesimo status di partner privilegiato oggi goduto da Islanda, Norvegia e Svizzera – e, più i generale, l’isolamento internazionale di Janukovych: Presidente di un’importante nazione, sempre più emarginato dai maggiori Capi di Stato e di Governo della terra.

Matteo Cazzulani

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